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Inquinamento indoor: quando l’inquinamento è dentro casa

Quando si parla di inquinamento dell’aria, spesso lo si tende ad associare soltanto alle sostanze nocive che produciamo ed emettiamo nell’atmosfera, o allo smog che opprime le nostre città. In realtà esiste una forma di inquinamento, poco conosciuta e a volte sottovalutata, i cui rischi possono essere ben più gravi: si tratta dell’inquinamento indoor, che riguarda gli ambienti confinati in cui svolgiamo attività di diverso tipo. Abitazioni, scuole, uffici, edifici pubblici, mezzi di trasporto (sono esclusi gli ambienti industriali) sono luoghi in cui trascorriamo gran parte delle nostre giornate (circa l’80-90% secondo le stime) ed in cui, come hanno dimostrato diverse ricerche e pubblicazioni, l’esposizione ad inquinanti di varia natura può essere addirittura superiore rispetto a quella presente all’esterno. Un’ulteriore aggravante è rappresentata dal fatto che le categorie più colpite sono quelle più deboli, come i bambini, gli anziani e i soggetti che presentano patologie che li rendono più suscettibili agli effetti nocivi di alcune sostanze.

I dati raccolti dall’O.M.S. classificano l’inquinamento indoor addirittura come la principale causa di decesso legata all’ambiente e stimano che nel 2010 esso abbia determinato un numero di morti compreso fra 3,5 e 4 milioni. Inoltre circa la metà dei decessi di bambini di età inferiore ai 5 anni sarebbe riconducibile ad infezioni respiratorie acute collegate all’inalazione di aria domestica inquinata (dati OMS 2014).

Le principali patologie a cui l’esposizione ad inquinamento indoor può portare, sono quelle riguardanti gli apparati cardio-circolatorio e respiratorio, a partire da disturbi leggeri come tosse, irritazioni e forme allergiche per arrivare a problemi più gravi, come bronchiti, polmoniti, asma, cardiopatie, cancro. Da qualche anno si è iniziato a parlare anche di Sick Building Syndrome (S.B.S.), tradotto in italiano come sindrome da edificio malato, con cui si indicano i sintomi, manifestati da una o più persone, riconducibili al tempo trascorso all’interno di un edificio ma non identificabili come malattie specifiche.

Ma quali sono le sostanze nocive che sono alla base di questi problemi? E come possiamo difenderci?

Sono diverse e di varia natura: polveri, batteri, spore, muffe, composti organici volatili, gas, ecc. Alcune derivano da nostri comportamenti o cattive abitudini e spesso i loro effetti sono aggravati dalle esigenze di isolamento termo-acustico degli edifici: la mancante o insufficiente ventilazione degli ambienti interni costituisce infatti ostacolo alla possibilità di dispersione all’esterno degli eventuali agenti pericolosi.

Tra le fonti più comuni di inquinamento indoor troviamo il fumo di tabacco, i processi di combustione, la presenza di animali domestici, l’uso di molti prodotti per la pulizia e la manutenzione della casa, gli antiparassitari, l’impiego di colle, adesivi e solventi, l’utilizzo di strumenti come stampanti e fotocopiatrici.

