Tra le questioni che più spesso vengono ben evidenziate quando si parla di case in legno, vi sono quelle relative al prezzo. Quanto costano? Sono davvero economicamente più convenienti di quelle tradizionali? Quali sono i fattori che maggiormente incidono sul prezzo?

Ovviamente si tratta di argomenti ai quali è molto difficile o forse impossibile fornire una risposta univoca e che sia valida in maniera generalizzata. Infatti, come abbiamo già più volte sottolineato all’interno di questo blog, ogni casa, ogni edificio, ogni progetto ha una sua storia, un suo percorso, delle caratteristiche specifiche e delle problematiche che lo rendono unico: ci saranno, certo, aspetti comuni e questioni ricorrenti, ma il risultato finale sarà sempre e necessariamente diverso.

Con il post di oggi, vogliamo tuttavia provare a disegnare un quadro dei fattori in gioco nella determinazione del prezzo di una casa in legno, procedendo in ordine cronologico secondo le fasi del progetto.

#1 – Costi preliminari: l’acquisto del terreno e la burocrazia

Volendo costruire ex novo la nostra abitazione, sarà necessario, innanzitutto, disporre del terreno su cui realizzarla e di tutte le autorizzazioni necessarie. Questi passaggi preliminari, di cui ci siamo già occupati in questo post, sono sempre validi qualunque siano la tipologia, la tecnica costruttiva ed i materiali che sceglieremo.

Quindi, in ogni caso dovremo per prima cosa procurarci un terreno le cui dimensioni e caratteristiche consentano la realizzazione di abitazioni e, in secondo luogo, assolvere a tutti gli adempimenti che la burocrazia prescrive:

  • Un progetto approvato ed il relativo titolo abitativo rilasciato dall’Amministrazione locale e da tutti gli altri eventuali enti che, per diversi motivi, hanno potere giurisdizionale sull’area in oggetto o sulle caratteristiche dell’edificio da realizzare (Regioni, Soprintendenze, Asur, Vigili del Fuoco, ecc.);
  • La disponibilità di uno o più tecnici incaricati della redazione e della esecuzione del progetto, dello svolgimento degli studi, delle ricerche e delle attività finalizzati (in funzione del progetto) al rilascio dei permessi, come la relazione geologica, il rilievo, l’accatastamento e le pratiche catastale, la certificazione acustica ed energetica, il collaudo, il coordinamento e la verifica degli adempimenti relativi alla sicurezza;
  • Il pagamento degli oneri di urbanizzazione e dei diritti di segreteria: il rilascio del permesso di costruire è vincolato al pagamento da parte del committente di quote definite in percentuale dai regolamenti locali e destinate a coprire gli oneri di urbanizzazione primaria e secondaria (infrastrutture e reti che servono l’area), il contributo sul costo di costruzione e i diritti di segreteria relativi al tipo di pratica. Si tratta di costi (soprattutto gli oneri di urbanizzazione ed il contributo sul costo di costruzione) che, in certi casi, possono avere un’incidenza molto alta.

Tali costi che, in maniera informale, abbiamo chiamato costi preliminari, pesano alla stessa identica maniera sia sulle tasche di chi sceglie una casa in legno, sia su quelle di chi, al contrario preferisce avvalersi delle tecniche tradizionali.

#2 – Costi di costruzione

Entrando un po’ più nel vivo e nel concreto delle fasi realizzative di una casa in legno e dei relativi costi, il primo vero e proprio passo della costruzione è quello che riguarda le fondazioni, l’unica componente realizzata in cemento armato secondo le tecniche tradizionali. Fin qui nessuna differenza tra le abitazioni in legno e tutte le altre, verrebbe da dire. Ma non è così: infatti in realtà è sotto questo aspetto che risiede il primo, grande vantaggio economico che la scelta di una casa in legno porta con sé, dal momento che questa, una volta finita, risulterà notevolmente più leggera e, di conseguenza, meno gravosa per le strutture destinate a sostenerla. Le fondazioni che una casa in legno richiede risulteranno quindi più semplici (solitamente si tratta di platee), meno massicce e, soprattutto, più economiche.

