L’anno 2017 si è da poco concluso, lasciandoci in eredità la realizzazione e l’apertura di numerosi musei di tutto il mondo che vantano la firma delle più grandi archistar internazionali.

Il nuovo Centro Botìn de las Artes Y la Cultura di Renzo Piano a Santander è una grandiosa palafitta sospesa sulla baia di Albareda con rivestimento in formelle di ceramica che cambiano colore a seconda delle variazioni della luce del sole. Il Louvre di Abu Dhabi di Jean Nouvel è racchiuso sotto ad una cupola a nido d’ape che richiama la volta celeste attraverso l’impiego delle geometrie tipiche dello stile arabo. Lo Zeitz MOCAA di Città Del Capo in Sudafrica, progettato dallo Studio Heatherwick, recupera e rigenera l’architettura di un silo industriale abbandonato, per dare vita al più grande museo africano dedicato all’arte contemporanea. Il Musée Yves-Saint-Laurent a Marrakech, dello Studio KO, celebra il genio della moda attraverso un’architettura minimalista dalla forme tipicamente marocchine e dai volumi intessuti dai mattoni.

Si tratta di architetture ardite ed innovative, che nascono ex novo o che partono dal recupero o dalla rifunzionalizzazione di edifici preesistenti: l’elemento che le accomuna è, paradossalmente, la loro estrema eterogeneità, individuata dalle forme, dal design e, soprattutto, dalle diverse scelte in ambito materico. Troviamo quindi musei di mattoni, di ceramica, di cemento armato e, naturalmente, anche in legno.

All’interno del nostro blog abbiamo spesso celebrato i numerosi vantaggi che l’impiego di questo eccezionale materiale porta con sé, soffermandoci soprattutto all’ambito residenziale, quello più vicino alla nostra realtà di tutti i giorni. È tuttavia importante ricordare e sottolineare che il legno offre prestazioni e soluzioni di altissimo livello (dal punto di vista sia tecnico-prestazionale che del design) anche quando viene impiegato per la realizzazione di edifici più complessi, di natura diversa da quella residenziale: edifici per uffici e commercio, per lo sport, strutture sanitarie, scuole ed università, spazi espositivi e, appunto, musei.

Vediamo qualche esempio di museo in legno.

Il Miyahata Jomon Museum progettato dallo Furuichi and Associates si trova a Fukushimashi (Giappone) ed è dedicato alla Preistoria giapponese, precisamente all’epoca Jomon (da cui il nome) del X secolo a.C. L’edificio è realizzato in legno e cemento e si ispira, dal punto di vista architettonico ad una sorta di grotta contemporanea: sorge al di sopra di un’area archeologica e presenta una grandiosa copertura – scultura in legno che richiama all’immaginario l’idea delle stalattiti.

Il Romsdal Folk Museum progettato dallo studio Reiulf Ramstad Arkitecter e realizzato a Molde in Norvegia, è un edificio che attraverso l’architettura e la scelta di materiali locali, custodisce e racconta l’identità, la storia e la cultura del luogo. Il museo è realizzato quasi interamente in legno di pino, presenta una struttura in acciaio e risponde ai requisiti di sostenibilità e razionalità. Le sale espositive permanenti e temporanee possono variare grazie a grandi porte scorrevoli che consentono di combinare e separare gli spazi a seconda delle diverse esigenze.

Il Museo del Agua è una struttura realizzata a Lanjaròn, in Spagna, dall’architetto Juan Domingo Santos su commissione del Municipio della città e che segna l’ingresso al Parco Regionale della Sierra Nevada. Come si deduce dal nome stesso, il museo è dedicato all’acqua sia come elemento fluido e vitale, sia come risorsa economica ed industriale (l’acqua di Lanjaròn viene imbottigliata e venduta in tutta la Spagna). Il progetto è partito dal recupero di alcune strutture preesistenti di origine industriale, ma ha visto anche la realizzazione di elementi nuovi, come il padiglione di ingresso, un volume alto e stretto in doghe di abete finlandese, leggermente distaccato da terra e che definisce un vero e proprio spazio dei sensi.

Il Museum of Handcraft Paper (in italiano Museo della Carta Artigianale) si trova a Xinzhuang Village, nella Cina sud-occidentale. Il museo è composto da numerosi piccoli edifici che invitano ad entrare nel villaggio e ne costituiscono un proseguimento: in questo modo tutto il complesso edificato, le strade, le abitazioni ed il paesaggio diventano un unico grande spazio espositivo in cui l’arte della produzione della carta (da sempre risorsa e ricchezza del luogo) viene raccontata, preservata e fatta crescere. Dal punto di vista architettonico i piccoli volumi che compongono il museo sono realizzati attraverso l’impiego di materiali locali e tradizionali, unitamente a tecniche più moderne: il sistema costruttivo è quello tradizionale cinese in legno a secco mentre per i rivestimenti sono stati utilizzati legno di pino, bambù, pietra vulcanica e carta artigianale.

Il Museo del Legno di Cantù è invece uno spazio espositivo in cui il legno costituisce sia il principale materiale con cui l’edificio è realizzato (l’edificio è interamente rivestivo in legno di larice), sia ciò a cui il museo stesso è dedicato. Il Museo del Legno è stato realizzato su commissione della storica azienda brianzola Riva1920 ed ospita gli oggetti che ne raccontano la storia ed il design.

Chiudiamo il quadro con il celeberrimo Museo del Legno di Tadao Ando, realizzato negli anni Novanta all’interno della foresta di Mikata-gun (prefettura di Hyogo) per celebrare la Festa Nazionale dell’Albero. Il Museo, inserito nel paesaggio in un rapporto quasi simbiotico, è costituito da due volumi: quello principale, in legno di cedro locale, è a forma di tronco di cono ed ospita, al centro, una vasca d’acqua circolare ed una passerella sopraelevata in cemento armato che conduce al secondo volume, lo spazio museale vero e proprio. Quest’ultimo, un piccolo parallelepipedo in cemento armato, è totalmente immerso nella foresta.

Da alcuni anni, con la crescente diffusione dei modelli sostenibili e bioclimatici applicati alla filiera delle costruzioni, anche nel nostro Paese – nella necessità di abbandonare la rigidità e la mono-funzionalità degli schemi novecenteschi – iniziano ad essere realizzati eco-hospice o ospedali “green”, ossia flessibili architetture terapeutiche integrate in nature salvifiche.

