Manca poco. Ancora poche settimane e poi decine di migliaia di giovani, in tutto il Paese, torneranno a scuola. Pronti a spalancare le finestre sul mondo. In un mondo che cambia, nel quale occorrono strumenti e linguaggi diversi per comprenderlo e riconoscerne le trasformazioni, ma anche visioni per anticipare il futuro che già bussa alle porte, anche gli stessi istituti devono adeguarsi alle sfide della contemporaneità.

A tali istituzioni civili, infatti, è richiesto di intervenire non solo su una didattica attrattiva e interattiva in grado di declinare efficacemente e pluralmente la sfera della complessità socio-culturale o temi particolarmente delicati quali i cambiamenti climatici e la conversione ecologica dell’economia, ma anche sulla loro estetica rigenerativa capace di accogliere le dimensioni della sicurezza antisismica, della manutenzione statica e dell’efficientamento energetico.

Le prime agenzie educative del Paese, del resto, non sono luoghi banali o come altri. Sono e sempre più stanno diventando vere e proprie “case della formazione”, vissute anche oltre l’orario extrascolastico (spesso anche da semplici cittadini per le attività ricreative promosse), nelle quali i fruitori assaporano il gusto della scoperta e sperimentano il gesto della creatività, nelle quali piantano i semi dell’immaginazione per raccogliere i frutti dell’innovazione.

Le strutture più all’avanguardia, quindi, sono quelle che, realizzate o ristrutturate attraverso l’impiego di materiali sostenibili come il legno (da solo o insieme ad altri, a livello strutturale come a livello “ornamentale”) o riciclabili (per esempio, per allestire atossici sistemi di isolamento termo-igrometrico), rivelano la strategicità della relazione tra natura e architettura. Per un apprendimento, confermato da una molteplicità di studi di stampo psico-somatico, più rigoroso e più performante.

Oltre che nel resto d’Europa e del mondo, anche nel nostro Paese, da alcuni anni e per il merito dell’iniziativa governativa #scuoleinnovative, i poli dell’istruzione, primaria e secondaria, iniziano ad essere costruiti o rigenerati nei dettami dell’architettura bioclimatica, anche attraverso la valorizzazione delle nuove tecnologie digitali. Vediamo, pertanto, alcuni esempi.

Asilo nido a Guidonia Montecelio (Roma). L’intervento, progettato da Donatella Petricca e Massimiliano Muscio con l’idea di avere una struttura energeticamente “passiva”, come si può leggere nella scheda descrittiva del nuovo istituto, prevede “un asilo articolato in tre volumi, ognuno dei quali caratterizzato da una precisa funzione. Gli elementi costruttivi principali (struttura portante verticale e solai di copertura) sono stati realizzati in pannelli di legno multistrato a strati incrociati Xlam che forniscono un ottimo livello di isolamento termo/acustico e anti-sismico”. La buona tenuta dell’involucro, conseguentemente, ha consentito ai progettisti di prevedere la minima dotazione impiantistica necessaria a garantire sia in estate sia in inverno le migliori condizioni di comfort. Nello specifico, quindi, oltre all’impianto fotovoltaico e al solare termico posti sulla copertura, è stata installata una pompa di calore e un sistema di ventilazione meccanica controllata con recupero di calore. Per la realizzazione di quest’architettura eco-compatibile, inoltre, fondamentale è stato il contributo di Albertani Corporates: non solo per aver messo a disposizione la quantità di legno necessario, ma anche per aver curato in cantiere il montaggio degli elementi costruttivi per un’opera dalla grande e riconosciuta qualità ecologica.

Scuola superiore “Hannah Arendt” (Bolzano). Una delle scuole ipogee più moderne del mondo. L’istituto, ampliato nel 2013 in ragione dell’esigenza di dotarlo di undici nuove aule e quattro laboratori, si trova, infatti, nel centro storico della cittadina e in un complesso architettonico sottoposto a tutela. Eppure, per l’elevata qualità progettuale prodotta attraverso soluzioni funzionali eco-compatibili, dai fruitori non sono percepiti i quattro problemi principali dati dal “vivere sottoterra”: luce, senso di claustrofobia, ventilazione e umidità.

Polo didattico “Romolo Capranica” ad Amatrice. In uno dei comuni più colpiti dal sisma del 2016, su impulso della Ferrari, a settembre sarà pronto il nuovo innovativo campus da 12mila metri quadrati, per oltre 300 persone, innestato nel panorama dei Monti della Laga. Il Polo ospiterà il Liceo scientifico sportivo internazionale, la Scuola secondaria di primo grado e la Scuola primaria, ma anche il Convitto, la palestra e la materna con annessa ludoteca. Realizzato nel rispetto delle più evolute pratiche bioclimatiche e mediante l’impiego del legno, si propone di rappresentare un modello virtuoso per la ricostruzione di strutture pubbliche destinate all’istruzione danneggiate da fenomeni ambientali traumatici come i terremoti.

Scuola elementare e scuola media a Milano. Sono in corso di realizzazione, nel capoluogo lombardo (in via Brocchi e in Via Strozzi), due complessi scolastici polifunzionali ed ecofriendly progettati interamente in legno secondo i parametri più spinti dell’architettura bioclimatica. Qui trovano posto una palestra, una mensa, una biblioteca e un auditorium. La scelta del materiale naturale deriva, dunque, dalla volontà di tenere insieme la componente tecnica con quella civica-pragmatica. Con la sintesi resa possibile, secondo i progettisti incaricati, dall’impiego del Bim, fin dalla fase preliminare, che ha permesso a una platea di professionisti diversi e agenti in ambiti complementari di cooperare sinergicamente per il successo della sperimentazione. I due edifici – soprattutto quello che sorgerà in Via Brocchi e che sarà costruito da Albertani Corporates – presentano una geometria che si inserisce organicamente e armonicamente nel contesto attraverso aree verdi, orti, giardini pensili, aree dedicate alle attività ludiche o sportive all’aperto. Particolare attenzione, inoltre, è stata rivolta all’illuminazione e alla ventilazione naturale per una più alta qualità indoor ad impatto quasi nullo. Durante la fase di progettazione, infine, la forma dei fabbricati e il disegno delle superfici opache o vetrate è stato studiato per incrementare lo sfruttamento passivo della risorsa solare, come dimostrano i frangisole in legno o a lamelle che proteggono l’edificio dal surriscaldamento.

