Sebbene sia conosciuto dagli albori dell’umanità, il legno, vincendo con i grattacieli in legno la sfida della verticalità, potrebbe essere il materiale edile del XXI secolo poiché capace di coniugare insieme tradizione ed innovazione da un lato ed efficienza energetica e resistenza statica dall’altro. Nonostante il legno sia, a differenza del cemento o del calcestruzzo armato, un materiale naturale e riciclabile, elegante e performante, per tutto il secolo scorso è stato trascurato ed ignorato ritenendolo poco adeguato, per motivi di sicurezza soprattutto, a fronteggiare adeguatamente la complessità della contemporaneità. Oggi, invece, fortificato dal progresso tecnologico e dalla conversione ecologica che sta gradualmente trasformando l’architettura, questo materiale sta conoscendo una nuova “primavera” e un nuovo “rinascimento” attraverso il suo uso sperimentale proprio sulla tipologia più sfidante, quella dei grattacieli in legno.

Se una buona progettazione è possibile in presenza di una sistemica visione, la realizzazione di queste moderne ed innovative architetture sostenibili è possibile attraverso l’ingegnerizzazione del legno lamellare. Il Cross Laminated Timber (CLT), infatti, composto da legno massiccio essiccato, incollato ed incrociato, è un materiale estremamente performante dal punto di vista statico ed elastico (ha eccellenti caratteristiche antisismiche); è adatto alla prefabbricazione che riduce tempi e costi (in prospettiva, per una ridotta manutenzione), ed avendo, inoltre, una maggiore resistenza al fuoco rispetto all’acciaio, con anche un ridotto impatto ambientale sia dei cantieri sia degli edifici finiti. Scopriamo, perciò, con un ideale giro del mondo, quali sono i progetti più innovativi finora ideati e realizzati e come i primi grattacieli in legno stanno modificando lo skyline urbano.

Norvegia. Nel 2005, a Trondheim, fu realizzato un primo prototipo: un edificio con appartamenti per studenti da 5 piani. Il progetto, molto innovativo per le soluzioni adottate ed elaborato dagli architetti Brendeland & Kristoffersen quando erano ancora studenti, prevedeva che l’intera struttura fosse realizzata con pannelli prefabbricati lignei; e, oltre all’altezza, fu premiata, dalla commissione del bando al quale i due giovani parteciparono, la capacità dei progettisti di mostrare le diverse proprietà del legno, materiale assolutamente versatile.

Inghilterra. Londra è la città europea che nell’ultimo decennio più ha investito e creduto nel legno, in tutte le sue versioni, come materiale da costruzione. Già nel 2009, infatti, fu concepita e realizzata la Stadthaus: un edificio torre di nove piani per ventinove appartamenti. Si tratta dell’unica opera edilizia interamente in legno in tutta Europa, compresi scale e vano ascensore. Osservandolo dall’esterno, appare come un grande alveare costituito da pannelli laminati di abete bianco: ogni muro è portante e ciò ha consentito agli architetti di “risparmiare” sul 50% delle superfici verticali. E sempre nella capitale inglese potrebbe sorgere, tra alcuni anni, progettata congiuntamente dallo studio PLP Architecture e dai ricercatori dell’Università di Cambridge, la Oakwood Tower, il grattacielo in legno più alto del mondo. Un’opera monumentale, con i suoi 300 metri di altezza suddivisi su 80 piani e distante non molti metri dallo Shard firmato da Renzo Piano, nella quale saranno accolti mille nuovi appartamenti per una superficie di quasi 100mila mq.

Australia. Se e quando la Oakwood Tower sarà realizzata, verrà abbattuto il record del “Forte Building”, al momento l’edificio in legno più alto al mondo nato dal genio dell’architetto Michael Green e completato a dicembre 2012, con i suoi 32 metri di estensione verticale garantiti dai pannelli di legno in Cross Laminated Timber. Il Forte Building dispone di una notevole dotazione tecnologica: un sistema di raccolta delle acque piovane, un sistema di illuminazione con tecnologia Led, parcheggi per car e bike sharing, giardini pensili.