In cemento armato vengono realizzati anche eventuali piani interrati o seminterrati (vani cantina o autorimesse), mentre sono in legno i piani fuori terra: i solai, le pareti esterne ed interne e la copertura vengono progettati e definiti con precisione millimetrica, prefabbricati all’interno degli stabilimenti, grazie all’impiego di macchinari a controllo numerico, ed arrivano in cantiere pronti per essere assemblati.

La prefabbricazione consente di ottenere un duplice vantaggio dal punto di vista economico. Innanzitutto viene praticamente annullato il rischio di imprevisti o errori che, nelle costruzioni tradizionali possono produrre ritardi o rallentamenti dei lavori anche piuttosto consistenti e il relativo aumento dei costi: tutte le componenti, i nodi, le connessioni ed i particolari costruttivi devono infatti, necessariamente, essere computati e progettati in fase preliminare. In secondo luogo (ma non meno importante) la prefabbricazione consente la drastica riduzione della durata del cantiere, con tutto il risparmio che ne consegue: manodopera, oneri e noleggio di macchinari e ponteggi, eventuali costi per l’occupazione del suolo. A titolo esemplificativo basti pensare che se la costruzione ex novo di una casa tradizionale richiede, in media, tempi che vanno dai 12 ai 24 mesi circa, per una prefabbricata in legno ne basteranno meno di 6!

#3 – Il risparmio sul lungo periodo

Terzo capitolo di questa nostra analisi non può non essere che quello relativo ai benefici che la scelta di una casa in legno apporta sul lungo periodo sia al nostro portafogli sia al nostro benessere fisico: l’impiego di questo materiale consente infatti di massimizzare l’efficienza energetica dell’edificio, di minimizzare la dispersione del calore tra interno ed esterno e, quindi, di ottenere un notevole risparmio sulle bollette del riscaldamento. Inoltre, essendo igroscopico, il legno previene il verificarsi dei fenomeni legati alla presenza di umidità e garantisce le condizioni da cui deriva l’ottimale comfort interno.

 

Elena Ottavi

  • Courtyard House

    Fonte: http://www.archilovers.com/projects/204862/courtyard-house.html

  • Courtyart House

    Fonte: http://www.archilovers.com/projects/204862/courtyard-house.html

  • Duncan Terrace

    Fonte: http://www.archilovers.com/projects/45809/duncan-terrace.html

  • Duncan Terrace

    Fonte: http://www.archilovers.com/projects/45809/duncan-terrace.html

Ampliare le abitazioni impiegando moduli in legno prefabbricati. Spunti e alternative.

 L’idea di realizzare un ampliamento abitativo in legno non è mai una scelta azzardata.

Sono diversi i vantaggi, i benefici, le opportunità di risparmio, di eco-compatibilità riscontrabili per questo genere di intervento.

Il tipo di ampliamento è, innanzitutto, funzione delle esigenze della committenza: c’è chi, ad esempio, preferisce acquistare case anche molto piccole, ma con un forte potenziale di espansione in modo da potersi allargare nel tempo, anche in base all’aumentare dei componenti nella famiglia. Oppure chi opta per la ristrutturazione di un garage: in entrambi i casi si tratta di elementi annessi e separati rispetto all’edificio originale.

Ce n’è per tutti i gusti e per tutte le tasche, sia per gli amanti dell’architettura e per coloro che guardano agli aspetti pratici e funzionali.

Un buon produttore di case prefabbricate fornirà le soluzioni e le alternative del caso alle questioni legate ad un ampliamento o alla modifica di un’abitazione, ponendosi come mediatore tra le esigenze del committente e la normativa.

Come tutte le costruzioni prefabbricate in legno anche l’intervento di ampliamento risulta essere di rapida realizzazione e con un impatto visivo e ambientale molto limitato.

