1. Le costruzioni in legno favoriscono la deforestazione dei boschi?

No. L’alienazione dei boschi è generato da due modus comportandi di origine antropica: da un lato l’insostenibile o illegale gestione delle foreste, dall’altro l’inquinamento atmosferico. Nel primo caso rientra sia la conversione ad uso agricolo o urbano delle superfici boschive, sia il taglio illegale o gli incendi, per lo più dolosi; nel secondo sono da considerare gli effetti dell’inquinamento provocato dalle attività umane nelle aree urbane e industriali (si pensi ai gas serra). Non rientrando in alcuna categoria, pertanto, l’architettura in legno non contribuisce alla deforestazione. Anzi, al contrario, favorisce lo sviluppo del patrimonio forestale.

2. La casa in legno è adatta solo ai climi e alle temperature più rigide?

No. Le costruzioni in legno possono essere realizzate a qualsiasi latitudine. Il successo, da oltre un ventennio, delle costruzioni in legno nei paesi del nord Europa o nelle regioni settentrionali italiane non deve trarre in inganno. Con una corretta progettazione integrata – che preveda, per esempio, sistemi di schermatura o altri dispositivi per gestire naturalmente le temperature estive più alte – questa tipologia edilizia, infatti, può diffondersi, e si sta già diffondendo, anche nel Mezzogiorno.

3. Con una casa in legno si hanno problemi di inquinamento indoor?

Con l’espressione “inquinamento indoor” definiamo “la presenza nell’aria di ambienti confinati di contaminanti fisici, chimici e biologici non presenti naturalmente nell’aria esterna”. Sono “indoor” non solo le abitazioni, ma anche gli uffici pubblici e privati, le strutture comunitarie, i locali destinati ad attività ricreative e sociali, i mezzi di trasporto pubblici e privati. Trascorriamo mediamente non meno dell’80% della giornata in ambienti chiusi e siamo, quindi, maggiormente esposti agli agenti cancerogeni che rischiano di incidere sulla qualità della nostra vita. Essendo un materiale naturale e non di origine chimica, il legno, pertanto, avendo una sua “respirabilità” resiste e reagisce meglio alla tossicità di vernici, pitture o materiali in pvc che possono liberare fibre nell’atmosfera.

4. Come si comporta il legno in caso di incendio?

Tendenzialmente bene, contro ogni luogo comune. E, indubbiamente, meglio dell’acciaio e del calcestruzzo. Per il fenomeno della carbonatazione, infatti, solo quando la temperatura di combustione supera i 240°C inizia un processo di carbonizzazione dello strato più esterno che protegge quello più interno con la sezione resistente che non si riduce se non in tempi lunghi. Significa, quindi, che il collasso delle strutture in legno per incendi – la cui causa principale non è mai la struttura, ma gli elettrodomestici o i tendaggi e le stoffe in genere – è una probabilità remota.

5. Come si comporta il legno in presenza di umidità?

Più del fuoco, il vero “nemico” del legno è, potenzialmente, l’acqua: quando ristagna manifestandosi nelle diverse forme di umidità oggi diagnosticabili in un ambiente confinato (da infiltrazione, da risalita, da costruzione e da condensa), infatti, il disagio o degrado provocato non è solo estetico, ma anche “climatico”: ossia la casa può perdere gradualmente il suo livello ottimale di comfort. Esistono, tuttavia, alcune soluzioni: l’ideale sarebbe la previsione, sin dalla progettazione, di materiali e tecnologie sfavorenti questo fenomeno; in costruzioni già esistenti, invece, diventa indispensabile la manutenzione e la portata di ventilazione trasversale per favorire la migliore salubrità possibile delle abitazioni.

6. Come si comporta il legno in caso di terremoto?

A differenza delle strutture in muratura o in cemento armato, le strutture in legno – da preferire per la loro flessibilità, elasticità e capacità di gestione delle oscillazioni dinamiche orizzontali dei terremoti – si integrano bene con i dispositivi impiegabili per la prevenzione: si possono, quindi, considerare tanto soluzioni per l’irrigidimento attraverso dei sistemi controventati o sistemi di consolidamento di travi e solai; quanto i dissipatori di energia o i giunti strutturali.

7. Quale la durabilità e come si organizza la manutenzione di una casa in legno?

Sgretolando un altro pernicioso luogo comune, possiamo asserire che, ove una costruzione in legno venga realizzata a regola d’arte e con materiali di alta qualità certificati, essa potrebbe vivere per almeno 40 anni e per almeno 20 anni potrebbe non necessitare di interventi di manutenzione straordinaria.

8. Anche per ottenere un beneficio energetico, posso usare il legno per realizzare nella mia abitazione una sopraelevazione?

Assolutamente. Anzi, ad oggi, l’unica modalità per saldare la dimensione della sostenibilità economica con quella ecologica, in caso di sopraelevazione, è proprio di ricorrere al legno che, risultando più leggero dell’acciaio, risponde meglio ai dettami statici e sismici, oltre che estetici. Ancor più quando l’intervento è realizzato in un condominio. In ogni caso, tuttavia, una sopraelevazione che preveda anche una copertura lignea, se progettata e realizzata correttamente, produce anche un beneficio in termini di efficienza energetica perché coibenta meglio l’involucro domestico.

9. Quali i bonus e le agevolazioni fiscali per una costruzione in legno?

A partire dal 2012, in Italia si è cominciato a riconoscere e a concedere agevolazioni fiscali per alcuni tipi di interventi edilizi, a determinate condizioni ed entro archi di tempo limitati. L’ultimo aggiornamento, relativo alla legge di stabilità 2016, ha sancito il rinnovo per un altro anno della detrazione fiscale del 50% per gli interventi di ristrutturazione edilizia e del 65% per quelli di efficientamento energetico e di adeguamento antisismico degli edifici. Dal 1° gennaio 2017, le detrazioni relative agli interventi di ristrutturazione torneranno entro le misure ordinarie del 36%, con limite massimo di spesa di 48.000 €.

10. Perché costruire, quindi, una casa prefabbricata in legno? Quali i vantaggi di questa modalità costruttiva e di questo materiale rispetto ad altri?

Le costruzioni prefabbricate hanno il vantaggio dell’economicità (si può risparmiare fino al 90% per i costi energetici), della rapidità e della qualità d’esecuzione con alcuni elementi fondamentali come pareti e solai realizzati negli stabilimenti industriali e poi soltanto assemblati in cantiere. Oltre ad una buona performance in caso di incendi e terremoti, inoltre, come già diffusamente raccontato negli articoli precedenti inseriti in questo blog, il legno è capace di assicurare, pure con piccoli spessori, alte ed ottime proprietà di isolamento termo-acustico sia nel periodo invernale sia nel periodo estivo.

Riuso e sostenibilità

Tra le molteplici forme e modalità attraverso cui si può, concretamente, realizzare la sostenibilità, vi è quella che passa attraverso il riciclo e riuso di materiali e componenti di vario genere e natura. In ambito architettonico sono numerosi i progetti (realizzati e non) riconducibili a questa tematica, che prevedono, ad esempio, il reimpiego e l’assemblaggio ad uso abitativo di moduli prefabbricati, più comunemente noti come container. Essi consistono in strutture metalliche impiegate soprattutto nell’ambito del trasporto intermodale di merci, il cui principale vantaggio è quello rappresentato dalla possibilità di movimentare i carichi che contengono in maniera più veloce e sicura. Il più diffuso ed utilizzato è il container ISO, “un parallelepipedo in metallo le cui misure sono state stabilite in sede internazionale nel 1967. A fronte di una larghezza comune di 8 piedi (244 cm) e una altezza comune di 8 piedi e 6 pollici (259 cm), sono diffusi in due lunghezze standard di 20 e di 40 piedi (610 e 1220 cm)” (fonte: Wikipedia).

