Le facciate degli edifici vengono a volte ridotte a componenti edilizie dalla sola funzione estetico – architettonica. In realtà il loro ruolo è fondamentale perché da un lato determinano, appunto, le relazioni dell’organismo architettonico con il contesto in cui questo è inserito, dall’altro ne costituiscono l’involucro e quindi agiscono in maniera importante sugli scambi termici, acustici ed energetici tra interno ed esterno. È quindi fondamentale progettarle con cura così da assicurare il massimo comfort agli ambienti domestici.

Ci sono varie tipologie di facciata che possono essere realizzate in funzione dei materiali che si sceglie di impiegare o di mettere in vista: facciata continua (o curtain – wall), in cui il vetro è protagonista, a faccia-vista, quando si espone il laterizio, facciate con rivestimenti di varia natura e forma (intonaco, pannelli, listelli e doghe in legno, ecc.).

Scegliere di realizzare una casa in legno non vincola il committente ad un edificio total-wood dentro e fuori: il legno rappresenta infatti la quota di maggioranza tra i materiali impiegati, ma non è l’unico né ci obbliga necessariamente ad un’abitazione con pareti anch’esse in legno!

Quando si opera con le tecnologie costruttive legate all’uso di questo materiale, principalmente X-lam e sistemi a telaio, le tipologie di facciata più frequenti sono quelle basate sul cappotto e sulla ventilazione.

Nel post di oggi vogliamo quindi approfondire quali sono le possibilità offerte dall’impiego del legno come materiale da costruzione dal punto di vista delle scelte estetico – architettoniche relative alle facciate ed ai materiali da impiegare per la realizzazione di queste ultime, concentrandoci in particolare sui sistemi di pareti ventilate.

Per parete ventilata si intende una tipologia di parete costituita da una stratigrafia composita, il cui rivestimento esterno consiste in un paramento ancorato alla struttura tramite appositi supporti. Questi individuano uno spazio vuoto, posto tra la struttura della parete ed il rivestimento stesso, che agisce da un lato come una semplice e tradizionale camera d’aria, che partecipa all’isolamento dell’edificio, e dall’altro garantisce la traspirabilità dei tamponamenti esterni.

Quindi procedendo dall’interno verso l’esterno, una parete in legno ventilata risulta composta da tre principali componenti:

  • la struttura in legno della parete, rivestita esternamente da uno strato continuo in materiale isolante;
  • l’intercapedine ventilata, la cui profondità dipende dalla tipologia degli elementi che fungono da supporto per la posa in opera del paramento esterno. Si tratta solitamente di montanti fissati alla parete e che, a loro volta, costituiscono il sostegno per il rivestimento finale;
  • il rivestimento esterno: nelle abitazioni in legno può essere anch’esso di legno, sotto forma di listelli o doghe, ma non solo. Come abbiamo già evidenziato, una struttura in legno non implica necessariamente la scelta di una casa totalmente in questo materiale anche all’esterno: il rivestimento esterno può pertanto essere realizzato in una grandissima varietà di materiali. La condizione è che siano configurati come pannelli da installare a secco. Ci sono rivestimenti in pietra, marmo, gres, cotto, calcestruzzo in materiali metallici come l’alluminio, in materiali compositi di natura sintetica, ecc.

Dal punto di vista funzionale, l’efficacia e l’efficienza del sistema parete ventilata risiedono nel fatto che il rivestimento è posto in opera in maniera tale da individuare, alle estremità inferiore e superiore, delle aperture in grado di consentire l’ingresso e l’uscita dell’aria. È il cosiddetto effetto camino, il principio fisico secondo cui l’aria penetra dal basso all’interno dell’intercapedine, si riscalda e, di conseguenza, risale verso l’alto. Una volta in cima, fuoriesce dall’apertura superiore.

In questo modo la camera di ventilazione risulta costantemente attraversata in direzione verticale da flussi d’aria che si muovono secondo moti convettivi ascensionali e che sommano all’azione isolante dell’aria in sé considerata (basti pensare alle tradizionali pareti ventilate in muratura) il vantaggio dell’eliminazione dell’umidità.

Infatti durante la stagione estiva, il flusso dell’aria all’interno dell’intercapedine consente l’allontanamento e l’espulsione di quella surriscaldata, riducendo l’incidenza termica dell’ambiente esterno sulla struttura della parete. In inverno, invece, i moti convettivi permettono l’eliminazione del vapore acqueo prodotto internamente dalle attività domestiche, limitando sensibilmente il rischio dei danni e delle problematiche legate alla presenza di umidità e di condensa.

Chiudiamo il quadro con i vantaggi che la scelta di pareti ventilate produce dal punto di vista della manutenzione, dal momento che la configurazione modulare del rivestimento in pannelli fissati a secco rende notevolmente più semplici e veloci le operazioni eventualmente necessarie per la sostituzione di elementi danneggiati.

Elena Ottavi

Fino a qualche decennio fa l’architettura delle cantine e delle aziende vinicole era disegnata quasi esclusivamente in funzione dei criteri pratico-funzionali e dei requisiti imposti dalle attività e dai processi cui erano destinate, come umidità, illuminazione e temperatura interne. Tuttavia spesso ne risultavano strutture che mancavano di una propria identità e di elementi che le caratterizzassero al di là di come semplici luoghi per la produzione e conservazione del vino.

Negli ultimi anni invece l’affinamento dei processi di vinificazione e la disponibilità di tecniche e materiali all’avanguardia, oltre all’aumento del numero di foodies e degli amanti-esperti dei prodotti enogastronomici, ha impresso una forte accelerazione alla crescita ed allo sviluppo sia del settore enologico sia di quello turistico legato al vino, in Italia e in tutto il mondo.

Lo dimostrano il moltiplicarsi ed il sempre crescente successo di eventi come Cantine Aperte e Vinitaly, l’aumento del numero dei corsi (e di iscritti a tali corsi) dedicati all’avvicinamento al vino ed alla sua degustazione, il proliferare di quello che viene ormai comunemente definito enoturismo.

L’architettura come identità

Tutto ciò ha generato un cambio di passo anche nell’ambito della concezione e della progettazione delle cantine e delle aziende ad esse connesse, non più riducibili a semplici luoghi di trasformazione e conservazione, ma realtà sempre più complesse destinate ad ospitare sia le attività viti-vinicole tradizionali, sia quelle relative alla ricerca, alla sperimentazione, all’accoglienza e, soprattutto, alla promozione del territorio e dei propri prodotti.

In questo modo prende forma e si rafforza l’esigenza per i marchi e le aziende del settore di ridefinire il proprio ruolo e la propria immagine, i quali devono sempre più strettamente lavorare a specifiche strategie di marketing e legarsi ad un’identità commerciale in cui vino e territorio costituiscono componenti inscindibili di un unico prodotto.