Ma comporta alcune difficoltà se si interviene su struttura a ‘L’ o su unità tra due edifici in muratura, come nel caso delle villette a schiera.

Immaginando l’ampliamento in forma di sopraelevazione, rispetto alle altre strutture abitative, le case in legno hanno il vantaggio di garantire un basso consumo, consentendo il raggiungimento di classi energetiche di eccellenza, anche se collocate in zone ventose.

Il peso decisamente inferiore, rispetto alle costruzioni tradizionali, consente alla struttura in legno di non pesare ulteriormente sulle fondazioni; in più, attraverso la sostituzione della copertura precedente, con quella in legno si va ad incrementare l’isolamento termico.

 

Piano Casa e le nuove proroghe

Nelle Regioni italiane anno dopo anno le misure per il rilancio dell’edilizia attraverso incentivi all’ampliamento volumetrico e alla demolizione e ricostruzione degli edifici si rinnovano e allungano i loro termini.

Per le Regioni Sardegna, Puglia, Abruzzo, Molise e Campania il Piano Casa è stato prorogato fino al 31 dicembre 2017. Dicembre 2018 per Marche, Sicilia, Veneto, Toscana, Basilicata e Calabria.

Il Piano Casa del Lazio è stato prolungato fino al 31 maggio 2017. Il Piemonte ha optato per una mini proroga di sei mesi. Fino al 30 giugno 2017 sarà possibile effettuare gli interventi di ampliamento a condizione che sia operato il miglioramento energetico o sismico di tutto l’edificio.

In alcuni casi non sono stati necessari interventi normativi perché negli anni passati sono state adottate scadenze pluriennali.

In ogni caso il legno resta il sistema migliore per ampliare la propria abitazione. Numerosi sono i vantaggi che offre questo sistema costruttivo.

 

Estetica, finiture e comfort visivo

Realizzare un ampliamento in legno non significa necessariamente utilizzare le doghe in legno a vista sulla facciata.

Le finiture sono in realtà molto simili a quelle che si utilizzano per le tradizionali case in muratura perché i prefabbricati che si utilizzano per assemblare l’edificio possono essere ricoperti da strati di particolari intonaci minerali e dipinti con colori per l’esterno a base di silicati. Questo significa avere l’opportunità di creare un vero e proprio spazio flessibile, usufruibile da tutta la famiglia e personalizzabile.

Per ragioni di estetica è opportuno che l’estensione segua perfettamente l’architettura della casa di partenza.

L’uso di grandi porte di vetro, collegamento tra interno ed esterno, fungono anche da connessione tra l’estensione e l’edificio esistente.

A questo si aggiunge l’inserimento di grandi finestre che permettono l’ingresso di luce naturale, un po’ come già avveniva prima dell’ampliamento.

Un ampliamento in legno, insomma, è conveniente sotto ogni punto di vista: le caratteristiche tecniche dei vari componenti in legno realizzati su misura, unite al metodo di costruzione con pareti prefabbricate, permettere di risparmiare tempo e denaro in fase di costruzione, ottimizzando l’efficienza energetica di tutte le componenti e ottenendo così, a parità di costo e di spessore delle pareti, una classe energetica superiore della muratura.

Inoltre, grazie agli spessori minimi perimetrali il confronto costi-prestazioni-dimensioni, rispetto a una costruzione tradizionale in cemento o muratura, va a tutto vantaggio delle costruzioni in legno.

 

Alcuni esempi dal mondo: come combinare estetica, qualità, durabilità e funzionalità?

A Londra gli ampliamenti in legno sono da anni all’ordine del giorno. Si tratta di interventi piccoli ma ben eseguiti.

Lo studio De Rosee Sa ha saputo trasformare un box auto in una casa con piccolo giardino.

Se la sfida inziale consisteva nel rendere abitabile un garage nella periferia della città, il risultato finale è uno spazio luminoso che gioca con la luce naturale, in sintonia con le richieste della committenza.

La mancanza di finestre nei muri laterali è stata trasformata da limite in punto di forza, attraverso due atrii in vetro e acciaio e aperture che portano la luce del giorno negli spazi interni che affacciano sul cortile.