Comfort e abitabilità di un container

Il loro impiego può avvenire secondo diverse forme e modalità: i container possono costituire l’unità modulare e costitutiva di strutture realizzate ex novo a partire dal loro assemblaggio, oppure possono venire impiegati come volumi in ampliamento nell’ambito di progetti di ristrutturazione.

Il loro utilizzo a scopo abitativo può vantare diversi aspetti a favore, come l’economicità, la buona durabilità, la facile reperibilità, la resistenza: non mancano però anche le controindicazioni, dal momento che si tratta di strutture prevalentemente metalliche e che, pertanto, devono prima essere trasformate e rese adeguate e rispondenti alle minime esigenze abitative di salubrità e comfort. Esse, ad esempio, non presentano alcuna forma di coibentazione né sono traspiranti: ciò comporta livelli molto elevati di dispersione del calore e di scambi di energia tra interno ed esterno. Nello stesso tempo impediscono all’umidità generata dalla presenza interna di persone e dallo svolgimento delle attività domestiche quotidiane, di fuoriuscire, come invece avviene con materiali come il legno. Quindi per poter essere abitabile un container deve, almeno, venire preventivamente isolato dal punto di vista termico. Dovrebbe inoltre essere depurato di tutti quei componenti tossici (vernici, solventi, prodotti chimici di vario genere) generatori di forme di inquinamento indoor che, nel tempo, potrebbero rivelarsi dannose per la salute degli abitanti.

Qualche esempio

Ad oggi la tematica del riuso di container a scopo abitativo raccoglie consensi ed interesse e gli esempi di applicazione aumentano ogni giorno di più: molto spesso di tratta di elaborazioni e di progettazioni finalizzate alla realizzazione di moduli residenziali standard, combinabili e destinati a dare forma e vita a nuovi modelli abitativi economici e sostenibili.

Fra gli esempi realizzati possiamo citare la World Flex Home, costruita a Wuxi in Cina su progetto dello Studio danese Arcgency di Mads Moller: si tratta di una struttura ottenuta dalla combinazione e dall’assemblaggio di tre container dismessi, ed integrata con l’impiego di soluzioni sostenibili atte al contenimento dei consumi e degli sprechi. Ne risulta un’abitazione modulare, adattabile ai diversi contesti e parzialmente personalizzabile in funzione delle esigenze e dei gusti degli abitanti.

Sono invece sei i container che Niu Jian, giardiniere cinese, ha utilizzato insieme ad un team di architetti e disegnatori per realizzare The Container Home, il prototipo di un’abitazione temporanea destinata ad ospitare una comunità di persone che condivida un progetto di vita collettiva e sostenibile contro il dilagare dell’industrializzazione e dell’inquinamento. Anche in questo caso tutto è stato progettato e costruito all’insegna della sostenibilità e dell’efficienza energetica: i singoli moduli sono combinabili secondo varie modalità che variano per tipologia e per numero di elementi.

Invece, il progetto Mini House dell’architetto svedese Jonas Wagell non prevede l’impiego di veri e propri container, ma si configura come momento di sintesi e connessione tra quella progettazione che prevede il riuso e la trasformazione di moduli originariamente non destinati all’abitazione e quella che, invece, definisce un modello che abbia già intrinseche le caratteristiche dell’abitabilità e del comfort. Mini House è infatti una piccola casa di circa 15 mq, realizzata prevalentemente in legno, materiale che garantisce migliori prestazioni sotto il profilo termico, energetico e della traspirabilità. E’ totalmente isolata e disponibile in moduli di diverse dimensioni a seconda delle esigenze.

In Italia l’impiego dei container a scopo abitativo permanente è molto poco diffuso sia per la presenza di un clima, soprattutto nelle regioni del Centro e del Sud, che in estate raggiunge temperature anche molto elevate, sia per la mancanza di precise regolamentazioni normative al riguardo. Inoltre, come già precedentemente sottolineato, posta la sostanziale parità tra i container e i sistemi in legno dal punto di vista dei vantaggi prodotti dalla prefabbricazione e dalla rapidità di esecuzione, i secondi risultano molto più performanti, salubri ed adeguati ad esigenze abitative permanenti.

Non è tuttavia impossibile imbattersi, anche nel nostro Paese, in qualche esempio di applicazione di moduli prefabbricati industriali in ambito edilizio-residenziale, come nel caso della ristrutturazione della villa vicentina, in cui gli architetti Zerbato e Santacatterina, hanno affiancato al fabbricato storico un nuovo volume che volutamente ricorda un container industriale.

Elena Ottavi

“Fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce”

Nel pensare al crescente successo delle costruzioni prefabbricate in legno registrato in questi ultimi mesi, affiora sulla superficie della memoria questo vecchio adagio popolare di Lazo Tzu. Le costruzioni prefabbricate in legno, infatti, nonostante la forte crescita sia a seguito degli ultimi terremoti sia per una sempre più larga consapevolezza sui diversi benefici di questo materiale naturale e rinnovabile, subiscono ancora grandi pregiudizi sotto molti aspetti, come nel caso della manutenzione.

E nel tempo delle post-verità o menzogne che circolano copiosamente sui social network, è sufficiente un blog o una brochure nella quale sono espresse le criticità per la gestione di un edificio ligneo per far diventare subito inaffidabile tutta l’architettura lignea. Da alcune interpretazioni non validate scientificamente, pertanto, ci permettiamo di prendere, rispettosamente, le distanze. Dall’analisi delle migliori pratiche ed esperienze italiane ed internazionali, gli articoli pubblicati in questo ed altri blog rivelano di una nuova “primavera” dell’architettura proprio per la riscoperta del legno come materiale da costruzione e raccontano come esso sia conveniente non soltanto ambientalmente, ma anche economicamente.

Il legno, proprio per le sue numerose proprietà fisiche-chimiche-meccaniche – per le quali, per esempio, resiste meglio degli altri materiali da costruzione al fuoco e garantisce più alte prestazioni di isolamento termo – acustico per un comfort abitativo notevole – si presta ad una manutenzione ordinaria più semplice e più immediata. È prioritario sottolineare, tuttavia, che nessuna manutenzione porterà benefici alla nostra abitazione se la costruzione non sarà stata realizzata a regola d’arte e con materiali di alta qualità certificati. È indispensabile, quindi, che sia la progettazione che la costruzione siano curate da tecnici e ditte altamente qualificate, come Albertani Corporates, per un risultato esteticamente apprezzabile, duraturo e sostenibile. Ove questo avvenisse, infatti, otterremmo un primo, straordinario, riconoscimento: la nostra casa, per almeno 20 anni, potrebbe non necessitare di interventi di manutenzione straordinaria. Questo “periodo di garanzia” è elevato, in alcuni casi, addirittura fino a 30 anni, a conferma di quanto, con l’innovazione tecnologica che ha qualificato e ottimizzato i processi industriali, le costruzioni prefabbricate in legno siano oggi soluzioni affidabili e credibili.