Per questo numerose aziende in Italia e nel mondo hanno scelto di riqualificarsi e rilanciarsi a partire dal design per attirare consumatori e visitatori, commissionando ai nomi illustri dell’architettura internazionale il restyling o l’ampliamento delle proprie strutture o la realizzazione di nuovi edifici e complessi produttivi: Botta, Calatrava, Siza, Moneo, Herzog & De Meuron, Aulenti, Piano, Gehry, solo per citarne alcuni.

Ma progettare una cantina è tutt’altro che semplice: oltre alla comunicazione dei contenuti e dei valori del territorio e dell’azienda, vi sono infatti anche le esigenze tecnico-funzionali legate ai procedimenti produttivi e la definizione di relazioni paesaggistiche con il contesto in cui si progetta. Per cui all’architettura spetta un compito oneroso mentre il progettista, dal suo canto, si trova di fronte ad un processo estremamente articolato: la ricerca del design e del valore estetico devono infatti confrontarsi e dialogare anche con la complessità dei cicli produttivi e con i rigidi requisiti che questi impongono dal punto di vista di luce, esposizione, temperatura, dimensioni, umidità, ecc.

Una delle strade privilegiate per dare risposta a queste richieste, è quella che passa attraverso scelte sostenibili, come il ricorso alla bioedilizia, l’uso di fonti energetiche rinnovabili, l’impiego di materiali riciclati o riciclabili (legno, sughero, pisè, terra cruda, ecc.), lo sfruttamento di acque di recupero.

Il legno nell’architettura delle cantine

Quando si parla di sostenibilità, non si può fare a meno di citare il legno, il materiale sostenibile per eccellenza. Vediamo dunque alcuni esempi di come questa nobile materia è stata recentemente impiegata per realizzare architetture destinate ad ospitare cantine ed aziende vinicole.

Bodegas Ysios, Laguardia (Spagna), 2001. Opera dell’architetto – ingegnere spagnolo Santiago Calatrava, sembra adagiata nel paesaggio come un’onda in un mare di vigneti e si caratterizza per il trattamento volumetrico di pareti e copertura. Questa si configura come una superficie rigata dall’andamento sinusoidale, in cui concavità e convessità si alternano con continuità: è ottenuta attraverso la giustapposizione di travi rettilinee in legno lamellare diversamente ruotate intorno all’asse ed è rivestita da pannelli in alluminio. Alla sua realizzazione ha collaborato anche Albertani Corporates.

E’ in legno (di cedro) anche il rivestimento della facciata meridionale, con dichiarato intento di evocare l’immagine delle barriques di vino.

Cantina Marchesi Antinori, San Casciano Val Di Pesa (Firenze), 2012. Il progetto del gruppo Archea Associati guidati da Marco Casamonti presuppone, “attraverso l’architettura, la valorizzazione del paesaggio e del territorio circostante quale espressione della valenza culturale e sociale dei luoghi di produzione del vino”. L’edificio si fonde letteralmente con il territorio: la copertura definisce un nuovo piano di campagna che segue il pendio naturale ed è coltivato a vigneto. La terra, l’elemento naturale, è ciò che costituisce l’involucro dell’architettura: cotto, legno e cortèn completano il quadro dei materiali e la tavola cromatica sui toni del marrone-rosso che contraddistingue l’edificio.

Cantina Le Mortelle, Castiglione della Pescaia (Grosseto), 2010. Anche in questo caso si tratta di una delle cantine di proprietà della Famiglia Antinori e anche qui, così come per la precedente, si tratta di una struttura prevalentemente ipogea così da meglio coniugarsi con il ciclo di vinificazione. Il risultato è un’architettura di forma cilindrica a pianta centrale, con pilastri disposti radialmente e copertura a cupola ribassata con struttura in legno lamellare e finitura a verde pensile. Fulcro dello spazio è una monumentale scala elicoidale in acciaio e legno che si sviluppa all’interno del pozzo luce centrale. Il progetto è dello studio Hydea.

Rifugio del Vino – Cantina Les Crêtes, Aymavilles (Aosta). L’Arch. Domenico Mazza reinterpreta la tipologia del rifugio alpino per definire il nuovo edificio destinato all’accoglienza, realizzato accanto alla cantina storica. E’ costituito da una serie di volumi inclinati, che nella forma sembrano alludere e richiamare alle montagne circostanti e collegati da percorsi di visita. Hanno struttura in legno lamellare, pareti vetrate e copertura in lamiera.

Cantina Nals Margreid, Nalles (Bolzano), 2011. Il progetto dello Studio Markus Scherer Archtekt riguarda l’ampliamento della preesistente cantina: consiste nella realizzazione di una nuova barriccaia, interamente in legno, di uno spazio per lo scarico e la vinificazione dell’uva e di una cantina interrata.

Chateau Cheval Blanc Winery, Saint – Emilion (Francia), 2011. Il progetto consiste nell’ampliamento della preesistente struttura. Opera dell’Architetto Christian de Portzamparc, Pritzker Prize 1994, si sviluppa su due livelli, di cui uno interrato. L’architettura prende forma in un’enorme vela di cemento bianco che sembra adagiarsi sui vicini vigneti disegnando una sorta di collina artificiale sopraelevata. Al di sotto volumi vuoti si alternano ad altri in vetro e legno.

Cantina La Brunella, Castiglione Falletto (Cuneo), 2006. L’Arch. Guido Boroli ha progettato questo nuovo edificio, sorto accanto alla cascina storica, ma esclusivamente dedicato alla produzione, invecchiamento ed affinamento del Nebbiolo da Barolo. La chiave di lettura di questa architettura è la reinterpretazione in senso moderno di forme locali: edificio con struttura tradizionale a due falde (capriate in pino lamellare con doppia catena in acciaio) con pareti esterne rivestite da doghe in legno di rovere massello derivati da vecchi barriques.

Cantina Alois Lageder, Magré (Bolzano), 1995. L’edificio, opera degli architetti Abram & Schnabel, costituisce la perfetta sintesi di sostenibilità e sviluppo tecnologico: è realizzato interamente in legno e vetro e presenta una grande, larga rampa che raggiunge la copertura.

Elena Ottavi

Il legno è un materiale pregiato e vivo, utilizzato soprattutto nel rivestimento dei pavimenti e nelle travature, ma che sta scoprendo un nuovo e largo uso anche nelle pareti domestiche, sia per interni che per esterni.

Da sempre molto diffuse nelle località montane, grazie anche alla grande disponibilità di questo materiale, l’uso del legno nelle pareti sta riscuotendo successo anche in città, in particolare per accrescere il valore estetico degli spazi. Si tratta, quindi, di una scelta di funzionalità e di stile.

Le pareti in legno vengono spesso inserite nella zona living e nella camera da letto, zone dedicate al relax, merito dell’effetto confortevole e riposante del legno, nonché della sua capacità di rendere l’ambiente salubre.