E’ stato scelto il legno del cedro rosso occidentale per rivestire una delle pareti del cortile e prosegue all’interno, conferendo calore a studio e guardaroba. Le finiture si completano con parquet opaco in listelli larghi posati a lisca di pesce.

Duncan Terrace è, invece, uno degli ultimi progetti dello studio Dos Architects, insignito nel 2013 del Premio Fondazione Renzo Piano, il riconoscimento promosso dalla Fondazione Renzo Piano e dall’AIAC Associazione Italiana di Architettura e Critica, e nato per promuovere e valorizzare l’architettura di qualità, rivolgendosi ai progettisti italiani under 40.

Il progetto prevede una nuova realtà senza soluzione di continuità esterno/interni, sottolineata dall’uso dei materiali. La scelta di giocare lo sviluppo creando un volume completamente trasparente – quasi invisibile – ha dato un risultato leggero, armonioso e ben integrato. Il piano terra si trova rinnovato: un nuovo volume trasparente ospita la cucina e la sala da pranzo.

 

Valentina Ieva

 

 

 

 

 

 

Nell’Italia del 2017 dilaniata non solo dalla povertà e dalla crescita delle disuguaglianze, ma anche dal paradosso anacronistico di chi pensa di poter ancora sigillare il territorio con nuove costruzioni – nonostante l’Istat non perda occasione di ricordarci come nel nostro Paese già fortemente ferito dal fenomeno del decremento demografico sarebbero addirittura 7 milioni gli appartamenti residenziali inutilizzati – sono sempre più frequenti le notizie di interventi di rigenerazione urbana sostenibili caratterizzati dal social housing e realizzati in legno con la metodologia della prefabbricazione.

 

La visione del social housing, già consolidata e diventata ordinaria da molti anni nei Paesi della Scandinavia, è stata decodificata nel nostro ordinamento, per la prima volta, con la legge finanziaria del 2008 quando “per alloggio sociale si intende l’unità immobiliare in locazione rivolta a individui e nuclei familiari che non sono in grado di accedere alla locazione di alloggi nel libero mercato”. Non essendoci stata in questi anni, tuttavia, uniformità di giudizio su tale innovazione, la definizione comunemente accettata è quella fornita dal Cecodhas, ossia dal Comitato Europeo per la Promozione del Diritto alla Casa: «l’insieme delle attività atte a fornire alloggi adeguati, attraverso regole certe di assegnazione, a famiglie che hanno difficoltà nel trovare un alloggio alle condizioni di mercato perché incapaci di ottenere credito o perché colpite da problematiche particolari». L’obbiettivo dell’edilizia sociale, quindi, è cercare di fornire alloggi di buona qualità, a canone calmierato, realizzati secondo il criterio della mixité da soggetti sia pubblici sia privati che concorrono a risolvere la diffusa emergenza abitativa presente nelle nostre città, ricucendole socialmente per evitare nuove periferie o nuovi ghetti.

Questa scelta abitativa si distingue dalle altre, inoltre, anche per due fondamentali ragioni: il carattere etico ed il carattere ecologico. Con il primo aggettivo, infatti, si intende una propensione alla condivisione degli spazi condominiali da parte di chi li vive, favorendo nuove relazioni sociali e ripristinando pragmaticamente l’esperienza del “buon vicinato” diffusa nel passato e smarritasi negli ultimi decenni. Il social housing è poi uno strumento ecologico sia perché è oggi, spesso, una misura di rigenerazione urbana di immobili dismessi e vuoti da tempo; sia perché nella realizzazione di nuovi alloggi o nella ristrutturazione di vecchi si opta per soluzioni energeticamente innovative e sostenibili. Per questi scopi, pertanto, sempre più spesso i progetti prevedono strutture in legno: si sceglie questo materiale non solo per la sua vocazione energetica, ma anche per la sua propensione a comportarsi ottimamente da un punto di vista sismico.

