Il legno è un materiale pregiato e vivo, utilizzato soprattutto nel rivestimento dei pavimenti e nelle travature, ma che sta scoprendo un nuovo e largo uso anche nelle pareti domestiche, sia per interni che per esterni.

Da sempre molto diffuse nelle località montane, grazie anche alla grande disponibilità di questo materiale, l’uso del legno nelle pareti sta riscuotendo successo anche in città, in particolare per accrescere il valore estetico degli spazi. Si tratta, quindi, di una scelta di funzionalità e di stile.

Le pareti in legno vengono spesso inserite nella zona living e nella camera da letto, zone dedicate al relax, merito dell’effetto confortevole e riposante del legno, nonché della sua capacità di rendere l’ambiente salubre.

Utilizzare pareti in legno in cucina o nel bagno risulta invece più problematico  trattandosi di ambienti umidi e ricchi di condensa. In questi casi se optate per il legno questo deve essere trattato con speciali prodotti in grado di renderlo impermeabile e resistente alle muffe e ai sedimenti batterici.

Posato in pannelli verticali o in listoni, il legno conferisce un tocco scenografico agli ambienti della casa e può essere inserito anche in una sola delle pareti presenti per non appesantire lo spazio.

Nella camera da letto le pareti in legno possono essere impiegate per rivestire la parete dove è posizionata la testiera del letto.

 

Quali sono i criteri per scegliere un rivestimento  adatto alle vostre esigenze?

Per chi a voglia di modificare l’aspetto della propria casa, ma preferisce optare per una soluzione più originale rispetto ad una semplice ritinteggiatura delle pareti, un’idea interessante è rappresentata dal legno per pareti interne.

Questo tipo di decorazione, comunemente chiamata boiserie, permette di creare un effetto diverso e può essere anche un ottimo modo per aumentare il livello di isolamento termico e acustico della stanza.

La prima cosa da fare è allora decidere su quale stanza intervenire.

Avere pareti in legno per interni significa godere di comfort energetico e benessere, calore ed estetica, grazie soprattutto alla naturalezza del materiale. Una parete in legno può assumere differenti funzioni: da semplice elemento di decorazione, in grado di regalare un senso di calore e comfort, a elemento divisorio, sia fisso che mobile, per suddividere gli spazi in modo funzionale ed organizzato. Le pareti possono, inoltre, essere personalizzate per creare contrasti visivamente interessanti.

Scegliendo pareti in legno amovibili è possibile modificare lo spazio con semplici spostamenti, in base alle proprie necessità;  d’altro canto non permettono il passaggio di impianti o cavi particolari, cosa che invece può avvenire quando si decide di costruire una parete in legno tamponata con lastre in cartongesso, oppure con assi di legno o pannelli decorativi  in legno

Che tipo di legno scegliere?

La scelta del legno da utilizzare può spaziare da pannelli preassemblati che permettono una veloce posa e sono disponibili con differenti finiture e colorazioni, alle assi in legno di recupero, magari in tonalità differenti, che andranno posate secondo lo schema preferito. il costo da sostenere sarà molto contenuto.

È importante scegliere legno certificato FSC per un minore impatto ambientale, trattati con vernici salubri per l’uomo e per l’ambiente.

Il larice, per esempio, è un’opzione di elevata qualità e durata nel tempo. Un legno assai robusto è il cedro. Non necessita di manutenzione o di particolari rifiniture. Vi sono i legni pregiati, come per esempio, quelli dalle tinte calde come il mogano. O le essenze ricercate  come il noce o il ciliegio.

Grazie a trattamenti particolari come spatolature, ondulazioni, graffiature, effetti anticati e reticolati, sbiancature, lavorazioni con effetto pietra, i rivestimenti in legno diventano l’elemento protagonista dello spazio domestico.

Si può puntare su accostamenti e contrasti, associando la parete in legno a stucchi, mattoni a vista o pareti dipinte con colori vivaci o abbinandola ad elementi in pietra o acciaio.

I legni rinnovati possono essere inseriti nelle pareti e generare delle sezioni vintage ideali per chi ama l’arredo shabby-chic, rustico o industrial.

Chi invece preferisce uno stile sobrio  può affidarsi ad essenze semplici e naturali, come ad esempio l’abete, un legno chiaro e facile da impiegare in ogni stanza dell’abitazione, ma la scelta può spaziare dal faggio all’essenza di pino, rovere e castagno.

Valentina Ieva

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

In questi ultimi anni per moltissime persone e famiglie la possibilità di avere una casa di proprietà si scontra con le difficoltà economiche dovute al periodo di particolare crisi che stiamo attraversando. Per questo è tornato ad essere messo in pratica e sta nuovamente riscuotendo consensi un modello edilizio e sociale che proviene dal passato: l’autocostruzione.

Di che cosa si tratta? L’autocostruzione è un processo edilizio in cui i futuri utenti o abitanti partecipano in maniera attiva alle fasi costruttive dell’edificio, non solo in qualità di committenti ma partecipando, concretamente, alle operazioni di cantiere al posto delle imprese e delle ditte solitamente addette a tali lavori.

Scopo primario del processo è l’abbattimento del costo delle abitazioni. Questo aspetto si traduce nella possibilità, per quella fascia di popolazione in grado di pagare un affitto ma priva delle risorse e delle garanzie necessarie per l’acquisto di un immobile, di poter accedere al sogno di avere un’abitazione di proprietà. Fallito infatti il modello delle case popolari che ha dato vita in passato a complessi edilizi oggi soggetti a forte degrado, le Amministrazioni locali stanno cercando nuove vie e nuove strade per dare risposta al problema abitativo.

Come si realizzano case autocostruite?

Facciamo subito con una doverosa precisazione. Infatti molto spesso si tende erroneamente ad associare il concetto di autocostruzione a quello di abitazione-fai-da-te: falsissimo!

Il significato contemporaneo ed attuale di autocostruzione non è più quello di costruire la propria casa nel tempo libero o nei ritagli di tempo, come spesso facevano i nostri nonni. Oggi autocostruzione va di pari passo con organizzazione e coordinamento, con standard lavorativi e requisiti ben precisi.

E’ necessario, innanzitutto, che le famiglie e i soggetti coinvolti siano riuniti in gruppi organizzati (solitamente configurati  come consorzi o cooperative) e che siano coadiuvati, coordinati e gestiti da tecnici e da personale qualificato.