Sempre più statistiche e studi di settore lo confermano. L’edilizia green, negli ultimi anni e anche rispetto a quella tradizionale con ancora molti operatori della filiera che stanno facendo fatica ad innovare i loro processi produttivi, non solo sta continuando ad attraversare una entusiasmante “primavera”, ma sta accompagnando, perentoriamente, nel futuro l’intera industria delle costruzioni, da sempre particolarmente energivora e corresponsabile dei tassi di inquinamento che rivelano la rapidità di avvelenamento delle nostre città.

L’edilizia sostenibile, se ci si limitasse ad analizzare le stime dei nuovi green jobs, sta producendo, nel panorama internazionale e, quindi, anche nel nostro Paese, sia centinaia di migliaia di nuovi occupati (oltre 350mila negli ultimi 4 anni) sia, soprattutto, per benefici economici ed ambientali sistemici e di prospettiva, progressi strutturali nell’ambito delle tecnologie e dei materiali naturali impiegati per rendere le nostre città più vivibili e accoglienti e per conseguire, tra le altre cose, anche gli Obiettivi di Sostenibilità indicati dalle Nazioni Unite e che andrebbero raggiunti entro il 2030.

La più importante innovazione tecnica-tecnologica in ambito statico-architettonico, nell’ultimo decennio – anche nell’idea di spingere sempre più il paradigma della rigenerazione urbana e di contrastare, contestualmente, il fenomeno del consumo di suolo – è indubbiamente rappresentata dai grattacieli in legno, del quale, sul blog di Albertani Corporates, ci siamo già occupati e dei quali torniamo ad occuparci non solo in ragione di alcune recenti progettazioni o realizzazioni degne di nota, ma anche per l’indispensabile necessità di sottolineare ancora come il protagonista indiscusso di questo ultimo decennio sia il legno e come esso sia ormai universalmente riconosciuto come “il materiale per le costruzioni del XXI secolo”.

Il legno, infatti, oltre ad essere una essenza naturale rinnovabile e riciclabile che non trasferisce in atmosfera emissioni, come nel caso del calcestruzzo, ha innumerevoli proprietà fisiche e meccaniche, oltre ai suoi innumerevoli pregi estetici e virtù funzionali. Se da un lato, il legno garantisce ottime performance energetiche, più che rassicuranti prestazioni antisismiche e una migliore tenuta al fuoco, anche più dell’acciaio; dall’altro, oltre ad una sua intrinseca eleganza multi-applicativa dettata dalla sua versatilità, consente realizzazioni in tempi più rapidi e a costi certificati attraverso i sempre più accurati processi di industrializzazione.

La prefabbricazione, in particolare, vive in questi ultimi anni una stagione di grande evoluzione nella quale le sperimentazioni tecnologiche, per esempio sul Cross Laminated Timber (sovrapposizione di più strati di legno massiccio, incollati tra loro secondo specifiche angolazioni delle fibre), e le ibridazioni materiche (per esempio tra il legno ed altri materiali), stanno spingendo la filiera del legno verso inediti risultati qualitativi e quantitativi, nei dettami più rigorosi della sostenibilità ambientale e sociale.

Ma quali sono gli ultimi progetti che rischiano di innescare “la rivoluzione verticale” nelle nostre città italiane ed europee, oltre che nelle più grandi metropoli globali?

Giappone. Nella capitale Tokyo, se mai sarà realizzato entro il 2041 nel rispetto delle severissime norme antisismiche in vigore nel paese del Sol Levante, sorgerà il wood building più alto mai costruito: 350 metri, per 70 piani. Il monumentale edificio ribattezzato W350, al 90% in legno e al 10% in acciaio, presenterà una balconata che lo cingerà completamente lungo tutti e quattro i lati. Per realizzarlo su una superficie complessiva della base di 6500 mq, secondo le stime ad oggi disponibili, occorreranno quasi 185mila metri cubi di legname.

Canada. In attesa della realizzazione nipponica, il Premio Pritzker Shigeru Ban, nella città di Vancouver, ha firmato il progetto del grattacielo Terrace House, ad oggi l’edificio in legno più alto del mondo con i suoi 71 metri distribuiti su 19 piani. La torre, nata dalla capacità dell’architetto giapponese di sperimentare geometrie e materiali per risultati inattesi e sorprendenti, si configurerà, perciò, come una delle costruzioni più innovative del mondo. La sua modernità, nello specifico, deriverà dall’uso di sofisticati sistemi di domotica e per il raffrescamento/riscaldamento per il raggiungimento dei più alti standard di benessere indoor. Da un punto di vista architettonico, invece, Ban ha optato per forme triangolari e materiali naturali, facendosi ispirare dal contiguo e storico edificio del 1971 di Arthur Erickson con il quale, attraverso delle terrazze, ha voluto creare un collegamento. Per l’intelaiatura, infine, oltre al legno locale, sono stati impiegati sia l’acciaio sia il calcestruzzo. Sempre a Vancouver, inoltre, l’architetto Michael Green ha progettato le due torri, alte trenta metri, del “Tall Wood Buildings”.

Francia. L’architetto francese Jean-Paul Viguier ha vinto il concorso per un edificio a destinazione mista (residenze e uffici) a Bordeaux, costituito da tre torri in legno, la più alta delle quali – la Torre Hyperion – raggiungerà i 57 metri. L’edificio, la cui consegna prevista è per il 2020, sarà realizzato con strutture prefabbricate utilizzando pannelli massicci di legno laminato che, secondo l’architetto, consentiranno alle famiglie di intervenire con facilità per adeguare le abitazioni al cambiare delle esigenze di vita.

Italia. A Jesolo, per l’estate 2019 se le previsioni saranno confermate, in queste “olimpiadi della verticalità” partecipate dai migliori architetti esperti della materia, sarà pronto il più grande grattacielo in legno d’Europa, il “Cross Lam Tower”. L’intervento, progettato da Simone Gobbo, Alberto Mottola e Davide De Marchi – vincitori nel 2015 del premio Young Italian Architects – ha previsto un investimento di oltre 10 milioni di euro per questo edificio che si svilupperà per 12 piani. La torre, che sarà realizzata secondo gli standard più evoluti della bioedilizia, punta sul mixité funzionale e su alte performance di efficienza energetica, oltre che di benessere indoor.