Vediamo alcuni esempi:

Milano. Nel capoluogo lombardo, in Via Cenni, è stato realizzato nel 2013 uno degli interventi di social housing in legno più grandi d’Europa, “Cenni di Cambiamento”. Questo intervento di edilizia sociale, progettato dall’architetto Fabrizio Rossi Prodi, si sviluppa su un’area complessiva di 17 mila mq. L’idea conduttrice era di favorire l’integrazione tra servizi e funzioni di natura diversa e per consentire la relazione continua tra la comunità residenziale e il contesto della città esistente. La continuità tra la dimensione privata dell’alloggio e quella pubblica degli spazi aperti è ben espressa dai temi architettonici delle terrazze e delle logge, elementi di caratterizzazione plastica del volume, ma soprattutto espressione di una relazione tra il dentro e il fuori, tra la vita del singolo cittadino e quella dell’intera comunità. Il complesso residenziale, con struttura portante in legno, prevede quattro torri di nove piani, per un totale di 123 alloggi. Tra impianti di ultima generazione e accurata definizione di tutti i particolari costruttivi, “Cenni di Cambiamento” è un esempio virtuoso di edilizia sostenibile per le alte prestazioni energetiche e per l’alto livello di comfort domestico raggiunto. Gli inquilini saranno affiancati da un “gestore sociale”, che li aiuterà a imparare come governare i progetti per gli spazi comuni, piuttosto ampi. La peculiarità di via Cenni non riguarda solo l’innovazione del progetto architettonico, ma anche la filosofia che lo ispira, molto vicina a quella del co-abitare. Oltre ad una piazza di raccordo (che ricorda una scacchiera), che potrà essere utilizzata per varie iniziative, compresi concerti, trovano spazio un campo di mini basket, un parco giochi per bambini, alcuni orti condominiali. Gli spazi in comune, tuttavia, non sono solo quelli esterni. All’interno del complesso sono stati riservati dei locali da condividere e che, oltre alla zona lavanderia, non hanno una precisa destinazione, perché saranno gli stessi condomini a scegliere come usarli di volta in volta.

Brescia. Nella città lombarda, lo studio d’architettura 5+1AA di Alfonso Femia e Gianluca Peluffo ha progettato un complesso edilizio costituito da quattro palazzine a quattro piani interamente in legno, con struttura lignea in pannelli XLam, per un totale di 72 appartamenti. Obiettivo dei tecnici incaricati era realizzare abitazioni a bassissimo consumo energetico e ad altissimo comfort termico-domestico. L’impresa è riuscita grazie ad una progettazione attenta ai singoli dettagli che hanno prodotto benefici evidenti e misurabili: notevole coibentazione, involucro compatto, riduzione dei ponti termici, tenuta all’aria, riduzione delle perdite per ventilazione, uso di fonti rinnovabili, riduzione del fabbisogno energetico. I risultati conseguiti dalla descritta progettazione integrata degli edifici ha portato, conseguentemente, a una valutazione energetica in classe A sia secondo i parametri CENED sia secondo quelli dell’Agenzia CasaClima.

Si cita, infine, l’esperienza portata avanti dall’architetto italiano Mario Cucinella ribattezzata “Casa 100k”: ossia la casa da 100 metri quadri da 100mila euro progettata e realizzata secondo i dettami della bioarchitettura e, quindi, altamente eco-sostenibile. Per l’architetto bolognese, questo modello residenziale, idoneo per la tipologia del social housing che prevede tradizionalmente anche la possibilità di acquistare dopo alcuni anni la casa affittata, consente di dare una risposta alle domande di economicità, riduzione di emissioni inquinanti e senso di piacere dell’abitazione.

Una casa viva, colorata, che lascia spazio alle differenti identità e modalità di vivere, ma capace di produrre energia utilizzando ogni strategia passiva e attiva per rendere l’edificio una macchina bioclimatica.