Gli autocostruttori sono inoltre tenuti a seguire preventivi corsi di formazione finalizzati a renderli idonei allo svolgimento delle attività di cantiere (come primo soccorso, sicurezza, antincendio, uso degli strumenti e delle attrezzature, ecc.) e coscienti e consapevoli delle tecniche e delle metodologie costruttive che verranno impiegate. Ovviamente essi non potranno partecipare direttamente all’esecuzione di tutte le lavorazione di cantiere: per quelle particolarmente rischiose o per le quali sono richieste preparazione e competenze specifiche (ad esempio per la realizzazione di parti impiantistiche) è previsto l’intervento di personale tecnico adeguato e che poi rilascerà tutte le certificazioni del caso.

Gli autocostruttori devono partecipare alla costruzione di tutte le unità abitative (che verranno assegnate solo ed esclusivamente alla conclusione dei lavori) e garantire l’impegno lavorativo all’interno del cantiere di tante ore entro tempi prestabiliti: solitamente si tratta di circa 900/1000 ore distribuite nell’arco di 18/24 mesi.

I benefici per il portafoglio e quelli etico – sociali

Come già anticipato, la realizzazione di complessi abitativi autocostruiti risponde all’esigenza di ottenere innanzitutto abitazioni a prezzi più vantaggiosi e quindi più a portata di tutti.

La partecipazione dei futuri abitanti alle fasi costruttive consente di ammortizzare enormemente i costi, soprattutto quelli relativi alla manodopera: il risparmio può arrivare fino al 50 – 60% circa della spesa complessiva prevista per abitazioni analoghe ma costruite secondo procedure tradizionali.

A questo si aggiunge la possibilità di ottenere da alcuni istituti bancari, per questo tipo di realizzazioni, mutui a tassi agevolati o a condizioni particolarmente favorevoli. Aspetto, questo, che costituisce per molti una facilitazione di non poco conto!

Alle motivazioni di carattere economico vanno inoltre ad aggiungersi quelle relative agli aspetti etici e sociali della questione. Il lavoro cooperativo e la condivisione del progetto favoriscono infatti la coltivazione dei rapporti interpersonali tra i futuri abitanti e l’instaurazione di quelle relazioni di vicinato che oggi sono spesso dimenticate. Inoltre i soggetti autocostruttori sono quasi sempre appartenenti e provenienti da realtà molto diverse per luogo di origine, religione e cultura, per cui questi tipi di progetto rappresentano anche concreti tentativi di integrazione.

Qual è la tecnica costruttiva più adatta per l’autocostruzione?

L’autocostruzione è un processo edilizio che non presuppone l’impiego di una tecnica costruttiva specifica, ma è innegabile che il ricorso a soluzioni a secco e prefabbricate consenta di ottenere un duplice vantaggio: da un lato permette di ridurre notevolmente i tempi di posa in opera e realizzazione dell’edificio, dall’altro di semplificare sensibilmente le operazioni che i soggetti autocostruttori (non professionisti) dovranno svolgere.

Sono quindi i sistemi in legno a telaio ed X-lam quelli meglio rispondenti a queste esigenze. Essi uniscono i vantaggi della prefabbricazione alle ottime prestazioni del legno sia dal punto di vista dell’efficienza termica ed energetica sia sotto il profilo della sostenibilità.

È con questi sistemi che anche Albertani Corporates è attiva sul territorio e partecipa alla progettazione ed alla realizzazione di edifici residenziali autocostruiti.

 

Elena Ottavi

Se non vedo, non credo”. Sebbene ci siano dati rivelatori di una graduale inversione di tendenza, quando si parla di costruzioni prefabbricate in legno e in modo particolare del paradigma della solidità o sicurezza statica, gli italiani, affezionati più ai pregiudizi che alle evidenze scientifiche, si comportano come San Tommaso. È ancora diffusa, infatti, la percezione per la quale le costruzioni in legno e quelle realizzate secondo la metodologia della prefabbricazione, davanti a fenomeni quali i terremoti o gli incendi, anche per il ridotto spessore delle pareti, non siano affidabili come lo sarebbero le costruzioni in muratura.

Questo, però, è appunto un pregiudizio che sarà sciolto nel tempo, auspicabilmente, con la crescente trasmissione tra imprenditori e progettisti del sapere tecnico e pratico, sempre più consolidato. Come ricorderanno i lettori più attenti di questo blog, proprio sulla performabilità delle costruzioni prefabbricate in legno coinvolte in esperienze critiche quali incendi e terremoti, abbiamo già dedicato degli opportuni e specifici approfondimenti. Si ricorda brevemente, dunque, che nel primo caso, per la sua bassa conducibilità termica e per il suo indice di carbonatazione, il legno si comporta meglio dell’acciaio (che collassa più rapidamente); mentre nel secondo il legno – per la proprietà meccanica e fisica di essere un materiale leggero e flessibile, elastico e dinamico – agisce meglio delle soluzioni in muratura.

Sono in legno, del resto, le oltre 200 casette in legno già consegnate nell’ultimo semestre a Norcia e analogamente si interverrà anche negli altri territori colpiti dal sisma del 24 agosto dello scorso anno. Nella necessità di dover approfondire il tema della solidità, occorre evidenziare, per chiarirla, una dicotomia linguistica tra le cosiddette “casette” e le “case”. Queste costruzioni, impropriamente chiamate anche chalet, sono moduli abitativi dall’architettura semplice progettati e realizzati con tempi di costruzione estremamente rapidi per rispondere a situazioni emergenziali come quella in corso nel Centro Italia. Non hanno alcuna temporaneità, invece, le case in legno. Per quanto con la prefabbricazione la cantierizzazione sia notevolmente ridotta e vada declinata come fase di assemblaggio e di montaggio, soprattutto se sostenute da una notevole qualità della progettazione, simili architetture – personalizzabili sulla base delle esigenze della committenza – garantiscono un ottimo comfort abitativo e permettono di raggiungere un’elevata efficienza energetica.

Le casette in legno adottano, prevalentemente, legno massello per le parti strutturali, con isolanti in polistirolo o polistirene e con pareti in cartongesso. Una casa in legno prefabbricata utilizza per le parti strutturali legno lamellare di qualità certificata con materiali isolanti completamente naturali.

Negli ultimi anni, nonostante le difficoltà della filiera dell’edilizia di lasciarsi alle spalle l’eredità di una crisi strutturale profonda, le soluzioni in legno lamellare o xlam hanno avuto una notevole affermazione non solo perché capaci di fornire confortanti prestazioni termo-acustiche, ma anche perché, probabilmente, per quanto detto in apertura, sono anche visivamente rassicuranti. Apparentemente più leggere, le pareti in telaio hanno il medesimo vantaggio di garantire un alto comfort domestico, con la possibilità che, oltre al cappotto esterno, anche tra i vuoti dei montanti possono essere inseriti i materiali isolanti per valori termici-energetici estremamente spinti. I pannelli isolanti, in dettaglio, dovranno essere ad alta densità, in fibra di legno o lana di roccia, per aumentare la massa termica e la capacità di sfasare l’onda di calore in regime estivo.