Canada. Lo stesso architetto Michael Green – un precursore dei grattacieli in legno per il quale “la sfida consiste nel modificare la percezione sociale della possibilità” – dopo il progetto australiano, si è ripetuto a Vancouver con il “Tall Wood Buildings”, dove ha ideato due torri alte trenta metri. I due grattacieli ospiteranno residenze ed uffici e furono pensati con l’intenzione di inserire nel contesto urbano involucri edilizi poco energivori. È ormai noto, infatti, che il 47% delle emissioni di CO2 globali provenga dagli edifici, di cui il 10% dai soli materiali da costruzione e che, a differenza del legno, il cemento produca dai sei ai nove chili di C02 ogni 10 kg. Questi grattacieli, dunque, si caratterizzano per la presenza di pannelli solari, per le modalità di trattamento e riciclo dei rifiuti, per il recupero dell’acqua piovana.

Francia. L’architetto francese Jean-Paul Viguier ha vinto il concorso per un edificio a destinazione mista (residenze e uffici) a Bordeaux, costituito da tre torri in legno, la più alta delle quali – la Torre Hyperion – raggiungerà i 57 metri. L’edificio, la cui consegna prevista è per il 2020, sarà realizzato con strutture prefabbricate utilizzando pannelli massicci di legno laminato che, secondo l’architetto, consentiranno alle famiglie di intervenire con facilità per adeguare le abitazioni al cambiare delle esigenze di vita.

Svezia. Ad oggi è solo un progetto fortemente d’avanguardia, ma il grattacielo “Wooden Skyscraper” – atteso per il 2023 – potrebbe far diventare la città di Stoccolma, e il suo quartiere Marieberg, la sede di una delle torri in legno più alte del mondo. I suoi 34 piani sono realizzati interamente in legno, con alcune parti della struttura in cemento armato. Le ampie vetrate isolanti, i giardini pensili, i pannelli solari sul tetto e il sistema di raccolta delle acque piovane faranno del grattacielo di legno di Stoccolma un evoluto esempio di bioarchitettura ad alta efficienza energetica e a bassi consumi. Nella volontà di diffondere ulteriormente la consapevolezza che il legno non è solo un materiale da costruzione solido e flessibile, ma anche resistente e versatile. Un materiale, assolutamente rinnovabile ed eco-compatibile, che oggi, opportunamente trattato, resiste più a lungo agli incendi e all’umidità.

Nonostante alcuni passi, incoraggianti, siano stati fatti, la strada per la conversione ecologica dell’edilizia e dell’architettura è, probabilmente, ancora tutta da percorrere. Ai progettisti il dovere di non perdere la bussola, di riorientarla sempre lungo i sentieri della sostenibilità e di procedere ricordando la lezione, pronunciata nel 1995, dall’architetto Giancarlo De Carlo: “L’architettura diventa generosa e significante per gli esseri umani solo se è un’estensione gentile e delicata dell’ordine naturale”.

Giuseppe Milano

“Se si vuole contribuire al benessere del mondo, bisogna cominciare dalla propria casa”.

 Non l’avrebbe, forse, mai detto, Mahatma Gandi. Ma questo suo aforisma, all’alba del terzo millennio segnato da una crisi economica non ancora superata e una crisi ecologica sempre più acuta, ha oggi una ancor più grande attualità e contemporaneità se considerassimo la quantità di anidride carbonica immessa in atmosfera a causa delle attività antropiche con il segmento dell’edilizia, insieme a quello delle infrastrutture, tra i più energivori e tra i principali corresponsabili dei cambiamenti climatici.