Domenica 3 Giugno, a diversi anni di distanza dalla chiusura della precedente struttura, è stato finalmente inaugurato a Cefalù il nuovo resort Club Med, primo cinque tridenti d’Europa.
Il taglio del nastro si è svolto con una festa in grande stile, in un tripudio di eventi e di ospiti ed alla presenza delle massime autorità locali e dei vertici di Club Med, il cui Presidente Henri Giscard D’Estaing (insignito, nel corso dell’evento, della cittadinanza onoraria della città di Cefalù) si è detto “orgoglioso di avere partecipato alla rinascita di un mito”.
L’attività della struttura è immediatamente partita con grande spinta e con ottime risposte da parte del mercato, al punto che le prenotazioni per la stagione estiva appena iniziata hanno già superato l’80% della capacità ricettiva disponibile e su Instagram l’hashtag #clubmedcefalu conta già oltre 1.200 post.

70 anni di Club Med nel mondo

Club Med è il gruppo leader nel mondo per il settore delle vacanze all – inclusive, fondato nel 1950 con l’obiettivo di dare forma e corpo ai sogni di felicità di persone di qualunque tipo: coppie, famiglie, single, ecc. Non a caso lo slogan dell’epoca recitava: “Lo scopo della vita è essere felici; il momento per essere felici è adesso; il posto per esserlo è qui”.
Da allora, in tutti i luoghi più belli del mondo hanno cominciato a nascere i villaggi Club Med (oggi se ne contano più di 70), che sono diventati essi stessi simbolo della Vacanza per eccellenza.
La storia d’amore che lega il gruppo all’Italia inizia già nel 1951, con l’apertura del villaggio di Baratti in Toscana e prosegue (rinnovandosi), oggi, con l’inaugurazione della rinnovata struttura di Cefalù, nuovo fiore all’occhiello e prodotto di punta dell’offerta Club Med nel mondo.

L’operazione Cefalù ha richiesto investimenti per quasi 90 milioni di euro che hanno riguardato da un lato la ristrutturazione ed il restyling della struttura preesistente chiusa dal 2005 e, dall’altro, la messa in scena della nuova testa di serie del gruppo per la categoria Exclusive Collection, che rappresenta la nuova concezione del lusso secondo Club Med. Infatti, in quasi 70 anni di storia, il gruppo Club Med ha sempre saputo adattarsi ed evolversi in funzione delle aspettative e delle richieste di una clientela sempre più esigente dal punto di vista sia della qualità dei luoghi e dei comfort, sia della ricerca di esperienze spirituali ed emozionali: questa filosofia, o meglio, questa costante aspirazione alla massimizzazione del lusso, è stata applicata e sviluppata nel corso degli anni nei villaggi di tutto il mondo ed è stata portata all’apice proprio nella struttura di Cefalù, dove gli ospiti possono ritrovare il proprio equilibrio interiore e la propria intimità attraverso esperienze memorabili e percorsi interiori di felicità e benessere.

Club Med Cefalù

Dal punto di vista dell’offerta turistica, la ristrutturazione e la riapertura del villaggio Club Med Cefalù, rispondono, quindi, proprio all’obiettivo di definire e dare vita ai nuovi standard della Club Med Exclusive Collection, la gamma dei villaggi extra – lusso.
Questo processo di miglioramento ed aggiornamento dell’offerta avviene innanzitutto a partire da quegli aspetti che, da sempre, costituiscono parte integrante e nota distintiva di tutti i villaggi Club Med, come la possibilità di scegliere tra un’ampia gamma di attività sportive e di escursioni nel territorio e nello stile di vita locali e la particolare cura ed attenzione riservata a tutti gli ospiti.

Nel resort di Cefalù a questi aspetti più tradizionali, si aggiungono anche quelli legati al paesaggio: il villaggio sorge infatti in un’area di circa 14 ettari posta al di sopra del promontorio di Santa Lucia da cui si gode una spettacolare vista sulla baia di Cefalù, sul Mediterraneo e sulla città stessa. Il rapporto con il paesaggio naturale circostante è molto profondo ed è ulterioremente sottolineato ed enfatizzato dalle scelte progettuali e materiche attuate dallo Studio King Roselli, che ha seguito tutti i passi della ristrutturazione. L’architettura della struttura integra il design semplice e minimalista delle nuove strutture con le esigenze di tutela e di recupero degli edifici storici preesistenti di epoca settecentesca ed unisce alla ricerca di un rapporto dialettico con il contesto naturale, la massima cura ed attenzione per tutti gli ambienti interni che si caratterizzano per grande raffinatezza ed eleganza.
Anche l’azienda Albertani Corporates s.p.a. ha preso parte a questa grandiosa operazione di ristrutturazione e restyling, realizzando i 128 bungalows in legno negli stabilimenti del villaggio (sull’argomento vedi anche questo post).

Ulteriori fiori all’occhiello del Club Med Cefalù sono la spettacolare spa, che con i suoi oltre 700 mq è in grado di regalare ai suoi ospiti emozioni uniche ed irripetibili, ed il ristorante Palazzo Gourmet Lounge, gestito dallo chef stellato Andrea Berton, che propone esperienze culinarie basate sulla valorizzazione dei prodotti siciliani a km 0.

Per maggiori info, visitate la pagine la pagina Club Med dedicata che trovate a questo link oppure lasciatevi incantare dalla magia di queste immagini.

La stagione estiva si avvicina a grandi passi e i più fortunati stanno già cominciando a fantasticare sulla destinazione delle prossime vacanze e sulle spiagge più cool da visitare. Nel post di oggi vogliamo partire da questo spunto per rispondere ad una domanda che, molto frequentemente, viene rivolta agli operatori, progettisti e produttori, dell’edilizia in legno: la compatibilità del legno con l’ambiente marino.
Questo contesto presenta infatti delle peculiarità, o meglio delle criticità, che lo rendono particolarmente difficile ed ostile da affrontare dal punto di vista della buona resistenza e conservazione dei manufatti edili in quanto il vento, l’umidità e la salsedine sono solo alcuni dei fattori che lo contraddistinguono e che costituiscono, nello stesso tempo degli agenti particolarmente pericolosi e dannosi per tutti i materiali da costruzione.

È così anche per il legno? Il legno è in grado di resistere a questi nemici? È adatto alla realizzazione di edifici ed abitazioni in prossimità del mare?Approfondiamo di seguito l’argomento.