Giuseppe Milano

Tra le questioni che più spesso vengono ben evidenziate quando si parla di case in legno, vi sono quelle relative al prezzo. Quanto costano? Sono davvero economicamente più convenienti di quelle tradizionali? Quali sono i fattori che maggiormente incidono sul prezzo?

Ovviamente si tratta di argomenti ai quali è molto difficile o forse impossibile fornire una risposta univoca e che sia valida in maniera generalizzata. Infatti, come abbiamo già più volte sottolineato all’interno di questo blog, ogni casa, ogni edificio, ogni progetto ha una sua storia, un suo percorso, delle caratteristiche specifiche e delle problematiche che lo rendono unico: ci saranno, certo, aspetti comuni e questioni ricorrenti, ma il risultato finale sarà sempre e necessariamente diverso.

Con il post di oggi, vogliamo tuttavia provare a disegnare un quadro dei fattori in gioco nella determinazione del prezzo di una casa in legno, procedendo in ordine cronologico secondo le fasi del progetto.

#1 – Costi preliminari: l’acquisto del terreno e la burocrazia

Volendo costruire ex novo la nostra abitazione, sarà necessario, innanzitutto, disporre del terreno su cui realizzarla e di tutte le autorizzazioni necessarie. Questi passaggi preliminari, di cui ci siamo già occupati in questo post, sono sempre validi qualunque siano la tipologia, la tecnica costruttiva ed i materiali che sceglieremo.

Quindi, in ogni caso dovremo per prima cosa procurarci un terreno le cui dimensioni e caratteristiche consentano la realizzazione di abitazioni e, in secondo luogo, assolvere a tutti gli adempimenti che la burocrazia prescrive:

  • Un progetto approvato ed il relativo titolo abitativo rilasciato dall’Amministrazione locale e da tutti gli altri eventuali enti che, per diversi motivi, hanno potere giurisdizionale sull’area in oggetto o sulle caratteristiche dell’edificio da realizzare (Regioni, Soprintendenze, Asur, Vigili del Fuoco, ecc.);
  • La disponibilità di uno o più tecnici incaricati della redazione e della esecuzione del progetto, dello svolgimento degli studi, delle ricerche e delle attività finalizzati (in funzione del progetto) al rilascio dei permessi, come la relazione geologica, il rilievo, l’accatastamento e le pratiche catastale, la certificazione acustica ed energetica, il collaudo, il coordinamento e la verifica degli adempimenti relativi alla sicurezza;
  • Il pagamento degli oneri di urbanizzazione e dei diritti di segreteria: il rilascio del permesso di costruire è vincolato al pagamento da parte del committente di quote definite in percentuale dai regolamenti locali e destinate a coprire gli oneri di urbanizzazione primaria e secondaria (infrastrutture e reti che servono l’area), il contributo sul costo di costruzione e i diritti di segreteria relativi al tipo di pratica. Si tratta di costi (soprattutto gli oneri di urbanizzazione ed il contributo sul costo di costruzione) che, in certi casi, possono avere un’incidenza molto alta.

Tali costi che, in maniera informale, abbiamo chiamato costi preliminari, pesano alla stessa identica maniera sia sulle tasche di chi sceglie una casa in legno, sia su quelle di chi, al contrario preferisce avvalersi delle tecniche tradizionali.

#2 – Costi di costruzione

Entrando un po’ più nel vivo e nel concreto delle fasi realizzative di una casa in legno e dei relativi costi, il primo vero e proprio passo della costruzione è quello che riguarda le fondazioni, l’unica componente realizzata in cemento armato secondo le tecniche tradizionali. Fin qui nessuna differenza tra le abitazioni in legno e tutte le altre, verrebbe da dire. Ma non è così: infatti in realtà è sotto questo aspetto che risiede il primo, grande vantaggio economico che la scelta di una casa in legno porta con sé, dal momento che questa, una volta finita, risulterà notevolmente più leggera e, di conseguenza, meno gravosa per le strutture destinate a sostenerla. Le fondazioni che una casa in legno richiede risulteranno quindi più semplici (solitamente si tratta di platee), meno massicce e, soprattutto, più economiche.

In cemento armato vengono realizzati anche eventuali piani interrati o seminterrati (vani cantina o autorimesse), mentre sono in legno i piani fuori terra: i solai, le pareti esterne ed interne e la copertura vengono progettati e definiti con precisione millimetrica, prefabbricati all’interno degli stabilimenti, grazie all’impiego di macchinari a controllo numerico, ed arrivano in cantiere pronti per essere assemblati.

La prefabbricazione consente di ottenere un duplice vantaggio dal punto di vista economico. Innanzitutto viene praticamente annullato il rischio di imprevisti o errori che, nelle costruzioni tradizionali possono produrre ritardi o rallentamenti dei lavori anche piuttosto consistenti e il relativo aumento dei costi: tutte le componenti, i nodi, le connessioni ed i particolari costruttivi devono infatti, necessariamente, essere computati e progettati in fase preliminare. In secondo luogo (ma non meno importante) la prefabbricazione consente la drastica riduzione della durata del cantiere, con tutto il risparmio che ne consegue: manodopera, oneri e noleggio di macchinari e ponteggi, eventuali costi per l’occupazione del suolo. A titolo esemplificativo basti pensare che se la costruzione ex novo di una casa tradizionale richiede, in media, tempi che vanno dai 12 ai 24 mesi circa, per una prefabbricata in legno ne basteranno meno di 6!

#3 – Il risparmio sul lungo periodo

Terzo capitolo di questa nostra analisi non può non essere che quello relativo ai benefici che la scelta di una casa in legno apporta sul lungo periodo sia al nostro portafogli sia al nostro benessere fisico: l’impiego di questo materiale consente infatti di massimizzare l’efficienza energetica dell’edificio, di minimizzare la dispersione del calore tra interno ed esterno e, quindi, di ottenere un notevole risparmio sulle bollette del riscaldamento. Inoltre, essendo igroscopico, il legno previene il verificarsi dei fenomeni legati alla presenza di umidità e garantisce le condizioni da cui deriva l’ottimale comfort interno.

 

Elena Ottavi

  • Courtyard House

    Fonte: http://www.archilovers.com/projects/204862/courtyard-house.html

  • Courtyart House

    Fonte: http://www.archilovers.com/projects/204862/courtyard-house.html

  • Duncan Terrace

    Fonte: http://www.archilovers.com/projects/45809/duncan-terrace.html

  • Duncan Terrace

    Fonte: http://www.archilovers.com/projects/45809/duncan-terrace.html

Ampliare le abitazioni impiegando moduli in legno prefabbricati. Spunti e alternative.