Un capitolo importante è quello relativo alle emissioni prodotte dai materiali impiegati nella costruzione degli edifici. Da questo punto di vista, il più (tristemente) famoso è il rischio amianto, ampiamente sfruttato in ambito edilizio negli anni Sessanta e Settanta per le sue notevoli prestazioni come isolante termo – acustico e per la resistenza al fuoco. Per questo capita spesso anche oggi, nel corso di interventi di ristrutturazione, di imbattersi in questo materiale (coperture, serbatoi, canne fumarie, ecc.), la cui pericolosità consiste nello sfaldamento delle fibre che si disperdono, penetrano nel sistema respiratorio e provocano gravi patologie. Oggi, nonostante siano stati vietati l’uso, l’estrazione e la trasformazione dell’amianto, non siamo comunque del tutto lontani dai fattori di rischio. Da un lato occorre prestare attenzione al pericolo legato all’utilizzo di malte che impiegano cemento (falsamente sostenibile) proveniente da materiali di riciclo: potrebbero infatti contenere residui di amianto o altri metalli pesanti. Dall’altro il mercato dei materiali da costruzione abbonda di composti sintetici, come polistirolo e polistirene, impiegati nell’isolamento degli edifici, i quali, oltre ad ostacolare la necessaria traspirazione delle pareti, emettono nell’ambiente interno sostanze volatili pericolose e residui di elementi chimici assorbiti durante i processi di trasformazione. In questi casi un accorgimento non risolutivo ma comunque utile, è quello di assicurare la ventilazione durante e dopo la posa in opera di questi materiali.

Tra i fattori di rischio più diffusi legati ai materiali da costruzione più direttamente a contatto con chi abita o vive l’ambiente indoor vi sono anche quelli derivanti dall’utilizzo di colle e vernici ed elementi in PVC. Anche questi materiali sono di origine chimico-sintetica e, nel corso del loro ciclo di vita, emettono nell’aria sostante nocive per la salute dell’uomo denominate composti organici volatili (C.O.V.), tra cui ci sono, ad esempio, benzene e formaldeide La presenza di quest’ultima, in particolare, all’interno delle abitazioni, è dovuta ad una moltitudine di cause: la si trova in vernici e pitture, negli oggetti d’arredamento, in colle e resine, nei rivestimenti, nei processi di combustione. Anche in questo caso si consiglia di ventilare abbondantemente i locali dopo che vi sono stati introdotti prodotti (ad esempio mobili) a rischio e, comunque, di cercare di preferire, al momento dell’acquisto, quelli naturali o che garantiscono e certificano un basso contenuto di composti organici volatili.

La qualità dei materiali impiegati nella costruzione delle abitazioni consente di prevenire anche l’insorgere di problemi come condense, muffe e formazioni di umidità ed il conseguente proliferare di funghi e batteri: infatti se da un lato vi sono materiali plastici o di origine sintetica, non traspiranti, che favoriscono la comparsa di questi fenomeni, dall’altro vi sono anche quelli capaci di contribuire al comfort abitativo e di filtrare e depurare l’aria interna dell’abitazione. Fra questi troviamo il legno, che, per sua natura risulta anallergico, traspirante ed in grado di schermare anche altri fenomeni nocivi quali i campi elettromagnetici.

Infine vi sono i rischi legati agli aspetti impiantistici delle abitazioni, in particolare ai sistemi di ventilazione, climatizzazione e deumidificazione: la loro eventuale cattiva manutenzione o errata collocazione (ad esempio se ci sono prese d’aria su strade molto trafficate) può favorire l’ingresso in casa di sostanze e polveri nocive dall’esterno ed il proliferare, all’interno di filtri non adeguatamente puliti, di acari, muffe, batteri ed altri contaminanti biologici che potrebbero causare asma e reazioni allergiche.

Questi sono solo alcuni dei fattori in gioco nell’ambito del rischio espositivo all’inquinamento indoor, del quale risulta tuttavia difficoltoso costruire una stima quantitativa univoca e definire un quadro omogeneo. Oltre alla presenza o meno degli agenti inquinanti, risultano infatti determinanti anche altri elementi legati ai singoli contesti, alla tipologia di individui (età, suscettibilità alle malattie, presenza di altre patologie croniche, ecc.), ai tempi di esposizione. Come buona prassi, rimane comunque consigliabile accertarsi bene, in fase di progettazione ed acquisto, della qualità e della tipologia dei materiali da impiegare all’interno delle abitazioni e, durante e dopo la loro posa in opera, garantire la ventilazione e il ricambio d’aria negli ambienti indoor.

Elena Ottavi