Vento, umidità, salsedine e gli fattori di rischio

L’Italia è un Paese in cui si contano circa 7.500 km di coste, per cui l’ambiente costiero ed il paesaggio marino costituiscono un contesto con cui da sempre, necessariamente, abbiamo dovuto confrontarci. La peculiarità di questo ambiente è che, se da un lato risulta affascinante e suggestivo per gli scenari e le atmosfere che regala, dall’altro si caratterizza per la presenza di alcuni fattori ed agenti di natura climatica che lo rendono particolarmente difficile da affrontare dal punto di vista edilizio. Si tratta, come già anticipato, di elementi come il vento, l’elevato tasso di umidità, la salsedine, le notevoli escursioni termiche, l’esposizione molto prolungata al sole. Questi fattori, oltre ad agire spesso l’uno in contrapposizione all’altro, costituiscono una costante e potente minaccia alla resistenza ed alla buona conservazione di tutti i materiali impiegati per costruire i manufatti edilizi in prossimità del mare.

Gli edifici dovranno quindi essere in grado di resistere alla costante azione del vento e gli ambienti interni protetti dal rischio di infiltrazioni d’aria che potrebbero essere causa, specialmente nel periodo invernale, di dispersioni di calore.
La presenza costante di umidità e, nello stesso tempo, l’esposizione prolungata ai raggi solari rendono necessaria la massima protezione dell’involucro edilizio, sia per evitare, all’interno dell’ambiente domestico, la comparsa di fenomeni quali funghi e muffe, sia per garantire le condizioni di massimo comfort termo – igrometrico.
Le escursioni termiche, spesso molto considerevoli, sia tra giorno e notte sia stagionali, richiedono la progettazione e la realizzazione di tamponamenti esterni in grado di assicurare prestazioni ottimali a qualsiasi condizione e temperatura.
Infine c’è la delicata questione della salsedine, cioè la percentuale salina contenuta nell’acqua e nell’aria di mare, che aggredisce e corrode i materiali provocandone il rapido degrado e deterioramento.

Il legno è la soluzione

È importante sottolineare come tutti i fattori che abbiamo appena citato costituiscono una minaccia ed un pericolo per tutti i materiali da costruzione, anche per quelli tradizionali e che, talvolta, continuano ad essere considerati da molti più resistenti e duraturi del legno, come il cemento armato.
In realtà, al mare o nelle sue vicinanze, la scelta di realizzare una casa prefabbricata in legno porta con sé molti più vantaggi e migliori prestazioni rispetto all’impiego delle tecniche e dei materiali della tradizione.
Infatti, come ben sappiamo, il legno è per sua natura innanzitutto un materiale isolante, traspirante ed igroscopico, caratteristiche in grado di assicurare all’ambiente domestico interno le ottimali condizioni di temperatura, comfort e benessere.
Inoltre, come avevamo evidenziato nel post Climi caldi e climi freddi: una casa in legno per tutte le temperature, le adeguate scelte progettuali (materiali, stratigrafia dei tamponamenti, orientamento ed esposizione, aperture, ecc.) unite all’esecuzione a regola d’arte consentono di rendere una casa prefabbricata in legno in grado di garantire ottime prestazione a qualsiasi condizione climatica.

Per quanto riguarda la protezione della casa dalla presenza dei venti che, solitamente, caratterizzano gli ambienti costieri, è importante ricordare che, quando si realizzano strutture prefabbricate in legno, vengono condotti anche test e verifiche di tenuta all’aria finalizzati appunto al controllo della perfetta sigillatura e dell’isolamento dell’ambiente interno. Questo per evitare che eventuali infiltrazioni (i cosiddetti spifferi!) possano essere causa di dispersioni di calore ed energia e, quindi, abbassare il livello delle prestazioni raggiunte attraverso la scelta di determinati materiali e stratigrafie.

Infine c’è la questione della salsedine, che aggredisce e logora, con il tempo, quasi tutti i materiali: dal cemento armato ai metalli alle tinteggiature. Tuttavia, anche in questo caso, la scelta di una casa prefabbricata in legno costituisce la risposta migliore ai rischi rappresentati da questo agente. La prefabbricazione infatti non pone limiti o vincoli di alcun tipo alle scelte estetiche, materiche ed architettoniche relative alle finiture esterne, le quali possono pertanto essere definite e progettate in modo da garantire la massima resistenza. Quindi l’impiego del legno (e in particolare del lamellare appositamente trattato) da un lato e, dall’altro, di intonaci a base di silicati in grado di agire da schermo all’azione della salsedine, costituiscono la soluzione migliore per la realizzazione di case in questi contesti.

Le caratteristiche fisiche e le prestazioni che il legno è in grado di assicurare ne rendono l’impiego adatto a tutte le temperature, da quelle più fredde a quelle più calde. La casa prefabbricata in legno è nata e si è sviluppata a partire soprattutto dalle regioni dell’Europa settentrionale e continentale, grazie all’abbondanza, in questi luoghi, di tale materia prima. Negli ultimi decenni tuttavia, con l’approfondimento degli studi, lo sviluppo delle tecnologie e la verifica delle prestazioni, l’impiego del legno si è consolidato e diffuso in maniera esponenziale anche in quelle regioni e zone caratterizzate da condizioni climatiche più calde.
Tuttavia, se da un lato è vero che le case in legno sono adatte a tutte le zone climatiche, dall’altro è vero anche che esse, per essere efficienti, devono presentare caratteristiche e differenze in funzione appunto delle condizioni specifiche del luogo a cui sono destinate.
Quindi il legno e le case in legno si prestano a qualsiasi clima sì, ma con gli opportuni accorgimenti.

Stratigrafia e coibentazione

La corretta progettazione di una casa in legno prevede innanzitutto l’attuazione di tutti quegli accorgimenti e strategie finalizzati all’ottimizzazione degli scambi tra interno ed esterno, tra edificio ed ambiente. Questo avviene attraverso la precisa ed accurata definizione della tipologia di materiali e dei relativi spessori da impiegare per la realizzazione di tutti i tamponamenti esterni (pareti esterne e copertura): è infatti la progettazione personalizzata delle stratigrafie da porre in opera a consentire l’adattamento del comportamento dell’involucro edilizio allo specifico contesto climatico.
Occorre quindi valutare e scegliere con cura ed attenzione quali materiali utilizzare, in quali quantità (spessore) e come combinarli ed abbinarli tra loro per massimizzare le prestazioni complessive dell’edificio.

Ad esempio la scelta di sistemi costruttivi di tipo leggero o pesante, rispettivamente sistemi a telaio o sistemi di tipo X-Lam, consentono al progettista di intervenire direttamente sulle prestazioni termiche dell’involucro, agendo appunto sulla sua massa e relativa inerzia termica. Invece l’applicazione di materiali isolanti ad alta o bassa densità (ad esempio, rispettivamente, come la fibra di legno o come la lana di roccia) rende il pacchetto più adatto a resistere al caldo o al freddo (per maggiori approfondimenti su questo tema vedi anche il post Una casa in legno per proteggerci dal caldo estivo).