In particolare, le prime sperimentazioni si sono avute con i presidi pediatrici, nell’idea che non dovessero essere luoghi stressogeni per una utenza fragile e delicata come i bambini affetti da gravi o rare patologie, ma potessero diventare “rifugi” accoglienti e colorati realizzati tra gli alberi e nei giardini. Per valorizzare la vocazione psicologica della natura e corroborare la dimensione terapeutica della cura.

Uno degli esempi italiani più importanti, recentemente celebrato anche dalla nota trasmissione televisiva Presadiretta, è l’Ospedale pediatrico Meyer di Firenze per la conversione ecologica del quale prezioso è stato il lavoro di Albertani Corporates S.p.a. L’azienda, infatti, ha realizzato nella hall il sistema di travature sagomate in legno con curvatura a raggio variabile spingendo l’immaginazione verso le costole della grande balena della fiaba di Pinocchio, di cui troviamo riferimenti nel design di altri oggetti e tecnologie presenti nell’ospedale.

La rinomata struttura medica ha una geometria fortemente influenzata dalla geomorfologia del territorio nel quale precipita con una armonia costante tra costruito e paesaggio inedificato. Dopo la realizzazione di una innovativa serra fotovoltaica preposta alla regolazione della climatizzazione e di moderni dispositivi per la gestione smart della ventilazione e dell’illuminazione naturale, l’implementazione di altri impianti rinnovabili integrati a un sistema di giardini, ha consentito al polo sanitario fiorentino – dotato di una ludoteca, di una libreria, di una scuola e di un orto biologico – di diventare uno dei primi presidi medici bio-sostenibili del Paese.

Se le previsioni saranno rispettate, a partire dal 2020, il Meyer sarà raggiunto nella classifica degli eco-hospital pediatrici dalla struttura che sorgerà a Bologna progettata dall’architetto Renzo Piano per la Fondazione Hospice MT. C. Seràgnoli. Questa nuova “casa della salute”, inserita in un bosco con 400 alberi e 5000 piante, prevedrà dei padiglioni sopraelevati (a 6-8 metri d’altezza), con 14 stanze singole e 8 appartamenti per i familiari dei pazienti, distribuiti su una superficie di 4500 metri quadrati contigui all’Ospedale Bellaria. La nuova struttura sarà ricoperta da pannelli fotovoltaici, avrà facciate in legno e vetrate opache per la regolazione dell’irraggiamento. La scelta di Piano di accogliere i giovanissimi pazienti all’altezza degli alberi – “sospesi tra cielo e terra” – è motivata dalla sensibile convinzione che l’architettura, con la sua bellezza estetica e funzionale possa coadiuvare la terapia dando ai bambini un contatto con la natura e contribuendo a migliorare il loro umore.

Sempre fortemente orientato alla sostenibilità e al più rigoroso approccio bioclimatico è anche l’intervento proposto dall’ex allievo di Renzo Piano, Mario Cucinella, per la realizzazione del nuovo polo chirurgico e delle urgenze dell’Ospedale San Raffaele di Milano. Nei nuovi padiglioni, un ruolo strategico sarà ricoperto dalla luce naturale che verrà accolta attraverso un involucro chiaro, leggero e trasparente, e che dialogherà con una corte che attraverserà tutti i livelli a partire dalla base interrata. Il curatore del padiglione italiano della prossima Biennale d’Architettura di Venezia “Arcipelago Italia”, anche per rispondere alle richieste della committenza, ha previsto due organismi volumetrici complementari: la piastra tecnica che ospita le funzioni ospedaliere più importanti come il blocco chirurgico con le 20 sale operatorie e il pronto soccorso; e la torre nella quale, invece, saranno accolti i reparti di degenza e gli ambulatori medici.

Nel medesimo capoluogo meneghino, infine, sorgerà entro il 2022 il nuovo Policlinico. L’ampliamento da 170mila mq della preesistente struttura è progettato dallo studio di Stefano Boeri. Per l’architetto del Bosco Verticale, il presidio sanitario, oltre a disporre di strutture d’eccellenza, dovrà aprirsi alla città attraverso il grande giardino terapeutico da 6000 metri quadrati che coronerà la piastra centrale di tre piani nel quale saranno allocati i servizi comuni e 21 sale operatorie.

Tale elemento di congiunzione metterà in relazione i due blocchi alti 7 piani: in quello sud ci saranno l’area medica-chirurgica; mentre quella nord sarà destinata all’area materno-infantile con un pronto soccorso ostetrico-ginecologico e un secondo pediatrico.

Spa, centri termali e strutture ricettive dotate di ambienti ed attrezzature per il benessere sono sempre più diffusi e, soprattutto in questa stagione, costituiscono un’allettante attrattiva per chi è alla ricerca della destinazione ideale per una fuga invernale. Si tratta di luoghi in cui ci si può rilassare, eliminare lo stress, ritrovare l’equilibrio ed il benessere fisico e psicologico grazie a percorsi termali, a trattamenti ed attività con acqua, fanghi ed altri elementi naturali.

I materiali naturali e il legno

In queste strutture i materiali e, nello specifico i materiali naturali, sono utilizzati sia in qualità di ingredienti di particolari trattamenti (acque termali, legno, pietre, fieno, fanghi, ecc) sia, e soprattutto, come materia prima per ricreare ambienti artificiali ispirati alla natura, dove il connubio tra, appunto, i materiali stessi, l’architettura e l’impiego sapiente della luce contribuisce a dare vita a luoghi in cui ritrovare il proprio benessere.

Tra questi materiali naturali, il legno riveste un ruolo di primissimo piano: oltre ad essere naturale ed ecologico, presenta caratteristiche fisico – chimiche che lo rendono particolarmente adatto alla realizzazioni di edifici e di ambienti ad elevato comfort interno. È isolante dal punto di vista sia termico che acustico, è traspirante ed igroscopico e quindi in grado di comportarsi come un naturale regolatore dell’umidità, ha capacità antistatiche ed antiallergiche.

A questi aspetti si aggiungono anche le prestazioni sotto il profilo della resistenza e della sicurezza, che rendono il materiale legno particolarmente adatto anche alla realizzazione di strutture dalle dimensioni importanti.

Dalla Nuvola del Benessere ai resort alpini: alcuni esempi di realizzazioni

Gli esempi di edifici in legno destinati al benessere sono numerosissimi ed in costante aumento.

