Lo scorso 30 Novembre un vasto e rovinoso incendio ha distrutto la sede storica, il cuore pulsante dell’azienda Cotonella a Sonico nel bresciano. L’edificio, che costituiva l’ex sito produttivo successivamente destinato ad accogliere uffici amministrativi e laboratori, è stato avvolto da fiamme che, in poco più di un’ora e mezzo, hanno lasciato uno scheletro annerito come unico superstite. I danni sono stati ingenti ma non hanno tuttavia impedito all’azienda di ripartire in brevissimo tempo con maggiore slancio, combattività ed entusiasmo. La produzione ed i lavori non si sono praticamente mai interrotti ed è stato immediatamente avviato il grandioso processo di progettazione della nuova sede, che ha come principali interpreti lo studio di architettura J+S Architecture&Engineering e la nostra Albertani Corporates.

Albertani Corporates si è occupata di tutti gli aspetti relativi alla struttura, di cui ha elaborato il progetto e realizzato i singoli elementi. La loro produzione si è svolta interamente all’interno degli stabilimenti dell’azienda.

La struttura portante: i portali

Il nuovo edificio, quasi ultimato, è realizzato interamente in legno. Presenta una pianta più o meno rettangolare, con lato lungo di circa 52 m di lunghezza, e si distribuisce su due livelli, il piano terra più un soppalco.

Il volume è definito dalla successione di undici portali sagomati curvi, con il più alto che raggiunge i 9,50 m di altezza e costituisce la cuspide del sistema della copertura. Sono disposti in parallelo, equidistanti e presentano tutti uguale luce, pari a 15, ma si differenziano l’uno dall’altro per forma, sagoma e tipologia di lavorazione. È quindi stato necessario progettarli e realizzarli singolarmente.

Ciascuno dispone di due o tre cerniere, a seconda della conformazione, e presenta un estradosso sagomato attraverso l’impiego di macchine a controllo numerico. Il ricorso a tali strumenti ha consentito all’azienda anche di realizzare degli speciali incassi finalizzati a nascondere alla vista la ferramenta e gli elementi di connessione impiegati. Sono costituiti da speciali lamelle in legno incollate di spessore pari a 17 mm e rappresentano il sistema di supporto a cui sono appesi la scala che dà accesso al piano soppalcato ed il soppalco stesso.

La copertura e le pareti esterne: il sistema Lignum K® di Albertani Corporates

Come la struttura portante, anche la copertura e le pareti perimetrali, tutte in legno, sono state progettate e realizzate su misura da Albertani Corporates in funzione delle caratteristiche architettoniche e delle prestazioni attese dall’edificio.

Per entrambe le tipologie di elementi costruttivi è stato impiegato il sistema Lignum K®, uno speciale pannello in grado di garantire ottime prestazioni sia dal punto di vista portante che dell’isolamento: si tratta di una tecnologia particolarmente adatta alla realizzazione di coperture, pareti e solai perché consente l’eliminazione delle partizioni secondarie.

Dal punto di vista della composizione, il pannello Lignum K® è costituito da un’anima in materiale coibentante ed è rivestito sulle due facce esterne o da legno listellare (la cui essenza può essere di volta in volta variata e definita a seconda delle esigenze e delle richieste della committenza o del progettista) o da OSB o da altri materiali.

Il sistema Lignum K® è nato da un’idea di Albertani Corporates ed è unico nel suo genere: oltre ad essere totalmente ecologico, garantisce infatti prestazioni fisico – meccaniche che lo rendono estremamente versatile nelle applicazioni. A ciò si aggiunge inoltre l’enorme vantaggio dettato dall’estrema rapidità e semplicità di manovra e posa in opera all’interno del cantiere.

Si tratta, infine, di un prodotto brevettato e certificato REI 60 per la resistenza al fuoco.

Tutti questi aspetti hanno orientato committenza, progettisti ed azienda nello scegliere di impiegare Lignum K® per la copertura e le pareti perimetrali della nuova sede Cotonella.

La copertura consiste in un complesso sistema di falde che raggiunge la massima altezza in corrispondenza del portale più alto ed è definita da tre principali categorie di elementi: il pacchetto coibente, l’impermeabilizzazione e il manto di finitura.

Il primo è quello costituito dall’elemento portante (fuori standard e quindi anche in questo caso realizzato ad hoc) del tipo Lignum K 200, composto da un doppio pannello listellare in abete di spessore 20 mm e da lana di roccia ad alta densità (sp. 16 mm).

Segue lo strato impermeabilizzante, formato dalla guaina impermeabile, dal pannello fonoassorbente a base di gomma e rivestito su entrambi i lati con garza antiaderente, e da una membrana traspirante (ed impermeabile) con filamenti metallici.

Completa il quadro il manto di finitura, realizzato in lamiera di alluminio aggraffata (spess. 8/10) e dotato di elementi con funzione paraneve.

Le pareti perimetrali sono invece realizzate con pannelli Lignum K 170 e, in corrispondenza dei lati corti dell’edificio lasciano spazio a due ambienti porticati.

Sostenibilità e resistenza al fuoco

Il progetto e la realizzazione della sede Cotonella arricchisce il portfolio dell’azienda Albertani Corporates di un nuovo esempio di architettura e sostenibilità: l’impiego del legno e, nello specifico, del sistema certificato Lignum K®, garantisce all’edificio prestazioni elevate dal punto di vista dell’efficienza e del risparmio energetico ed assicura quelle condizioni di comfort e traspirabilità da cui deriva il benessere degli ambienti interni.

È inoltre estremamente significativo come, a seguito di un incendio che ha quasi completamente distrutto l’edificio esistente, la scelta dei progettisti e della committenza si sia comunque rivolta verso la realizzazione di una struttura total – wood. Questo sottolinea e ribadisce ancora una volta che tra i vantaggi che l’impiego del legno porta con sé, c’è anche la sua elevata resistenza al fuoco: nonostante le affermazioni dei detrattori e dei luoghi comuni, si tratta infatti di un materiale che, se sottoposto a combustione, resiste di più e più a lungo rispetto, ad esempio, all’acciaio o al calcestruzzo.

E il progetto per Cotonella dimostra che sono in lenta ma costante crescita la sensibilità e la consapevolezza nei confronti delle potenzialità del legno come materiale da costruzione.

 

Elena Ottavi

Che si tratti di mare, lago o montagna la parola d’ordine è sempre la stessa: legno!

Dall’agriturismo di design al capanno da pesca su palafitte, dalla casa di campagna alla casa galleggiante, il comun denominatore è sempre lo stesso: il legno.

Nella storia dell’architettura le case di campagna sono da sempre dedicate al relax e al contatto con la natura.

Definizione valida ancora oggi in quanto le ville immerse nel verde rappresentano la fuga dal caos della città e l’opportunità di una vita più salutare in paesaggi mozzafiato.

Progettare case in legno nella natura significa cimentarsi in una sfida precisa, dove il dentro e il fuori si connettono tra di loro attraverso relazioni che ampliano i confini della casa proiettando la zona living nell’ambiente naturale sia che si tratti di mare, lago o montagna.