Forma ed esposizione

Oltre che dalle scelte relative alle tecnologie ed ai materiali impiegati, la capacità di una casa in legno di adattarsi al contesto climatico in cui è realizzata, dipende anche dalla sua architettura.
In particolare sono le scelte relative alla forma, alla distribuzione, alla disposizione ed alla dimensione delle aperture e delle superfici vetrate, all’orientamento, a costituire un altro importante fattore in grado di influire in maniera pesante sulle prestazioni globali dell’edificio.

Ad esempio case in legno dalle forme compatte e raccolte consentono di massimizzare il risparmio di energia attraverso la minimizzazione delle superfici disperdenti, mentre forme più complesse o distribuite secondo assetti planimetrici più articolati, aumentano la superficie dell’involucro e, quindi, anche la superficie disperdente.

La disposizione, la dimensione e la collocazione delle aperture o delle superfici vetrate consentono invece di regolare la quantità di radiazione solare (e quindi di calore) in entrata: in zone a clima freddo le aperture dovranno essere orientate in modo da catturare la massima luce, mentre al caldo esse dovranno essere dotate di sistemi di protezione ed ombreggiamento atte ad evitare il surriscaldamento dell’ambiente interno. Nelle zone calde la corretta distribuzione delle aperture influisce anche sulla ventilazione interna e, quindi sul raffrescamento naturale.

Infine, è importante ricordare sempre, che le prestazione di una casa prefabbricata in legno dipendono sì dalle scelte tecniche e progettuali effettuate, ma anche (e soprattutto!) dalla qualità della sua realizzazione: è quindi fondamentale rivolgersi ed affidarsi sempre ad aziende certificate e che operano con cura e maestria secondo i criteri della sostenibilità, come la Albertani Corporates s.p.a.

Si sta diffondendo anche in Europa, lentamente, ma progressivamente. Per la sua ampia versatilità d’uso – dall’edilizia al design, dall’accessoristica per auto ai mezzi di trasporto, dall’agricoltura all’enogastronomia – il bambù sta conoscendo, negli ultimi anni, una popolarità mai avuta finora in Europa.

Il suo successo, come testimoniano le diverse sperimentazioni oggi disponibili, non deriva solo dalla sempre più larga e robusta consapevolezza ecologica sulla finitezza delle risorse naturali, nell’urgenza di migrare verso soluzioni rinnovabili, ma anche dalla maggiore conoscenza delle sue proprietà meccaniche e fisiche che ne consentono l’eterogeneità funzionale. Oltre ad essere particolarmente performante alla trazione e alla compressione, con una resistenza ben superiore al calcestruzzo e all’acciaio – tanto da essere ormai universalmente riconosciuto come “l’acciaio verde” (la resistenza può sfiorare i 12.000 kg/cmq!) – del bambù sorprende la leggerezza e l’elasticità, ma anche l’economicità, dovuta alla rapidità con cui cresce.

Il suo fitto apparato radicale costituisce, inoltre, una barriera naturale a rischi di smottamento, frana, dilavamento del suolo. È un alleato strategico, dunque, non solo contro i terremoti, ma anche per la mitigazione del rischio idrogeologico. Le foglie di un bosco di bambù, inoltre, assorbono anidride carbonica e rilasciano ossigeno come poche altre specie naturali.

Tutte queste virtù, soprattutto in America Latina, hanno permesso che questa pianta, dopo alcuni drammatici alluvioni o terremoti, fosse impiegata per la realizzazione di soluzioni abitative temporanee d’emergenza per ristorare le centinaia di migliaia di sfollati. Nato, secondo la letteratura scientifica, in Cina e poi nel corso degli ultimi secoli diffusosi enormemente in tutto il continente asiatico fino a raggiungere proprio l’America Latina, il bambù è costituito da fibre di cellulosa inserita in una matrice di lignina. Le sue dimensioni sono variabili: alcuni esemplari possono essere alti pochi centimetri; altri, invece, possono raggiungere i 40 metri di altezza e i 30 centimetri di diametro.
Il bambù, presente in natura con più di 1200 varietà diverse (con la tipizzazione dovuta anche all’area geografica nella quale nasce la pianta), ha una crescita spontanea e rapida: a certe latitudini e a seconda della tipologia della pianta, anche 55 cm al giorno. Il bambù, oggi coltivato anche nel nostro Paese con bambuseti presenti in Toscana e in Emilia-Romagna, può essere tagliato ed impiegato già dopo 3-5 anni di vita e non ha bisogno di essere seminato, annaffiato o concimato.

Con questo materiale naturale e rinnovabile, tuttavia, si realizzano non solo abitazioni temporanee: per l’ausilio delle nuove conoscenze e tecnologie agro-botaniche, orientate a preservarne e a valorizzarne la crescita, oggi con il bambù – sempre più spesso abbinato al legno – sono edificate architetture permanenti (a sviluppo pressoché orizzontale), sia a carattere residenziale sia per uffici. È il caso, per esempio, dello Stam Europe Green Place – realizzato a Milano dallo studio Goring&Straja – che presenta una facciata completamente rivestita da un brise soleil in bambù, che favorisce tanto la ventilazione quanto l’illuminazione naturale con una continuità tra esterno ed interno.
In Europa, come dimostrano le esperienze innovative degli ecoquartieri nati tra Amburgo e Friburgo, è sempre la Germania a guidare la locomotiva delle green buildings. Nel Paese anglosassone, infatti, dopo la fortunata sperimentazione del “Padiglione Zeri” all’Expo 2000 di Hannover a cura dell’architetto Simon Velez (poi emulata da Vo Trong Nghia nell’Expo 2015 di Milano con il “Padiglione del Vietnam”), sono stati realizzati alloggi sociali in acciaio e bambù in grado di saldare tradizione ed innovazione, eleganza architettonica ed efficienza energetica. Sempre a Milano, invece, va ricordata la prestigiosa passerella della Triennale, un’opera realizzata da Albertani Corporates s.p.a. su progetto del designer Michele De Lucchi. A collegamento tra il grande atrio centrale del museo posto al primo piano e l’ingresso, la passerella costituisce un oggetto unico nel suo genere: si tratta infatti di una trave unica in lamellare di bambù composta da listelli tenuti insieme da una speciale colla appositamente prodotta.