Tra questi spicca la tanto pubblicizzata Nuvola del Benessere, un’installazione temporanea in legno e vetro realizzata nel parco di QC Terme Dolomiti a Pozza di Fassa. La struttura, risultato della collaborazione del creativo Mao Fusina, dell’artigiano alpino Roberto Duclos e di Alessandro Bolis, direttore artistico del complesso termale, consiste in una camera da letto sospesa e trasparente, dotata dei massimi comfort e con vista speciale sul paesaggio circostante.

Proprio come una nuvola passeggera, è stata attiva per soli cinquanta giorni, dal 31 Ottobre al 20 Dicembre scorsi: durante questo periodo alcuni fortunati hanno avuto il privilegio di rilassarsi al suo interno per una sola notte in cui hanno potuto dormire godendo della magia del cielo stellato e della natura intorno a loro.

L’Hotel Gardenazza in Val Badia consiste invece in una struttura alberghiera situata nel cuore delle Dolomiti e costituita da due parti realizzate in tempi differenti: un progetto di ristrutturazione del 2015 ha portato alla sostituzione di quella più vecchia e risalente agli anni Trenta con un nuovo volume di cinque piani ed a basso consumo. La materia prima principale impiegata per questo intervento è il legno di origine locale: fatta eccezione per le fondazioni ed il piano terra in cemento armato, infatti, il resto della struttura è interamente in legno. Le pareti sono state realizzate con pannelli lamellari incrociati lasciati a vista all’interno e rivestiti da doghe in larice all’esterno.

L’hotel è dotato di svariati servizi, cui centro benessere, solarium, giardino e parco giochi esterni.

Anche nel D.V. Boutique Hotel & Spa di Madonna di Campiglio il legno (larice e rovere in particolare), insieme altri materiali naturali, locali e sostenibili, è stato utilizzato per dare vita ad un ambiente semplice ma allo stesso tempo lussuoso in cui potersi rilassare e ritrovare il proprio benessere.

Il Saleghes Mountain Residence di Selva di Val Gardena è stato interessato nel 2013 da un intervento di ampliamento che ha visto, anche in questo caso, l’impiego per ragioni paesaggistiche e di sostenibilità di materiali naturali: legno e pietra ardesia in primis.

In particolare il legno è stato utilizzato come rivestimento sia all’interno che all’esterno e definisce un legame molto forte tra la struttura ed il contesto.

“L’istruzione è l’arma più potente che puoi utilizzare per cambiare il mondo”, ripeteva spesso Nelson Mandela. E mai come in questo periodo storico – all’alba di un nuovo anno, intarsiato in una stagione esasperata dall’intolleranza e dalla violenza – le università e i poli di alta formazione possono rappresentare gli hub strategici per costruire nuovi ponti di pace e di conoscenza. Questi infatti sono capaci di saldare i paradigmi della conversione ecologica e dell’innovazione tecnologica nella dimensione pragmatica di saperi sempre più interdisciplinari e multiscalari.

In molte città asiatiche, come Singapore, o nordamericane, come Vancouver, già da anni, tutte le istituzioni pubbliche o che erogano servizi di pubblica utilità, nella volontà di contribuire al rallentamento dei cambiamenti climatici o alla riduzione delle immissioni in atmosfera di CO2, hanno elaborato e stanno redigendo masterplan fortemente orientati alla sostenibilità socio-ambientale. Qui i campus universitari o le accademie di alta specializzazione e ricerca possono assumere una vocazione anche attrattiva nei confronti delle più giovani generazioni di scienziati e studiosi di tutto il mondo.

Al centro di questa rivoluzione copernicana, non solo nelle città evocate ma anche in quelle che verranno di seguito richiamate per la virtuosità delle esperienze condotte, vi è il legno. Ritenuto da molti operatori della filiera, italiana ed internazionale, “il materiale del XXI secolo”, per la sua versatilità funzionale e la varietà delle sue proprietà, nella tecnologia in X-lam (ossia pannelli di legno lamellare a strati incrociati) offre le migliori performance in campo energetico ed antisismico, ma anche estetico e pratico.

Canada. A Vancouver, nel campus della British Columbia, da alcuni mesi sorge uno degli edifici in legno più alti del mondo. Lo studio Acton Ostry Architects, infatti, avendo ricevuto dalla committenza la richiesta di realizzare la nuova residenza universitaria di Brock Commons per ospitare 400 studenti, ha realizzato una torre di 18 piani per un’altezza complessiva di quasi 55 metri. Ad esclusione della base in cemento e dei due nuclei verticali in calcestruzzo, lo scheletro dell’involucro edilizio, come la facciata (costituita da 22 pannelli), è stato realizzato in legno di abete con tavole a strati incrociati. Il nuovo edificio, verificato a regime il comfort termoigrometrico e lo stato di benessere indoor, dovrebbe conseguire, secondo i progettisti, la classe Gold della certificazione Leed.

Singapore. Nella città-stato asiatica, una delle più giovani e creative smart city del mondo, dalla seconda metà del 2015 è precipitato l’ultimo innovativo progetto di DP Architects e UNStudio. La loro Università, fondata in collaborazione con il MIT, si sviluppa secondo geometrie armoniose e fluide, perché dinamico deve essere il processo di apprendimento dei discenti. Le Facoltà, infatti, non si trovano rigidamente all’interno di singoli edifici, ma sono distribuite e sovrapposte nei diversi volumi, con aule, laboratori e sale riunioni collegate attraverso percorsi studiati attentamente per stimolare la contaminazione tra saperi e l’innovazione. I nuovi edifici, sintesi di una progettazione integrata, sono energeticamente “passivi” ed ecologicamente “attivi”: sono stati studiati, quindi, nel loro orientamento, nel consumo energetico ed idrico, nell’ombreggiatura con l’uso di specie autoctone per evitare le isole di calore prevedendo anche tetti verdi.

Sudamerica. A Cayenne, nella capitale del piccolo stato della Guiana francese, gli architetti francesi dello studio RH+Architecture hanno completato nel 2013 il loro reticolato in legno con cui avvolgono interamente l’edificio della biblioteca universitaria del campus del Rectorat de Guyane. L’originale “eco-gabbia” rimodella l’involucro creando una ariosa e luminosa hall di ingresso, una vera galleria polifunzionale a fruizione di studenti e docenti, che consente alla luce naturale di filtrare e di riverberarsi sulla facciata interna della biblioteca in cemento armato, disseminata di finestre rettangolari e quadrate. Il nuovo spazio aperto, che percorre tutto il perimetro della struttura, favorisce una interazione con quello esterno per un dialogo costante tra architettura, cultura e natura.