 

Giuseppe Milano

 

Così come era già avvenuto negli anni passati, anche per il 2017 sono state prorogate le agevolazioni fiscali per le ristrutturazioni edilizie: voci sulla possibile nuova conferma dei bonus circolavano già da tempo, ma la certezza è arrivata solo in seguito all’approvazione della Legge di Bilancio 2017 (L. 232/2016 dell’11/12/2016).

All’interno del blog, l’argomento era già stato trattato in questo post, in cui si cercava di fare un po’ di chiarezza sul tema in seguito alle modifiche ed agli aggiornamenti apportati dalla L. 208/2015, meglio conosciuta come Legge di Stabilità 2016.

Vediamo ora quali sono le principali novità per il 2017.

Come l’anno scorso, è stato riconosciuto il rinnovo fino al 31 dicembre prossimo, delle detrazioni fiscali del 50% per gli interventi di ristrutturazione edilizia e per l’acquisto di mobili e grandi elettrodomestici di classe minima A+ e del 65% per quelli di efficientamento energetico. Le novità più consistenti ed interessanti riguardano le detrazioni per le spese sostenute per l’adozione di misure antisismiche, prorogate fino al 31 dicembre 2021 e differenziate a seconda della tipologia dell’edificio e della zona in cui si trova.

Bonus Ristrutturazione

Le agevolazioni fiscali relative agli interventi di ristrutturazione edilizia, in gergo e per semplicità, vengono definite ed abbreviate come Bonus Ristrutturazione: consistono nella possibilità di detrarre dall’Irpef il 50% delle spese sostenute fino al 31/12/2017 per la ristrutturazione di abitazioni o di parti comuni di edifici residenziali, per l’importo massimo di 96.000 €. Per le spese successive al 01/01/2018 la detrazione scende al 36% con il limite massimo di 48.000 €.

Quindi, fatta eccezione per la proroga dei termini, fin qui tutto come prima. E tutto come prima anche relativamente alle tipologie di interventi per i quali viene riconosciuta la detrazione: manutenzione ordinaria e straordinaria, restauro e risanamento conservativo, ristrutturazione edilizia di parti comuni di edifici residenziali (rif. lettere a, b, c, d dell’Art. 3 del D.P.R. 380/2001) e manutenzione straordinaria, restauro e risanamento conservativo, ristrutturazione edilizia di singole unità immobiliari residenziali (rif. lettere b, c, d dell’Art. 3 del D.P.R. 380/2001).

Può usufruire dell’agevolazione il proprietario oppure chi dispone della titolarità di diritti reali/personali di godimento sugli immobili oggetto di intervento e che ne sostiene le spese.

Bonus Mobili

Il Bonus Mobili consiste nella possibilità di detrarre il 50% delle spese sostenute per l’acquisto di mobili e grandi elettrodomestici di classe minima A+, destinati ad immobili oggetto di ristrutturazione e per un tetto massimo di 10.000 €.

Diversamente da quanto avviene per il Bonus Ristrutturazione, in questo caso l’ultimo aggiornamento normativo ha portato qualche cambiamento: dal 01/01/2017 infatti, tale agevolazione è applicabile solo se l’intervento di ristrutturazione è iniziato in data non anteriore al 01/01/2016.

Per poterne usufruire è necessario che le spese siano sostenute dopo la data di inizio dei lavori, per la quale fanno fede eventuali abilitazione da parte dell’Amministrazione o comunicazione all’A.S.L..

Ecobonus

È l’agevolazione fiscale che permette di portare in detrazione dall’Irpef o dall’Ires il 65% delle spese sostenute per interventi che aumentano il livello di efficienza energetica di edifici esistenti, in particolare relative a riduzione del fabbisogno energetico per il riscaldamento, miglioramento termico dell’edificio (coibentazioni, infissi, ecc.), installazione di pannelli solari e sostituzione impianti di climatizzazione.