Utilizzare pareti in legno in cucina o nel bagno risulta invece più problematico  trattandosi di ambienti umidi e ricchi di condensa. In questi casi se optate per il legno questo deve essere trattato con speciali prodotti in grado di renderlo impermeabile e resistente alle muffe e ai sedimenti batterici.

Posato in pannelli verticali o in listoni, il legno conferisce un tocco scenografico agli ambienti della casa e può essere inserito anche in una sola delle pareti presenti per non appesantire lo spazio.

Nella camera da letto le pareti in legno possono essere impiegate per rivestire la parete dove è posizionata la testiera del letto.

 

Quali sono i criteri per scegliere un rivestimento  adatto alle vostre esigenze?

Per chi a voglia di modificare l’aspetto della propria casa, ma preferisce optare per una soluzione più originale rispetto ad una semplice ritinteggiatura delle pareti, un’idea interessante è rappresentata dal legno per pareti interne.

Questo tipo di decorazione, comunemente chiamata boiserie, permette di creare un effetto diverso e può essere anche un ottimo modo per aumentare il livello di isolamento termico e acustico della stanza.

La prima cosa da fare è allora decidere su quale stanza intervenire.

Avere pareti in legno per interni significa godere di comfort energetico e benessere, calore ed estetica, grazie soprattutto alla naturalezza del materiale. Una parete in legno può assumere differenti funzioni: da semplice elemento di decorazione, in grado di regalare un senso di calore e comfort, a elemento divisorio, sia fisso che mobile, per suddividere gli spazi in modo funzionale ed organizzato. Le pareti possono, inoltre, essere personalizzate per creare contrasti visivamente interessanti.

Scegliendo pareti in legno amovibili è possibile modificare lo spazio con semplici spostamenti, in base alle proprie necessità;  d’altro canto non permettono il passaggio di impianti o cavi particolari, cosa che invece può avvenire quando si decide di costruire una parete in legno tamponata con lastre in cartongesso, oppure con assi di legno o pannelli decorativi  in legno

Che tipo di legno scegliere?

La scelta del legno da utilizzare può spaziare da pannelli preassemblati che permettono una veloce posa e sono disponibili con differenti finiture e colorazioni, alle assi in legno di recupero, magari in tonalità differenti, che andranno posate secondo lo schema preferito. il costo da sostenere sarà molto contenuto.

È importante scegliere legno certificato FSC per un minore impatto ambientale, trattati con vernici salubri per l’uomo e per l’ambiente.

Il larice, per esempio, è un’opzione di elevata qualità e durata nel tempo. Un legno assai robusto è il cedro. Non necessita di manutenzione o di particolari rifiniture. Vi sono i legni pregiati, come per esempio, quelli dalle tinte calde come il mogano. O le essenze ricercate  come il noce o il ciliegio.

Grazie a trattamenti particolari come spatolature, ondulazioni, graffiature, effetti anticati e reticolati, sbiancature, lavorazioni con effetto pietra, i rivestimenti in legno diventano l’elemento protagonista dello spazio domestico.

Si può puntare su accostamenti e contrasti, associando la parete in legno a stucchi, mattoni a vista o pareti dipinte con colori vivaci o abbinandola ad elementi in pietra o acciaio.

I legni rinnovati possono essere inseriti nelle pareti e generare delle sezioni vintage ideali per chi ama l’arredo shabby-chic, rustico o industrial.

Chi invece preferisce uno stile sobrio  può affidarsi ad essenze semplici e naturali, come ad esempio l’abete, un legno chiaro e facile da impiegare in ogni stanza dell’abitazione, ma la scelta può spaziare dal faggio all’essenza di pino, rovere e castagno.

Valentina Ieva

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  • Courtyard House

    Fonte: http://www.archilovers.com/projects/204862/courtyard-house.html

  • Courtyart House

    Fonte: http://www.archilovers.com/projects/204862/courtyard-house.html

  • Duncan Terrace

    Fonte: http://www.archilovers.com/projects/45809/duncan-terrace.html

  • Duncan Terrace

    Fonte: http://www.archilovers.com/projects/45809/duncan-terrace.html

Ampliare le abitazioni impiegando moduli in legno prefabbricati. Spunti e alternative.

 L’idea di realizzare un ampliamento abitativo in legno non è mai una scelta azzardata.

Sono diversi i vantaggi, i benefici, le opportunità di risparmio, di eco-compatibilità riscontrabili per questo genere di intervento.

Il tipo di ampliamento è, innanzitutto, funzione delle esigenze della committenza: c’è chi, ad esempio, preferisce acquistare case anche molto piccole, ma con un forte potenziale di espansione in modo da potersi allargare nel tempo, anche in base all’aumentare dei componenti nella famiglia. Oppure chi opta per la ristrutturazione di un garage: in entrambi i casi si tratta di elementi annessi e separati rispetto all’edificio originale.

Ce n’è per tutti i gusti e per tutte le tasche, sia per gli amanti dell’architettura e per coloro che guardano agli aspetti pratici e funzionali.

Un buon produttore di case prefabbricate fornirà le soluzioni e le alternative del caso alle questioni legate ad un ampliamento o alla modifica di un’abitazione, ponendosi come mediatore tra le esigenze del committente e la normativa.

Come tutte le costruzioni prefabbricate in legno anche l’intervento di ampliamento risulta essere di rapida realizzazione e con un impatto visivo e ambientale molto limitato.

Ma comporta alcune difficoltà se si interviene su struttura a ‘L’ o su unità tra due edifici in muratura, come nel caso delle villette a schiera.

Immaginando l’ampliamento in forma di sopraelevazione, rispetto alle altre strutture abitative, le case in legno hanno il vantaggio di garantire un basso consumo, consentendo il raggiungimento di classi energetiche di eccellenza, anche se collocate in zone ventose.

Il peso decisamente inferiore, rispetto alle costruzioni tradizionali, consente alla struttura in legno di non pesare ulteriormente sulle fondazioni; in più, attraverso la sostituzione della copertura precedente, con quella in legno si va ad incrementare l’isolamento termico.

 

Piano Casa e le nuove proroghe

Nelle Regioni italiane anno dopo anno le misure per il rilancio dell’edilizia attraverso incentivi all’ampliamento volumetrico e alla demolizione e ricostruzione degli edifici si rinnovano e allungano i loro termini.

Per le Regioni Sardegna, Puglia, Abruzzo, Molise e Campania il Piano Casa è stato prorogato fino al 31 dicembre 2017. Dicembre 2018 per Marche, Sicilia, Veneto, Toscana, Basilicata e Calabria.

Il Piano Casa del Lazio è stato prolungato fino al 31 maggio 2017. Il Piemonte ha optato per una mini proroga di sei mesi. Fino al 30 giugno 2017 sarà possibile effettuare gli interventi di ampliamento a condizione che sia operato il miglioramento energetico o sismico di tutto l’edificio.