Italia. Analoga correlazione è stata ricercata, ed ottenuta, a Lodi dall’archistar giapponese Kengo Kuma, autore della recentissima Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università di Milano. Il nuovo sistema accademico, che ospiterà almeno 2200 studenti, prevede due volumi, di altezze e funzioni diverse, proiettati sul canale naturale che attraversa il sito. Nel primo edificio sono destinati aule e laboratori per la didattica con un’aula magna da 350 posti; mentre nel secondo troveranno ospitalità i dipartimenti e i centri di ricerca. «Il mio lavoro – ha detto Kuma – punta a creare un’unione tra architettura e natura, valorizzando l’acqua e impiegando diffusamente il legno (che quando possibile preferisco reperire a chilometro zero), ma in piccoli tagli, quasi a misura umana. Il suo uso in architettura è come nella musica: prima della melodia è importante lavorare sul ritmo, che nelle progettazioni è dato appunto dal legno in piccoli tagli. Nel nuovo polo universitario – ha proseguito l’architetto giapponese – ho usato il legno di cedro rosso canadese di tre spessori diversi per assicurare questo ritmo e per garantire, data la destinazione d’uso e attraverso grandi vetrate che consentiranno alla natura di entrare nell’edificio, l’illuminazione e la ventilazione naturale».

 

Questa casetta è il risultato di un lungo viaggio, determinato in parte da desideri e sogni, ma in parte anche dalla tecnologia e un approccio scientifico

(Renzo Piano)

Le Micro house (o Micro-case) in legno sono piccole abitazioni ridotte all’essenziale, le dimensioni delle quali accolgono tutto il comfort necessario e sfruttano l’identità del paesaggio per esigenze differenti, dal rifugio alla contemplazione, dalla bellezza al relax.

Si tratta di case modulari di facile installazione e costi ridotti. Ormai non ci sono più dubbi, la casa del futuro è piccola ed ecologica. Magari non per tutti, ma certamente per gli amanti della natura, degli spazi minimi e dello stile di vita senza sprechi e silenzioso. Oppure per chi utilizza un micro loft o di una eco-cabin per il week-end o per le vacanze.

La selezione che segue riunisce alcuni esempi di rifugi e micro-case in legno immersi nella natura, che coniugano design, comodità, sostenibilità, estetica e funzionalità.

Tra i pionieri a testare le potenzialità della dimora minima l’archistar Renzo Piano con il suo Diogene, una unità abitativa minima nel Vitra Campus di Weil am Rhein, costruita nel 2013 in collaborazione con l’ufficio tecnico di Albertani Corporates e una delle unità produttive della stessa Azienda.

Renzo Piano sviluppa uno spazio abitativo di poco più di due metri per due sufficienti per dare una casa ad uno studente. Un letto, una sedia e un tavolino in una casa in legno del peso di 1,2 tonnellate posizionata in via sperimentale nel Vitra Campus, che funziona con un suo sistema autonomo per la raccolta e il filtraggio dell’acqua e produzione di corrente con celle fotovoltaiche e pannelli solari.

Circa dieci prima, Renzo Piano cominciò di propria iniziativa e senza committenti a sviluppare una piccola casa di questo tipo. A Genova vennero costruiti vari prototipi: in compensato, in cemento e, infine, in legno.

“Diogene” non è un riparo di emergenza, ma un rifugio scelto volontariamente. Funziona in diverse condizioni climatiche e indipendentemente dalle infrastrutture esistenti, come sistema autonomo. L’acqua necessaria viene raccolta dalla casa stessa e pulita dopo l’uso, la corrente viene generata autonomamente e l’ingombro è ridotto al minimo.

La struttura è di legno e il suo carattere caldo e accogliente si irradia anche all’interno. Per proteggerla dalle intemperie, l’esterno è provvisto di un rivestimento in alluminio. Con il suo tetto a doppio spiovente, la forma della casa richiama l’archetipo dell’abitazione umana, pur essendo un prodotto contemporaneo.  Non è una banale capanna, ma un rifugio tecnicamente perfetto ed esteticamente attraente. La grande sfida era progettare un prodotto complesso che fosse adatto alla produzione industriale in serie.

Questa casetta è il risultato di un lungo viaggio, determinato in parte da desideri e sogni, ma in parte anche dalla tecnologia e un approccio scientifico”, spiega Renzo Piano.

Il progetto dello studio DRAA Architects, in Cile, è pensato come luogo di contemplazione del paesaggio di montagna, con la piccola cabina in legno di pino carbonizzato sospeso su due file di pilastri lignei.

L’interno, nonostante i 15 mq, offre una chiara gerarchia degli spazi: l’ingresso in prossimità di un piccolo corridoio attrezzato con un piano da cucina che conduce al soggiorno con il soffitto ad una quota maggiore rispetto gli altri ambienti.

Piccole finestre e lucernari illuminano lo spazio, reso accogliente attraverso piccoli dettagli e arredi.

Rimbalzando in Italia, la ‘Casetta nell’oliveto’ a Serravalle Pistoiese, a cura dello studio Hypnos, riproduce un’architettura mimetica a km zero.

La preesistenza è stata ammantata di una veste lignea, per diventare camaleontica e parte integrante del paesaggio, della terra, dei tronchi nodosi degli ulivi e dei cipressi circostanti.

Nel sud della Norvegia, il progetto dello studio Reiulf Ramstad Arkitekter disegna un rifugio in legno di pino e vetro. Il risultato è una casa per famiglia ecologica e dall’estetica pulita, con spazi privati per ciascuno dei componenti e una zona comune centrale all’insegna dell’interazione.

PLUS ultra studio ha trasformato una vecchia torretta di appostamento per la caccia con basamento in calcestruzzo, in osservatorio in legno per avvistare i caprioli ed altri animali selvatici nel bosco, ma anche un luogo per leggere e meditare. Qui il rivestimento ha un ruolo importante perché definisce la continuità con la verticalità degli alberi e con i colori del bosco.