La quota massima di spesa detraibile varia in funzione della tipologia di intervento e dei benefici che produce: la detrazione massima è di 100.000 € per gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici esistenti, di 60.000 € per gli interventi sull’involucro di edifici esistenti (comprese le opere relative agli infissi), per l’installazione di pannelli solari e per l’acquisto e posa in opera di schermature solari, di 30.000 € per l’acquisto e posa in opera o sostituzione di impianti di climatizzazione invernale

Per quanto riguarda l’Ecobonus, la novità più consistente introdotta con gli aggiornamenti 2017, è quella relativa agli interventi su parti comuni di edifici condominiali o che interessano tutte le unità immobiliari che compongono il condominio: in questi casi è possibile portare in detrazione fino al 70% delle spese sostenute dal 01/01/2017 al 31/12/2021 per interventi sull’involucro edilizio con incidenza superiore al 25% della superficie e fino al 75% di quelle finalizzate al miglioramento della prestazione energetica invernale ed estiva. La quota massima detraibile è di 40.000 €, moltiplicata per il numero di unità immobiliari.

Bonus per misure antisismiche

Arriviamo infine alle agevolazioni concesse per gli interventi finalizzati all’adozione di misure antisismiche: si tratta di bonus già previsti dalle precedenti normative ma che la Legge di Bilancio 2017, in seguito ai terremoti che hanno colpito il centro Italia a partire dal 24 agosto, ha ampliato e rivisto in maniera più definita e dettagliata. Erano infatti già previste detrazioni per il 65% delle spese relative al miglioramento antisismico effettuate tra il 04/08/2013 ed il 31/12/2016, per l’importo massimo di 96.000 €. Gli edifici interessati dovevano essere adibiti ad abitazione principale o ad attività produttive e ricadere all’interno delle zone sismiche 1 e 2, cioè ad alta pericolosità.

Il nuovo aggiornamento ha innanzitutto prorogato le detrazioni fino al 31/12/2021 e previsto importi più elevati in funzione dell’effettiva riduzione del rischio sismico. Sono state inoltre incluse tra le spese detraibili anche quelle relative alla classificazione e verifica sismica degli edifici. Il bonus è stato esteso anche dal punto di vista della tipologia di immobile: si applica infatti a tutti quelli destinati ad abitazione (non più solo principale) e ricadenti pure in zona sismica 3.

È possibile detrarre il 50% delle spese relative all’adozione di misure antisismiche effettuate dal 01/01/2017 al 31/12/2021, per l’importo massimo di 96.000 € per unità immobiliare: le agevolazioni possono salire fino al 70 ed all’80% nei casi in cui gli interventi producano il passaggio, rispettivamente, ad una o due classi di rischio inferiori rispetto a quella di partenza, e fino al 75 ed all’85% quando tali opere riguardano parti comuni di edifici condominiali.

 

Elena Ottavi

Così come il post della scorsa settimana, anche l’articolo di oggi ha l’obiettivo di cercare di fare un po’ di chiarezza tra quello che si dice e che si legge in rete sulle case in legno. Sono infatti molte le persone interessate all’argomento ma che, non essendo addette ai lavori o non avendo contatti diretti con aziende o professionisti operanti nel settore, hanno idee un po’ confuse e convinzioni da rivedere.

Fra i temi più controversi vi è sicuramente il concetto di casa prefabbricata in legno, spesso erroneamente associata all’idea di un’abitazione che arriva in cantiere già completa in tutto e per tutto e che deve solo essere posizionata: una sorta di container in legno, prodotto in serie e che il cliente sceglie da catalogo. Ma la realtà è ben diversa, dal momento che la prefabbricazione riguarda i sistemi costruttivi ed i vari componenti impiegati: stiamo parlando, in particolare, dei sistemi a telaio e di X-lam. I primi consistono in strutture leggere definite da montanti verticali e da correnti orizzontali, tamponati ed irrigiditi sulle superfici laterali da pannelli tipo OSB o simili e con strati isolanti integrati all’interno del pacchetto. I secondi sono invece pannelli massicci, portanti di superficie e derivanti dalla sovrapposizione di più strati incrociati di legno. In entrambi i casi le strutture, pareti o solai o coperture, vengono realizzate (in parte o per intero) in stabilimento e successivamente trasportate in cantiere, dove sono poste in opera ed assemblate tra loro.