Oltre a Shigeru Ban (Premio Pritzker nel 2014), anche un altro grande architetto giapponese ha impiegato il bambù nei suoi progetti: Kengo Kuma, infatti, tra il 2002 e il 2004, nella campagna di Pechino a ridosso della Grande Muraglia, ha visto sorgere la “Great Bamboo Wall” capace di integrarsi perfettamente ed armonicamente con il territorio.
Tra le costruzioni globali degne di note, infine, oltre al ponte pedonale di 18 metri progettato in un piccolo centro dell’Indonesia dal collettivo di Architetti senza Frontiere e assemblato in loco con la partecipazione proattiva della comunità locale, va citata la scuola buddista internazionale di Panyaden in Thailandia per essere stata edificata solo con materiali naturali, anche per una funzione pedagogica. La struttura prefabbricata, sormontata da un articolato traliccio strutturale in bambù lasciato a vista in grado di coprire una luce di 17 metri, ha una estensione di quasi 800 mq e può ospitare un massimo di 300 persone.

Il tema della prefabbricazione edilizia in legno e della prefabbricazione edilizia in generale costituisce un argomento nei cui confronti si percepisce ancora un diffuso scetticismo, nonostante la grande e rapida crescita che il settore sta registrando negli ultimi anni.
Sono infatti ancora molti quelli che continuano ad interpretare e ad associare il termine “prefabbricato” all’idea di un edificio di bassa qualità, realizzato in serie e dal carattere temporaneo o provvisorio.
Si tratta ovviamente di concezioni false e distorte, legate al passato ed ormai superate in virtù degli indiscussi e indiscutibili vantaggi e benefici che l’impiego delle tecniche di prefabbricazione porta con sé. Sia che si parli di prefabbricazione in legno, sia che si tratti di altri materiali.

Cosa vuol dire “prefabbricato”?

L’impiego di tecniche costruttive prefabbricate, costituisce, ad oggi, un fattore in grado di assicurare maggiore qualità, sicurezza e prestazioni al progetto da realizzare e di consentire, nello stesso tempo, il risparmio di risorse economiche. Per questo tali tecnologie vengono utilizzate sempre di più, sia per residenze private, sia, e soprattutto, nell’ambito della realizzazione di edifici di carattere pubblico o collettivo, come scuole, strutture sportive, centri polifunzionali, ecc.
E forse è proprio per questo, appunto perché spesso si tratta di edifici destinati ad ospitare i nostri figli, che il dibattito sulla loro qualità si accende ed anima con frequenza. Infatti il pensiero, errato, di molti è quello che associa il tema della prefabbricazione all’idea del container, un oggetto standard per dimensioni e caratteristiche, finito e pronto all’uso e, pertanto, immediatamente utilizzabile anche per sistemazioni di emergenza o temporanee.
In realtà, la prefabbricazione edilizia di qualità di cui tanto si parla oggi ed alla quale anche noi dedichiamo spazio all’interno di questo blog (sull’argomento vedi anche il post Case prefabbricate in legno: massime prestazioni al design che scegli tu) non è quella che produce le casette o i moduli che arrivano in cantiere belli e pronti e che devono quindi solo essere posizionati. La prefabbricazione edilizia a cui facciamo riferimento (e della quale la stessa Albertani Corporates s.p.a. è una delle maggiori fautrici in Italia) è quella che riguarda gli elementi costruttivi ed i componenti destinati a diventare parte del progetto finale: travi e pilastri, montanti e correnti, pareti, solai, falde. Quindi, a seconda del sistema costruttivo previsto dal progetto (il sistema a telaio o l’X – Lam sono quelli più diffusi e performanti nell’ambito della prefabbricazione in legno), all’interno dello stabilimento si provvede alla realizzazione degli elementi costruttivi necessari che, successivamente, vengono trasferiti in cantiere dove hanno luogo le fasi di posa in opera ed assemblaggio.

Prefabbricazione “su misura”

Inoltre, scegliere un sistema costruttivo che prevede l’impiego della prefabbricazione non significa limitare o vincolare la libertà progettuale ed architettonica in funzione della standardizzazione degli elementi da utilizzare. Al contrario: la prefabbricazione prevede e non può prescindere da una progettazione personalizzata, accurata e dettagliata di tutti i singoli componenti: ciascuno di questi deve infatti essere pensato, dimensionato e realizzato in funzione delle caratteristiche e delle prestazioni richieste ed attese da tutto l’intero edificio.
Lo stesso avviene anche per quanto riguarda i nodi e le connessioni: anche questi devono essere tutti progettati con attenzione e precisione, allo scopo di garantire le massime prestazioni dell’edificio finito e di eliminare ogni possibilità di presenza di difetti esecutivi.
La scelta di sistemi costruttivi di tipo prefabbricato porta quindi con sé un duplice vantaggio: da un lato la progettazione dettagliata di tutti gli elementi, strutture e nodi dell’edificio, permette di ridurre al minimo la quantità, la durata ed il costo delle lavorazioni che la manodopera deve effettuare direttamente in cantiere e, di conseguenza, di eliminare il rischio di esecuzioni difettose o non a regola d’arte. Dall’altro consente la massimizzazione delle prestazioni dell’edificio finito, soprattutto dal punto di vista della resistenza sismica e dell’isolamento termo – acustico: infatti la definizione a priori di tutti i dettagli costruttivi (stratigrafie, nodi, partizioni, aperture, ecc.) assicura la precisa previsione del comportamento della struttura e dell’involucro in funzione di tutte le variabili in gioco e permette, quindi, di predisporre le migliori soluzioni per rispondere alle esigenze del caso.

Qualità elevata e lunga durata

Tutti questi aspetti danno quindi vita ad edifici di qualità molto elevata sia dal punto di vista della progettazione che dell’esecuzione. Questo garantisce, di conseguenza, negli edifici realizzati con tecniche di prefabbricazione, il raggiungimento del massimo livello delle prestazioni, proprio in virtù di una progettazione che, sin dalle primissime fasi, li analizza e li sviluppa a 360° come organismi unici.
Scegliere sistemi e tecniche costruttive ti tipo prefabbricato, non significa quindi dover rinunciare alla qualità estetica ed esecutiva della realizzazione finale né, tantomeno, accontentarsi di edifici di natura precaria e temporanea. Al contrario la precisa ed accurata progettazione, unita ad un’esecuzione eseguita a regola d’arte, costituiscono l’elemento primario a garanzia della massima durata dell’architettura.