In alcuni casi non sono stati necessari interventi normativi perché negli anni passati sono state adottate scadenze pluriennali.

In ogni caso il legno resta il sistema migliore per ampliare la propria abitazione. Numerosi sono i vantaggi che offre questo sistema costruttivo.

 

Estetica, finiture e comfort visivo

Realizzare un ampliamento in legno non significa necessariamente utilizzare le doghe in legno a vista sulla facciata.

Le finiture sono in realtà molto simili a quelle che si utilizzano per le tradizionali case in muratura perché i prefabbricati che si utilizzano per assemblare l’edificio possono essere ricoperti da strati di particolari intonaci minerali e dipinti con colori per l’esterno a base di silicati. Questo significa avere l’opportunità di creare un vero e proprio spazio flessibile, usufruibile da tutta la famiglia e personalizzabile.

Per ragioni di estetica è opportuno che l’estensione segua perfettamente l’architettura della casa di partenza.

L’uso di grandi porte di vetro, collegamento tra interno ed esterno, fungono anche da connessione tra l’estensione e l’edificio esistente.

A questo si aggiunge l’inserimento di grandi finestre che permettono l’ingresso di luce naturale, un po’ come già avveniva prima dell’ampliamento.

Un ampliamento in legno, insomma, è conveniente sotto ogni punto di vista: le caratteristiche tecniche dei vari componenti in legno realizzati su misura, unite al metodo di costruzione con pareti prefabbricate, permettere di risparmiare tempo e denaro in fase di costruzione, ottimizzando l’efficienza energetica di tutte le componenti e ottenendo così, a parità di costo e di spessore delle pareti, una classe energetica superiore della muratura.

Inoltre, grazie agli spessori minimi perimetrali il confronto costi-prestazioni-dimensioni, rispetto a una costruzione tradizionale in cemento o muratura, va a tutto vantaggio delle costruzioni in legno.

 

Alcuni esempi dal mondo: come combinare estetica, qualità, durabilità e funzionalità?

A Londra gli ampliamenti in legno sono da anni all’ordine del giorno. Si tratta di interventi piccoli ma ben eseguiti.

Lo studio De Rosee Sa ha saputo trasformare un box auto in una casa con piccolo giardino.

Se la sfida inziale consisteva nel rendere abitabile un garage nella periferia della città, il risultato finale è uno spazio luminoso che gioca con la luce naturale, in sintonia con le richieste della committenza.

La mancanza di finestre nei muri laterali è stata trasformata da limite in punto di forza, attraverso due atrii in vetro e acciaio e aperture che portano la luce del giorno negli spazi interni che affacciano sul cortile.

E’ stato scelto il legno del cedro rosso occidentale per rivestire una delle pareti del cortile e prosegue all’interno, conferendo calore a studio e guardaroba. Le finiture si completano con parquet opaco in listelli larghi posati a lisca di pesce.

Duncan Terrace è, invece, uno degli ultimi progetti dello studio Dos Architects, insignito nel 2013 del Premio Fondazione Renzo Piano, il riconoscimento promosso dalla Fondazione Renzo Piano e dall’AIAC Associazione Italiana di Architettura e Critica, e nato per promuovere e valorizzare l’architettura di qualità, rivolgendosi ai progettisti italiani under 40.

Il progetto prevede una nuova realtà senza soluzione di continuità esterno/interni, sottolineata dall’uso dei materiali. La scelta di giocare lo sviluppo creando un volume completamente trasparente – quasi invisibile – ha dato un risultato leggero, armonioso e ben integrato. Il piano terra si trova rinnovato: un nuovo volume trasparente ospita la cucina e la sala da pranzo.

 

Valentina Ieva

 

 

 

 

 

 

Nell’Italia del 2017 dilaniata non solo dalla povertà e dalla crescita delle disuguaglianze, ma anche dal paradosso anacronistico di chi pensa di poter ancora sigillare il territorio con nuove costruzioni – nonostante l’Istat non perda occasione di ricordarci come nel nostro Paese già fortemente ferito dal fenomeno del decremento demografico sarebbero addirittura 7 milioni gli appartamenti residenziali inutilizzati – sono sempre più frequenti le notizie di interventi di rigenerazione urbana sostenibili caratterizzati dal social housing e realizzati in legno con la metodologia della prefabbricazione.

 

La visione del social housing, già consolidata e diventata ordinaria da molti anni nei Paesi della Scandinavia, è stata decodificata nel nostro ordinamento, per la prima volta, con la legge finanziaria del 2008 quando “per alloggio sociale si intende l’unità immobiliare in locazione rivolta a individui e nuclei familiari che non sono in grado di accedere alla locazione di alloggi nel libero mercato”. Non essendoci stata in questi anni, tuttavia, uniformità di giudizio su tale innovazione, la definizione comunemente accettata è quella fornita dal Cecodhas, ossia dal Comitato Europeo per la Promozione del Diritto alla Casa: «l’insieme delle attività atte a fornire alloggi adeguati, attraverso regole certe di assegnazione, a famiglie che hanno difficoltà nel trovare un alloggio alle condizioni di mercato perché incapaci di ottenere credito o perché colpite da problematiche particolari». L’obbiettivo dell’edilizia sociale, quindi, è cercare di fornire alloggi di buona qualità, a canone calmierato, realizzati secondo il criterio della mixité da soggetti sia pubblici sia privati che concorrono a risolvere la diffusa emergenza abitativa presente nelle nostre città, ricucendole socialmente per evitare nuove periferie o nuovi ghetti.

Questa scelta abitativa si distingue dalle altre, inoltre, anche per due fondamentali ragioni: il carattere etico ed il carattere ecologico. Con il primo aggettivo, infatti, si intende una propensione alla condivisione degli spazi condominiali da parte di chi li vive, favorendo nuove relazioni sociali e ripristinando pragmaticamente l’esperienza del “buon vicinato” diffusa nel passato e smarritasi negli ultimi decenni. Il social housing è poi uno strumento ecologico sia perché è oggi, spesso, una misura di rigenerazione urbana di immobili dismessi e vuoti da tempo; sia perché nella realizzazione di nuovi alloggi o nella ristrutturazione di vecchi si opta per soluzioni energeticamente innovative e sostenibili. Per questi scopi, pertanto, sempre più spesso i progetti prevedono strutture in legno: si sceglie questo materiale non solo per la sua vocazione energetica, ma anche per la sua propensione a comportarsi ottimamente da un punto di vista sismico.