 L’idea di realizzare un ampliamento abitativo in legno non è mai una scelta azzardata.

Sono diversi i vantaggi, i benefici, le opportunità di risparmio, di eco-compatibilità riscontrabili per questo genere di intervento.

Il tipo di ampliamento è, innanzitutto, funzione delle esigenze della committenza: c’è chi, ad esempio, preferisce acquistare case anche molto piccole, ma con un forte potenziale di espansione in modo da potersi allargare nel tempo, anche in base all’aumentare dei componenti nella famiglia. Oppure chi opta per la ristrutturazione di un garage: in entrambi i casi si tratta di elementi annessi e separati rispetto all’edificio originale.

Ce n’è per tutti i gusti e per tutte le tasche, sia per gli amanti dell’architettura e per coloro che guardano agli aspetti pratici e funzionali.

Un buon produttore di case prefabbricate fornirà le soluzioni e le alternative del caso alle questioni legate ad un ampliamento o alla modifica di un’abitazione, ponendosi come mediatore tra le esigenze del committente e la normativa.

Come tutte le costruzioni prefabbricate in legno anche l’intervento di ampliamento risulta essere di rapida realizzazione e con un impatto visivo e ambientale molto limitato.

Ma comporta alcune difficoltà se si interviene su struttura a ‘L’ o su unità tra due edifici in muratura, come nel caso delle villette a schiera.

Immaginando l’ampliamento in forma di sopraelevazione, rispetto alle altre strutture abitative, le case in legno hanno il vantaggio di garantire un basso consumo, consentendo il raggiungimento di classi energetiche di eccellenza, anche se collocate in zone ventose.

Il peso decisamente inferiore, rispetto alle costruzioni tradizionali, consente alla struttura in legno di non pesare ulteriormente sulle fondazioni; in più, attraverso la sostituzione della copertura precedente, con quella in legno si va ad incrementare l’isolamento termico.

 

Piano Casa e le nuove proroghe

Nelle Regioni italiane anno dopo anno le misure per il rilancio dell’edilizia attraverso incentivi all’ampliamento volumetrico e alla demolizione e ricostruzione degli edifici si rinnovano e allungano i loro termini.

Per le Regioni Sardegna, Puglia, Abruzzo, Molise e Campania il Piano Casa è stato prorogato fino al 31 dicembre 2017. Dicembre 2018 per Marche, Sicilia, Veneto, Toscana, Basilicata e Calabria.

Il Piano Casa del Lazio è stato prolungato fino al 31 maggio 2017. Il Piemonte ha optato per una mini proroga di sei mesi. Fino al 30 giugno 2017 sarà possibile effettuare gli interventi di ampliamento a condizione che sia operato il miglioramento energetico o sismico di tutto l’edificio.

In alcuni casi non sono stati necessari interventi normativi perché negli anni passati sono state adottate scadenze pluriennali.

In ogni caso il legno resta il sistema migliore per ampliare la propria abitazione. Numerosi sono i vantaggi che offre questo sistema costruttivo.

 

Estetica, finiture e comfort visivo

Realizzare un ampliamento in legno non significa necessariamente utilizzare le doghe in legno a vista sulla facciata.

Le finiture sono in realtà molto simili a quelle che si utilizzano per le tradizionali case in muratura perché i prefabbricati che si utilizzano per assemblare l’edificio possono essere ricoperti da strati di particolari intonaci minerali e dipinti con colori per l’esterno a base di silicati. Questo significa avere l’opportunità di creare un vero e proprio spazio flessibile, usufruibile da tutta la famiglia e personalizzabile.

Per ragioni di estetica è opportuno che l’estensione segua perfettamente l’architettura della casa di partenza.

L’uso di grandi porte di vetro, collegamento tra interno ed esterno, fungono anche da connessione tra l’estensione e l’edificio esistente.

A questo si aggiunge l’inserimento di grandi finestre che permettono l’ingresso di luce naturale, un po’ come già avveniva prima dell’ampliamento.

Un ampliamento in legno, insomma, è conveniente sotto ogni punto di vista: le caratteristiche tecniche dei vari componenti in legno realizzati su misura, unite al metodo di costruzione con pareti prefabbricate, permettere di risparmiare tempo e denaro in fase di costruzione, ottimizzando l’efficienza energetica di tutte le componenti e ottenendo così, a parità di costo e di spessore delle pareti, una classe energetica superiore della muratura.

Inoltre, grazie agli spessori minimi perimetrali il confronto costi-prestazioni-dimensioni, rispetto a una costruzione tradizionale in cemento o muratura, va a tutto vantaggio delle costruzioni in legno.

 

Alcuni esempi dal mondo: come combinare estetica, qualità, durabilità e funzionalità?

A Londra gli ampliamenti in legno sono da anni all’ordine del giorno. Si tratta di interventi piccoli ma ben eseguiti.

Lo studio De Rosee Sa ha saputo trasformare un box auto in una casa con piccolo giardino.

Se la sfida inziale consisteva nel rendere abitabile un garage nella periferia della città, il risultato finale è uno spazio luminoso che gioca con la luce naturale, in sintonia con le richieste della committenza.

La mancanza di finestre nei muri laterali è stata trasformata da limite in punto di forza, attraverso due atrii in vetro e acciaio e aperture che portano la luce del giorno negli spazi interni che affacciano sul cortile.

E’ stato scelto il legno del cedro rosso occidentale per rivestire una delle pareti del cortile e prosegue all’interno, conferendo calore a studio e guardaroba. Le finiture si completano con parquet opaco in listelli larghi posati a lisca di pesce.

Duncan Terrace è, invece, uno degli ultimi progetti dello studio Dos Architects, insignito nel 2013 del Premio Fondazione Renzo Piano, il riconoscimento promosso dalla Fondazione Renzo Piano e dall’AIAC Associazione Italiana di Architettura e Critica, e nato per promuovere e valorizzare l’architettura di qualità, rivolgendosi ai progettisti italiani under 40.

Il progetto prevede una nuova realtà senza soluzione di continuità esterno/interni, sottolineata dall’uso dei materiali. La scelta di giocare lo sviluppo creando un volume completamente trasparente – quasi invisibile – ha dato un risultato leggero, armonioso e ben integrato. Il piano terra si trova rinnovato: un nuovo volume trasparente ospita la cucina e la sala da pranzo.

 

Valentina Ieva

 

 

 

 

 

 

Nell’Italia del 2017 dilaniata non solo dalla povertà e dalla crescita delle disuguaglianze, ma anche dal paradosso anacronistico di chi pensa di poter ancora sigillare il territorio con nuove costruzioni – nonostante l’Istat non perda occasione di ricordarci come nel nostro Paese già fortemente ferito dal fenomeno del decremento demografico sarebbero addirittura 7 milioni gli appartamenti residenziali inutilizzati – sono sempre più frequenti le notizie di interventi di rigenerazione urbana sostenibili caratterizzati dal social housing e realizzati in legno con la metodologia della prefabbricazione.