Nella società contemporanea e nelle nostre quotidianità è sempre più importante (se non imprescindibile) il ruolo che il mondo dello sport, del wellness e della cura del corpo rivestono, dal punto di vista sia fisico – fisiologico che sociale. Per questo è fondamentale, quando si progettano o si realizzano strutture destinate allo svolgimento di tali attività, orientare le proprie scelte verso l’obiettivo primario del benessere. E sotto questo profilo, l’impiego del legno e, nello specifico, del legno lamellare, risulta impareggiabile perché è in grado di offrire la risposta più completa a tutte le complesse esigenze che la realizzazione di questo tipo di strutture comporta. Vediamo come.

Cinque buoni motivi per scegliere il legno

1)              Innanzitutto perché l’impiego delle tecnologie costruttive basate sull’utilizzo del legno lamellare consente la realizzazione di strutture di qualsiasi forma e dimensione: palestre, palazzetti, maneggi, stadi sono infatti, innanzitutto, grandi strutture contraddistinte da ampie luci e da altezze elevate. Tali caratteristiche sono determinate e variabili in funzione della specialità sportiva principale a cui l’edificio è destinato, ma risultano comunque sempre molto considerevoli. Da questo punto di vista il legno consente risultati e prestazioni eccezionali: tamponamenti ed elementi strutturali possono infatti essere realizzati “su misura” per rispondere a qualsiasi esigenza di forma e dimensione. Inoltre preferendo il legno ai materiali tradizionali si ottengono strutture più leggere oltre che più semplici e veloci da realizzare.

2)              Il secondo, fondamentale punto a favore del legno riguarda l’enorme fabbisogno energetico che la gestione di questi edifici richiede: è essenziale che l’involucro esterno sia progettato e realizzato a regola d’arte e che sia in grado di garantire il massimo risparmio energetico possibile. Come ben sappiamo il legno è infatti un materiale in grado di fornire prestazioni ottime dal punto di vista dell’isolamento (sia termico sia acustico), per cui costituisce un valido alleato contro la dispersione di energia e, di conseguenza, di risorse.

3)              Le caratteristiche intrinseche del legno assicurano all’ambiente interno anche condizioni ottimali dal punto di vista della naturale regolazione dell’umidità. Come avevamo già messo in luce in questo post, il legno è infatti un materiale traspirante ed igroscopico e, in virtù di ciò, è in grado di assorbire e di far fuoriuscire per capillarità l’umidità in eccesso presente all’interno di un ambiente. Ed in un luogo dedicato alla pratica di sport non è cosa da poco!

4)              Un altro degli aspetti a favore dell’impiego del legno per la realizzazione di edifici destinati allo sport, è quello che riguarda le sue qualità estetiche: si tratta infatti di un materiale in cui bellezza e tecnologia costituiscono i termini inscindibili di un’equazione che ha come risultato il top delle prestazioni.

5)              Come ultimo aspetto: la sostenibilità, tematica più e più volte evidenziata all’interno del blog ma che risulta, a mio avviso, fondamentale nell’ambito di questa categoria di edifici. Se infatti il progetto ha come obiettivo la realizzazione di una struttura dedicata allo sport ed alla cura del corpo, la scelta di un materiale naturale, salubre e riciclabile è essenziale per il benessere di tutti i futuri utenti.

Qualche esempio di realizzazione

Gli esempi di realizzazione di edifici in legno dedicati allo sport ed alla cura del corpo sono numerosissimi e sparsi in tutto il mondo. Si tratta di strutture molto diverse tra loro per tipologia, forma, dimensione e tecnologia impiegata, ma tutte hanno nel legno il comune denominatore.

FT Architects, Archery hall and boxing club, Tokyo, 2013. I due edifici sorgono all’interno della Kogakuin University (West Tokyo) e sono dedicati rispettivamente al Kyudo (il tradizionale tiro con l’arco giapponese) ed alla boxe. Le premesse alla progettazione riguardavano l’esigenza di realizzare una struttura a basso costo con legname locale e di ottenere due sale aventi spazio libero di 7,2 x 10,8 m. La struttura è stata ottenuta attraverso il semplice assemblaggio a mezzo bulloni e dadi di piccole sezioni di legno.

SCHEMAA, Salle multisports Nathalie Mauclair, Champagné, 2015. Il progetto nasce dall’esigenza di realizzare una sala polisportiva complementare ad una palestra esistente. Il nuovo volume, pulito e cristallino, si pone in continuità con il vecchio, a finitura opaca. Le strutture portanti sono costituite da elementi lamellari inclinati che, unitamente all’involucro esterno in policarbonato traslucido conferiscono grande dinamicità al complesso.

Architecture 54, Gymnase de Costebelle, Hyères, 2016. Si tratta di una palestra dedicata agli studenti del Lycée Costebelle ed alle associazioni sportive locali. L’architettura è estremamente sobria ed ha nella pulizia delle linee e nella geometria il suo principio generatore: è infatti la griglia a maglia triangolare ciò che definisce le facciate e costituisce la chiave di lettura del rapporto tra l’edificio e la luce naturale.

Zaha Hadid Architects, Eco Park Stadium, Stroud (UK), 2016. Lo studio fondato dalla visionaria Zaha Hadid si è aggiudicato il concorso di progettazione del nuovo stadio della squadra (vegana!) dei Forrest Green Rovers. Il nuovo stadio sarà realizzato quasi completamente in legno, dalla struttura alla copertura, e sarà il primo nel suo genere. Una membrana trasparente ne costituirà la finitura rendendo possibile, nello stesso tempo, la crescita dell’erba nel campo da gioco, la protezione degli spettatori e la riduzione dell’impatto visivo dell’impianto dall’esterno.

ALBERTANI CORPORATES s.p.a. . Sono numerosissime anche le strutture sportive che hanno visto la partecipazione alla loro progettazione e realizzazione dell’azienda Albertani Corporates s.p.a.. Le tipologie e le tecnologie impiegate sono differenti e variano in funzione delle esigenze strutturali e della forma.

Tra le realizzazioni Albertani nell’ambito dell’edilizia per lo sport troviamo edifici destinati a svariate specialità: come la piscina coperta di Castano Primo (Milano), una grande costruzione ad arco costituita da due corpi distinti, con una parte fissa ed una scorrevole ed apribile, e la piscina coperta di Forlì (Forlì – Cesena), la cui copertura è definita da grandi trave sagomate in legno lamellare.

La copertura del Palaindoor di Ancona (il più grande impianto stabile per l’atletica al coperto di tutta Italia), un’imponente volta lamellare che sostiene un complesso sistema di luci, e il palasport di Busto Arsizio (Milano), esempio di geodetica in legno.