In questo scenario in continua evoluzione, nel quale, anche per le mutevoli istanze sociali, stanno subendo una profonda rivisitazione anche culturale tutti i fondamentali paradigmi tecnici, già da alcuni anni si sta affermando il modello della costruzione per prefabbricazione. Originariamente previsto e utilizzato per le architetture industriali, oggi questo sistema sta trovando un impiego crescente anche per le architetture residenziali. Con il legno, in modo particolare, a guidare questa “rivoluzione copernicana” e a sfatare, inoltre, molti luoghi comuni sulla sua performabilità. Se, infatti, le costruzioni prefabbricate, per definizione, hanno il vantaggio dell’economicità (si può risparmiare fino al 90% per i costi energetici), della rapidità e della qualità d’esecuzione con alcuni elementi fondamentali come pareti e solai realizzati negli stabilimenti industriali e poi soltanto assemblati in cantiere, a differenza delle ipotesi in cemento o in acciaio, la prefabbricazione in legno ha numerosissimi vantaggi.

Vediamoli in dettaglio: il legno è un materiale naturale, rinnovabile e riciclabile dopo il suo ciclo di vita, a differenza del cemento; il legno è capace di assicurare, pure con piccoli spessori, alte ed ottime proprietà di isolamento termo-acustico sia nel periodo invernale sia nel periodo estivo (per esempio con un isolante a fibra di legno ad alta densità o un “cappotto” ben installato che riduca al massimo i punti di discontinuità): con una buona progettazione che preveda sia la ventilazione trasversale sia l’esposizione a sud degli ambienti della cucina e del soggiorno con infissi altamente performanti, del resto, le proprietà di isolamento sarebbero esaltate; il legno, inoltre, disinnescando alcuni pregiudizi culturali anche per l’ausilio della tecnologia lamellare, oggi è resistente all’azione sismica e a quella degli incendi, reagendo meglio dell’acciaio e del cemento. A questo proposito, occorre ricordare che la velocità di carbonizzazione del legno è pari a solo 0,7mm al minuto e lo strato di carbone funge da protezione al fuoco per lo strato esterno, garantendo la portata dell’edificio per alcune ore, ossia per un tempo sufficiente per allontanarsi in sicurezza dalla costruzione; a differenza, invece, dell’acciaio che in presenza di alte temperature cede e fa collassare la struttura molto rapidamente.

Per il suo carattere elastico e per le sue proprietà meccaniche, poi, il legno – e il legno lamellare in particolare – reagisce meglio degli altri materiali all’azione sismica poiché l’energia indotta dal sisma è assorbita meglio dalla struttura lignea che presenta una maggiore deformabilità. La prefabbricazione, quindi, per quanto detto finora, assicura costruzioni sia ecologiche sia economiche, ma è opportuno, per una conoscenza più approfondita, individuare due diverse modalità di costruzione: il sistema con pareti a telaio e il sistema con pareti in Xlam.

Il sistema costruttivo a telaio, anche detto “platform frame”, è tra i più noti al mondo per la realizzazione di edifici e verte sulla formazione di una intelaiatura autoportante composta da pilastrini in legno lamellare che viene ancorata attraverso tirafondi in acciaio ad una fondazione in calcestruzzo armato originando una struttura “scatolare” indipendente piano per piano. Il vantaggio delle pareti a telaio è che l’isolante è posto all’interno tra i montanti e questo comporta una riduzione sensibile dello spessore della parete finita e un aumento della superficie utile calpestabile. Il sistema costruttivo in Xlam, invece, deve prevedere, prima di tutto, una buona progettazione poiché per la sua compatta e notevole rigidità diventerebbe difficile (ed oneroso) comportare modifiche in cantiere. Questa rigidità, tuttavia, soprattutto in caso di azione sismica, conferisce alla struttura una buona resistenza. Le pareti in Xlam, inoltre, presentano per l’isolamento termo-acustico il sistema del “cappotto” e, come le pareti a telaio, permettono di realizzare finiture esterne ed interne che risulteranno come una muratura.