Vediamo alcuni esempi:

Milano. Nel capoluogo lombardo, in Via Cenni, è stato realizzato nel 2013 uno degli interventi di social housing in legno più grandi d’Europa, “Cenni di Cambiamento”. Questo intervento di edilizia sociale, progettato dall’architetto Fabrizio Rossi Prodi, si sviluppa su un’area complessiva di 17 mila mq. L’idea conduttrice era di favorire l’integrazione tra servizi e funzioni di natura diversa e per consentire la relazione continua tra la comunità residenziale e il contesto della città esistente. La continuità tra la dimensione privata dell’alloggio e quella pubblica degli spazi aperti è ben espressa dai temi architettonici delle terrazze e delle logge, elementi di caratterizzazione plastica del volume, ma soprattutto espressione di una relazione tra il dentro e il fuori, tra la vita del singolo cittadino e quella dell’intera comunità. Il complesso residenziale, con struttura portante in legno, prevede quattro torri di nove piani, per un totale di 123 alloggi. Tra impianti di ultima generazione e accurata definizione di tutti i particolari costruttivi, “Cenni di Cambiamento” è un esempio virtuoso di edilizia sostenibile per le alte prestazioni energetiche e per l’alto livello di comfort domestico raggiunto. Gli inquilini saranno affiancati da un “gestore sociale”, che li aiuterà a imparare come governare i progetti per gli spazi comuni, piuttosto ampi. La peculiarità di via Cenni non riguarda solo l’innovazione del progetto architettonico, ma anche la filosofia che lo ispira, molto vicina a quella del co-abitare. Oltre ad una piazza di raccordo (che ricorda una scacchiera), che potrà essere utilizzata per varie iniziative, compresi concerti, trovano spazio un campo di mini basket, un parco giochi per bambini, alcuni orti condominiali. Gli spazi in comune, tuttavia, non sono solo quelli esterni. All’interno del complesso sono stati riservati dei locali da condividere e che, oltre alla zona lavanderia, non hanno una precisa destinazione, perché saranno gli stessi condomini a scegliere come usarli di volta in volta.

Brescia. Nella città lombarda, lo studio d’architettura 5+1AA di Alfonso Femia e Gianluca Peluffo ha progettato un complesso edilizio costituito da quattro palazzine a quattro piani interamente in legno, con struttura lignea in pannelli XLam, per un totale di 72 appartamenti. Obiettivo dei tecnici incaricati era realizzare abitazioni a bassissimo consumo energetico e ad altissimo comfort termico-domestico. L’impresa è riuscita grazie ad una progettazione attenta ai singoli dettagli che hanno prodotto benefici evidenti e misurabili: notevole coibentazione, involucro compatto, riduzione dei ponti termici, tenuta all’aria, riduzione delle perdite per ventilazione, uso di fonti rinnovabili, riduzione del fabbisogno energetico. I risultati conseguiti dalla descritta progettazione integrata degli edifici ha portato, conseguentemente, a una valutazione energetica in classe A sia secondo i parametri CENED sia secondo quelli dell’Agenzia CasaClima.

Si cita, infine, l’esperienza portata avanti dall’architetto italiano Mario Cucinella ribattezzata “Casa 100k”: ossia la casa da 100 metri quadri da 100mila euro progettata e realizzata secondo i dettami della bioarchitettura e, quindi, altamente eco-sostenibile. Per l’architetto bolognese, questo modello residenziale, idoneo per la tipologia del social housing che prevede tradizionalmente anche la possibilità di acquistare dopo alcuni anni la casa affittata, consente di dare una risposta alle domande di economicità, riduzione di emissioni inquinanti e senso di piacere dell’abitazione.

Una casa viva, colorata, che lascia spazio alle differenti identità e modalità di vivere, ma capace di produrre energia utilizzando ogni strategia passiva e attiva per rendere l’edificio una macchina bioclimatica.

 

Giuseppe Milano

 

Così come il post della scorsa settimana, anche l’articolo di oggi ha l’obiettivo di cercare di fare un po’ di chiarezza tra quello che si dice e che si legge in rete sulle case in legno. Sono infatti molte le persone interessate all’argomento ma che, non essendo addette ai lavori o non avendo contatti diretti con aziende o professionisti operanti nel settore, hanno idee un po’ confuse e convinzioni da rivedere.

Fra i temi più controversi vi è sicuramente il concetto di casa prefabbricata in legno, spesso erroneamente associata all’idea di un’abitazione che arriva in cantiere già completa in tutto e per tutto e che deve solo essere posizionata: una sorta di container in legno, prodotto in serie e che il cliente sceglie da catalogo. Ma la realtà è ben diversa, dal momento che la prefabbricazione riguarda i sistemi costruttivi ed i vari componenti impiegati: stiamo parlando, in particolare, dei sistemi a telaio e di X-lam. I primi consistono in strutture leggere definite da montanti verticali e da correnti orizzontali, tamponati ed irrigiditi sulle superfici laterali da pannelli tipo OSB o simili e con strati isolanti integrati all’interno del pacchetto. I secondi sono invece pannelli massicci, portanti di superficie e derivanti dalla sovrapposizione di più strati incrociati di legno. In entrambi i casi le strutture, pareti o solai o coperture, vengono realizzate (in parte o per intero) in stabilimento e successivamente trasportate in cantiere, dove sono poste in opera ed assemblate tra loro.

È quindi fondamentale che la realizzazione di una casa in legno sia preceduta dalla progettazione accurata e dettagliata di tutte le strutture e dei nodi: tale esigenza consente di ridurre al minimo il numero e la durate (nonché i costi!) delle operazioni in cantiere e, di conseguenza, di eliminare quasi del tutto il rischio di errori o di lavorazioni eseguite non a regola d’arte che potrebbero arrecare, sul lungo periodo, danni all’abitazione. Permette inoltre di massimizzare le prestazioni dell’edificio finito dal punto di vista antisismico e dell’isolamento termo-acustico: la definizione a priori di tutti i dettagli costruttivi (stratigrafie, nodi, posizione delle partizioni, posizione e dimensioni delle aperture, ecc.) consente infatti di prevedere il comportamento della struttura in funzione di tutte le variabili in gioco e, quindi, di predisporre le soluzioni meglio rispondenti alle specifiche esigenze, evitando di incorrere nei rischi prodotti dagli imprevisti o da eventuali misure correttive adottate direttamente in cantiere e, ahimè, spesso improvvisate.

Di conseguenza la reazione dell’edificio finito, ad esempio, alle sollecitazioni sismiche sarà quella prevista in fase progettuale e senza sorprese dovute all’interazione di fattori non considerati o sottovalutati. Allo stesso modo la precisa e puntuale definizione delle soluzioni atte all’isolamento termico ed acustico, renderà l’abitazione, di fatto, una sorta di scatola chiusa, in cui i ponti termici sono ridotti al minino o del tutto eliminati.