Quello dell’edilizia residenziale in legno è un settore che, nonostante la grandissima e costante crescita che sta registrando negli ultimi anni, si trova spesso a dover ancora fare i conti con il pregiudizio secondo cui con queste tecnologie si possano realizzare soltanto casette e baite. Infatti, nonostante la diffusione esponenziale delle realizzazioni di questo tipo e della letteratura sull’argomento, è ancora frequente la tendenza ad associare il concetto di casa prefabbricata in legno ad un edificio di piccole dimensioni e che il committente sceglie ed acquista da catalogo.

Tuttavia la realtà è ben diversa. Infatti, come spesso abbiamo sottolineato all’interno di questo blog, né l’impiego del legno né quello di tecniche costruttive di tipo prefabbricato pongono limiti o vincoli di alcun genere alle possibilità architettoniche e progettuali. Né dal punto di vista volumetrico – dimensionale, né per ciò che riguarda le scelte stilistiche e formali.

Questo significa che l’utilizzo della prefabbricazione in legno può costituire la soluzione più efficiente ed efficace per la realizzazione di edifici di qualsiasi tipologia, forma, volume ed uso: non solo piccole abitazioni monofamiliari quindi, ma anche edifici commerciali, uffici, grandi strutture destinate allo sport o alla cultura, complessi abitativi plurifamiliari.

Proprio a questi ultimi è dedicato l’approfondimento del post di oggi: edifici residenziali plurifamiliari realizzati in legno prefabbricato.

Come si costruiscono?

Gli edifici residenziali destinati a più unità familiari si qualificano, innanzitutto, per le dimensioni maggiori rispetto a quelle di una casa singola. Si sviluppano solitamente su più livelli fuori terra con eventuali piani interrati o seminterrati realizzati in cemento armato.

La progettazione e la costruzione di questi edifici presuppone pertanto l’impiego di tecniche e tecnologie costruttive adatte, appunto, alle grandi luci ed alle grandi dimensioni: sotto questo profilo, il sistema costruttivo che meglio risponde a tali esigenze e che, nello stesso tempo, garantisce anche un livello elevatissimo di resistenza ed efficienza, è l’X – lam.

Questo sistema costruttivo, al quale abbiamo già dedicato un approfondimento in questo post, prevede la realizzazione di elementi portanti di superficie attraverso l’impiego di pannelli lamellari multistrato prefabbricati: questi vengono tagliati e sagomati in stabilimento (in base alle definizioni progettuali) per diventare solai, pareti e falde. Una volta trasferiti in cantiere si procede, in maniera rapida e semplice, all’assemblaggio, che avviene a secco attraverso il supporto di connettori metallici.

L’ossatura portante dell’edificio viene quindi chiusa come una vera e propria scatola e poi rivestita dagli strati più esterni: l’isolamento termico (il cappotto) e la finitura.

La combinazione di tecnologia e modularità, unita alla definizione precisa ed accurata di tutti i nodi e le strutture, consente quindi, attraverso l’impiego dei sistemi X – lam, di ottenere massima libertà architettonica e progettuale. Questo senza tuttavia venire meno ai requisiti di resistenza e sicurezza.

Qualche esempio di realizzazione

Gli esempi realizzati di edifici residenziali plurifamiliari sono numerosi ed alcuni possono fregiarsi anche della firma di architetti illustri, come il nostro Renzo Piano. È il caso de Le Albere, intervento che ha visto anche la partecipazione della stessa Albertani Corporates s.p.a.: l’azienda è stata infatti incaricata di realizzare tutte le strutture (in legno lamellare di larice) destinate ad essere impiegate per facciate, falde e balconi di tutti gli edifici del complesso (oltre agli edifici pubblici, si contano 18 edifici a destinazione residenziale, per un totale di circa 350 unità abitative).

Legno a vista e architettura di qualità anche per il complesso residenziale Slippen, progettato dallo studio Reiulf Ramstad Architekter e realizzato a Mandal, in Norvegia. L’intervento (nella fase attualmente realizzata) costa di quattro edifici residenziali organizzati intorno ad una corte comune: le unità abitative sono in tutto 46 e si differenziano per tipologia e dimensioni. Le scelte architettoniche riprendono e traducono in chiave moderna e tecnologica le tradizioni locali: legno di cedro, tetti a falda e massimo sfruttamento dell’esposizione e della luce naturale.

La grande versatilità delle tecniche costruttive basate sull’utilizzo del legno, consente e rende ottimale il loro impiego non solo per la realizzazione di nuove abitazioni ed edifici, ma anche per gli interventi sul costruito. Il legno e la prefabbricazione possono infatti fornire una risposta ottima anche alle esigenze di ristrutturazione, di recupero, di ampliamento, di parziale sostituzione di elementi.

Sicurezza e leggerezza

Quando si decide di ristrutturare un edificio esistente, solitamente lo si fa per rispondere a specifiche esigenze, come eliminare o risolvere criticità o problematiche presenti, aumentare superfici e volumetrie, ricavare nuovi spazi abitativi o suddividere in maniera diversa quelli esistenti, rinnovare l’architettura. In tutti questi casi il legno offre un’alternativa efficiente, economicamente vantaggiosa e di valore estetico all’utilizzo delle tecnologie tradizionali.

L’impiego del legno porta infatti con sè i vantaggi determinati dalle caratteristiche del materiale stesso e già più volte approfonditi all’interno di questo blog, come isolamento termico ed acustico, traspirabilità, igroscopicità. Trattandosi inoltre di un materiale dalle prestazioni elevatissime dal punto di vista della resistenza e della sicurezza, ma più leggero rispetto a cemento armato ed acciaio, consente nello stesso tempo anche la realizzazione di strutture di minor peso. Questo costituisce un vantaggio di non poco conto laddove si interviene su sistemi edificati e su strutture già esistenti. Ad esempio la sostituzione di un tetto tradizionale in latero – cemento con uno in legno risulterà decisamente meno gravosa per la struttura sottostante su cui dovrà poggiare, e l’ampliamento del volume di una abitazione attraverso chiusure aggiuntive o soprelevazioni, avrà un impatto minore sull’edificio esistente, se si lavorerà con il legno.

Sostenibilità e contrasto al consumo di suolo

Utilizzare il legno per la realizzazione di interventi sul costruito significa inoltre fare una scelta sostenibile ed etica.

