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La resistenza al fuoco del legno

Da diversi decenni, nel nostro Paese, a differenza di quel che accade in Europa e nel resto del mondo, imperversa il luogo comune secondo cui le costruzioni in legno non sarebbero sicure, soprattutto in caso di incendio, e ancor più se confrontate con quelle in acciaio o calcestruzzo armato.

Ma è veramente così? No. Non è così. E non può essere così perché la causa principale di un incendio non è mai la struttura, ma gli elettrodomestici o i tendaggi e le stoffe in genere. Per rispondere correttamente a questa domanda, infatti, basterebbe conoscere le proprietà fisiche-meccaniche del legno, materiale naturale per definizione che, anzi, affascina profondamente per la sua versatilità, la sua duttilità, la sua ecologicità. E basterebbe, poi, con un ideale giro del mondo, visitare i Paesi della Scandinavia o alcuni Stati americani che, da decenni, realizzano le loro abitazioni in legno.

Il segreto di questo materiale, quindi, sia nella versione massello sia lamellare, risiede nel fenomeno della carbonatazione per il quale solo quando la temperatura di combustione supera i 240°C inizia un processo di carbonizzazione dello strato più esterno che protegge quello più interno con la sezione resistente che non si riduce se non in tempi lunghi. Con questo comportamento che, quindi, deriva dalle caratteristiche fisiche-meccaniche del materiale: in particolare, la ridotta dilatazione termica, per cui gli elementi strutturali lignei si deformano molto poco; e la bassa conducibilità termica, per cui il legno protegge i connettori metallici e gli impianti inseriti nelle murature lignee. Specificatamente, nel caso di un’essenza molto diffusa come l’abete, la velocità di penetrazione della carbonatazione è di 0,7 mm/min per legno lamellare e 0,9 mm/min per il legno massello.

Tale esempio, dunque, contribuisce a fotografare nitidamente la realtà: il collasso delle strutture in legno per incendi è una probabilità remota, potendo avvenire solo per la progressiva riduzione della sezione, dall’esterno verso l’interno e in tempi decisamente lunghi, e non per il decadimento delle caratteristiche meccaniche o per i cedimenti vincolari dovuti alla deformazione delle strutture come avviene per l’acciaio e il calcestruzzo. Sulla base del Decreto del Ministero dell’Interno del 9/3/2007, nel quale vengono definite sia la resistenza sia la reazione al fuoco, perciò, possiamo asserire che edifici realizzati sia in legno massello sia in legno lamellare garantiscono un R.E.I. (classe di resistenza meccanica al fuoco espressa in minuti) pari o addirittura superiore alle strutture in muratura o in calcestruzzo armato: con R indicante la stabilità (attitudine di un elemento da costruzione a conservare la resistenza meccanica sotto l’azione del fuoco); con E indicante la tenuta (attitudine di un elemento da costruzione a non lasciar passare né produrre – se sottoposto all’azione del fuoco su un lato – fiamme, vapori o gas caldi sul lato non esposto); e con I indicante l’isolamento termico (attitudine di un elemento da costruzione a ridurre, entro un dato limite, la trasmissione del calore).

Per determinare, conseguentemente, il requisito della resistenza al fuoco si possono seguire fondamentalmente due tipi di approcci, uno prescrittivo basato sulle normative antincendio studiate in relazione alle differenti possibili utilizzazioni, ed uno prestazionale basato sull’applicazione di modelli di calcolo decisamente complessi. Chiariti questi aspetti legislativi, il passaggio dall’aspetto normativo a quello applicativo è immediato.

Negli ultimi anni, fortificato anche dal notevole progresso tecnico-tecnologico raggiunto e sostenuto nei suoi crescenti usi da una consapevolezza ambientale maggiore, il legno lamellare ha avuto un grande successo. Il legno lamellare è un materiale composito, costituito essenzialmente da legno naturale, che attraverso un procedimento tecnologico di giunzione e incollaggio a pressione riduce i difetti propri del legno massiccio, garantendo una buona capacità resistente, leggerezza e ottime prestazioni termo-acustiche.

Le proprietà del legno, precedentemente descritte, sono ulteriormente enfatizzate in quello lamellare che, infatti, presentando sezioni trasversali di non ridotte dimensioni, fornisce elevate garanzie in caso di incendio, ma anche in caso di sisma. Il legno lamellare, già impiegato per serramenti e porte-finestre, oggi è impiegato anche nella realizzazione di grandi strutture come auditorium o piscine proprio per i benefici assicurati dalle sue caratteristiche che lo rendono materiale altamente performante e decisamente duttile. Oltre che eco-compatibile e riciclabile, a differenza del calcestruzzo armato e dell’acciaio.

Nella speranza che i suoi usi possano crescere progressivamente e possa, conseguentemente, crescere la consapevolezza da parte dei professionisti e dei committenti sulla bontà di questo materiale per evitare che, in futuro, possano imporsi ancora nuovi pregiudizi e luoghi comuni.

Giuseppe Milano