Ad ogni modo tutto ciò non implica che le case in legno, in quanto prefabbricate, debbano necessariamente essere realizzate in serie e, quindi, risultare tutte uguali o, almeno, simili tra loro dal punto di vista estetico – architettonico. Tutt’altro! Ciascuna casa o edificio ha una sua identità ed un suo carattere, determinati dagli aspetti normativi che insistono sull’area in cui si interviene e da quelli distributivi e volumetrici, dalle scelte in fatto di impiantistica e da quelle dei materiali e delle finiture impiegate. I diversi sistemi costruttivi in legno, telaio e X-lam, garantiscono infatti ai committenti massima libertà in termini di dimensioni, forma, aperture e finiture.

Da questo punto di vista, quindi, la prefabbricazione non costituisce un limite: non obbliga il futuro proprietario ad adattare le proprie esigenze in funzione di un modulo abitativo predefinito, né vincola le sue scelte in termini di design. Rappresenta, al contrario, un valore aggiunto per l’edificio sia per i vantaggi legati all’uso del materiale legno (sostenibilità, rinnovabilità, riciclabilità, capacità isolanti, resistenza al fuoco ed alle sollecitazioni sismiche), sia perché presuppone una progettazione di qualità elevata e che, a 360°, analizzi ed approfondisca in maniera unitaria, l’abitazione considerata come unicum.

 

Elena Ottavi

“L’Italia, per la straordinaria bellezza e ricchezza del suo patrimonio storico, architettonico, archeologico e naturalistico, potrebbe vivere solo di turismo”. Negli ultimi anni, in non poche occasioni, sarà forse capitato a molti di ascoltare questo postulato e di aver reagito con un sorriso amaro, nella convinzione che nel nostro Paese non si faccia mai abbastanza per la protezione e valorizzazione ecologica delle risorse paesaggistiche in chiave economica.

Eppure, già da diversi anni, proprio nella volontà di proporre un modello alternativo di turismo, stanno nascendo, da nord a sud, una pluralità di strutture ricettive d’avanguardia e innovative, di nuova realizzazione o sottoposte a ristrutturazione, capaci di saldare sostenibilità ambientale e sostenibilità sociale.

Sono architetture ecocompatibili che hanno in comune, principalmente, il materiale con cui sono realizzate: il legno. Il legno, infatti, come ormai sanno bene i tanti lettori di questo blog, non è solo sostanza naturale e riciclabile, ma anche altamente affidabile per le sue notevoli prestazioni energetiche-igrometriche in ragione delle sue proprietà meccaniche-fisiche-chimiche.

Se si scegli poi la tecnologia della prefabbricazione, questi dichiarati sono ancora più evidenti: tale modello industriale, sempre più evoluto, consente infatti non solo progettazioni “personalizzate”, ma anche realizzazioni in tempi brevi (comunque inferiori a quelle impieganti calcestruzzo armato) e a costi certi, meno sottoposti ad oscillazioni durante il cantiere.

Le spese sostenute sarebbero ammortizzate nell’arco di pochi anni dai risparmi sulle diverse bollette indotte dal disporre di complessi alberghieri, anche dal punto di vista impiantistico, energeticamente efficienti. Scelti da un pubblico in costante crescita, non solo per il contesto naturalistico nel quale spesso sono inseriti, ma anche per i servizi garantiti agli ospiti.

Di seguito un breve elenco delle esperienze più virtuose e innovative, con l’intenzione di farle conoscere e nell’auspicio che possano anche rappresentare un esempio da seguire.

Hotel “Il Sereno”. Realizzato in pietra e legno dalla professionista spagnola Patricia Urquiola sul lago di Como, l’albergo presenta un design assai raffinato e particolare cura è stata posta nella scelta dei materiali. Il legno e, in particolare, della pregiata essenza noce, è il protagonista sia dell’architettura sia degli interni. Il medesimo materiale è utilizzato generosamente nelle parti comuni – a cominciare dalla grande scala al centro della hall – sia negli arredi delle singole camere.

Hotel “Eden Selva”. La struttura ricettiva, situata nella Val Gardena, per essersi distinta come architettura in legno a basso impatto ambientale e ad alta efficienza energetica – edificata con materiali naturali che non si allontanano dalla tradizione dell’architettura alpina – ha conseguito la prestigiosa certificazione Climahotel rilasciata dall’Agenzia Casaclima. Con un fabbisogno energetico dell’involucro di 28 kwh/mq/anno e una efficienza complessiva di 37 kg di Co2/mq/anno, infatti, l’edificio rientra nella classe energetica A-Gold. L’edificio, nello specifico, già scavato in corrispondenza degli angoli da una serie di logge e irrobustito dall’avere frangisole in legno micro-lamellare di abete disposti ad interassi variabili in funzione della luce, è caratterizzato da un doppio sistema costruttivo in cemento armato e legno. Il basamento in cemento armato (piano terra e interrato) protegge dall’umidità e rende più solida la struttura, mentre i piani superiori adibiti alle camere sono realizzati con un sistema misto di costruzione in legno massiccio x-Lam (solai e copertura) e telaio a lastre di fibrogesso (pareti).

“Hotel Aqualux”. Anche questo edificio, che si trova nel territorio del lago di Garda, è stato premiato, per l’eccellenza della sua prestazioni energetiche, ma anche per la gestione virtuosa di tutto il processo esecutivo, con la certificazione Climahotel rilasciata dall’Agenzia Casaclima. La struttura, con una efficienza complessiva inferiore a 20 kwh/mq/anno, è realizzata in legno con pannelli portanti xlam e coibentazione in fibra di legno. Il modello impiantistico è stato studiato per utilizzare la geotermia, con sfruttamento dell’acqua di falda. Ed è stato poi corroborato da una caldaia a condensazione ad alta efficienza, dall’installazione di un impianto solare termico per la produzione di acqua calda sanitaria e da un impianto fotovoltaico per soddisfare una parte dei fabbisogni di energia elettrica. Un efficiente sistema di gestione centralizzata delle funzioni di controllo e regolazione dell’edificio, inoltre, permette di limitare i carichi elettrici e termici, ottimizzando l’utilizzo delle fonti energetiche.

 

Giuseppe Milano

Lo scorso 19 novembre il quartiere Le Albere di Trento ha visto finalmente inaugurato anche l’edificio destinato ad ospitare la nuova Biblioteca Universitaria Centrale (BUC). Il taglio del nastro si è svolto alla presenza di Renzo Piano, architetto e Senatore, nonché progettista della struttura, del vicino MUSE (il Museo delle Scienze) e dell’intero masterplan del piano di riqualificazione e recupero dell’area ex Michelin.