Nonostante queste innovazioni, tuttavia, probabilmente per un fattore culturale, le costruzioni in muratura nel nostro Paese restano ancora largamente diffuse. Con molte aziende che stanno investendo in questo materiale per renderlo più competitivo e più versatile nei suoi usi per fornire agli operatori del settore un materiale capace di realizzare architetture flessibili e dinamiche. La prefabbricazione, infine, è possibile, come si diceva, anche con l’acciaio. Le costruzioni in acciaio, altamente tecnologiche, conferiscono una grande sicurezza in caso di azioni sismiche e, per le realizzazioni più eclettiche, possono descrivere il tratto creativo ed elegante del progettista, sebbene ha la criticità del suo comportamento in caso d’incendio. Concludendo, quindi, non si potrà dire, a priori, qual è la soluzione migliore dovendo essere analizzate tanto le esigenze personali del cliente, opportunamente suggerito da un progettista competente, quanto il contesto socio-ambientale, ma è indubbio che rispetto ai sistemi tradizionali in cemento-laterizio e in acciaio, la prefabbricazione in legno, come si è visto, oggi offra moltissimi vantaggi economici-ecologici.

Con questa soluzione che, ancor più oggi che da ciascuno sono richiesti comportamenti corresponsabili per salvaguardare la biosfera, rispetta l’invito gandhiano a proteggere e a valorizzare il mondo che viviamo.   

Giuseppe Milano

Versatile e duttile. Resistente e performante. Elegante ed intrigante. Il legno, nonostante sia da decenni periodicamente messo in discussione soprattutto per le sue caratteristiche strutturali che non lo renderebbero competitivo rispetto al calcestruzzo e all’acciaio, riesce sempre, alla fine, ad imporre il suo credo. E il suo fascino. Riuscendoci oggi, ancor più, in uno scenario internazionale nel quale è fondamentale coniugare insieme le ragioni della qualità con quelle della sostenibilità; nel quale occorre saldare le dimensioni economiche ed ecologiche; nel quale, inoltre, bisogna saper frequentare la modernità unendo la memoria della tradizione con l’utopia dell’innovazione. Per questo, durante il Salone del Mobile di Milano del 2010, l’architetto Matteo Thun ha dichiarato che “il legno è il materiale del XXI secolo ed essendo l’unico materiale da costruzione rigenerabile non è più possibile immaginare il design e l’architettura senza di esso”. Usare il legno in edilizia, peraltro, significa mettere in moto una filiera virtuosa che va decisamente incontro alle richieste delle politiche europee di salvaguardia del pianeta e di controllo dei cambiamenti climatici. Il legno, del resto, è l’unico materiale edile rinnovabile e riciclabile; ha una buona resistenza meccanica; una bassa conducibilità termica; una buona capacità adsorbente e riflettente delle vibrazioni acustiche; non è tossico e neutralizza le emissioni di CO2. Non solo, quindi, edifici residenziali monofamiliari, ma oggi il legno – supportato e corroborato nei suoi molteplici usi dalle più evolute tecnologie industriali – può essere impiegato per edifici “torre”, per auditorium e padiglioni, per musei e mercati. Nel segno della leggerezza, ma anche dell’eleganza architettonica, vediamo alcuni esempi, tra i tanti distribuiti in Europa e nel mondo.

Svezia. Ad oggi è solo un progetto fortemente d’avanguardia, ma il grattacielo “Wooden Skyscraper” – atteso per il 2023 – potrebbe far diventare la città di Stoccolma, e il suo quartiere Marieberg, la sede della torre in legno più alta del mondo, con i suoi 34 piani. Realizzata interamente in legno, con alcune parti della struttura in cemento armato. Le ampie vetrate isolanti, i giardini pensili, i pannelli solari sul tetto e il sistema di raccolta delle acque piovane faranno del grattacielo di legno di Stoccolma un evoluto esempio di bioarchitettura ad alta efficienza energetica e a bassi consumi. Nella volontà di diffondere ulteriormente la consapevolezza che il legno non è solo un materiale da costruzione solido e flessibile, ma anche resistente e versatile. Un materiale, assolutamente rinnovabile ed eco-compatibile, che oggi, opportunamente trattato, resiste più a lungo agli incendi e all’umidità.