Ma cosa si intende per manutenzione straordinaria e in cosa differisce da quella ordinaria? La risoluzione di questo enigma è nell’art. 3 del “nuovo” D. P.R. 380/2001, ossia nel Testo Unico dell’Edilizia aggiornato all’11 dicembre 2016 nel quale con “interventi di manutenzione ordinaria“, definiamo “gli interventi edilizi che riguardano le opere di riparazione, rinnovamento e sostituzione delle finiture degli edifici e quelle necessarie ad integrare o mantenere in efficienza gli impianti tecnologici esistenti”; mentre con “interventi di manutenzione straordinaria“, ci riferiamo “alle opere e alle modifiche necessarie per rinnovare e sostituire parti anche strutturali degli edifici, nonché per realizzare ed integrare i servizi igienico-sanitari e tecnologici, sempre che non alterino la volumetria complessiva degli edifici e non comportino modifiche delle destinazioni di uso. Nell’ambito degli interventi di manutenzione straordinaria sono ricompresi anche quelli consistenti nel frazionamento o accorpamento delle unità immobiliari con esecuzione di opere anche se comportanti la variazione delle superfici delle singole unità immobiliari nonché del carico urbanistico purché non sia modificata la volumetria complessiva degli edifici e si mantenga l’originaria destinazione d’ uso”.

Quali sono e sarebbero, conseguentemente, i rischi per la nostra casa in assenza di una corretta manutenzione ordinaria da parte dell’utente? I pericoli sono variabili e dipendono dall’eventuale livello di degrado raggiunto. Nella consapevolezza che il principale “nemico” del legno è l’umidità, occorrerà, all’occorrenza, intervenire con vernici naturali e/o con una maggiore ventilazione naturale al fine di restituire la giusta salubrità agli ambienti interni della nostra abitazione.

In generale, quindi, si dovrà prestare attenzione alla “gestione dell’acqua” per evitare, nel tempo, spiacevoli inconvenienti e, a tal proposito, l’utente – anche raccogliendo gli utili suggerimenti oggi contenuti nei “libri della manutenzione” messi a disposizione dalle aziende costruttrici – dovrà monitorare il comportamento degli impianti e il funzionamento degli infissi.

In questo modo, il nostro alloggio in legno sarà ancor più economicamente conveniente e viverlo sarà ancora più piacevole per l’alto livello di comfort che sapremo garantirci.

Giuseppe Milano

Quando si parla di edifici e di case in legno, spesso si tende a soffermarsi sulle questioni riguardanti i diversi sistemi costruttivi che è possibile impiegare e le diverse opzioni circa lo spessore e la stratigrafia delle pareti esterne.

Ma quali sono gli accorgimenti che è bene adottare perché anche la copertura della nostra casa contribuisca all’ottimizzazione del comfort abitativo interno e dell’efficienza energetica?

Anche l’elemento tetto, infatti, insieme a tutti gli altri che costituiscono l’edificio, riveste un ruolo fondamentale nel complesso delle interazioni tra l’abitazione e l’ambiente esterno: come per le pareti, esso deve garantire l’isolamento acustico e la protezione, nello stesso tempo, dal freddo della stagione invernale e dal caldo di quella estiva e deve essere traspirante, così da evitare la comparsa di fenomeni di condensa e, successivamente, di muffa all’interno.

Perché scegliere un tetto in legno? Scegliere il legno per la realizzazione della copertura della propria casa significa innanzitutto scegliere tutte quelle (vantaggiose) caratteristiche che questo materiale porta con sé: robustezza, leggerezza, resistenza al fuoco, salubrità dell’ambiente interno (ricordiamo che il legno è igroscopico e quindi agisce, in maniera naturale, come regolatore dell’umidità).

A questi aspetti, si uniscono quelli derivanti dalla tecnologia impiegata: le adeguate scelte in fase progettuale, la qualità dei materiali e dei componenti impiegati e la posa in opera eseguita ad arte contribuiscono infatti alla massimizzazione dei vantaggi e del livello di comfort abitativo interno.

Il tetto ventilato. La tipologia di copertura in legno più diffusa è il cosiddetto tetto ventilato, i cui vantaggi si riflettono sul piano del comfort abitativo, della durata delle strutture e del risparmio energetico. È caratterizzato appunto dalla presenza di una camera d’aria collocata tra lo strato isolante ed il manto di copertura, che consente la circolazione dell’aria ed assicura un doppio beneficio: contribuisce a mantenere ben asciutti il materiale isolante e gli altri elementi in legno, assicurandogli così maggiore durata, e nello stesso tempo, funge da ulteriore strato isolante. Nel periodo estivo inoltre, l’aria che penetra dalla linea di gronda all’interno della camera di ventilazione, si riscalda, diventa più leggera e, grazie a moti convettivi, tende a risalire verso l’alto fino a fuoriuscire dal colmo, sottraendo calore (e il vapore acqueo che dall’interno dell’abitazione traspira attraverso il legno verso gli strati più esterni) e contribuendo a mantenere fresco e salubre l’ambiente sottostante.

Per l’adeguato dimensionamento della camera d’aria, la norma UNI 9460/2008 stabilisce che essa non deve essere minore di 550 cmq per metro lineare di larghezza di falda (per falde comuni aventi pendenza compresa tra il 30 ed il 35% e lunghezza massima non superiore a 7 m).

Stratigrafia del tetto ventilato in legno. Sotto il profilo tecnologico – costruttivo una copertura ventilata in legno è costituita da quattro principali categorie di elementi che, procedendo dall’interno verso l’esterno, possiamo così classificare: la parte strutturale, l’isolamento, lo strato di ventilazione e, infine il manto di copertura.

La struttura può essere realizzata o mediante l’impiego di una orditura primaria in elementi lamellari opportunamente distanziati, sui quali poggia il perlinato, oppure utilizzando pannelli X-lam.

In entrambi i casi, al di sopra di questo primo strato, si trovano la barriera al vapore e l’isolamento, che può essere realizzato in svariati materiali, come la fibra di legno, la lana minerale, il sughero: questi vengono posti in opera sotto forma di lastre o pannelli ed inseriti nella struttura all’interno di apposite intercapedini ottenute attraverso l’impiego di listelli di legno.

Segue lo strato di ventilazione o camera d’aria, anch’esso ottenuto impiegando listelli di legno distribuiti in maniera omogenea e disposti perpendicolarmente rispetto al colmo, che fungono da appoggio a pannelli del tipo OSB o simili. Al di sopra vi sono la guaina impermeabilizzante e, infine, il manto di copertura.

Per consentire il passaggio dell’aria in entrata ed in uscita vengono impiegati specifici complementi in lattoneria o materiali plastici, come griglie, cosiddette, anti-passero per evitare che piccoli animali si intrufolino nella camera di ventilazione, e colmi ventilati prefabbricati in grado di fungere come veri e propri camini.

Finitura e qualità estetica. Come per le pareti interne ed esterne, anche per quanto riguarda i sistemi di copertura l’impiego del legno non pone limiti alle scelte inerenti finiture e rivestimenti. I tetti in legno possono infatti presentarsi con manto di copertura in coppi o in tegole o in lastre di qualsiasi altro materiale. Sul lato interno invece questi sistemi consentono l’ottenimento dei vantaggi estetici legati alla intrinseca qualità estetica del materiale stesso, in grado di caratterizzare ambienti eleganti, raffinati ed accoglienti.