Il percorso che ha condotto alla definizione ed alla realizzazione della nuova biblioteca che oggi possiamo ammirare, non è stato tuttavia semplice e lineare: al contrario le vicende sono state lunghe ed hanno attraversato fasi complesse. Infatti in origine il masterplan dell’area prevedeva che i due poli dell’asse Nord – Sud, su cui è incardinata la distribuzione del complesso, fossero individuati e caratterizzati dalla presenza del MUSE e del Centro Polifunzionale, mentre la nuova biblioteca dell’Università di Trento, progettata da Mario Botta, sarebbe dovuta sorgere in una zona esterna. Varie vicissitudini hanno invece condotto alla configurazione attuale dell’area, che ha visto il progetto originario del Centro polifunzionale modificato ed adeguato allo scopo di ospitare la biblioteca dell’Ateneo trentino.

La nuova biblioteca è un edifico grandioso, distribuito su sette piani (più quello interrato in cui è collocato il parcheggio) e caratterizzato dalle ampie vetrate che conferiscono agli interni livelli molto elevati di luminosità: è in grado di ospitare circa 340.000 volumi, 10 km di scaffali, circa 450 postazioni individuali ed oltre 6.000 mq di spazi per la lettura e la consultazione. Le finiture interne sono state realizzate in bambù, materiale caratterizzato dal colore chiaro e, soprattutto, in grado di garantire ottime prestazioni dal punto di vista della resistenza e della sostenibilità.

Tuttavia, al di là dei riflettori che l’inaugurazione della biblioteca e l’avvio della sua attività hanno riacceso sull’area, ciò che rimane di maggiore interesse (rispetto alle tematiche trattate all’interno di questo blog) sono gli aspetti tecnici e progettuali alla base della realizzazione dell’intero quartiere.

Ce ne parla il Geom. Massimiliano Riva, addetto al settore tecnico – commerciale ed all’acquisizione e gestione delle commesse dell’azienda Albertani Corporates s.p.a., che ha partecipato all’esecuzione del progetto Le Albere.

Tale collaborazione è consistita nell’affidamento ad Albertani Corporates s.p.a. dell’incarico per la realizzazione di tutte le strutture in legno lamellare di larice, destinate ad essere poi impiegate per la costruzione delle coperture a falde inclinate, delle strutture di facciata e dei balconi degli edifici del complesso. Sul piano concreto questo si è tradotto nello sviluppo del progetto esecutivo da parte dell’Ufficio Tecnico Albertani Corporates, in base delle indicazioni contenute nel progetto architettonico: questa fase ha riguardato anche la definizione dei calcoli statici e l’elaborazione di tutti i disegni di dettaglio indispensabili per la produzione e l’installazione dei materiali. Tutto ciò in strettissima collaborazione e sinergia con le altre imprese impiegate nel progetto nei diversi settori.

Massimiliano Riva ci racconta inoltre che questa collaborazione fra Albertani Corporates s.p.a. e Renzo Piano non è stata un caso isolato. Al contrario si tratta di un rapporto avente una storia ultratrentennale: infatti in passato l’azienda ha avuto modo di collaborare a numerosi progetti dell’archistar, tra cui, su tutti, quello relativo al suo Studio di Genova affacciato sul mare. In quell’occasione Albertani Corporates si era occupata della realizzazione delle strutture in legno destinate ai solai ed alla copertura.

Infine, come nell’intervista di qualche settimana fa a Massimiliano Ferretti, chiediamo a Riva se, in qualità di addetto ai lavori e di esperto del settore, si ritiene soddisfatto dei risultati ottenuti negli edifici del complesso Le Albere dal punto di vista dell’efficienza energetica e del comfort interno. La sua risposta non lascia dubbi: “Mi ritengo molto soddisfatto del risultato ottenuto nel complesso Le Albere. Vivo in una casa in legno realizzata con l’impiego delle nuove tecnologie ad alta efficienza energetica e mi sento assolutamente di consigliare questo tipo di esperienza abitativa, difficile da spiegare, ma assolutamente da vivere”.

Elena Ottavi

Quando si parla di edifici e di case in legno, spesso si tende a soffermarsi sulle questioni riguardanti i diversi sistemi costruttivi che è possibile impiegare e le diverse opzioni circa lo spessore e la stratigrafia delle pareti esterne.

Ma quali sono gli accorgimenti che è bene adottare perché anche la copertura della nostra casa contribuisca all’ottimizzazione del comfort abitativo interno e dell’efficienza energetica?

Anche l’elemento tetto, infatti, insieme a tutti gli altri che costituiscono l’edificio, riveste un ruolo fondamentale nel complesso delle interazioni tra l’abitazione e l’ambiente esterno: come per le pareti, esso deve garantire l’isolamento acustico e la protezione, nello stesso tempo, dal freddo della stagione invernale e dal caldo di quella estiva e deve essere traspirante, così da evitare la comparsa di fenomeni di condensa e, successivamente, di muffa all’interno.

Perché scegliere un tetto in legno? Scegliere il legno per la realizzazione della copertura della propria casa significa innanzitutto scegliere tutte quelle (vantaggiose) caratteristiche che questo materiale porta con sé: robustezza, leggerezza, resistenza al fuoco, salubrità dell’ambiente interno (ricordiamo che il legno è igroscopico e quindi agisce, in maniera naturale, come regolatore dell’umidità).

A questi aspetti, si uniscono quelli derivanti dalla tecnologia impiegata: le adeguate scelte in fase progettuale, la qualità dei materiali e dei componenti impiegati e la posa in opera eseguita ad arte contribuiscono infatti alla massimizzazione dei vantaggi e del livello di comfort abitativo interno.

Il tetto ventilato. La tipologia di copertura in legno più diffusa è il cosiddetto tetto ventilato, i cui vantaggi si riflettono sul piano del comfort abitativo, della durata delle strutture e del risparmio energetico. È caratterizzato appunto dalla presenza di una camera d’aria collocata tra lo strato isolante ed il manto di copertura, che consente la circolazione dell’aria ed assicura un doppio beneficio: contribuisce a mantenere ben asciutti il materiale isolante e gli altri elementi in legno, assicurandogli così maggiore durata, e nello stesso tempo, funge da ulteriore strato isolante. Nel periodo estivo inoltre, l’aria che penetra dalla linea di gronda all’interno della camera di ventilazione, si riscalda, diventa più leggera e, grazie a moti convettivi, tende a risalire verso l’alto fino a fuoriuscire dal colmo, sottraendo calore (e il vapore acqueo che dall’interno dell’abitazione traspira attraverso il legno verso gli strati più esterni) e contribuendo a mantenere fresco e salubre l’ambiente sottostante.

Per l’adeguato dimensionamento della camera d’aria, la norma UNI 9460/2008 stabilisce che essa non deve essere minore di 550 cmq per metro lineare di larghezza di falda (per falde comuni aventi pendenza compresa tra il 30 ed il 35% e lunghezza massima non superiore a 7 m).

Stratigrafia del tetto ventilato in legno. Sotto il profilo tecnologico – costruttivo una copertura ventilata in legno è costituita da quattro principali categorie di elementi che, procedendo dall’interno verso l’esterno, possiamo così classificare: la parte strutturale, l’isolamento, lo strato di ventilazione e, infine il manto di copertura.