Abitare in una di queste case perfette per il relax, dove l’estetica e il comfort incontrano la sostenibilità e l’innovazione, è un privilegio che molti vorrebbero concedersi.

Scopriamone alcune, sparse in giro per il Mondo:

Siamo a Pescara. D’Annunzio li chiamava ‘ragni del mare’, sono i ‘trabucchi‘, macchine da pesca tipiche della costiera adriatica. Costruzioni che per secoli sono state utilizzate come case da quei contadini che abbandonavano la coltivazione della terra per dedicarsi alla pesca.

A questa tipologia di struttura, quasi sempre realizzata in legno, ancorata alla roccia da grossi tronchi di pino d’Aleppo, si ispira il progetto di studio zero85 che nasce proprio dall’idea di abitare una ‘stanza sul mare‘.

Il progetto della casetta definisce, infatti, una profonda relazione di penetrazioni visive tra il mare e la ‘stanza’, grazie ad un’ampia vetrata che guarda alla spiaggia.

A poco più di un’ora da Londra, in un territorio di 100 acri di verde, si trova Soho Farmhouse, il suggestivo agriturismo del gruppo Soho House.

Qui un vecchio casale del XVIII secolo è stato ristrutturato e arricchito con quaranta bungalow in legno e un cottage, arredati in stile country-chic.

Il progetto, firmato dal progettista Nick Jones e da Vicky Charles (del gruppo Soho House), intende mantenere lo stile tipico e tradizionale della fattoria inglese, senza rinunciare alla modernità degli arredi.

Così, nascono ambienti che racchiudono un mix di stili, dal rustico al tradizionale, al minimal, con dettagli vintage ed elementi di antiquariato.

La Boathouse ospita un ristorante giapponese ed una zona solarium all’aperto con piscina esterna costruita nel laghetto adiacente, dotato di barche per piccole regate.

La struttura dispone anche di un campo da calcetto, una pista da pattinaggio invernale, una palestra, un campo da softball, una zona per bambini, un cinema, e un maneggio. Non manca la Spa, con sauna, bagno turco e bagno ghiacciato.

Nel cuore rurale dello stato di San Paolo, in Brasile, sorge la casa in legno immersa nella natura a firma dello studio MK27, guidato dall’architetto brasiliano Marcio Kogan.

Nel progetto di Casa Catuçaba l’integrazione tra edificio e paesaggio circostante è talmente riuscita che la casa è energeticamente autonoma e autosufficiente.

Immersa tra le colline, realizzata ad un’altezza di di 1.500 metri, su pilastri, la casa di legno è stata concepita come un rifugio, un luogo dove ritrovare il silenzio e il riposo, riconciliarsi con la natura.

Ha quattro camere da letto ed un’ampia zona living, con affaccio sulla vallata.

La sfida per lo studio MK27, nonché la richiesta dei committenti, consisteva nel creare un’abitazione che fosse in grado di smaltire i rifiuti e produrre energia elettrica e calore.

Il risultato sorprende: l’unica residenza in Brasile certificata col massimo punteggio nella classifica del Green Building Council Brasil, la sezione locale dell’ONG internazionale che promuove l’edilizia sostenibile.

L’acqua corrente è quella delle sorgenti che si trovano nei dintorni, l’energia elettrica prodotta dai pannelli solari e fotovoltaici installati sul tetto e dalla turbina eolica.

Le stanze sono riscaldate da stufe a legna e le finestre hanno i doppi vetri per assicurare un controllo ottimale della temperatura. Il tetto è isolato termicamente con carta riciclata, mentre per le pareti sono state utilizzate le fibre compatte ricavate dalle bottiglie di plastica.

Eccetto i due muri che delimitano la casa, edificati con un’argilla locale, impiegata anche per il pavimento interno, d’ispirazione coloniale, il manufatto è una casa prefabbricata che è stata semplicemente assemblata sul posto, in legno sostenibile della foresta amazzonica certificato dalla ONG Forest Stewardship Council.

La facciata a nord, più esposta al sole, è stata dotata di sottili pannelli pieghevoli di eucalipto, alcuni fissi e altri scorrevoli, che servono da schermi per la luce e il calore e riproducono un effetto visivo cinematografico negli spazi interni.

In Romania, sulle rive del Danubio, gli architetti di Lime Studio hanno trasformato una vecchia boat house in un rifugio di design all’ultimo grido, per gli amanti delle case galleggianti.

Tradizionalmente considerate soluzioni povere e poco confortevoli, le case galleggianti stanno tornando di moda come soluzione abitativa. Ecco quindi che, in tutte le città con corsi d’acqua, architetti e designer si sbizzarriscono in relooking  che  trasformano le case sull’acqua in abitazioni di design.

Si chiama DOC, la casa galleggiante sul Danubio, pensata come location a servizio della comunità, per ospitare numerose attività sportive praticabili sul fiume.

Esterni ed interni rientrano perfettamente nei canoni di sostenibilità e integrazione con l’ambiente. La struttura, a basso impatto ambientale, è stata progettata appositamente per essere spostata durante i periodi di innalzamento del livello delle acque.

La novità di DOC consiste nella finalità del progetto: sfruttare nuove opportunità, come quelle offerte dalle case sull’acqua, e dare alla collettività un mezzo per riscoprire antichi e suggestivi luoghi della città.

Valentina Ieva

Le facciate degli edifici vengono a volte ridotte a componenti edilizie dalla sola funzione estetico – architettonica. In realtà il loro ruolo è fondamentale perché da un lato determinano, appunto, le relazioni dell’organismo architettonico con il contesto in cui questo è inserito, dall’altro ne costituiscono l’involucro e quindi agiscono in maniera importante sugli scambi termici, acustici ed energetici tra interno ed esterno. È quindi fondamentale progettarle con cura così da assicurare il massimo comfort agli ambienti domestici.

Ci sono varie tipologie di facciata che possono essere realizzate in funzione dei materiali che si sceglie di impiegare o di mettere in vista: facciata continua (o curtain – wall), in cui il vetro è protagonista, a faccia-vista, quando si espone il laterizio, facciate con rivestimenti di varia natura e forma (intonaco, pannelli, listelli e doghe in legno, ecc.).

Scegliere di realizzare una casa in legno non vincola il committente ad un edificio total-wood dentro e fuori: il legno rappresenta infatti la quota di maggioranza tra i materiali impiegati, ma non è l’unico né ci obbliga necessariamente ad un’abitazione con pareti anch’esse in legno!

Quando si opera con le tecnologie costruttive legate all’uso di questo materiale, principalmente X-lam e sistemi a telaio, le tipologie di facciata più frequenti sono quelle basate sul cappotto e sulla ventilazione.

Nel post di oggi vogliamo quindi approfondire quali sono le possibilità offerte dall’impiego del legno come materiale da costruzione dal punto di vista delle scelte estetico – architettoniche relative alle facciate ed ai materiali da impiegare per la realizzazione di queste ultime, concentrandoci in particolare sui sistemi di pareti ventilate.