Non solo case in legno. La tecnologia del tetto ventilato in legno assicura le massime prestazioni quando viene applicata ad edifici di legno e non, progettati e realizzati secondo i dettami dell’efficienza energetica. La si può tuttavia impiegare (ed è questo un fenomeno sempre più frequente) anche nell’ambito di interventi di ristrutturazione di edifici esistenti e di recupero abitativo di piani sottotetto: in questi casi infatti, l’impiego del legno, oltre a garantire i benefici sul piano del risparmio energetico e del comfort interno, consente anche (e soprattutto) la realizzazione di strutture più leggere e quindi di minore impatto sugli aspetti statico – strutturali di fabbricati magari storici.

 

Elena Ottavi

Non solo la sostenibilità ecologica ed economica. Per le architetture in legno, realizzate con la metodologia della prefabbricazione, una delle caratteristiche più apprezzate negli ultimi anni è la rapidità della realizzazione degli interventi progettati. Senza una compromissione della vivibilità degli ambienti. Proprio ricorrendo a questa virtù, del resto, sia l’architetto Renzo Piano sia l’omologo Stefano Boeri hanno proposto la loro “terapia” per i territori colpiti dai terremoti che hanno sconvolto da fine agosto il “cuore” dell’Italia.

Il legno, materiale del futuro. L’idea di restituire alle decine di migliaia di vittime quanto prima una casa e la percezione di poter tornare a frequentare una quotidianità matura. Senza sradicarle dalle proprie comunità. E per questi scopi, più di altri materiali, il legno è la risposta migliore. Il legno, infatti, essendo un materiale non solo naturale e riciclabile, ma anche elastico e dinamico, è più leggero dell’acciaio e del calcestruzzo armato, con la posa in opera che non rappresenta una grande criticità.

I principali vantaggi della prefabbricazione. Soprattutto se ad una progettazione accurata è seguita una realizzazione industriale rigorosa. In questo caso, quindi, con gli elementi prefabbricati già pronti, il cantiere diventa quasi esclusivamente il luogo dell’assemblaggio e del monitoraggio con una drastica riduzione dei tempi, ma anche dei costi perché la produzione industriale, sempre più raffinata ed evoluta mediante avanguardistici sistemi tecnologici, favorisce la semplificazione compositiva e la scarsa diffusione di errori che inciderebbero, successivamente, nella fase di manutenzione. Come, altresì, non va dimenticata un’altra fondamentale peculiarità della prefabbricazione: la possibilità di personalizzare il processo edilizio sulla base delle proprie esigenze – si pensi alla necessità di isolare termo-acusticamente in modo adeguato sia per l’estate sia per l’inverno – per una vivibilità degli ambienti domestici elevatissima e finora sconosciuta.  Vediamo, pertanto, alcune pratiche virtuose.

Casa GG. “GG” è una casa prefabbricata in legno con dei numeri importanti: 4 moduli, 4 mesi e 1 kilowatt. Si riferiscono, rispettivamente, alla distribuzione degli spazi, al tempo di realizzazione e all’impianto di riscaldamento. Specificatamente, ci riferiamo ad un involucro edilizio di ultima generazione costituito da 4 moduli, realizzati in 4 mesi con l’abitazione che è dotata di un solo impianto di riscaldamento di un kilowatt, acceso per due ore al giorno. Il progetto di “Casa GG” nasce in Spagna su iniziativa dei professionisti di Alventosa Morell Arquitectes e dimostra, in particolare, che la prefabbricazione in legno riduce i tempi di realizzazione e può dar luogo ad abitazioni a basso consumo energetico.

Unboxed. Questo progetto di prefabbricazione lignea proposto dagli architetti Colella e Barberio per l’area mediterranea, laddove soprattutto in estate sussistono le principali criticità per raffrescare gli ambienti domestici senza accrescere enormemente i consumi energetici, prevede l’uso di un modulo standard che, come la tessera di un mosaico, può combinarsi con altri analoghi elementi edilizi in ragione delle esigenze familiari. Tali volumi, già dotati del sistema a cappotto per l’isolamento nell’intento di ridurre i fenomeni dei ponti termici, sono concepiti per favorire anche l’illuminazione e la ventilazione naturale suddividendo efficacemente la zona giorno, a sud, da quella per la notte, a nord.

Áph80. Con questa iniziativa, invece, facciamo riferimento ad un prototipo “mobile”: secondo gli ideatori, infatti, per le alte performance energetiche-dinamiche dei moduli previsti, oltre la singola abitazione sarebbe possibile realizzare anche un intero villaggio. Trasportabile. Nel quale non mancherebbero i vicoli e le piazze. Rappresentando questa soluzione una possibile innovativa soluzione per tutti quei territori oggi soggiogati dalla potenza della natura e vittime dei cambiamenti climatici.

Pop-up House. Questo modello affianca alla virtù della sostenibilità economica quella della sostenibilità ecologica: il sistema costruttivo a basso costo presenta delle prestazioni termiche talmente elevate da far configurare l’involucro come una Casa Passiva. L’alto livello di prefabbricazione, dovuto ad un alto livello di innovazione, secondo i progettisti dello studio di architettura Multipod, dovrebbe favorire la realizzazione di questa casa nel tempo record di 4 giorni, ove fossero impiegati almeno 4 operai.

Giuseppe Milano

La notte fra il 23 ed il 24 agosto scorso, una forte scossa di terremoto di Magnitudo 6.0 ed epicentro localizzato nell’area tra Amatrice, Accumoli ed Arquata del Tronto ha segnato l’avvio dello sciame sismico che, ad oggi, continua a far tremare, in maniera anche molto violenta, la fascia appenninica compresa tra Marche, Umbria, Lazio ed Abruzzo.

Oltre alle centinaia di abitazioni, il terremoto ha gravemente danneggiato e, in molti casi, cancellato anche decine di edifici di carattere pubblico: palazzi amministrativi, scuole, ospedali, luoghi di culto. Tra questi c’era anche la Chiesa del Cimitero di Pescara del Tronto, piccola frazione del Comune di Arquata, fra le più colpite dagli effetti del sisma. Allo scopo di dare un segnale forte di rinascita e di risollevare gli animi delle popolazioni colpite, la Diocesi di Ascoli Piceno nella persona del Vescovo, Mons. Giovanni D’Ercole, con la direzione lavori del Geom. Pier Nicola Salvi di Montegallo (AP), ha commissionato all’azienda Albertani Corporates il progetto per la realizzazione di una nuova chiesa, in legno, sostitutiva di quella distrutta ma più sicura e più resistente. Si tratta di un piccolo edificio ma di grande valore simbolico dal punto di vista delle popolazioni colpite.

Una volta ultimato e definito il progetto, i lavori per la nuova chiesa sono iniziati il 26 ottobre e si sono conclusi in soli quattro giorni: la committenza aveva infatti fissato la scadenza per la consegna dell’edificio e per la sua inaugurazione alla data del 01 novembre, festività di Tutti i Santi. Purtroppo le nuove, forti scosse del 26 e del 30 ottobre hanno peggiorato le condizioni dell’area e delle strade intorno, ora diventate zona rossa, e reso necessario il rinvio della cerimonia inaugurale. Nonostante questa difficoltà l’edificio, al momento, rappresenta una delle prime strutture in legno realizzate nella zona dopo il terremoto.

Approfondiamo l’argomento con Massimiliano Ferretti, commerciale interno dell’azienda Albertani Corporates, che ha seguito da vicino la genesi, lo sviluppo e la realizzazione del progetto.

Com’è fatto l’edificio? Ce lo descrive?