Il maneggio La Mandria di Venaria (Torino), una spettacolare struttura costituita da capriate reticolari con luce di 50 m, e la tribuna del campo da calcio di Zamora (Spagna), una grande “trave a mensola” con elementi diagonali di irrigidimento.

Le architetture industriali sono edifici la cui caratteristica principale si individua nelle grandi dimensioni e nella necessità di dare risposta, in primis, a requisiti di efficienza economica e funzionale. Essendo infatti destinati ad attività di tipo produttivo, necessitano di superfici ampie e di altezze elevate allo scopo di consentire lo svolgimento delle attività, di ospitare macchinari, di permettere l’accesso e il movimento di eventuali mezzi di trasporto, di svolgere funzione di magazzino e deposito.

Si tratta di architetture il cui valore viene spesso ridotto al soddisfacimento delle rigide dinamiche e dei parametri imposti dal mercato, come evidenziava Giuseppe Pagano già negli Anni Trenta: “Uno [disordine di valutazione] […] è quello di considerare la costruzione industriale una sottospecie edilizia: roba da tirar su alla svelta senza tante pretese. Questo errore di valutazione […] è origine di gravi danni alla periferia delle città […]. Bastano già queste considerazioni per far comprendere come l’architettura industriale, o per lo meno quella che potrebbe o dovrebbe chiamarsi architettura industriale, si risolva molto spesso in una serie di sconnessi baraccamenti o in una scenografica sfilata di presuntuosi e anacronistici paraventi. Quello che potrebbe essere un prezioso contributo per la più estrema e meno retorica espressione di architettura moderna, intesa come arte e come tecnica, diventa spesso un mediocre elaborato senza carattere”. (Giuseppe Pagano, Architettura industriale in Italia, in Le Arti (1938 – 1943), Anno I, Fascicolo IV).

Sono passati quasi ottant’anni da questa pubblicazione, eppure colpisce ancora l’estrema attualità delle tematiche che affronta: certo, nel corso dei decenni ci sono stati cambiamenti profondi che hanno riguardato la società, le città, il mondo del lavoro e l’industria stessa, eppure il dibattito sul ruolo e sulla “giusta forma” dell’architettura industriale non sembra chiuso né tantomeno risolto.

Inoltre, se all’inizio del Novecento, il Movimento Moderno trovava la sua massima espressione nell’impiego delle “nuove” tecnologie del cemento armato e dell’acciaio, oggi l’approfondimento degli studi sui materiali, lo sviluppo tecnico – scientifico e le sempre più pressanti esigenze imposte dai criteri della sostenibilità e dell’efficienza, stanno aprendo la strada all’utilizzo del legno.

L’utilizzo del legno nelle architetture industriali: leggero e resistente

Si tratta infatti di un materiale in grado di garantire prestazioni molto più favorevoli rispetto all’acciaio ed al cemento armato prefabbricato, solitamente utilizzati per la realizzazione dei grandi edifici a destinazione industriale. Tuttavia, rispetto a questi, è molto più leggero e molto più resistente.

La maggiore leggerezza porta con sè la possibilità di realizzare strutture di fondazione più contenute e di dover trasportare, manovrare e mettere in opera tutti gli elementi in maniera molto più semplice. Con notevole risparmio dal punto di vista dei costi.

La resistenza è invece massimizzata grazie alle tecnologie lamellari e X-Lam, in virtù delle quali è oggi possibile realizzare elementi costruttivi per luci molto grandi. L’impiego del legno assicura inoltre ottima resistenza alle sollecitazioni di tipo sismico ed al fuoco.

A questi vanno aggiunti anche tutti quegli aspetti legati alla sostenibilità del legno: si tratta infatti di un materiale naturale, la cui produzione e lavorazione producono un impatto ambientale molto minore rispetto a quello di acciaio e calcestruzzo. È inoltre una risorsa rinnovabile e riciclabile e che permette, quindi il riuso del materiale in caso di dismissione o smantellamento di un edificio industriale.

L’utilizzo del legno nelle architetture industriali: da solo o in maniera ibrida?

Per la realizzazione di edifici di tipo industriale, il legno può essere impiegato da solo o in maniera ibrida insieme ad altri materiali. Sono numerosissimi i progetti che vedono l’applicazione di questo materiale nella realizzazione o nell’ampliamento di strutture destinate ad ospitare attività produttive.

Tra questi troviamo, ad esempio, l’Atelier ECOTIM II a Rotherens (Francia) opera dello Studio Architectures Amiot – Lombard: l’edificio ospita i laboratori di un’azienda che si occupa della produzione di sistemi costruttivi in legno. Prende spunto dalla tipologia rurale del fienile ed è realizzato quasi completamente in legno, con copertura in speciali capriate e rivestimenti esterni in legno, calcestruzzo e policarbonato.

A Vicenza c’è invece Corte Bertesina, un’azienda agricola che ha sede in un tipico edificio rurale a corte: qui i progettisti dello studio Traverso – Vighy hanno completato e rigenerato in chiave sostenibile il nucleo edilizio ottocentesco, attraverso l’impiego di sistemi prefabbricati leggeri in legno, acciaio e pietra.

Anche Albertani Corporates s.p.a. ha spesso messo il proprio impegno nella realizzazione di edifici industriali, come lo zuccherificio di Castiglione Fiorentino o le Industrie Chimiche Puccioni a Vasto.

Alle porte di Parma, in un’area urbana strategica dal punto di vista della vicinanza al centro e dei collegamenti con le principali infrastrutture di comunicazione, è in corso di completamento la realizzazione del nuovo centro direzionale della città emiliana. Commissionato dal gruppo immobiliare Alpe s.r.l., il complesso si chiama Atrium ed ha coinvolto numerose stimate aziende operanti nel settore edile e del design, tra cui Albertani Corporates s.p.a. Benchè i lavori siano ancora in corso, le strutture risultano comunque già pienamente operative.

Il progetto, opera di Federico Pella – Studio J+S s.r.l. (vedi anche Architettura, legno e sostenibilità per la nuova sede Cotonella), guarda al futuro attraverso la scelta di soluzioni e tecnologie innovative e sostenibili, dando vita ad un quartiere 100% green sia dal punto di vista della gestione e dall’ottimizzazione degli spazi, sia per quanto riguarda i materiali ed i sistemi impiantistici adottati.