Per parete ventilata si intende una tipologia di parete costituita da una stratigrafia composita, il cui rivestimento esterno consiste in un paramento ancorato alla struttura tramite appositi supporti. Questi individuano uno spazio vuoto, posto tra la struttura della parete ed il rivestimento stesso, che agisce da un lato come una semplice e tradizionale camera d’aria, che partecipa all’isolamento dell’edificio, e dall’altro garantisce la traspirabilità dei tamponamenti esterni.

Quindi procedendo dall’interno verso l’esterno, una parete in legno ventilata risulta composta da tre principali componenti:

  • la struttura in legno della parete, rivestita esternamente da uno strato continuo in materiale isolante;
  • l’intercapedine ventilata, la cui profondità dipende dalla tipologia degli elementi che fungono da supporto per la posa in opera del paramento esterno. Si tratta solitamente di montanti fissati alla parete e che, a loro volta, costituiscono il sostegno per il rivestimento finale;
  • il rivestimento esterno: nelle abitazioni in legno può essere anch’esso di legno, sotto forma di listelli o doghe, ma non solo. Come abbiamo già evidenziato, una struttura in legno non implica necessariamente la scelta di una casa totalmente in questo materiale anche all’esterno: il rivestimento esterno può pertanto essere realizzato in una grandissima varietà di materiali. La condizione è che siano configurati come pannelli da installare a secco. Ci sono rivestimenti in pietra, marmo, gres, cotto, calcestruzzo in materiali metallici come l’alluminio, in materiali compositi di natura sintetica, ecc.

Dal punto di vista funzionale, l’efficacia e l’efficienza del sistema parete ventilata risiedono nel fatto che il rivestimento è posto in opera in maniera tale da individuare, alle estremità inferiore e superiore, delle aperture in grado di consentire l’ingresso e l’uscita dell’aria. È il cosiddetto effetto camino, il principio fisico secondo cui l’aria penetra dal basso all’interno dell’intercapedine, si riscalda e, di conseguenza, risale verso l’alto. Una volta in cima, fuoriesce dall’apertura superiore.

In questo modo la camera di ventilazione risulta costantemente attraversata in direzione verticale da flussi d’aria che si muovono secondo moti convettivi ascensionali e che sommano all’azione isolante dell’aria in sé considerata (basti pensare alle tradizionali pareti ventilate in muratura) il vantaggio dell’eliminazione dell’umidità.

Infatti durante la stagione estiva, il flusso dell’aria all’interno dell’intercapedine consente l’allontanamento e l’espulsione di quella surriscaldata, riducendo l’incidenza termica dell’ambiente esterno sulla struttura della parete. In inverno, invece, i moti convettivi permettono l’eliminazione del vapore acqueo prodotto internamente dalle attività domestiche, limitando sensibilmente il rischio dei danni e delle problematiche legate alla presenza di umidità e di condensa.

Chiudiamo il quadro con i vantaggi che la scelta di pareti ventilate produce dal punto di vista della manutenzione, dal momento che la configurazione modulare del rivestimento in pannelli fissati a secco rende notevolmente più semplici e veloci le operazioni eventualmente necessarie per la sostituzione di elementi danneggiati.

Elena Ottavi

In questi ultimi anni per moltissime persone e famiglie la possibilità di avere una casa di proprietà si scontra con le difficoltà economiche dovute al periodo di particolare crisi che stiamo attraversando. Per questo è tornato ad essere messo in pratica e sta nuovamente riscuotendo consensi un modello edilizio e sociale che proviene dal passato: l’autocostruzione.

Di che cosa si tratta? L’autocostruzione è un processo edilizio in cui i futuri utenti o abitanti partecipano in maniera attiva alle fasi costruttive dell’edificio, non solo in qualità di committenti ma partecipando, concretamente, alle operazioni di cantiere al posto delle imprese e delle ditte solitamente addette a tali lavori.

Scopo primario del processo è l’abbattimento del costo delle abitazioni. Questo aspetto si traduce nella possibilità, per quella fascia di popolazione in grado di pagare un affitto ma priva delle risorse e delle garanzie necessarie per l’acquisto di un immobile, di poter accedere al sogno di avere un’abitazione di proprietà. Fallito infatti il modello delle case popolari che ha dato vita in passato a complessi edilizi oggi soggetti a forte degrado, le Amministrazioni locali stanno cercando nuove vie e nuove strade per dare risposta al problema abitativo.

Come si realizzano case autocostruite?

Facciamo subito con una doverosa precisazione. Infatti molto spesso si tende erroneamente ad associare il concetto di autocostruzione a quello di abitazione-fai-da-te: falsissimo!

Il significato contemporaneo ed attuale di autocostruzione non è più quello di costruire la propria casa nel tempo libero o nei ritagli di tempo, come spesso facevano i nostri nonni. Oggi autocostruzione va di pari passo con organizzazione e coordinamento, con standard lavorativi e requisiti ben precisi.

E’ necessario, innanzitutto, che le famiglie e i soggetti coinvolti siano riuniti in gruppi organizzati (solitamente configurati  come consorzi o cooperative) e che siano coadiuvati, coordinati e gestiti da tecnici e da personale qualificato.

Gli autocostruttori sono inoltre tenuti a seguire preventivi corsi di formazione finalizzati a renderli idonei allo svolgimento delle attività di cantiere (come primo soccorso, sicurezza, antincendio, uso degli strumenti e delle attrezzature, ecc.) e coscienti e consapevoli delle tecniche e delle metodologie costruttive che verranno impiegate. Ovviamente essi non potranno partecipare direttamente all’esecuzione di tutte le lavorazione di cantiere: per quelle particolarmente rischiose o per le quali sono richieste preparazione e competenze specifiche (ad esempio per la realizzazione di parti impiantistiche) è previsto l’intervento di personale tecnico adeguato e che poi rilascerà tutte le certificazioni del caso.

Gli autocostruttori devono partecipare alla costruzione di tutte le unità abitative (che verranno assegnate solo ed esclusivamente alla conclusione dei lavori) e garantire l’impegno lavorativo all’interno del cantiere di tante ore entro tempi prestabiliti: solitamente si tratta di circa 900/1000 ore distribuite nell’arco di 18/24 mesi.

I benefici per il portafoglio e quelli etico – sociali

Come già anticipato, la realizzazione di complessi abitativi autocostruiti risponde all’esigenza di ottenere innanzitutto abitazioni a prezzi più vantaggiosi e quindi più a portata di tutti.

La partecipazione dei futuri abitanti alle fasi costruttive consente di ammortizzare enormemente i costi, soprattutto quelli relativi alla manodopera: il risparmio può arrivare fino al 50 – 60% circa della spesa complessiva prevista per abitazioni analoghe ma costruite secondo procedure tradizionali.

A questo si aggiunge la possibilità di ottenere da alcuni istituti bancari, per questo tipo di realizzazioni, mutui a tassi agevolati o a condizioni particolarmente favorevoli. Aspetto, questo, che costituisce per molti una facilitazione di non poco conto!