La struttura può essere realizzata o mediante l’impiego di una orditura primaria in elementi lamellari opportunamente distanziati, sui quali poggia il perlinato, oppure utilizzando pannelli X-lam.

In entrambi i casi, al di sopra di questo primo strato, si trovano la barriera al vapore e l’isolamento, che può essere realizzato in svariati materiali, come la fibra di legno, la lana minerale, il sughero: questi vengono posti in opera sotto forma di lastre o pannelli ed inseriti nella struttura all’interno di apposite intercapedini ottenute attraverso l’impiego di listelli di legno.

Segue lo strato di ventilazione o camera d’aria, anch’esso ottenuto impiegando listelli di legno distribuiti in maniera omogenea e disposti perpendicolarmente rispetto al colmo, che fungono da appoggio a pannelli del tipo OSB o simili. Al di sopra vi sono la guaina impermeabilizzante e, infine, il manto di copertura.

Per consentire il passaggio dell’aria in entrata ed in uscita vengono impiegati specifici complementi in lattoneria o materiali plastici, come griglie, cosiddette, anti-passero per evitare che piccoli animali si intrufolino nella camera di ventilazione, e colmi ventilati prefabbricati in grado di fungere come veri e propri camini.

Finitura e qualità estetica. Come per le pareti interne ed esterne, anche per quanto riguarda i sistemi di copertura l’impiego del legno non pone limiti alle scelte inerenti finiture e rivestimenti. I tetti in legno possono infatti presentarsi con manto di copertura in coppi o in tegole o in lastre di qualsiasi altro materiale. Sul lato interno invece questi sistemi consentono l’ottenimento dei vantaggi estetici legati alla intrinseca qualità estetica del materiale stesso, in grado di caratterizzare ambienti eleganti, raffinati ed accoglienti.

Non solo case in legno. La tecnologia del tetto ventilato in legno assicura le massime prestazioni quando viene applicata ad edifici di legno e non, progettati e realizzati secondo i dettami dell’efficienza energetica. La si può tuttavia impiegare (ed è questo un fenomeno sempre più frequente) anche nell’ambito di interventi di ristrutturazione di edifici esistenti e di recupero abitativo di piani sottotetto: in questi casi infatti, l’impiego del legno, oltre a garantire i benefici sul piano del risparmio energetico e del comfort interno, consente anche (e soprattutto) la realizzazione di strutture più leggere e quindi di minore impatto sugli aspetti statico – strutturali di fabbricati magari storici.

 

Elena Ottavi

“La mia casa è piccola ma le sue finestre si aprono su un mondo infinito.” 

Confucio

Quando si acquista una mansarda lo si fa spesso per vivere in uno spazio unico e inusuale, a contatto con il cielo. Spazio che diventa il luogo ideale per dormire, ospitare gli amici, lavorare, giocare, o semplicemente rilassarsi. Un sottotetto convertito in mansarda si presta a moltissimi usi, che si trasformano in progetti e trovano espressione concreta nelle realizzazioni firmate Albertani Corporates, che vanta comprovata conoscenza ed esperienza nel settore delle costruzioni in legno e capacità nel soddisfare gusti ed esigenze del cliente.

L’utilizzo di materiali naturali rappresenta una decisione intelligente che mira a salvaguardare la salute e la qualità della vita tra le nostre mura domestiche, nel pieno rispetto dell’ambiente e della natura che ci circonda. Oltre a essere sostenibili, si tratta di materiali che durano nel tempo e non passano mai di moda.

Ecco perché si prediligono mansarde con il tetto in legno. La sensazione che si ha quando si entra in una mansarda in legno è quella di essere abbracciati dalla stanza: i colori caldi di tetto, pareti e arredi evocano subito l’immagine di una casa in montagna. L’ambiente può essere più rustico, ma la sensazione di accoglienza è ugualmente assicurata, se si sceglie la stessa essenza di legno per tetto, pareti, pavimento e finestre. Oppure si può pensare un mix tra lo stile rustico e quello contemporaneo, combinando diversi tipi di legno, più chiaro per tetto, pareti e pavimento, ma più scuro per i mobili.

Il tetto in legno, soprattutto se utilizza vecchie travi restaurate, si sposa perfettamente con lo stile tipico delle case di montagna, ma è facilmente replicabile anche in città se si sceglie di mixare design e tradizione.

Se, invece, si vuole uno stile più simile a quello della baita di montagna, la soluzione può essere quella di installare una stufa o un camino, con dei mobili in legno naturale realizzati su misura, che si adattano alla parte più bassa dal tetto.

Ecco alcuni esempi di mansarde in legno, tutte italiane, dalle quali prendere spunto per ristrutturare o arredare la vostra.

 

Villa a Selva di Val Gardena by Perathoner Architects

La mansarda, aperta alla vista d’eccezione verso il massiccio del Sella, è il cuore della casa e punta sul dialogo continuo fra interno ed esterno.

La costruzione è stata realizzata secondo i criteri degli edifici a basso consumo energetico con certificazione Casa Clima Nature nel pieno rispetto della sostenibilità ambientale dei materiali utilizzati.

 

Casa FL by Elisa Manelli, Bologna

Due elementi fondamentali definiscono l’identità dell’intervento: l’ottimizzazione dell’intero spazio del sottotetto non abitabile, con valorizzazione delle altezze ridotte, e l’inserimento di un’ampia vetrata che mette in comunicazione zona living e terrazza.

Particolare attenzione è stata rivolta agli arredi, disegnati su misura da maestranze artigiane per sfruttare le diverse altezze e pendenze della casa.

Dalla cucina al sistema di panche lavorate a pialla, al tavolo da pranzo in rovere massello, che ricorda un vecchio banco da lavoro da falegname, le superfici in legno dialogano con gli elementi laccati di colore bianco opaco, in un gioco di contrasti tra le finiture.

 

Sv house by Rocco Borromini, Albosaggia

Il progetto riguarda la realizzazione di una casa sui resti di un vecchio rustico. La struttura è composta da due muri in pietra portanti collegati da un solaio in cemento armato mentre il secondo solaio, il tetto e la facciata sono realizzati in legno. Nel complesso lo spazio è ridotto, ma questo, unito alla scelta dei materiali, ha contribuito a creare quella sensazione di “focolare domestico” di grande valore evocativo degli elementi tipici dell’architettura rurale.

 

Casa Fiera by Massimo Galeotti, Treviso

L’ampliamento dell’edificio, che completa la volumetria esistente, è stato rivestito in doghe di legno nelle pareti verticali e in falda per esaltarne la sua stereometria e per distinguere la porzione antica da quella originaria. Negli interni si è conservato quello che è stato possibile recuperare dalle vecchie travi e della vecchia struttura del tetto nascosta, ora riportata a vista.