Il progetto

Il complesso insiste su un’ampia area dismessa di circa 14.000 mq di superficie in cui i nuovi edifici sono stati distribuiti secondo un masterplan che risponde ai requisiti chiave della permeabilità e dell’accessibilità: il quartiere è infatti attraversato da percorsi ciclopedonali che collegano e definiscono piazze, giardini e spazi pubblici, mentre alle automobili sono riservate speciali aree per la sosta ed il parcheggio, opportunamente schermate e nascoste da cortine verdi.

I nuovi edifici, in tutto sei, sono stati progettati secondo schemi tipologici modulari in grado di adattarsi (anche nel tempo) alle diverse e variabili esigenze degli utenti. Presentano uno o due piani fuori terra, con altezza variabile a seconda delle funzioni che sono destinati ad ospitare, e distribuzione interna simile: sono tutti caratterizzati dalla presenza di un patio, che risulta essere l’elemento che contraddistingue l’intero complesso, offrendo continuità visiva tra interno ed esterno.

La tematica della continuità risulta di particolare rilievo anche per quanto riguarda il sistema del verde, progettato in maniera tale da consentire l’adattamento alle diverse condizioni climatiche stagionali: le piante e le essenze sono state infatti studiate e selezionate allo scopo di garantire il dinamismo cromatico in funzione del periodo e di stimolare il rapporto tra natura ed ambiente di lavoro attraverso il coinvolgimento sensoriale.

Tra gli aspetti di maggiore peso del progetto vi sono inoltre tutti quelli relativi all’efficienza energetica ed alla sostenibilità ambientale, obiettivi perseguiti attraverso la scelta di sistemi impiantistici all’avanguardia in grado di preservare ed ottimizzare le risorse disponibili, di recuperare energia e di monitorare costantemente il livello dei consumi.

L’impiego del legno ed il ruolo di Albertani Corporates s.p.a.

Ma l’aspetto che, più di ogni altro, definisce il carattere e l’identità degli edifici che compongono il progetto Atrium è l’impiego del legno: i nuovi edifici sono infatti realizzati interamente in legno strutturale X-Lam, utilizzando gli elementi prefabbricati prodotti da Albertani Corporates s.p.a.. Questo ha consentito innanzitutto di ridurre ed ottimizzare i tempi di costruzione e, nello stesso tempo, ha assicurato il miglioramento della qualità sia dell’involucro edilizio che del risultato architettonico stesso.

L’impiego del legno porta infatti con sé la possibilità di dare corpo a costruzioni leggere, a basso rischio sismico, e che, di conseguenza necessitano di sistemi di fondazione più semplici, con notevole risparmio di tempo e denaro. La prefabbricazione in legno garantisce inoltre l’enorme vantaggio di poter utilizzare elementi facili da trasportare e da porre in opera e che garantiscono, nello stesso tempo, anche tutti i benefici dovuti alle caratteristiche intrinseche del materiale stesso: naturalità, isolamento, traspirabilità, riciclabilità, resistenza al fuoco, igroscopicità, rispetto dell’ambiente, sostenibilità.

Per la costruzione degli edifici del progetto Atrium, Albertani Corporates s.p.a. ha impiegato strutture in legno lamellare con pannelli multistrato del tipo X-Lam sia per realizzare le strutture portanti, sia per gli elementi di tamponamento (pareti, solai e coperture). Sulle pareti esterne, allo scopo di garantire l’isolamento termico, sono stati predisposti sistemi a cappotto e facciate ventilate.

Elena Ottavi

Qualche settimana in questo articolo de “Il Sole 24 Ore” si poneva l’attenzione sulla esplosione inattesa (nella sua entità e rapidità) dell’edilizia in legno nel nostro Paese, che in questi anni di grave crisi del settore costruzioni è riuscita non solo a crescere in controtendenza, guadagnando quote di mercato, ma anche ad affermarsi all’estero, sfruttando il riconoscimento e la forza del brand «made in Italy»”.

Come evidenziato dall’articolo, e come anche noi abbiamo spesso ribadito all’interno di questo blog, le ragioni della crescita di questo particolare settore sono numerose e vanno ricercate in primis nelle caratteristiche proprie del legno. Si tratta di un materiale naturale, isolante, traspirante, sostenibile, stabile, resistente a fuoco e sismi, versatile, riciclabile, che contribuisce al comfort ed alla salubrità degli ambienti interni.

E finalmente gli utenti, i committenti, i futuri abitanti delle case cominciano a prenderne coscienza e a preferire il legno ai tradizionali materiali da costruzione. Questo implica il ricorso ai sistemi costruttivi a secco, diversi tra loro e in grado di dare risposta alle singole esigenze progettuali ed esecutive. Sono principalmente tre: sistemi leggeri a telaio e sistemi massicci del tipo Blockhaus e X – Lam. È proprio quest’ultimo quello che attualmente sta registrando i risultati migliori, dal punto di vista delle quote di mercato raggiunte: ad oggi rappresenta circa il 45% delle nuove costruzioni (fonte “Il Sole 24 Ore”) e le prospettive per il futuro sono ottime.

Vediamolo un po’ più da vicino: in che cosa consiste e quali sono i principali vantaggi che il sistema costruttivo X – Lam porta con sé?

Che cos’è l’ X – Lam?

L’ X – Lam è un sistema costruttivo a secco di tipo massiccio, avente come materia prima dei pannelli lamellari prefabbricati, di spessore variabile e costituiti a loro volta da strati (tre al minimo e sempre in numero dispari) incrociati ed incollati (con colle a base naturale e prive di formaldeide o di altri componenti chimici nocivi per l’uomo), che permettono di raggiungere prestazioni elevate dal punto di vista di carichi e portata.

Vengono impiegati per la realizzazione di elementi portanti di superficie, cioè pareti, esterne ed interne, e solai, che arrivano in cantiere già dimensionati e sagomati, con le aperture di porte e finestre già predisposte. Il loro assemblaggio avviene ad incastro per mezzo di elementi di connessione metallici. I pannelli vengono posti in opera in maniera tale da definire strutture dal comportamento scatolare.

Le superfici esterne costituiscono il supporto su cui viene fissato lo strato di isolamento a cappotto, dallo spessore variabile a seconda delle esigenze e dei requisiti richiesti.

Il rivestimento esterno è a scelta del committente o del progettista: può essere in intonaco, pietra, legno o altro. Quello interno invece, solitamente si ottiene attraverso la giustapposizione al pannello X – Lam di un primo strato in cemento – legno (al cui interno trova spazio il passaggio delle linee impiantistiche) e da un secondo di finitura in cartongesso.