La sostenibilità trova riscontro sia nella natura stessa di questo materiale (che è naturale, ecologico e riciclabile) sia nel risparmio di risorse che il suo impiego rende possibile: la sua maggiore efficienza dal punto di vista termico, si traduce infatti, sul piano pratico, nella riduzione dei consumi per il riscaldamento ed il raffrescamento, nella diminuzione di sprechi e dispersioni di energia e, di conseguenza, in minori costi nelle bollette. ll vantaggio è quindi sia per l’ambiente, che per le nostre tasche!

Inoltre scegliere di intervenire su sistemi edificati esistenti attraverso progetti di ristrutturazione, di recupero o di ampliamento finalizzati a trasformare tali strutture rendendole rispondenti ed adeguate a nuove esigenze funzionali, significa sfruttare e rivalorizzare un patrimonio già a nostra disposizione.

Ma vuol dire anche non intervenire, seppure in maniera sostenibile, con nuove costruzioni su terreni non ancora edificati, non sottrarre ulteriori spazi e superfici al paesaggio naturale o al verde urbano, non contribuire al sempre crescente consumo di suolo.

Prefabbricazione “su misura”

Infine, quando si parla di edilizia e di risparmio non si possono trascurare i vantaggi determinati dal ricorso alla prefabbricazione. Infatti, come avevamo già ben evidenziato in questo post, la scelta di tecnologie e tecniche costruttive che prevedono l’impiego di strutture prefabbricate non implica il doversi adattare ad architetture già definite. Al contrario: in base ad progetti accurati e dettagliati è possibile realizzare la propria abitazione in maniera totalmente personalizzata e personalizzabile.

Questo vale sia per la costruzione di edifici ex novo, sia per gli interventi sull’esistente: ovviamente nel secondo caso occorrerà valutare e scegliere bene il sistema costruttivo (Telaio o X – Lam) meglio rispondente alle specifiche esigenze.

Negli interventi sul patrimonio edilizio esistente, l’impiego di strutture prefabbricate, progettate e realizzate su misura, consente di ridurre drasticamente i tempi costruttivi con notevole vantaggio economico per il committente e diminuzione dei disagi prodotti dalle operazioni di cantiere per gli eventuali residenti.

Nel post di oggi vogliamo fare un po’ di chiarezza su un tema molto attuale, ma sul quale, a volte, si genera un po’ di confusione: case in legno e case passive, che spesso qualcuno tende ad associare. Tra le domande più frequenti che ci vengono rivolte su tale argomento c’è infatti la seguente: una casa in legno è anche passiva? E viceversa: una casa passiva può essere fatta solo di legno?

La risposta è no, vediamo e, soprattutto, cerchiamo di capire perché, partendo innanzitutto dalla definizione di casa passiva.

Cosa vuol dire “casa passiva”?

Per casa passiva (in tedesco passivhaus) si intende uno standard di comfort e di efficienza che caratterizza quegli edifici in grado di coprire il proprio fabbisogno interno di energia in maniera passiva, cioè con il minimo impiego di energia. Questo avviene grazie all’applicazione di determinati accorgimenti in fase di progettazione, come il corretto orientamento, l’adeguato rapporto tra volume e superficie, l’opportuno dimensionamento delle superfici vetrate, e grazie alla qualità delle prestazioni delle soluzioni adottate nei seguenti ambiti:

  • Isolamento termico
  • Tenuta all’aria
  • Eliminazione dei ponti termici
  • Infissi e serramenti
  • Ventilazione meccanica controllata

Il rispetto di questi punti, in base a quanto specificato e quantificato dal Passivhaus Institut, consente il riconoscimento della certificazione di casa passiva e l’inserimento dell’edificio nel Passive House Database, e garantisce, nello stesso tempo, la quasi totale autosufficienza energetica.

L’importanza dell’involucro

In una casa passiva il ruolo principale nel raggiungimento della massima efficienza energetica (per arrivare alla quasi autosufficienza) è svolto dall’involucro. All’efficienza di questo elemento concorrono infatti diversi dei fattori che abbiamo elencato poco fa: il sistema di coibentazione, il rispetto dei requisiti di tenuta all’aria, la qualità degli infissi e l’assenza di ponti termici garantiscono il quasi totale annullamento delle dispersioni. Questo, unito allo sfruttamento di fonti di energia rinnovabile ed al recupero e riciclo del calore interno generato dalle attività domestiche (utilizzo di elettrodomestici, presenza di persone, ecc.) grazie all’impiego di sistemi di ventilazione meccanica controllata, fa sì che le case passive siano in grado di assicurare, rispetto a quelle tradizionali, un risparmio sui consumi che può raggiungere anche il 90%.

In che rapporto stanno casa in legno e casa passiva?

Per svolgere al meglio le diverse funzioni a cui è volto, l’involucro deve essere progettato e realizzato a regola d’arte e con materiali di qualità. Questo tuttavia non vincola la costruzione di una casa passiva alla scelta ed all’impiego di materiali specifici o speciali: al contrario, questo tipo di abitazioni può essere realizzata con qualsiasi tecnologia costruttiva, dalla muratura, al cemento armato, all’acciaio, al legno.

Ciascuno di questi materiali porta con sé il valore aggiunto determinato dalle proprie caratteristiche fisico – chimiche e prestazioni, per cui materiali dalle migliori capacità isolanti contribuiscono ad ottimizzare la performance dell’involucro stesso. Da qui la scelta frequente del legno per la realizzazione di case passive: come ben sappiamo si tratta infatti di un materiale dalle prestazioni elevatissime per capacità isolanti, traspirabilità e salubrità, oltre che ecologico, rinnovabile e sostenibile.

Scegliere una casa passiva non significa quindi, necessariamente, costruire con il legno, né viceversa è l’impiego del legno a rendere passivo un edificio. L’utilizzo di questo materiale infatti contribuisce notevolmente al miglioramento delle prestazioni dell’involucro ed all’ottenimento di condizioni interne di massimo comfort e benessere, tuttavia l’uso del legno da solo non basta: ai fini della realizzazione di una casa passiva, esso deve infatti accompagnarsi al rispetto dei già citati requisiti e fattori. Deve pertanto essere coadiuvato in questa funzione da infissi di qualità, da sistemi impiantistici adeguati, da progettazione ed esecuzione eseguite a regola d’arte (assenza di ponti termici, tenuta all’aria, ecc.).

Anche l’azienda Albertani Corporates s.p.a. produce sistemi prefabbricati in legno che ben si prestano alla realizzazione di edifici sia passivi sia tradizionali e a destinazione non solo residenziale.

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