L’edificio ha una struttura ad aula molto semplice, basata su una pianta rettangolare. Il rivestimento esterno ed interno è in legno, per rispettare il contesto “montano”.

Qual è il sistema costruttivo impiegato?

È stato impiegato il sistema platform – frame producendo le pareti complete presso lo stabilimento Albertani Corporates di Ascoli Piceno. In cantiere sono stati necessari solo l’assemblaggio delle pareti l’una con l’altra ed il montaggio della copertura.

Quali materiali sono stati impiegati?

Il platform-frame è stato realizzato con travi lamellari sempre prodotte nello stabilimento di Ascoli Piceno e all’interno è stato inserito un isolante in lana di roccia ad alta densità.

La finitura delle pareti (internamente ed esternamente) è stata realizzata con doghe in legno.

La copertura ha struttura in legno lamellare e manto a finire in pannello sandwich finto coppo.

A terra, al di sopra di un cavedio opportunamente isolato, è stato posato un parquet in faggio.

Come si riesce a realizzare un edificio completo in soli quattro giorni? Qual è il “segreto”?

Sono necessarie, oltre ad una progettazione esecutiva ben fatta, capacità produttive, esperienza e maestranze specializzate sia nella produzione in stabilimento che in cantiere.

Gli stessi sistemi e tecniche sono applicabili anche per la realizzazione di edifici ad uso abitativo?

La Albertani Corporates s.p.a. realizza già dagli anni Novanta abitazioni in legno antisismiche, anche se la vera svolta c’è stata in corrispondenza del terremoto dell’Aquila nel 2009, quando l’azienda, con il Progetto C.A.S.E. della Protezione Civile, è stata la prima a realizzare edifici multipiano interamente in legno grazie al sistema XILAM prodotto nello stabilimento di Ascoli Piceno.

Con le stesse tempistiche? Mi spiego: il progetto (e quindi la realizzazione) di un’abitazione è qualcosa riguarda molte questioni: spazi più complessi, maggiori prestazioni dal punto di vista termico ed acustico, impianti e dotazioni più numerosi ed articolati, ecc. È comunque possibile realizzare una casa completa in pochi giorni? Sa dirmi quanti, circa?

Abbiamo la facoltà, grazie al nostro fornito ufficio tecnico e commerciale, di realizzare e ottimizzare la progettazione esecutiva di qualsiasi edificio. Questo, unito alla grande capacità produttiva dei nostri impianti (i sistemi XILAM e platform – frame vengono prodotti direttamente all’interno degli stabilimenti Albertani Corporates), ci permette di ottimizzare al massimo i tempi e di poter consegnare una casa completa di impianti e finiture in circa 30/40 giorni dalla consegna della piastra in calcestruzzo.

Qual è il record (tempo minimo) per la realizzazione di una casa Albertani Corporates?

Pensi che proprio tornando alla prima ricostruzione dell’Aquila nel 2009, riuscimmo a consegnare in soli sei mesi 96 appartamenti chiavi in mano, distribuiti su 9 palazzine multipiano costruite interamente in legno.

In epoca più recente, all’inizio di quest’anno, siamo stati impegnati nella costruzione, questa volta a Monaco di Baviera, di 28 appartamenti, tutti in classe A, anche questi chiavi in mano e distribuiti su sette palazzine interamente in legno. In questo caso il sistema costruttivo impiegato è stato il platform -frame, con pareti ed i solai realizzate nei nostri stabilimenti di Ascoli, Edolo e Hermsdorf, in Germania. Tutta l’operazione è durata tre mesi.

Tornando alla Chiesetta di Pescara, che cosa la rende antisismica?

Innanzitutto il legno ha delle proprietà intrinseche che lo rendono adatto alle costruzioni in zone sismiche. Le strutture in legno, se confrontate con quelle in altri sistemi costruttivi, sono molto più leggere e pertanto le sollecitazioni sismiche, essendo proporzionali alla massa, sono notevolmente inferiori.

In qualità di addetto ai lavori e di esperto del settore, consiglierebbe una casa in legno? Perché?

Io sono un grande estimatore delle case in legno e non solo perché sono un addetto ai lavori.

Una casa in legno ha tantissimi vantaggi: è assolutamente antisismica, è molto valida dal punto di vista termico e, cosa non meno importante, ha un comfort abitativo difficilmente raggiungibile con i sistemi costruttivi tradizionali.

 

Elena Ottavi

Il post di questa settimana riprende ed approfondisce il tema di come è fatta un casa in legno: avevamo già introdotto e parzialmente sviluppato l’argomento qualche settimana fa, soffermandoci sulla descrizione dei sistemi costruttivi più diffusi e prestanti per la realizzazione di edifici in legno. L’aspetto su cui oggi vogliamo concentrarci più nello specifico è invece quello relativo a che cosa c’è dentro le case in legno ed a quali materiali occorrono per realizzarle. Esse sono infatti costituite sì di legno, ma non solo: il raggiungimento degli elevati standard di isolamento termo – acustico e di efficienza energetica è possibile solo attraverso la corretta progettazione e l’adeguato dimensionamento di tutti gli strati che ne definiscono l’involucro e che regolano gli scambi con l’ambiente esterno.

Per realizzare una casa, o un qualsiasi altro edificio, in legno occorrono quindi legno innanzitutto, ma anche materiali isolanti e rivestimenti per gli interni e gli esterni, oltre ad eventuali complementi strutturali in cemento armato per l’esecuzione, ad esempio, dei sistemi di fondazione. Vediamone i principali.

Oggi il legno impiegato in ambito edilizio è per la maggior parte, se non quasi esclusivamente, di tipo lamellare: può provenire da diverse essenze arboree e viene impiegato e posto in opera in modalità e forme differenti a seconda del sistema costruttivo utilizzato. Nei sistemi X-Lam lo si trova sotto forma di pannelli massicci costituiti da strati sovrapposti, incrociati ed incollati, che poi vengono collegati tra loro grazie a giunti sagomati o per mezzo di elementi di connessione metallici. Nei sistemi Blockhaus si presenta invece in forma di elementi orizzontali sovrapposti l’uno all’altro. Infine vi sono i sistemi leggeri a telaio, composti appunto da telai di listelli di legno, tamponati ai lati da pannelli OSB, MDF o simili, anch’essi in legno.

Questi sistemi definiscono e costruiscono la struttura di base della nostra casa in legno, la sua ossatura volendo ricorrere ad un paragone con il corpo umano: sulle loro prestazioni ed efficienza incide fortemente la seconda componente, che potremmo associare alla pelle, individuata dai materiali e dalle tecnologie impiegate per l’isolamento termico ed acustico. Questo garantisce i risultati migliori quando viene realizzato a cappotto, cioè quando avvolge come un guscio (o come una pelle appunto) tutta la superficie esterna dell’edificio, senza interruzioni: in tal modo è possibile evitare i ponti termici e le molteplici problematiche legate alle diverse temperature tra interno ed esterno. Può essere costituito da vari materiali, come la fibra di legno, la lana minerale, il sughero.

La fibra di legno (o lana di legno) è un materiale di origine vegetale derivante dall’utilizzo di scarti di legname non trattato, pressati e legati insieme in virtù delle naturali capacità leganti del materiale stesso: è ecosostenibile ed ecologico perchè, oltre ad essere naturale, viene prodotto senza l’aggiunta di additivi chimici. Viene fornito in pannelli di spessore differente ed assicura ottime prestazioni dal punto di vista del comfort interno: garantisce infatti isolamento termico ed acustico, inerzia termica e traspirabilità. Lo si può trovare ed impiegare anche in forma di fibra di legno mineralizzata: in questo caso la fibra di legno viene appunto mineralizzata, cioè legata per mezzo del cemento, il quale consente di aggiungere alle caratteristiche precedentemente descritte anche la resistenza a compressione e la protezione dal fuoco.