I vantaggi

Oltre ai vantaggi che derivano dalle caratteristiche intrinseche del legno, l’impiego della tecnologia X – Lam consente innanzitutto di raggiungere prestazioni elevatissime dal punto di vista statico e della resistenza pur realizzando strutture notevolmente più leggere rispetto a quelle ottenute attraverso sistemi tradizionali. Questo aspetto costituisce un incentivo rilevante per l’utilizzo dell’X – Lam, soprattutto per quanto riguarda gli interventi di ampliamento o sopraelevazione di edifici esistenti, quando si opera in contesti particolarmente delicati, come ad esempio i centri storici, quando si costruiscono complessi multipiano di grandi dimensioni.

Vanno aggiunti i vantaggi derivanti dalla prefabbricazione, che permette in primis di ridurre di circa il 40% la durata del cantiere oltre a garantire a priori la progettazione accurata di tutti i nodi, i dettagli ed i punti critici dell’edificio.

Inoltre l’isolamento a cappotto contribuisce a massimizzare le prestazioni dell’abitazione che sarà dal punto di vista dell’efficienza e garantisce l’assenza di ponti termici. Contribuisce anche all’aumento della massa del tamponamento e, quindi, all’aumento della sua resistenza termica: questo rende i sistemi X – Lam particolarmente adatti ad essere impiegati anche per la realizzazione di case in legno in zone dal clima caldo.

Elena Ottavi

Quello della casa in legno è un modello architettonico e tecnologico che è nato e si è sviluppato nelle regioni del Centro e Nord Europa, allo scopo di proteggere gli ambienti domestici interni da temperature invernali molto basse. E anche nel periodo estivo a certe latitudini ed altitudini, nonostante condizioni generalmente più miti, il clima si mantiene sempre piuttosto fresco. Diversamente da quanto invece avviene dalle nostre parti: in Italia infatti il clima presenta caratteristiche più mediterranee che ci costringono, specialmente nelle regioni del Centro – Sud, ad estati molto lunghe e molto calde, con picchi elevatissimi di temperatura, umidità ed afa.

Questa diversità da sempre alimenta diffidenza e scetticismo nei confronti della capacità delle case in legno di rispondere in maniera ottimale anche alle esigenze termiche determinate da quelle condizioni climatiche che contraddistinguono la maggior parte del nostro territorio. In particolare spesso si tende ad associare il materiale legno e le tecnologie costruttive che lo riguardano ad ambienti che si mantengono caldi e confortevoli durante l’inverno, sottovalutandone le prestazioni dal punto di vista dell’isolamento dal caldo nel periodo estivo. Ovviamente si tratta di una falsa credenza, dal momento che l’impiego del legno ben si adatta a qualsiasi tipologia di clima: la condizione imprescindibile è la corretta conoscenza del contesto in cui si opera, unita ad una progettazione mirata e personalizzata in funzione delle esigenze e dei fattori che entrano in gioco. Una casa in legno in Trentino Alto Adige ed una in Puglia possono essere parimenti performanti rispetto al territorio ed al clima con cui interagiscono, ma dovranno necessariamente presentare caratteristiche ed accorgimenti specifici e differenti, che vanno da quelli di natura architettonica e distributiva (orientamento, aperture, sistemi di protezione dal sole, ecc.) alle scelte relative alla stratigrafia dei tamponamenti.

Il primo aspetto da tenere in considerazione per realizzare una casa in legno che garantisca ottime prestazioni anche a climi mediterranei è quello di progettarla con un involucro edilizio dotato di massa tale da determinare lo sfasamento termico necessario a rallentare o bloccare la penetrazione all’interno del calore esterno. È il concetto che, seppure in maniera empirica, veniva applicato negli edifici tradizionali, basti pensare ai Trulli, ai Sassi o alle antiche chiese, ambienti caratterizzati da temperature interne costantemente fresche e piacevoli nonostante il caldo all’esterno. Dal punto di vista tecnico – scientifico lo sfasamento termico consiste nel tempo che l’onda termica generata dalla radiazione solare impiega per penetrare all’interno. Si misura in ore, per cui quando si parla di sfasamento di 3, 4, 5 ore o più, significa che il calore raggiungerà l’interno dopo 3, 4, 5 ore di esposizione. Durante la notte i tamponamenti e gli ambienti interni (adeguatamente ventilati) tornano a cedere l’energia accumulata. Ne consegue che se un edificio presenta un involucro edilizio dotato di elevata inerzia termica (“capacità di un materiale o di una struttura di variare più o meno lentamente la propria temperatura come risposta a variazioni di temperatura esterna o ad una sorgente di calore/raffreddamento interno”, fonte Wikipedia) e in grado di assicurare un sfasamento piuttosto lungo (i Trulli hanno sfasamento maggiore di 10 ore!), il calore raggiungerà l’interno quando sarà già possibile raffrescarlo attraverso il ricambio di aria.

L’applicazione di questo principio, proprio delle architetture tradizionali, alle case prefabbricate in legno passa innanzitutto attraverso la necessità di aumentare la massa dell’involucro, ad esempio preferendo adottare sistemi costruttivi che prevedono soluzioni più massicce, con pareti piene alternate a strati di isolante, capaci di migliorare lo sfasamento termico. È ciò che avviene con la tecnologia X-lam.

La soluzione alternativa è invece quella che interviene sulla tipologia dell’isolante: infatti la scelta di materiali isolanti ad alta densità, come la fibra di legno, influisce notevolmente sulle prestazioni del tamponamento esterno rispetto alle sollecitazioni di natura termica. Invece la tradizionale lana di roccia, spesso utilizzata per le abitazioni in legno costruite in climi freddi, è un isolante di tipo leggero ottimo per proteggere gli ambienti interni dalle basse temperature ma poco performante con quelle alte.

Alle prestazioni ed alle caratteristiche dei singoli materiali, si aggiunge un ulteriore aspetto fondamentale proprio dei sistemi costruttivi in legno, caratterizzati, per loro natura (e se eseguiti a regola d’arte) dall’assenza di ponti termici.

Pertanto la buona progettazione unita all’accurata e precisa esecuzione delle lavorazioni, costituiscono i principali fattori che incidono sulle prestazioni di un’abitazione in legno.

Elena Ottavi