Alle motivazioni di carattere economico vanno inoltre ad aggiungersi quelle relative agli aspetti etici e sociali della questione. Il lavoro cooperativo e la condivisione del progetto favoriscono infatti la coltivazione dei rapporti interpersonali tra i futuri abitanti e l’instaurazione di quelle relazioni di vicinato che oggi sono spesso dimenticate. Inoltre i soggetti autocostruttori sono quasi sempre appartenenti e provenienti da realtà molto diverse per luogo di origine, religione e cultura, per cui questi tipi di progetto rappresentano anche concreti tentativi di integrazione.

Qual è la tecnica costruttiva più adatta per l’autocostruzione?

L’autocostruzione è un processo edilizio che non presuppone l’impiego di una tecnica costruttiva specifica, ma è innegabile che il ricorso a soluzioni a secco e prefabbricate consenta di ottenere un duplice vantaggio: da un lato permette di ridurre notevolmente i tempi di posa in opera e realizzazione dell’edificio, dall’altro di semplificare sensibilmente le operazioni che i soggetti autocostruttori (non professionisti) dovranno svolgere.

Sono quindi i sistemi in legno a telaio ed X-lam quelli meglio rispondenti a queste esigenze. Essi uniscono i vantaggi della prefabbricazione alle ottime prestazioni del legno sia dal punto di vista dell’efficienza termica ed energetica sia sotto il profilo della sostenibilità.

È con questi sistemi che anche Albertani Corporates è attiva sul territorio e partecipa alla progettazione ed alla realizzazione di edifici residenziali autocostruiti.

 

Elena Ottavi

  • Courtyard House

    Fonte: http://www.archilovers.com/projects/204862/courtyard-house.html

  • Courtyart House

    Fonte: http://www.archilovers.com/projects/204862/courtyard-house.html

  • Duncan Terrace

    Fonte: http://www.archilovers.com/projects/45809/duncan-terrace.html

  • Duncan Terrace

    Fonte: http://www.archilovers.com/projects/45809/duncan-terrace.html

Ampliare le abitazioni impiegando moduli in legno prefabbricati. Spunti e alternative.

 L’idea di realizzare un ampliamento abitativo in legno non è mai una scelta azzardata.

Sono diversi i vantaggi, i benefici, le opportunità di risparmio, di eco-compatibilità riscontrabili per questo genere di intervento.

Il tipo di ampliamento è, innanzitutto, funzione delle esigenze della committenza: c’è chi, ad esempio, preferisce acquistare case anche molto piccole, ma con un forte potenziale di espansione in modo da potersi allargare nel tempo, anche in base all’aumentare dei componenti nella famiglia. Oppure chi opta per la ristrutturazione di un garage: in entrambi i casi si tratta di elementi annessi e separati rispetto all’edificio originale.

Ce n’è per tutti i gusti e per tutte le tasche, sia per gli amanti dell’architettura e per coloro che guardano agli aspetti pratici e funzionali.

Un buon produttore di case prefabbricate fornirà le soluzioni e le alternative del caso alle questioni legate ad un ampliamento o alla modifica di un’abitazione, ponendosi come mediatore tra le esigenze del committente e la normativa.

Come tutte le costruzioni prefabbricate in legno anche l’intervento di ampliamento risulta essere di rapida realizzazione e con un impatto visivo e ambientale molto limitato.

Ma comporta alcune difficoltà se si interviene su struttura a ‘L’ o su unità tra due edifici in muratura, come nel caso delle villette a schiera.

Immaginando l’ampliamento in forma di sopraelevazione, rispetto alle altre strutture abitative, le case in legno hanno il vantaggio di garantire un basso consumo, consentendo il raggiungimento di classi energetiche di eccellenza, anche se collocate in zone ventose.

Il peso decisamente inferiore, rispetto alle costruzioni tradizionali, consente alla struttura in legno di non pesare ulteriormente sulle fondazioni; in più, attraverso la sostituzione della copertura precedente, con quella in legno si va ad incrementare l’isolamento termico.

 

Piano Casa e le nuove proroghe

Nelle Regioni italiane anno dopo anno le misure per il rilancio dell’edilizia attraverso incentivi all’ampliamento volumetrico e alla demolizione e ricostruzione degli edifici si rinnovano e allungano i loro termini.

Per le Regioni Sardegna, Puglia, Abruzzo, Molise e Campania il Piano Casa è stato prorogato fino al 31 dicembre 2017. Dicembre 2018 per Marche, Sicilia, Veneto, Toscana, Basilicata e Calabria.

Il Piano Casa del Lazio è stato prolungato fino al 31 maggio 2017. Il Piemonte ha optato per una mini proroga di sei mesi. Fino al 30 giugno 2017 sarà possibile effettuare gli interventi di ampliamento a condizione che sia operato il miglioramento energetico o sismico di tutto l’edificio.

In alcuni casi non sono stati necessari interventi normativi perché negli anni passati sono state adottate scadenze pluriennali.

In ogni caso il legno resta il sistema migliore per ampliare la propria abitazione. Numerosi sono i vantaggi che offre questo sistema costruttivo.

 

Estetica, finiture e comfort visivo

Realizzare un ampliamento in legno non significa necessariamente utilizzare le doghe in legno a vista sulla facciata.

Le finiture sono in realtà molto simili a quelle che si utilizzano per le tradizionali case in muratura perché i prefabbricati che si utilizzano per assemblare l’edificio possono essere ricoperti da strati di particolari intonaci minerali e dipinti con colori per l’esterno a base di silicati. Questo significa avere l’opportunità di creare un vero e proprio spazio flessibile, usufruibile da tutta la famiglia e personalizzabile.

Per ragioni di estetica è opportuno che l’estensione segua perfettamente l’architettura della casa di partenza.

L’uso di grandi porte di vetro, collegamento tra interno ed esterno, fungono anche da connessione tra l’estensione e l’edificio esistente.

A questo si aggiunge l’inserimento di grandi finestre che permettono l’ingresso di luce naturale, un po’ come già avveniva prima dell’ampliamento.

Un ampliamento in legno, insomma, è conveniente sotto ogni punto di vista: le caratteristiche tecniche dei vari componenti in legno realizzati su misura, unite al metodo di costruzione con pareti prefabbricate, permettere di risparmiare tempo e denaro in fase di costruzione, ottimizzando l’efficienza energetica di tutte le componenti e ottenendo così, a parità di costo e di spessore delle pareti, una classe energetica superiore della muratura.

Inoltre, grazie agli spessori minimi perimetrali il confronto costi-prestazioni-dimensioni, rispetto a una costruzione tradizionale in cemento o muratura, va a tutto vantaggio delle costruzioni in legno.

 

Alcuni esempi dal mondo: come combinare estetica, qualità, durabilità e funzionalità?

A Londra gli ampliamenti in legno sono da anni all’ordine del giorno. Si tratta di interventi piccoli ma ben eseguiti.

Lo studio De Rosee Sa ha saputo trasformare un box auto in una casa con piccolo giardino.