Anche la lana minerale (o lana di roccia) è un materiale di origine naturale, ma ottenuto dalla fusione di componenti minerali quali rocce basaltiche, silicati e sabbie: anch’esso è riciclabile, incombustibile ed assicura ottime prestazioni dal punto di vista dell’isolamento termico ed acustico. Si tratta inoltre di materiali estremamente stabili e che non subiscono variazioni nel tempo in funzione di variazioni di umidità o temperatura.

Tra gli isolanti naturali che oggi si stanno fortemente rivalutando c’è anche il sughero, il quale vanta eccellenti capacità di isolamento termo – acustico, oltre ad essere anche ecologico, incombustibile, traspirante, leggero ed estremamente durabile nel tempo (le sue caratteristiche e prestazioni infatti non variano nel tempo e non è soggetto al rischio di marcescenza).

I materiali isolanti si possono accoppiare tra loro, allo scopo di massimizzare le prestazioni dei singoli e devono essere di qualità certificata oltre che adeguatamente dimensionati nello spessore in funzione delle specifiche condizioni al contorno (temperatura, umidità, esposizione): è inoltre un presupposto imprescindibile che la posa dei pannelli venga effettuata a regola d’arte e da personale esperto, onde evitare l’insorgere di spiacevoli problematiche che potrebbero provocare dispersione di calore, presenza di condensa ed umidità, comparsa di muffe.

Vi sono poi i materiali che vestono la pelle dell’edificio, cioè quelli impiegati per il rivestimento delle pareti interne ed esterne. Come più volte sottolineato in precedenti articoli del blog, realizzare un’abitazione in legno non implica affatto che essa sia fatta di solo legno o che debba necessariamente ricordare la tipologia della casa di montagna o della baita. Tutt’altro: dalla sola osservazione solitamente risulta estremamente complesso, se non impossibile, distinguere una casa in legno da una realizzata con tecniche tradizionali. Infatti la presenza del cappotto esterno consente di rivestire le facciate dell’edificio con qualsiasi tipo di rivestimento, applicato direttamente sullo strato isolante oppure ancorato a mezzo di pannelli ed idonei supporti: legno, pietra, cemento, mattoni, intonaco. Questo aspetto porta con sè anche il duplice vantaggio di rispondere ai gusti estetici di progettisti e committenti e, nello stesso tempo, di adeguarsi ai dettami imposti dalle normative e dai regolamenti urbanistici di ciascuna località.

Oltre a quelli in legno, solitamente realizzati in doghe, perline o pannelli, i rivestimenti più frequentemente utilizzati per questo tipo di abitazioni sono gli intonaci: formulati in base a ricette di ultima generazione, assicurano isolamento, traspirabilità e resistenza. Sono disponibili in svariate granulometrie e possono essere applicati direttamente sulla superficie del cappotto. Sono inoltre materiali estremamente durevoli e che, uniti a lavorazioni di tinteggiatura, consentono di ottenere tutte le variazioni cromatiche possibili (ovviamente nei limiti delle normative), a partire dal bianco calce.

Per i rivestimenti interni delle pareti i materiali più diffusi sono i pannelli in cartongesso, derivanti dalla miscelazione di acqua e gesso: oltre ad essere di facile e veloce posa in opera, assicurano anche buone prestazioni sotto il profilo dell’isolamento termo-acustico e della resistenza al fuoco. L’evoluzione di questo tipo di materiale è quella rappresentata dai pannelli in fibrogesso, che consistono in lastre di gesso armate da fibre di cellulosa che gli conferiscono maggiore rigidità e resistenza agli shock.

Il quadro dei materiali necessari alla costruzione di una buona casa in legno, è completato dal cemento armato, impiegato per la realizzazione delle strutture di fondazione, dei solai controterra e delle porzioni interrate o seminterrate degli edifici.

Casa in legno quindi non è sinonimo di solo legno: esso ne costituisce indubbiamente la componente di maggiore peso e rilevanza, ma deve essere accompagnato e coadiuvato, nel raggiungimento degli standard prefissati, da molti altri materiali. Questi possono variare in funzione delle esigenze estetiche e prestazionali, ma dovrebbero sempre poter esibire qualità certificate.

 

Elena Ottavi

Edificare il futuro. Iniziare a costruirlo, già nel tempo presente, secondo una visione chiara per la quale deve sussistere una relazione armonica tra natura e architettura. Nella consapevolezza che a vivere da protagonisti il tempo che verrà debbano essere i bambini di oggi e che il processo di formazione è fortemente influenzato anche dal luogo nel quale esso si attua, diventa oggi fondamentale ripensare all’istituzione scolastica.

Il valore pedagogico della scuola. A quel luogo al quale tutti restiamo profondamente affezionati quando cresciamo per essere stato lo spazio in cui impariamo, oltre che a giocare e a socializzare, anche a pensare, a immaginare, a pianificare il nostro avvenire. Eppure, nonostante la sua strategica importanza, negli ultimi decenni, in tutta Italia, le scuole di ogni ordine e grado sono state un po’ trascurate dalle istituzioni politiche e oggi, nella stragrande maggioranza dei casi e prima ancora eventualmente di una rivisitazione contemporanea dell’offerta formativa, sono bisognose di interventi di manutenzione straordinaria.

Lo studio di Cittadinanzattiva. Nell’urgenza di saldare pragmaticamente l’esigenza della sicurezza con quella dell’efficienza energetica, per ambienti sempre più vivibili e funzionali. A corroborare queste tesi, pure una recente indagine conoscitiva curata da Cittadinanzattiva che fotografa nitidamente la situazione italiana. Dal rapporto si legge, infatti, “che più di una scuola su dieci ha lesioni strutturali; che un istituto scolastico su tre si trova in zone ad elevata sismicità con solo l’8% progettato secondo la normativa antisismica; che è scarsa l’attenzione agli studenti con disabilità, costretti a muoversi in spazi non adeguati; che nel 50% delle scuole mancano le palestre e nel 25% i bambini mangiano in locali inadatti; e che, infine, la prassi sembra sia quella di trasformare i cortili esterni in parcheggi”.

Il ruolo della prevenzione. In un Paese come il nostro nel quale, purtroppo, i controlli, almeno fino ad oggi, sono sempre stati successivi ad eventi tragici come terremoti e alluvioni, la prevenzione non va più solo invocata, ma anche e soprattutto realizzata. Agita con soluzioni ingegneristiche e architettoniche d’avanguardia, nell’idea di riqualificare, anche da un punto di vista energetico-funzionale e non solo statico, l’ingente patrimonio oggi distribuito nel nostro Paese e consentire alle più giovani generazioni di edificare il proprio futuro in sicurezza.

Esempi virtuosi. Nell’attesa che questa diffusa “grande opera” si completi, anche attraverso la valorizzazione degli strumenti attuativi di stampo governativo nel frattempo attivati, analizziamo alcune pratiche virtuose e alcuni esempi positivi già realizzati.