 

La visione del social housing, già consolidata e diventata ordinaria da molti anni nei Paesi della Scandinavia, è stata decodificata nel nostro ordinamento, per la prima volta, con la legge finanziaria del 2008 quando “per alloggio sociale si intende l’unità immobiliare in locazione rivolta a individui e nuclei familiari che non sono in grado di accedere alla locazione di alloggi nel libero mercato”. Non essendoci stata in questi anni, tuttavia, uniformità di giudizio su tale innovazione, la definizione comunemente accettata è quella fornita dal Cecodhas, ossia dal Comitato Europeo per la Promozione del Diritto alla Casa: «l’insieme delle attività atte a fornire alloggi adeguati, attraverso regole certe di assegnazione, a famiglie che hanno difficoltà nel trovare un alloggio alle condizioni di mercato perché incapaci di ottenere credito o perché colpite da problematiche particolari». L’obbiettivo dell’edilizia sociale, quindi, è cercare di fornire alloggi di buona qualità, a canone calmierato, realizzati secondo il criterio della mixité da soggetti sia pubblici sia privati che concorrono a risolvere la diffusa emergenza abitativa presente nelle nostre città, ricucendole socialmente per evitare nuove periferie o nuovi ghetti.

Questa scelta abitativa si distingue dalle altre, inoltre, anche per due fondamentali ragioni: il carattere etico ed il carattere ecologico. Con il primo aggettivo, infatti, si intende una propensione alla condivisione degli spazi condominiali da parte di chi li vive, favorendo nuove relazioni sociali e ripristinando pragmaticamente l’esperienza del “buon vicinato” diffusa nel passato e smarritasi negli ultimi decenni. Il social housing è poi uno strumento ecologico sia perché è oggi, spesso, una misura di rigenerazione urbana di immobili dismessi e vuoti da tempo; sia perché nella realizzazione di nuovi alloggi o nella ristrutturazione di vecchi si opta per soluzioni energeticamente innovative e sostenibili. Per questi scopi, pertanto, sempre più spesso i progetti prevedono strutture in legno: si sceglie questo materiale non solo per la sua vocazione energetica, ma anche per la sua propensione a comportarsi ottimamente da un punto di vista sismico.

Vediamo alcuni esempi:

Milano. Nel capoluogo lombardo, in Via Cenni, è stato realizzato nel 2013 uno degli interventi di social housing in legno più grandi d’Europa, “Cenni di Cambiamento”. Questo intervento di edilizia sociale, progettato dall’architetto Fabrizio Rossi Prodi, si sviluppa su un’area complessiva di 17 mila mq. L’idea conduttrice era di favorire l’integrazione tra servizi e funzioni di natura diversa e per consentire la relazione continua tra la comunità residenziale e il contesto della città esistente. La continuità tra la dimensione privata dell’alloggio e quella pubblica degli spazi aperti è ben espressa dai temi architettonici delle terrazze e delle logge, elementi di caratterizzazione plastica del volume, ma soprattutto espressione di una relazione tra il dentro e il fuori, tra la vita del singolo cittadino e quella dell’intera comunità. Il complesso residenziale, con struttura portante in legno, prevede quattro torri di nove piani, per un totale di 123 alloggi. Tra impianti di ultima generazione e accurata definizione di tutti i particolari costruttivi, “Cenni di Cambiamento” è un esempio virtuoso di edilizia sostenibile per le alte prestazioni energetiche e per l’alto livello di comfort domestico raggiunto. Gli inquilini saranno affiancati da un “gestore sociale”, che li aiuterà a imparare come governare i progetti per gli spazi comuni, piuttosto ampi. La peculiarità di via Cenni non riguarda solo l’innovazione del progetto architettonico, ma anche la filosofia che lo ispira, molto vicina a quella del co-abitare. Oltre ad una piazza di raccordo (che ricorda una scacchiera), che potrà essere utilizzata per varie iniziative, compresi concerti, trovano spazio un campo di mini basket, un parco giochi per bambini, alcuni orti condominiali. Gli spazi in comune, tuttavia, non sono solo quelli esterni. All’interno del complesso sono stati riservati dei locali da condividere e che, oltre alla zona lavanderia, non hanno una precisa destinazione, perché saranno gli stessi condomini a scegliere come usarli di volta in volta.

Brescia. Nella città lombarda, lo studio d’architettura 5+1AA di Alfonso Femia e Gianluca Peluffo ha progettato un complesso edilizio costituito da quattro palazzine a quattro piani interamente in legno, con struttura lignea in pannelli XLam, per un totale di 72 appartamenti. Obiettivo dei tecnici incaricati era realizzare abitazioni a bassissimo consumo energetico e ad altissimo comfort termico-domestico. L’impresa è riuscita grazie ad una progettazione attenta ai singoli dettagli che hanno prodotto benefici evidenti e misurabili: notevole coibentazione, involucro compatto, riduzione dei ponti termici, tenuta all’aria, riduzione delle perdite per ventilazione, uso di fonti rinnovabili, riduzione del fabbisogno energetico. I risultati conseguiti dalla descritta progettazione integrata degli edifici ha portato, conseguentemente, a una valutazione energetica in classe A sia secondo i parametri CENED sia secondo quelli dell’Agenzia CasaClima.

Si cita, infine, l’esperienza portata avanti dall’architetto italiano Mario Cucinella ribattezzata “Casa 100k”: ossia la casa da 100 metri quadri da 100mila euro progettata e realizzata secondo i dettami della bioarchitettura e, quindi, altamente eco-sostenibile. Per l’architetto bolognese, questo modello residenziale, idoneo per la tipologia del social housing che prevede tradizionalmente anche la possibilità di acquistare dopo alcuni anni la casa affittata, consente di dare una risposta alle domande di economicità, riduzione di emissioni inquinanti e senso di piacere dell’abitazione.

Una casa viva, colorata, che lascia spazio alle differenti identità e modalità di vivere, ma capace di produrre energia utilizzando ogni strategia passiva e attiva per rendere l’edificio una macchina bioclimatica.