Se la sfida inziale consisteva nel rendere abitabile un garage nella periferia della città, il risultato finale è uno spazio luminoso che gioca con la luce naturale, in sintonia con le richieste della committenza.

La mancanza di finestre nei muri laterali è stata trasformata da limite in punto di forza, attraverso due atrii in vetro e acciaio e aperture che portano la luce del giorno negli spazi interni che affacciano sul cortile.

E’ stato scelto il legno del cedro rosso occidentale per rivestire una delle pareti del cortile e prosegue all’interno, conferendo calore a studio e guardaroba. Le finiture si completano con parquet opaco in listelli larghi posati a lisca di pesce.

Duncan Terrace è, invece, uno degli ultimi progetti dello studio Dos Architects, insignito nel 2013 del Premio Fondazione Renzo Piano, il riconoscimento promosso dalla Fondazione Renzo Piano e dall’AIAC Associazione Italiana di Architettura e Critica, e nato per promuovere e valorizzare l’architettura di qualità, rivolgendosi ai progettisti italiani under 40.

Il progetto prevede una nuova realtà senza soluzione di continuità esterno/interni, sottolineata dall’uso dei materiali. La scelta di giocare lo sviluppo creando un volume completamente trasparente – quasi invisibile – ha dato un risultato leggero, armonioso e ben integrato. Il piano terra si trova rinnovato: un nuovo volume trasparente ospita la cucina e la sala da pranzo.

 

Valentina Ieva

 

 

 

 

 

 

Nell’Italia del 2017 dilaniata non solo dalla povertà e dalla crescita delle disuguaglianze, ma anche dal paradosso anacronistico di chi pensa di poter ancora sigillare il territorio con nuove costruzioni – nonostante l’Istat non perda occasione di ricordarci come nel nostro Paese già fortemente ferito dal fenomeno del decremento demografico sarebbero addirittura 7 milioni gli appartamenti residenziali inutilizzati – sono sempre più frequenti le notizie di interventi di rigenerazione urbana sostenibili caratterizzati dal social housing e realizzati in legno con la metodologia della prefabbricazione.

 

La visione del social housing, già consolidata e diventata ordinaria da molti anni nei Paesi della Scandinavia, è stata decodificata nel nostro ordinamento, per la prima volta, con la legge finanziaria del 2008 quando “per alloggio sociale si intende l’unità immobiliare in locazione rivolta a individui e nuclei familiari che non sono in grado di accedere alla locazione di alloggi nel libero mercato”. Non essendoci stata in questi anni, tuttavia, uniformità di giudizio su tale innovazione, la definizione comunemente accettata è quella fornita dal Cecodhas, ossia dal Comitato Europeo per la Promozione del Diritto alla Casa: «l’insieme delle attività atte a fornire alloggi adeguati, attraverso regole certe di assegnazione, a famiglie che hanno difficoltà nel trovare un alloggio alle condizioni di mercato perché incapaci di ottenere credito o perché colpite da problematiche particolari». L’obbiettivo dell’edilizia sociale, quindi, è cercare di fornire alloggi di buona qualità, a canone calmierato, realizzati secondo il criterio della mixité da soggetti sia pubblici sia privati che concorrono a risolvere la diffusa emergenza abitativa presente nelle nostre città, ricucendole socialmente per evitare nuove periferie o nuovi ghetti.

Questa scelta abitativa si distingue dalle altre, inoltre, anche per due fondamentali ragioni: il carattere etico ed il carattere ecologico. Con il primo aggettivo, infatti, si intende una propensione alla condivisione degli spazi condominiali da parte di chi li vive, favorendo nuove relazioni sociali e ripristinando pragmaticamente l’esperienza del “buon vicinato” diffusa nel passato e smarritasi negli ultimi decenni. Il social housing è poi uno strumento ecologico sia perché è oggi, spesso, una misura di rigenerazione urbana di immobili dismessi e vuoti da tempo; sia perché nella realizzazione di nuovi alloggi o nella ristrutturazione di vecchi si opta per soluzioni energeticamente innovative e sostenibili. Per questi scopi, pertanto, sempre più spesso i progetti prevedono strutture in legno: si sceglie questo materiale non solo per la sua vocazione energetica, ma anche per la sua propensione a comportarsi ottimamente da un punto di vista sismico.

Vediamo alcuni esempi:

Milano. Nel capoluogo lombardo, in Via Cenni, è stato realizzato nel 2013 uno degli interventi di social housing in legno più grandi d’Europa, “Cenni di Cambiamento”. Questo intervento di edilizia sociale, progettato dall’architetto Fabrizio Rossi Prodi, si sviluppa su un’area complessiva di 17 mila mq. L’idea conduttrice era di favorire l’integrazione tra servizi e funzioni di natura diversa e per consentire la relazione continua tra la comunità residenziale e il contesto della città esistente. La continuità tra la dimensione privata dell’alloggio e quella pubblica degli spazi aperti è ben espressa dai temi architettonici delle terrazze e delle logge, elementi di caratterizzazione plastica del volume, ma soprattutto espressione di una relazione tra il dentro e il fuori, tra la vita del singolo cittadino e quella dell’intera comunità. Il complesso residenziale, con struttura portante in legno, prevede quattro torri di nove piani, per un totale di 123 alloggi. Tra impianti di ultima generazione e accurata definizione di tutti i particolari costruttivi, “Cenni di Cambiamento” è un esempio virtuoso di edilizia sostenibile per le alte prestazioni energetiche e per l’alto livello di comfort domestico raggiunto. Gli inquilini saranno affiancati da un “gestore sociale”, che li aiuterà a imparare come governare i progetti per gli spazi comuni, piuttosto ampi. La peculiarità di via Cenni non riguarda solo l’innovazione del progetto architettonico, ma anche la filosofia che lo ispira, molto vicina a quella del co-abitare. Oltre ad una piazza di raccordo (che ricorda una scacchiera), che potrà essere utilizzata per varie iniziative, compresi concerti, trovano spazio un campo di mini basket, un parco giochi per bambini, alcuni orti condominiali. Gli spazi in comune, tuttavia, non sono solo quelli esterni. All’interno del complesso sono stati riservati dei locali da condividere e che, oltre alla zona lavanderia, non hanno una precisa destinazione, perché saranno gli stessi condomini a scegliere come usarli di volta in volta.

Brescia. Nella città lombarda, lo studio d’architettura 5+1AA di Alfonso Femia e Gianluca Peluffo ha progettato un complesso edilizio costituito da quattro palazzine a quattro piani interamente in legno, con struttura lignea in pannelli XLam, per un totale di 72 appartamenti. Obiettivo dei tecnici incaricati era realizzare abitazioni a bassissimo consumo energetico e ad altissimo comfort termico-domestico. L’impresa è riuscita grazie ad una progettazione attenta ai singoli dettagli che hanno prodotto benefici evidenti e misurabili: notevole coibentazione, involucro compatto, riduzione dei ponti termici, tenuta all’aria, riduzione delle perdite per ventilazione, uso di fonti rinnovabili, riduzione del fabbisogno energetico. I risultati conseguiti dalla descritta progettazione integrata degli edifici ha portato, conseguentemente, a una valutazione energetica in classe A sia secondo i parametri CENED sia secondo quelli dell’Agenzia CasaClima.