Asilo nido a Guidonia Montecelio (Roma). L’intervento, progettato da Donatella Petricca e Massimiliano Muscio con l’idea di avere una struttura energeticamente “passiva”, come si può leggere nella scheda descrittiva del nuovo istituto “prevede un asilo articolato in tre volumi, ognuno dei quali caratterizzato da una precisa funzione: volume lattanti/semi-divezzi, volume divezzi, volume dei servizi. Con gli elementi costruttivi principali (struttura portante verticale e solai di copertura) realizzati in pannelli di legno multistrato a strati incrociati Xlam, che forniscono un ottimo livello di isolamento termo/acustico e anti-sismico”. La buona tenuta dell’involucro, conseguentemente, ha consentito ai progettisti di prevedere la minima dotazione impiantistica necessaria a garantire sia in estate sia in inverno le migliori condizioni di comfort. Nello specifico, quindi, oltre all’impianto fotovoltaico e al solare termico posti sulla copertura, è stata installata una pompa di calore e un sistema di ventilazione meccanica controllata con recupero di calore. Per la realizzazione di quest’architettura eco-compatibile, inoltre, fondamentale è stato il contributo di Albertani Corporates: non solo per aver messo a disposizione la quantità di legno necessario, ma anche per aver curato in cantiere il montaggio degli elementi costruttivi per un’opera dalla grande e riconosciuta qualità ecologica.

Asilo nido a Guastalla (Reggio Emilia). In sostituzione delle scuole danneggiate dal sisma del 2012, la nuova struttura in legno, ispirata nella sua geometria dalla leggendaria favola di Carlo Collodi “Le avventure di Pinocchio” e progettata da Mario Cucinella, si propone di favorire l’interazione dei bambini con lo spazio esterno in un continuum tra dentro e fuori reso possibile dalla sagoma architettonica caratterizzata da grandi vetrate. L’asilo di Cucinella è una struttura anti-sismica ed energeticamente d’avanguardia: non solo il fotovoltaico in copertura, ma sono previsti innovativi impianti per il recupero e il riuso dell’acqua piovana, per il raffrescamento e il riscaldamento, per la ventilazione e l’illuminazione. Per un comfort e una funzionalità elevate sia per i bambini sia per i docenti.

Scuola media “Piersanti Mattarella” (Modena). Questo nuovo Istituto è stato progettato valorizzando l’orientamento per permettere l’uso della luce naturale quanto più possibile nel corso della giornata.  Al suo interno sono presenti lavoratori e aule, palestra e sala polifunzionale, impiegabile anche dai residenti del quartiere negli orari extra-scolastici per una istituzione a stretto contatto con il territorio in modo da agire anche solo il profilo sociale e culturale.

Scuola superiore “Hannah Arendt” (Bolzano). Una delle scuole ipogee più moderne del mondo. L’istituto, ampliato nel 2013 in ragione dell’esigenza di dotarlo di undici nuove aule e quattro laboratori, si trova, infatti, nel centro storico della cittadina e in un complesso architettonico sottoposto a tutela. Eppure, per l’elevata qualità progettuale prodotta attraverso soluzioni funzionali eco-compatibili, dai fruitori non sono percepiti i quattro problemi principali dati dal “vivere sottoterra”: luce, senso di claustrofobia, ventilazione e umidità.

Giuseppe Milano

“Le idee, senza la loro esecuzione, sono allucinazioni” (T. Edison)

Questo è il motto coniato da Thomas Edison, l’inventore americano, padre della lampada ad incandescenza, che Isinnova ha fatto proprio ed ha adottato come slogan di presentazione.

Ma che cos’é Isinnova? Isinnova è l’innovativa startup, fondata dall’Ing. Cristian Fracassi con il supporto di due imprenditori e soci, che si occupa di sviluppare idee per sé, per committenti privati e per altre aziende: ad oggi sono più di 40 i progetti che ha in “lavorazione” e che, a breve, vedranno la luce.

 

Tra questi, il più importante e noto è sicuramente Brix System, nato da un’idea che l’Ing. Fracassi ha avuto nel 2009 riflettendo sui drammatici eventi e conseguenze del terremoto de L’Aquila. Di fronte alle notizie ed alle immagini di distruzione riportate dai telegiornali, Fracassi, all’epoca ancora studente di Ingegneria, ha cominciato ad interrogarsi sulla possibilità concreta, per chi ha perso la propria abitazione, di potersela ricostruire in maniera semplice, veloce, autonoma e sicura. Come lui stesso ha raccontato, la lampadina si è accesa una mattina alla fermata dell’autobus, osservando un addetto alla consegna dell’acqua scaricare dal camion ed impilare casse di plastica piene di bottiglie di vetro: acquisito l’input, Fracassi ha cominciato a dare ordine e forma alle riflessioni iniziali ed a maturare l’idea di mattoni leggeri, in grado di agganciarsi gli uni con gli altri e capaci di consentire a chiunque di costruire (o ricostruire) in maniera semplice e veloce la propria casa.

Dopo anni di studi, calcoli, prove e sperimentazioni, Brix System è stato presentato a Brescia nel corso della terza edizione di Supernova, il festival organizzato da TaG – Talent Garden e dedicato ad innovazione, tecnologia e creatività, in calendario dal 30 Settembre al 2 Ottobre 2016.

Brix System deve il suo nome alla fusione dell’inglese bricks, cioè matton,i e del latino Brixia, Brescia, la città dove il progetto è nato e si è sviluppato. Consiste in un sistema costruttivo completamente a secco che consente la realizzazione di abitazioni e strutture di ogni tipo, grazie all’impiego di elementi modulari, mattoni le cui caratteristiche principali si individuano nella leggerezza e nella semplicità di montaggio. Possono infatti essere movimentati e posti in opera completamente a mani nude e senza che sia necessario l’intervento di manodopera particolarmente specializzata: si agganciano in maniera veloce l’uno all’altro e non occorre impiegare malte, resine o collanti di alcun tipo. Possono essere utilizzati, indifferentemente, per realizzare sia pareti che solai, senza dover fare ricorso a pezzi o sostegni speciali: questo rende il sistema adatto a costruire molteplici forme strutturali. Ciascun “mattone” è inoltre dotato di fori per il passaggio di qualunque tipo di impianti e garantisce l’ispezionabilità.

Il sistema consente anche il raggiungimento di elevanti standard di efficienza energetica in funzione, in ciascun caso, dei materiali scelti per il riempimento delle intercapedini, degli isolanti, del tipo di impiantistica e degli spessori impiegati.

Brix System è inoltre sinonimo di sostenibilità: i mattoni Brix System sono infatti completamente riutilizzabili e riciclabili e possono essere realizzati in vari materiali a seconda delle esigenze: alluminio, plastica, acciaio, e, soprattutto, legno. Sono proprio di questo tipo quelli che, per il momento, hanno ottenuto i maggiori riscontri e che sono stati impiegati, lo scorso 30 Settembre, per realizzare la struttura che ha poi ospitato l’esposizione dei prodotti di Isinnova nel corso del festival Supernova. La realizzazione di questo spazio di 35 mq nel centro storico di Brescia è avvenuta dietro la sfida, lanciata dallo stesso gruppo di Isinnova, di completare la costruzione in meno di 12 ore: i pronostici sono stati più che stracciati, dal momento che il tempo effettivamente impiegato è risultato della metà, 6,5 ore per la precisione. Al di là del risultato, la dimostrazione ha rappresentato l’occasione in cui Isinnova ha presentato al pubblico il primo concreto esempio di struttura realizzata con l’impiego di Brix System. L’evento ha potuto prendere corpo grazie anche al supporto di dieci aziende lungimiranti, tra cui Albertani Corporates, che, ciascuna per le proprie competenze, hanno sposato la causa e credono nelle possibilità di questo innovativo sistema.