Finlandia. Pur essendo da tempo un materiale ampiamente utilizzato, il complesso residenziale Puukuokka è il primo esempio di edificio da 8 piani realizzato in Finlandia. Primo volume di una triade di architetture sostenibili, alla fine dell’intervento si prevedono 150 nuove unità residenziali su un’area complessiva di 10.000 mq. I blocchi sono stati realizzati con moduli cubici prefabbricati in legno CLT, avvalendosi del sistema Urban MultiStory sviluppato da Stora Enso. La scelta di adottare soluzioni prefabbricate ha offerto al contempo abitazioni a costi contenuti, ecosostenibili e adattabili ai mutamenti delle esigenze abitative nel tempo. Anche per la facciata è stato utilizzato il medesimo principio. Il corridoio centrale è l’unica parte del complesso realizzata in loco, una scelta che ha accorciato le tempistiche a soli sei mesi, un aspetto fortemente positivo dato il contesto climatico della Finlandia. Tutto questo ha reso possibile il raggiungimento di un livello qualitativo nel risultato finale superiore a quanto ottenibile con i metodi tradizionali.

Azerbaigian. Il padiglione del Paese caucasico all’Expo di Milano, progettato dallo studio Simmetrico, propone una rappresentazione dell’architettura come energia positiva e propositiva, tesa all’armonizzazione e alla protezione delle differenze. Gli elementi architettonici iconici, le biosfere e le pareti ondulate, sono state concepite per rappresentare metafore naturali e culturali. Le biosfere sono metafora del sistema-paese nel quale elementi differenti convivono in perfetto equilibrio, originando crescita e sviluppo. Il louver, una “pelle” in legno, che si sviluppa sui lati più lunghi del padiglione come un involucro protettivo, racconta la metafora del vento, elemento caratteristico del Paese che abbraccia e protegge l’Azerbaigian, rappresentando i flussi culturali che da sempre lo attraversano. Oltre alla varietà spaziale, infine, la luce e la trasparenza sono tra le principali scelte su cui poggia l’architettura del padiglione. Scelte che garantiscono l’eccezionalità richiesta per la rappresentazione dell’evento, pur mantenendo forme utili anche a sostenere il bilancio energetico dell’edificio.

Spagna. Il Metropol Parsol nasce, a Siviglia, con l’obiettivo di riqualificare e rifunzionalizzare l’antica Plaza de la Encarnacion. La piazza, che sorge sull’incrocio tra il cardo e il decumano della città romana, è stata per secoli la sede del più grande mercato cittadino prima di venire abbandonata nel 1973 dopo la demolizione dello stesso mercato. La struttura, progettata dall’architetto tedesco Jürgen Mayer, si sviluppa su cinque livelli, di cui uno seminterrato, e accoglie diverse funzioni cittadine. La struttura, oggi nuova icona della città andalusa, è totalmente incorniciata da una serie di “ombrelloni” in legno che le conferiscono un aspetto completamente astratto. La mega struttura di reticoli in legno – lunga circa 150m, profonda 75m e alta 28m – è disposta su un griglia ortogonale di 1,50m x 1,50m e poggia su soli sei supporti. Per contenere le spese di realizzazione, sulla base delle evidenze progettuali elaborate dallo studio Arup, è stato deciso di sviluppare la struttura in un legno micro-laminato (Kerto), protetto dagli agenti esterni grazie a un rivestimento in poliuretano resistente all’acqua.

Giuseppe Milano