 

Giuseppe Milano

 

La maggiore attenzione e sensibilità alle tematiche della sostenibilità e del risparmio energetico, unite alla riscoperta delle qualità e delle prestazioni del legno come materiale da costruzione hanno dato vita, in questi ultimi anni, ad un fenomeno dai volti ambivalenti. Infatti da un lato l’aumento del numero delle aziende operanti in questo settore ha messo in moto un positivo meccanismo di miglioramento dei materiali e delle tecnologie, da cui traggono beneficio la qualità ed il livello delle prestazioni dei prodotti finali. Dall’altro stiamo invece assistendo al moltiplicarsi di offerte e annunci, soprattutto sul web e sui social network (che rappresentano oggi, in bene e/o in male, la fonte di informazione principale o esclusiva per moltissime persone), che reclamizzano la vendita di case di legno e che sono, spesso, accompagnati da informazioni parziali, confuse, distorte e male interpretabili. Ne risulta una generalizzata diffusione di conoscenze sbagliate, di “falsi miti” che vengono accolti ed accettati come dati certi.

Semplice e veloce sì, ma c’è un “ma”.

Uno dei convincimenti oggi più diffusi è quello secondo cui progettare e costruire una casa in legno sarebbe più semplice ed economico che realizzarla secondo le tecniche tradizionali. L’affermazione di per sé non è errata, ma va completata. Infatti, costruire una casa in legno è davvero più semplice ed economico rispetto ad una in latero-cemento o in muratura, perché la parziale o totale prefabbricazione consente di abbreviare notevolmente i tempi del cantiere (risparmiando, così, sui costi della manodopera), di semplificare le lavorazioni da svolgere e di evitarne qualcuna particolarmente onerosa, come ad esempio la realizzazione delle strutture armate.

Questo tuttavia non significa, come in molti credono, che scegliere una casa in legno (anche se prefabbricata) consenta di seguire iter e procedure diverse e più veloci, rispetto a quelle necessarie per le abitazioni di tipo tradizionale. Al contrario: la prassi necessaria, le prescrizioni da rispettare ed i titoli abilitativi da ottenere sono esattamente gli stessi. Contano la tipologia e le caratteristiche dell’edificio e dell’area, non la scelta dei materiali.

L’area.

Nel caso in cui l’edificio sia da costruire ex novo, occorre innanzi tutto avere a disposizione l’area adatta per l’insediamento del cantiere prima e dell’abitazione poi: naturalmente ci sono delle regole e delle condizioni da tenere in considerazione e che a volte pongono semplicemente dei limiti o, in altri casi, negano la possibilità di realizzare, in determinati contesti, manufatti di qualsiasi tipologia e materiale.

Ovviamente in questa sede è impossibile fornire un quadro dettagliato e completo dell’intricato apparato urbanistico e normativo vigente, che si sviluppa a diversi livelli e che si articola, si diversifica e si personalizza in ciascuna realtà locale, ma vogliamo comunque provare a fare un po’ di chiarezza sull’argomento, su quali sono le principali variabili in gioco e su come procedere.

Torniamo quindi alla nostra area: che cosa la rende adatta o meno alla costruzione di una casa in legno? In primo luogo, vanno tenuti in considerazione la sua destinazione d’uso ed il suo indice di fabbricabilità, che stabiliscono la quantità di costruito (volume) che è possibile realizzare per unità di superficie nelle diverse zone. A tutela del paesaggio e del territorio e per porre un freno all’eccessiva edificazione, alcune aree hanno indici di fabbricabilità molto bassi e che, di fatto, rendono molto difficoltoso se non impossibile ottenere la volumetria utile alla realizzazione di un’abitazione (a meno che non si possiedano estensioni molto molto grandi). E’ il caso, ad esempio, delle aree agricole, nelle quali la possibilità di costruire edifici residenziali deve sottostare ad indici di fabbricabilità bassissimi (0,03 mc/mq, ex D.M. 1444/68) oltre che all’obbligo per il proprietario di svolgere da almeno tre anni l’attività di imprenditore agricolo.

Un secondo aspetto che può porre forti restrizioni alle possibilità edificatorie di un’area è la presenza di vincoli: ad esempio quando si tratta di contesti paesaggistici protetti o di particolare pregio (tutele ex D. Lgs 42/2004), di zone esposte a rischi di varia natura (idrogeologico, fonti inquinanti, ecc.) o di aree ricadenti all’interno di fasce di rispetto.

Il terzo elemento da considerare nella valutazione dell’area è, infine, quello relativo al rispetto delle distanze dagli edifici preesistenti, dai confini e dalle infrastrutture.

Il proprietario può prendere visione delle caratteristiche urbanistiche e delle condizioni normative di un’area e, quindi, valutarne la capacità edificatoria, o facendone apposita richiesta presso gli uffici comunali o rivolgendosi ad un tecnico che, in sua vece, raccoglierà tutte le informazioni necessarie.

Il titolo abilitativo.

Una volta appurata la possibilità di realizzare un edificio all’interno dell’area che abbiamo scelto, si può passare al secondo step del percorso, che consiste nella verifica dei titoli abilitativi necessari.

Anche in questo caso, come già ribadito in precedenza, la premessa è la stessa: la costruzione di una casa in legno è soggetta agli stessi limiti, vincoli e prescrizioni previsti per gli edifici residenziali realizzati secondo le tecniche tradizionali. Quindi sia che si voglia impiegare il legno, sia che si preferiscano il laterizio, il cemento armato, l’acciaio o qualunque altro materiale e tecnica costruttiva, ciò che stabilisce quale sia il titolo abilitativo necessario (e, di conseguenza, tempistiche, procedure ed eventuali costi e oneri), è la tipologia dell’intervento edilizio.

Gli interventi edilizi sono definiti dal D.P.R. 380/2001, Art. 3 e, quelli che solitamente vengono chiamati in causa quando si vuole costruire o ristrutturare un’abitazione, sono quelli identificati, appunto, come “interventi di ristrutturazione edilizia” e “interventi di nuova costruzione”, per i quali è necessario il permesso di costruire. Quando si decide di procedere all’esecuzione di opere di tale genere (vedi D.P.R. 380/2001 e D. Lgs. 22/2016), occorre quindi rivolgersi ad un tecnico che si occuperà della redazione del progetto e della pratica edilizia da presentare in Comune.

Si ribadisce che i casi sopra elencati vanno considerati in maniera generica: la normativa edilizia ed urbanistica va infatti declinata secondo i regolamenti locali e, in ogni caso, ciascun intervento costituisce un caso a sé stante, con i suoi (eventuali) vincoli e prescrizioni particolari.

Il concetto che con questo post si vuole ben sottolineare è che una casa in legno è, sì, più veloce da costruire rispetto ad una tradizionale, ma la sua realizzazione deve percorrere lo stesso iter e seguire le medesime regole: non sono infatti materiale e tecnica costruttiva a fare la differenza, ma il tipo di intervento e le caratteristiche dell’area in cui si opera.