Si cita, infine, l’esperienza portata avanti dall’architetto italiano Mario Cucinella ribattezzata “Casa 100k”: ossia la casa da 100 metri quadri da 100mila euro progettata e realizzata secondo i dettami della bioarchitettura e, quindi, altamente eco-sostenibile. Per l’architetto bolognese, questo modello residenziale, idoneo per la tipologia del social housing che prevede tradizionalmente anche la possibilità di acquistare dopo alcuni anni la casa affittata, consente di dare una risposta alle domande di economicità, riduzione di emissioni inquinanti e senso di piacere dell’abitazione.

Una casa viva, colorata, che lascia spazio alle differenti identità e modalità di vivere, ma capace di produrre energia utilizzando ogni strategia passiva e attiva per rendere l’edificio una macchina bioclimatica.

 

Giuseppe Milano

 

Così come il post della scorsa settimana, anche l’articolo di oggi ha l’obiettivo di cercare di fare un po’ di chiarezza tra quello che si dice e che si legge in rete sulle case in legno. Sono infatti molte le persone interessate all’argomento ma che, non essendo addette ai lavori o non avendo contatti diretti con aziende o professionisti operanti nel settore, hanno idee un po’ confuse e convinzioni da rivedere.

Fra i temi più controversi vi è sicuramente il concetto di casa prefabbricata in legno, spesso erroneamente associata all’idea di un’abitazione che arriva in cantiere già completa in tutto e per tutto e che deve solo essere posizionata: una sorta di container in legno, prodotto in serie e che il cliente sceglie da catalogo. Ma la realtà è ben diversa, dal momento che la prefabbricazione riguarda i sistemi costruttivi ed i vari componenti impiegati: stiamo parlando, in particolare, dei sistemi a telaio e di X-lam. I primi consistono in strutture leggere definite da montanti verticali e da correnti orizzontali, tamponati ed irrigiditi sulle superfici laterali da pannelli tipo OSB o simili e con strati isolanti integrati all’interno del pacchetto. I secondi sono invece pannelli massicci, portanti di superficie e derivanti dalla sovrapposizione di più strati incrociati di legno. In entrambi i casi le strutture, pareti o solai o coperture, vengono realizzate (in parte o per intero) in stabilimento e successivamente trasportate in cantiere, dove sono poste in opera ed assemblate tra loro.

È quindi fondamentale che la realizzazione di una casa in legno sia preceduta dalla progettazione accurata e dettagliata di tutte le strutture e dei nodi: tale esigenza consente di ridurre al minimo il numero e la durate (nonché i costi!) delle operazioni in cantiere e, di conseguenza, di eliminare quasi del tutto il rischio di errori o di lavorazioni eseguite non a regola d’arte che potrebbero arrecare, sul lungo periodo, danni all’abitazione. Permette inoltre di massimizzare le prestazioni dell’edificio finito dal punto di vista antisismico e dell’isolamento termo-acustico: la definizione a priori di tutti i dettagli costruttivi (stratigrafie, nodi, posizione delle partizioni, posizione e dimensioni delle aperture, ecc.) consente infatti di prevedere il comportamento della struttura in funzione di tutte le variabili in gioco e, quindi, di predisporre le soluzioni meglio rispondenti alle specifiche esigenze, evitando di incorrere nei rischi prodotti dagli imprevisti o da eventuali misure correttive adottate direttamente in cantiere e, ahimè, spesso improvvisate.

Di conseguenza la reazione dell’edificio finito, ad esempio, alle sollecitazioni sismiche sarà quella prevista in fase progettuale e senza sorprese dovute all’interazione di fattori non considerati o sottovalutati. Allo stesso modo la precisa e puntuale definizione delle soluzioni atte all’isolamento termico ed acustico, renderà l’abitazione, di fatto, una sorta di scatola chiusa, in cui i ponti termici sono ridotti al minino o del tutto eliminati.

Ad ogni modo tutto ciò non implica che le case in legno, in quanto prefabbricate, debbano necessariamente essere realizzate in serie e, quindi, risultare tutte uguali o, almeno, simili tra loro dal punto di vista estetico – architettonico. Tutt’altro! Ciascuna casa o edificio ha una sua identità ed un suo carattere, determinati dagli aspetti normativi che insistono sull’area in cui si interviene e da quelli distributivi e volumetrici, dalle scelte in fatto di impiantistica e da quelle dei materiali e delle finiture impiegate. I diversi sistemi costruttivi in legno, telaio e X-lam, garantiscono infatti ai committenti massima libertà in termini di dimensioni, forma, aperture e finiture.

Da questo punto di vista, quindi, la prefabbricazione non costituisce un limite: non obbliga il futuro proprietario ad adattare le proprie esigenze in funzione di un modulo abitativo predefinito, né vincola le sue scelte in termini di design. Rappresenta, al contrario, un valore aggiunto per l’edificio sia per i vantaggi legati all’uso del materiale legno (sostenibilità, rinnovabilità, riciclabilità, capacità isolanti, resistenza al fuoco ed alle sollecitazioni sismiche), sia perché presuppone una progettazione di qualità elevata e che, a 360°, analizzi ed approfondisca in maniera unitaria, l’abitazione considerata come unicum.

 

Elena Ottavi

La maggiore attenzione e sensibilità alle tematiche della sostenibilità e del risparmio energetico, unite alla riscoperta delle qualità e delle prestazioni del legno come materiale da costruzione hanno dato vita, in questi ultimi anni, ad un fenomeno dai volti ambivalenti. Infatti da un lato l’aumento del numero delle aziende operanti in questo settore ha messo in moto un positivo meccanismo di miglioramento dei materiali e delle tecnologie, da cui traggono beneficio la qualità ed il livello delle prestazioni dei prodotti finali. Dall’altro stiamo invece assistendo al moltiplicarsi di offerte e annunci, soprattutto sul web e sui social network (che rappresentano oggi, in bene e/o in male, la fonte di informazione principale o esclusiva per moltissime persone), che reclamizzano la vendita di case di legno e che sono, spesso, accompagnati da informazioni parziali, confuse, distorte e male interpretabili. Ne risulta una generalizzata diffusione di conoscenze sbagliate, di “falsi miti” che vengono accolti ed accettati come dati certi.

Semplice e veloce sì, ma c’è un “ma”.

Uno dei convincimenti oggi più diffusi è quello secondo cui progettare e costruire una casa in legno sarebbe più semplice ed economico che realizzarla secondo le tecniche tradizionali. L’affermazione di per sé non è errata, ma va completata. Infatti, costruire una casa in legno è davvero più semplice ed economico rispetto ad una in latero-cemento o in muratura, perché la parziale o totale prefabbricazione consente di abbreviare notevolmente i tempi del cantiere (risparmiando, così, sui costi della manodopera), di semplificare le lavorazioni da svolgere e di evitarne qualcuna particolarmente onerosa, come ad esempio la realizzazione delle strutture armate.