Ma quali sono le reali prospettive per futuro del progetto? Brix System nasce, in primo luogo, per rispondere all’esigenza di realizzare strutture abitative in tempi molto stretti e, quindi, per fornire alloggi d’emergenza. Tuttavia le caratteristiche che vanta e le prestazioni che è in grado di garantire (tra cui sostenibilità, leggerezza, sicurezza, efficienza energetica, resistenza antisismica, ecc.) lo rendono particolarmente adatto anche ad altre finalità, come, ad esempio, la realizzazione di strutture temporanee, la costruzione di edifici in contesti difficili per il trasporto del materiale, la fornitura di abitazioni a basso costo nelle grandi periferie affette da sovrappopolazione. La parola, quindi, spetta ora al futuro, che sarà giudice ed indicatore del grado di consenso che Brix System saprà ottenere.

Ad Isinnova, orgoglio tutto italiano, va il plauso per i successi finora raggiunti e l’augurio di accendere molte altre lampadine, luminose tanto quanto, e anche di più, di quella che ha portato a Brix System.

 

Elena Ottavi

Tra i pregiudizi più diffusi e difficili da sradicare tra quelli che solitamente accompagnano il concetto di casa in legno, troviamo, senza ombra di dubbio, la concezione comune che la vede fatta interamente ed esclusivamente di legno. La si immagina secondo parametri estetici spesso lontani e discordanti con il paesaggio urbano delle nostre città e periferie e la si associa a contesti che rimandano ad ambienti alpini o, comunque, nordici.

Tuttavia la questione è decisamente diversa. Infatti lo studio e l’approfondimento delle tecniche e delle tecnologie costruttive da impiegare nella realizzazione delle case e degli edifici in legno hanno portato le aziende operanti nel settore, tra cui Albertani Corporates, a mettere a punto, ed a perfezionare sempre più, una serie di sistemi costruttivi in grado di fornire risposta alle diverse esigenze. Si suddividono principalmente in due categorie, sistemi costruttivi di tipo massiccio (X-lam e Blockhaus) e di tipo leggero (sistemi a telaio), e si distinguono, in primo luogo, per la tipologia di struttura con cui sono realizzate le pareti.

Oggi, in Italia, sono soprattutto i sistemi X-lam e quelli a telaio a ripartirsi le quote di maggioranza del mercato delle costruzioni in legno. I primi consistono nell’assemblaggio di pannelli massicci ottenuti dalla sovrapposizione di strati di legno incrociati ed incollati, e collegati tra loro grazie a giunti a coda di rondine o per mezzo di elementi di connessione metallici (viti, ganci, squadre). Il numero degli strati, tre al minimo, deve essere sempre dispari ed è direttamente proporzionale alle capacità statiche e di stabilità del pannello stesso.

I pannelli X-lam costituiscono elementi portanti di superficie e possono quindi essere impiegati per la realizzazione di pareti interne ed esterne e per i solai di interpiano o di copertura: i solai di base (possibilmente areati), solitamente vengono realizzati in calcestruzzo, sia per garantire il completo appoggio a tutte le componenti della struttura per la loro intera lunghezza, sia per impedire scambi di qualunque genere (aria, rumore) con l’ambiente sottostante.

L’X-lam costituisce un sistema in grado di garantire estrema versatilità sotto il profilo costruttivo perchè, oltre ad assicurare ottime prestazioni di carico e stabilità, si integra facilmente con gli altri materiali. Questo costituisce un notevole valore aggiunto anche dal punto di vista estetico, dal momento che i pannelli possono essere lasciati a vista oppure intonacati o rivestiti da qualsiasi altro materiale. Sul lato interno, solitamente, vengono rivestiti da un primo strato in cemento-legno, che consente l’alloggiamento di cavedi per il passaggio degli impianti, e da un secondo di finitura in cartongesso; all’esterno vengono invece collocati l’isolamento a cappotto, adeguatamente dimensionato, e successivamente il rivestimento.

Il fatto che lo strato isolante sia posto esternamente rispetto alla struttura, porta con sè il duplice vantaggio di garantire, da un lato, l’assenza di ponti termici e, dall’altro, di aumentare la massa (e quindi anche la resistenza termica) del pacchetto.

A questi aspetti si aggiungono inoltre il notevole risparmio di tempo e risorse che si ottiene in virtù del fatto che i pannelli arrivano in cantiere già dimensionati, sagomati e pronti ad essere posti direttamente in opera: i vari elementi costruttivi, pareti o solai, possono infatti essere prodotti all’interno degli stabilimenti sulla base delle indicazioni di progetto e poi montati e collegati in maniera semplice e veloce attraverso connessioni standardizzate.

Il sistema X-lam probabilmente rappresenta, ad oggi, la naturale evoluzione dell’altro sistema costruttivo di tipo massiccio: il cosiddetto Blockhaus (o Blockbau). Quest’ultimo consente la realizzazione di edifici a setti portanti ottenuti dalla sovrapposizione di elementi lineari disposti orizzontalmente (in origine erano tronchi di albero) e collegati agli angoli mediante nodi a vista del tipo maschio-femmina o a coda di rondine e spesso rinforzati da elementi metallici. Questo sistema viene solitamente impiegato nei casi in cui il legno e la sua orditura devono rimanere a vista: tale aspetto, tuttavia, vincola la collocazione dello strato isolante, il quale, non potendo essere esterno, va posto all’interno ma con il rischio di generare ponti termici. In alternativa esso può essere comunque applicato all’esterno e poi rivestito, ma in questo modo perdono valore le caratteristiche proprie del sistema.

Ulteriori aspetti che hanno frenato la diffusione del sistema Blockhaus, sono rappresentati dal fatto che i singoli elementi orizzontali sono sottoposti a sollecitazioni di compressione nella direzione ortogonale alle fibre, alla quale il legno risulta meno resistente, dalla bassa resistenza sismica e dalle spesso importanti deformazioni da ritiro.

Infine vi sono i sistemi a telaio, anch’essi ampiamente diffusi ed utilizzati: si tratta di sistemi di tipo leggero, derivanti dagli antichi Platform-frame e Balloon-frame, che consistono, appunto, in telai costituiti da listelli (montanti verticali e correnti orizzontali) tamponati ai lati ed irrigiditi da pannelli tipo OSB, MDF o simili.

Il vantaggio principale di questo tipo di struttura si individua nella presenza di un elevato numero di elementi che garantisce, in caso di crisi o cedimento di uno di essi, l’azione compensativa di quelli vicini. Come per l’X-lam, anche in questo caso vi è massima libertà dal punto di vista della finitura delle pareti, che possono essere lasciate con legno a vista, intonacate o rivestite da altri materiali. E anche per i sistemi intelaiati vi è, inoltre, la possibilità della prefabbricazione: essi possono infatti essere realizzati in opera oppure venire prodotti in stabilimento e poi essere trasportati in cantiere per il solo assemblaggio.

Un aspetto spesso oggetto di discussione è quello dell’isolamento, che, in questa tipologia di sistema, si trova tra i montanti e risulta integrato all’interno della struttura: questo, se da un lato potrebbe consentire la riduzione dello spessore dei pacchetti, dall’altro genera discontinuità e ponti termici che rendono comunque necessario il collocamento all’esterno di un ulteriore strato di coibentazione.

 

Elena Ottavi