Elena Ottavi

In occasione di MADE Expo 2017, è stato presentato ufficialmente il progetto della nuova sede del Polo Formativo del Legno Arredo, avviato nel 2012 in Brianza da FederlegnoArredo con l’obiettivo di offrire a giovani competenti e motivati uno spazio di formazione adeguato, dando loro concrete opportunità di inserimento professionale.

La struttura sarà realizzata in legno dall’azienda Albertani Corporates, secondo i più moderni ed elevati standard di sostenibilità.

“Crediamo molto in questo progetto”, ha sottolineato il presidente di FederlegnoArredo Emanuele Orsini. “Le aziende del settore hanno bisogno di personale all’altezza dei nuovi scenari di mercato. Grazie al Polo, possiamo dire di essere sulla strada giusta per creare le condizioni migliori per le imprese per guardare al futuro con più certezza”.

La nuova sede sarà pronta per il mese di luglio e sorgerà nell’area dell’ex parco militare di Lentate sul Seveso ora riqualificato. Sarà in grado di ospitare più di 250 studenti in una struttura monoplanare in legno innovativa e con i più moderni standard di sostenibilità. Con la garanzia di una firma come quella di Albertani Corporates.

Il progetto del Polo Formativo si sta dimostrando una case history di eccellenza in Italia, sia per la sua capacità di creare partnership virtuose tra pubblico e privato, sia per la sua efficacia di inserimento nel mondo del lavoro. Attorno a questi temi l’Assessore all’Istruzione, Formazione e Lavoro di Regione Lombardia Valentina Aprea, intervenuta anch’essa alla presentazione, ha voluto sottolineare il valore strategico del progetto per i giovani e le aziende: “Unire tradizione a innovazione per formare giovani apprendisti che, terminato il percorso in cui hanno lavorato a scuola e studiato in azienda, possano disporre degli strumenti per aggredire i mercati globali: partendo dall’Italia, dalla Lombardia in particolare, vogliamo siano in grado di competere con il mondo”.

 La presentazione della nuova sede è stata l’occasione per lanciare ufficialmente anche il nuovo diploma triennale di Operatore Edile, che va così a rafforzare l’offerta formativa del Polo.

Perché la vera innovazione è quella che favorisce sviluppo e opportunità, in modo sostenibile. In primis per i giovani.

 

 

 

“Con il riscaldamento e l’inquinamento globale apparentemente inarrestabile, i cui effetti sempre più catastrofici su scala planetaria misurano la nostra attuale incapacità di reazione, dobbiamo comprendere che il dramma del cambiamento climatico può essere superato, o almeno mitigato, con una rivoluzione energetica dei materiali”. Il chimico e professore dell’ Università di Rotterdam, Michael Braungart, intervenuto a Klimahouse 2017, assumendo suo malgrado i panni del moderno “oracolo di Delfi”, profetizza quel che, per un numero crescente di operatori della filiera, è già realtà: l’edilizia, uno dei settori industriali più energivori insieme a quello delle infrastrutture, deve, in una visione sinergica e sistemica, essere attraversata radicalmente da una conversione ecologica, al centro della quale ci siano i materiali da costruzione.

Materiali che siano, contemporaneamente, naturali e riciclabili da un lato ed efficaci, più che efficienti, dall’altro, da un punto di vista termico-acustico-igrometrico-statico. Non solo per realizzare nuove costruzioni, ma soprattutto per riqualificare l’immenso patrimonio edilizio italiano, residenziale ed industriale, tanto utilizzato quanto dismesso. Nella consapevolezza che si possa e si debba saldare la dimensione estetica con quella ecologica ed economica. Per il fine, non trascurabile, di garantire a chiunque il massimo comfort domestico possibile. Vediamo, quindi, quali sono oggi i principali materiali isolanti naturali e quali i vantaggi prodotti per l’utente.

Il lino. La più antica fibra tessile conosciuta dall’uomo, il lino, è un materiale naturale che per la sua bassa conducibilità termica e per la sua buona capacità termica massica permette di avere, rispettivamente, un ottimo isolamento in inverno e in estate. Per la sua proprietà igroscopica, inoltre, il lino regola perfettamente il tasso di umidità all’interno dell’ambiente domestico. Il lino, materia prima rinnovabile con un ciclo di rinnovamento molto rapido (3-4 mesi) e non bisognosa di una eccessiva irrigazione per la sua riproduzione, si trova sul mercato nella modalità dei pannelli – con spessore fino a 25 cm – o dei rotoli – in genere di spessore compreso tra i 6 e i 10 cm – molto stabili, elastici e maneggevoli.

Fibra di cellulosa. È un materiale riciclabile ricavato dagli scarti di produzione dell’industria della carta e caratterizzato da buone prestazioni termiche e acustiche. Ha un coefficiente di conducibilità termica molto basso, come bassi sono i consumi di energia per la produzione. I fiocchi di fibra di cellulosa sono, anche per le precise prescrizioni normative dell’unione europea, necessariamente trattati con sali di boro per conferire capacità ignifuga e antiparassitaria. Con l’ausilio della resina di pino o del solfato di alluminio si possono ottenere i pannelli che, successivamente, possono essere inseriti tra montanti di legno e travetti. La sua natura, al contrario di quel che si potrebbe pensare, permette alla fibra di cellulosa di immagazzinare acqua e di migliorare il microclima interno dell’edificio. Abbatte il rischio della creazione di condensa e reagisce bene all’escursione termica tra giorno e notte.

Fibra di legno. Ottenuto dagli scarti di legno e compattato con la resina prodotta dal legno, la lignina, questo è un materiale completamente ecologico. Tra i suoi punti di forza quello di disporre, per un coefficiente di conducibilità pari a 0,050, della capacità di isolare l’ambiente domestico tanto dai rumori quanto dal calore. Con buone prestazioni sia in inverno sia in estate, sia in climi più rigidi sia in quelli più miti.

Lana di pecora. Questo materiale isolante, di origine animale, nasce da un accurato processo di pulitura e filatura: dopo essere state, infatti, opportunamente trattate per garantirne la durabilità e l’affidabilità anche in ragione delle prescrizioni europee, le fibre lunghe vengono separate da quelle corte, con le prime che vengono impiegate nel settore tessile, mentre le seconde sono usate per coibentare gli edifici. L’isolante viene prodotto in rotoli e può essere inserito all’interno di elementi architettonici orizzontali e verticali per migliorare le prestazioni termiche di muri, soffitti e pavimenti. Il prodotto è totalmente naturale, atossico e non permette fenomeni di condensa perché la lanolina, una cera che riveste le fibre, rende la lana idrorepellente, ma nello stesso tempo è un regolatore igrometrico dell’aria e mantiene costante il tasso di umidità degli ambienti. Ha una buona capacità ignifuga ed è privo di VOC (composti organici volatili).