Questo tuttavia non significa, come in molti credono, che scegliere una casa in legno (anche se prefabbricata) consenta di seguire iter e procedure diverse e più veloci, rispetto a quelle necessarie per le abitazioni di tipo tradizionale. Al contrario: la prassi necessaria, le prescrizioni da rispettare ed i titoli abilitativi da ottenere sono esattamente gli stessi. Contano la tipologia e le caratteristiche dell’edificio e dell’area, non la scelta dei materiali.

L’area.

Nel caso in cui l’edificio sia da costruire ex novo, occorre innanzi tutto avere a disposizione l’area adatta per l’insediamento del cantiere prima e dell’abitazione poi: naturalmente ci sono delle regole e delle condizioni da tenere in considerazione e che a volte pongono semplicemente dei limiti o, in altri casi, negano la possibilità di realizzare, in determinati contesti, manufatti di qualsiasi tipologia e materiale.

Ovviamente in questa sede è impossibile fornire un quadro dettagliato e completo dell’intricato apparato urbanistico e normativo vigente, che si sviluppa a diversi livelli e che si articola, si diversifica e si personalizza in ciascuna realtà locale, ma vogliamo comunque provare a fare un po’ di chiarezza sull’argomento, su quali sono le principali variabili in gioco e su come procedere.

Torniamo quindi alla nostra area: che cosa la rende adatta o meno alla costruzione di una casa in legno? In primo luogo, vanno tenuti in considerazione la sua destinazione d’uso ed il suo indice di fabbricabilità, che stabiliscono la quantità di costruito (volume) che è possibile realizzare per unità di superficie nelle diverse zone. A tutela del paesaggio e del territorio e per porre un freno all’eccessiva edificazione, alcune aree hanno indici di fabbricabilità molto bassi e che, di fatto, rendono molto difficoltoso se non impossibile ottenere la volumetria utile alla realizzazione di un’abitazione (a meno che non si possiedano estensioni molto molto grandi). E’ il caso, ad esempio, delle aree agricole, nelle quali la possibilità di costruire edifici residenziali deve sottostare ad indici di fabbricabilità bassissimi (0,03 mc/mq, ex D.M. 1444/68) oltre che all’obbligo per il proprietario di svolgere da almeno tre anni l’attività di imprenditore agricolo.

Un secondo aspetto che può porre forti restrizioni alle possibilità edificatorie di un’area è la presenza di vincoli: ad esempio quando si tratta di contesti paesaggistici protetti o di particolare pregio (tutele ex D. Lgs 42/2004), di zone esposte a rischi di varia natura (idrogeologico, fonti inquinanti, ecc.) o di aree ricadenti all’interno di fasce di rispetto.

Il terzo elemento da considerare nella valutazione dell’area è, infine, quello relativo al rispetto delle distanze dagli edifici preesistenti, dai confini e dalle infrastrutture.

Il proprietario può prendere visione delle caratteristiche urbanistiche e delle condizioni normative di un’area e, quindi, valutarne la capacità edificatoria, o facendone apposita richiesta presso gli uffici comunali o rivolgendosi ad un tecnico che, in sua vece, raccoglierà tutte le informazioni necessarie.

Il titolo abilitativo.

Una volta appurata la possibilità di realizzare un edificio all’interno dell’area che abbiamo scelto, si può passare al secondo step del percorso, che consiste nella verifica dei titoli abilitativi necessari.

Anche in questo caso, come già ribadito in precedenza, la premessa è la stessa: la costruzione di una casa in legno è soggetta agli stessi limiti, vincoli e prescrizioni previsti per gli edifici residenziali realizzati secondo le tecniche tradizionali. Quindi sia che si voglia impiegare il legno, sia che si preferiscano il laterizio, il cemento armato, l’acciaio o qualunque altro materiale e tecnica costruttiva, ciò che stabilisce quale sia il titolo abilitativo necessario (e, di conseguenza, tempistiche, procedure ed eventuali costi e oneri), è la tipologia dell’intervento edilizio.

Gli interventi edilizi sono definiti dal D.P.R. 380/2001, Art. 3 e, quelli che solitamente vengono chiamati in causa quando si vuole costruire o ristrutturare un’abitazione, sono quelli identificati, appunto, come “interventi di ristrutturazione edilizia” e “interventi di nuova costruzione”, per i quali è necessario il permesso di costruire. Quando si decide di procedere all’esecuzione di opere di tale genere (vedi D.P.R. 380/2001 e D. Lgs. 22/2016), occorre quindi rivolgersi ad un tecnico che si occuperà della redazione del progetto e della pratica edilizia da presentare in Comune.

Si ribadisce che i casi sopra elencati vanno considerati in maniera generica: la normativa edilizia ed urbanistica va infatti declinata secondo i regolamenti locali e, in ogni caso, ciascun intervento costituisce un caso a sé stante, con i suoi (eventuali) vincoli e prescrizioni particolari.

Il concetto che con questo post si vuole ben sottolineare è che una casa in legno è, sì, più veloce da costruire rispetto ad una tradizionale, ma la sua realizzazione deve percorrere lo stesso iter e seguire le medesime regole: non sono infatti materiale e tecnica costruttiva a fare la differenza, ma il tipo di intervento e le caratteristiche dell’area in cui si opera.

Elena Ottavi

In occasione di MADE Expo 2017, è stato presentato ufficialmente il progetto della nuova sede del Polo Formativo del Legno Arredo, avviato nel 2012 in Brianza da FederlegnoArredo con l’obiettivo di offrire a giovani competenti e motivati uno spazio di formazione adeguato, dando loro concrete opportunità di inserimento professionale.

La struttura sarà realizzata in legno dall’azienda Albertani Corporates, secondo i più moderni ed elevati standard di sostenibilità.

“Crediamo molto in questo progetto”, ha sottolineato il presidente di FederlegnoArredo Emanuele Orsini. “Le aziende del settore hanno bisogno di personale all’altezza dei nuovi scenari di mercato. Grazie al Polo, possiamo dire di essere sulla strada giusta per creare le condizioni migliori per le imprese per guardare al futuro con più certezza”.

La nuova sede sarà pronta per il mese di luglio e sorgerà nell’area dell’ex parco militare di Lentate sul Seveso ora riqualificato. Sarà in grado di ospitare più di 250 studenti in una struttura monoplanare in legno innovativa e con i più moderni standard di sostenibilità. Con la garanzia di una firma come quella di Albertani Corporates.

Il progetto del Polo Formativo si sta dimostrando una case history di eccellenza in Italia, sia per la sua capacità di creare partnership virtuose tra pubblico e privato, sia per la sua efficacia di inserimento nel mondo del lavoro. Attorno a questi temi l’Assessore all’Istruzione, Formazione e Lavoro di Regione Lombardia Valentina Aprea, intervenuta anch’essa alla presentazione, ha voluto sottolineare il valore strategico del progetto per i giovani e le aziende: “Unire tradizione a innovazione per formare giovani apprendisti che, terminato il percorso in cui hanno lavorato a scuola e studiato in azienda, possano disporre degli strumenti per aggredire i mercati globali: partendo dall’Italia, dalla Lombardia in particolare, vogliamo siano in grado di competere con il mondo”.