Canapa. Tra i materiali naturali, riciclabili ed eco-compatibili, forse, quello che merita una attenzione particolare è la canapa. Il nostro Paese, diversi decenni fa, era tra i primi produttori mondiali di questa sostanza vegetale, ma, per il rigorismo del proibizionismo in ragione della sua potenziale dannosità per la salute, perse questo primato e la possibilità di far crescere una filiera notevole. La stessa, tuttavia, oggi in rapida ascesa perché la canapa può essere applicata in una pluralità di settori industriali. Nel segmento dell’edilizia e dell’architettura, indubbiamente, presenta numerosi vantaggi. Sia per la sua leggerezza e la sua facilità d’uso, dopo una produzione in tempi molto rapidi, ma anche per le sue proprietà biologiche e fisiche che consentono a questa fibra di garantire termicamente, acusticamente, staticamente (con gli opportuni accorgimenti), prestazioni eccezionali, con una grande durabilità nel tempo. Senza trascurare, infine, la possibilità da parte della canapa di bonificare anche siti industriali contaminati.

Sughero. Le caratteristiche del sughero, che lo rendono un ottimo isolante sono da ricercarsi nelle sue caratteristiche fisico-chimiche e nel processo termico di tostatura, che ne massimizza le già ottime prestazioni termo-acustiche. L’elevata quantità di gas contenuta nella struttura cellulare, unitamente a pareti cellulari composte da una scarsa quantità di materia, minimizzano il passaggio di calore. Tali prestazioni si ritrovano intatte e, addirittura amplificate, dopo la tostatura, per via della espansione delle cellule. Ugualmente importante è il ruolo della suberina, che, una volta raffreddata, riveste il sughero rendendolo impermeabile e insensibile all’umidità, lasciando però il pannello altamente traspirante. L’assenza di collanti aggiunti, unitamente ad un eccellente LCA, rende il sughero tostato un materiale isolante naturale, molto interessante anche per la bioarchitettura, anche come isolante acustico.

Giuseppe Milano

Costruire o acquistare una casa in legno significa innanzitutto effettuare una scelta i cui riscontri positivi si registreranno, in primo luogo, sul piano dell’efficienza energetica e del risparmio di risorse e di denaro. Ma i vantaggi che l’impiego del legno per la realizzazione di edifici destinati all’uso abitativo porta con sé, non sono solo questi di carattere prettamente quantitativo ed economico.

Comfort abitativo e benessere interno

Al contrario: vi sono infatti anche (e soprattutto) i numerosi aspetti legati al miglioramento del comfort abitativo e del benessere interno che l’utilizzo del legno consente di ottenere.

Ma procediamo con ordine e concentriamo per un attimo l’attenzione sul concetto di comfort abitativo: con questa espressione infatti non si intende, in maniera approssimativa, una generica sensazione soggettiva di benessere, bensì il sistema delle condizioni di temperatura, qualità dell’aria, illuminazione ed acustica, qualitativamente e quantitativamente definite, che si instaura all’interno di un ambiente e che incidono fortemente sullo stato psico-fisico di chi ci trascorre molte ore.

Ma come e in che misura l’impiego del legno può influire su di esse? Fatta eccezione per l’illuminazione, il cui corretto apporto dipende direttamente dall’adeguata progettazione e distribuzione delle aperture, nonchè dalla qualità degli infissi che si decide di installare, le altre tre caratteristiche sopra citate, temperatura, qualità dell’aria ed acustica, sono strettamente collegate alla scelta dei materiali ed i risultati sono tanto più positivi laddove si è utilizzato il legno.

Isolamento termico, traspirabilità e igroscopicità

Si tratta innanzitutto di un materiale con elevata capacità isolante. La bassa conducibilità termica che lo contraddistingue, garantisce agli ambienti interni ottime condizioni termiche in tutte le stagioni: in particolare nei mesi freddi permette di minimizzare la dispersione di energia verso l’esterno (con conseguente accumulo di calore), mentre nel periodo estivo il legno costituisce un’efficace barriera contro la penetrazione del caldo.

Le caratteristiche della traspirabilità e dell’igroscopicità agiscono invece sulla capacità del materiale di comportarsi come un vero e proprio regolatore naturale dell’umidità: grazie alla sua porosità infatti, l’umidità in eccesso presente all’interno dell’abitazione viene assorbita e condotta fuori per capillarità, fino al raggiungimento di un punto di equilibrio che, nello stesso tempo, impedisce all’aria di essiccarsi eccessivamente.

Queste caratteristiche consentono quindi di assicurare alla nostra abitazione condizioni di temperatura costante (all’interno di un ambiente confortevole essa dovrebbe attestarsi intorno ad un minimo di 20° C in inverno e ad un massimo di 26° C in estate) e livelli bassi di umidità interna.

Contro l’inquinamento indoor ed acustico

Temperatura costante e livelli bassi di umidità assicurano all’abitazione anche la buona qualità dell’aria: nelle case realizzate in legno, essa non risulta infatti danneggiata dalle problematiche derivanti, ad esempio, dall’eccessiva umidità. Infatti, come già più volte sottolineato all’interno del blog, la presenza (e la persistenza) di quest’ultima può essere causa, sul medio e lungo periodo dell’attecchimento di funghi e muffe che potrebbero provocare patologie del sistema respiratorio o forme reumatiche o allergiche. L’impiego del legno, proprio per le sue caratteristiche, costituisce un ottimo strumento per cercare di mantenere, all’interno della nostra casa, quelle condizioni di salubrità in grado di contrastare l’insorgere di questi fenomeni.

Il legno può inoltre vantare anche capacità antistatiche ed antiallergiche ed è in grado di fornire una parziale schermatura contro l’inquinamento elettromagnetico, sempre più diffuso e dannoso.

Infine, trattandosi di un materiale naturale, sostenibile ed ecocompatibile, è (almeno quando la sua produzione e la sua messa in commercio sono frutto dell’operato di aziende certificate e garantite) anche meno esposto alle contaminazioni dovute a tutte quelle sostanze chimiche impiegate in ambito industriale ed edilizio e pericolose per la salute, quali i metalli pesanti, l’amianto, la formaldeide, ecc.

A chiudere il quadro vi sono le ottime prestazioni del legno dal punto di vista dell’isolamento acustico: la natura porosa di questo materiale, lo rende infatti particolarmente assorbente, cioè in grado di ostacolare la propagazione del rumore all’interno, intrappolando l’energia sonora. Risulta efficace soprattutto contro i rumori aerei e contro quelli derivanti dal calpestio. E’ molto performante anche per contrastare la diffusione di fenomeni di vibrazione.

 

Elena Ottavi