 La presentazione della nuova sede è stata l’occasione per lanciare ufficialmente anche il nuovo diploma triennale di Operatore Edile, che va così a rafforzare l’offerta formativa del Polo.

Perché la vera innovazione è quella che favorisce sviluppo e opportunità, in modo sostenibile. In primis per i giovani.

 

 

 

“Con il riscaldamento e l’inquinamento globale apparentemente inarrestabile, i cui effetti sempre più catastrofici su scala planetaria misurano la nostra attuale incapacità di reazione, dobbiamo comprendere che il dramma del cambiamento climatico può essere superato, o almeno mitigato, con una rivoluzione energetica dei materiali”. Il chimico e professore dell’ Università di Rotterdam, Michael Braungart, intervenuto a Klimahouse 2017, assumendo suo malgrado i panni del moderno “oracolo di Delfi”, profetizza quel che, per un numero crescente di operatori della filiera, è già realtà: l’edilizia, uno dei settori industriali più energivori insieme a quello delle infrastrutture, deve, in una visione sinergica e sistemica, essere attraversata radicalmente da una conversione ecologica, al centro della quale ci siano i materiali da costruzione.

Materiali che siano, contemporaneamente, naturali e riciclabili da un lato ed efficaci, più che efficienti, dall’altro, da un punto di vista termico-acustico-igrometrico-statico. Non solo per realizzare nuove costruzioni, ma soprattutto per riqualificare l’immenso patrimonio edilizio italiano, residenziale ed industriale, tanto utilizzato quanto dismesso. Nella consapevolezza che si possa e si debba saldare la dimensione estetica con quella ecologica ed economica. Per il fine, non trascurabile, di garantire a chiunque il massimo comfort domestico possibile. Vediamo, quindi, quali sono oggi i principali materiali isolanti naturali e quali i vantaggi prodotti per l’utente.

Il lino. La più antica fibra tessile conosciuta dall’uomo, il lino, è un materiale naturale che per la sua bassa conducibilità termica e per la sua buona capacità termica massica permette di avere, rispettivamente, un ottimo isolamento in inverno e in estate. Per la sua proprietà igroscopica, inoltre, il lino regola perfettamente il tasso di umidità all’interno dell’ambiente domestico. Il lino, materia prima rinnovabile con un ciclo di rinnovamento molto rapido (3-4 mesi) e non bisognosa di una eccessiva irrigazione per la sua riproduzione, si trova sul mercato nella modalità dei pannelli – con spessore fino a 25 cm – o dei rotoli – in genere di spessore compreso tra i 6 e i 10 cm – molto stabili, elastici e maneggevoli.

Fibra di cellulosa. È un materiale riciclabile ricavato dagli scarti di produzione dell’industria della carta e caratterizzato da buone prestazioni termiche e acustiche. Ha un coefficiente di conducibilità termica molto basso, come bassi sono i consumi di energia per la produzione. I fiocchi di fibra di cellulosa sono, anche per le precise prescrizioni normative dell’unione europea, necessariamente trattati con sali di boro per conferire capacità ignifuga e antiparassitaria. Con l’ausilio della resina di pino o del solfato di alluminio si possono ottenere i pannelli che, successivamente, possono essere inseriti tra montanti di legno e travetti. La sua natura, al contrario di quel che si potrebbe pensare, permette alla fibra di cellulosa di immagazzinare acqua e di migliorare il microclima interno dell’edificio. Abbatte il rischio della creazione di condensa e reagisce bene all’escursione termica tra giorno e notte.

Fibra di legno. Ottenuto dagli scarti di legno e compattato con la resina prodotta dal legno, la lignina, questo è un materiale completamente ecologico. Tra i suoi punti di forza quello di disporre, per un coefficiente di conducibilità pari a 0,050, della capacità di isolare l’ambiente domestico tanto dai rumori quanto dal calore. Con buone prestazioni sia in inverno sia in estate, sia in climi più rigidi sia in quelli più miti.

Lana di pecora. Questo materiale isolante, di origine animale, nasce da un accurato processo di pulitura e filatura: dopo essere state, infatti, opportunamente trattate per garantirne la durabilità e l’affidabilità anche in ragione delle prescrizioni europee, le fibre lunghe vengono separate da quelle corte, con le prime che vengono impiegate nel settore tessile, mentre le seconde sono usate per coibentare gli edifici. L’isolante viene prodotto in rotoli e può essere inserito all’interno di elementi architettonici orizzontali e verticali per migliorare le prestazioni termiche di muri, soffitti e pavimenti. Il prodotto è totalmente naturale, atossico e non permette fenomeni di condensa perché la lanolina, una cera che riveste le fibre, rende la lana idrorepellente, ma nello stesso tempo è un regolatore igrometrico dell’aria e mantiene costante il tasso di umidità degli ambienti. Ha una buona capacità ignifuga ed è privo di VOC (composti organici volatili).

Canapa. Tra i materiali naturali, riciclabili ed eco-compatibili, forse, quello che merita una attenzione particolare è la canapa. Il nostro Paese, diversi decenni fa, era tra i primi produttori mondiali di questa sostanza vegetale, ma, per il rigorismo del proibizionismo in ragione della sua potenziale dannosità per la salute, perse questo primato e la possibilità di far crescere una filiera notevole. La stessa, tuttavia, oggi in rapida ascesa perché la canapa può essere applicata in una pluralità di settori industriali. Nel segmento dell’edilizia e dell’architettura, indubbiamente, presenta numerosi vantaggi. Sia per la sua leggerezza e la sua facilità d’uso, dopo una produzione in tempi molto rapidi, ma anche per le sue proprietà biologiche e fisiche che consentono a questa fibra di garantire termicamente, acusticamente, staticamente (con gli opportuni accorgimenti), prestazioni eccezionali, con una grande durabilità nel tempo. Senza trascurare, infine, la possibilità da parte della canapa di bonificare anche siti industriali contaminati.

Sughero. Le caratteristiche del sughero, che lo rendono un ottimo isolante sono da ricercarsi nelle sue caratteristiche fisico-chimiche e nel processo termico di tostatura, che ne massimizza le già ottime prestazioni termo-acustiche. L’elevata quantità di gas contenuta nella struttura cellulare, unitamente a pareti cellulari composte da una scarsa quantità di materia, minimizzano il passaggio di calore. Tali prestazioni si ritrovano intatte e, addirittura amplificate, dopo la tostatura, per via della espansione delle cellule. Ugualmente importante è il ruolo della suberina, che, una volta raffreddata, riveste il sughero rendendolo impermeabile e insensibile all’umidità, lasciando però il pannello altamente traspirante. L’assenza di collanti aggiunti, unitamente ad un eccellente LCA, rende il sughero tostato un materiale isolante naturale, molto interessante anche per la bioarchitettura, anche come isolante acustico.

Giuseppe Milano