È quindi fondamentale che la realizzazione di una casa in legno sia preceduta dalla progettazione accurata e dettagliata di tutte le strutture e dei nodi: tale esigenza consente di ridurre al minimo il numero e la durate (nonché i costi!) delle operazioni in cantiere e, di conseguenza, di eliminare quasi del tutto il rischio di errori o di lavorazioni eseguite non a regola d’arte che potrebbero arrecare, sul lungo periodo, danni all’abitazione. Permette inoltre di massimizzare le prestazioni dell’edificio finito dal punto di vista antisismico e dell’isolamento termo-acustico: la definizione a priori di tutti i dettagli costruttivi (stratigrafie, nodi, posizione delle partizioni, posizione e dimensioni delle aperture, ecc.) consente infatti di prevedere il comportamento della struttura in funzione di tutte le variabili in gioco e, quindi, di predisporre le soluzioni meglio rispondenti alle specifiche esigenze, evitando di incorrere nei rischi prodotti dagli imprevisti o da eventuali misure correttive adottate direttamente in cantiere e, ahimè, spesso improvvisate.

Di conseguenza la reazione dell’edificio finito, ad esempio, alle sollecitazioni sismiche sarà quella prevista in fase progettuale e senza sorprese dovute all’interazione di fattori non considerati o sottovalutati. Allo stesso modo la precisa e puntuale definizione delle soluzioni atte all’isolamento termico ed acustico, renderà l’abitazione, di fatto, una sorta di scatola chiusa, in cui i ponti termici sono ridotti al minino o del tutto eliminati.

Ad ogni modo tutto ciò non implica che le case in legno, in quanto prefabbricate, debbano necessariamente essere realizzate in serie e, quindi, risultare tutte uguali o, almeno, simili tra loro dal punto di vista estetico – architettonico. Tutt’altro! Ciascuna casa o edificio ha una sua identità ed un suo carattere, determinati dagli aspetti normativi che insistono sull’area in cui si interviene e da quelli distributivi e volumetrici, dalle scelte in fatto di impiantistica e da quelle dei materiali e delle finiture impiegate. I diversi sistemi costruttivi in legno, telaio e X-lam, garantiscono infatti ai committenti massima libertà in termini di dimensioni, forma, aperture e finiture.

Da questo punto di vista, quindi, la prefabbricazione non costituisce un limite: non obbliga il futuro proprietario ad adattare le proprie esigenze in funzione di un modulo abitativo predefinito, né vincola le sue scelte in termini di design. Rappresenta, al contrario, un valore aggiunto per l’edificio sia per i vantaggi legati all’uso del materiale legno (sostenibilità, rinnovabilità, riciclabilità, capacità isolanti, resistenza al fuoco ed alle sollecitazioni sismiche), sia perché presuppone una progettazione di qualità elevata e che, a 360°, analizzi ed approfondisca in maniera unitaria, l’abitazione considerata come unicum.

 

Elena Ottavi

La maggiore attenzione e sensibilità alle tematiche della sostenibilità e del risparmio energetico, unite alla riscoperta delle qualità e delle prestazioni del legno come materiale da costruzione hanno dato vita, in questi ultimi anni, ad un fenomeno dai volti ambivalenti. Infatti da un lato l’aumento del numero delle aziende operanti in questo settore ha messo in moto un positivo meccanismo di miglioramento dei materiali e delle tecnologie, da cui traggono beneficio la qualità ed il livello delle prestazioni dei prodotti finali. Dall’altro stiamo invece assistendo al moltiplicarsi di offerte e annunci, soprattutto sul web e sui social network (che rappresentano oggi, in bene e/o in male, la fonte di informazione principale o esclusiva per moltissime persone), che reclamizzano la vendita di case di legno e che sono, spesso, accompagnati da informazioni parziali, confuse, distorte e male interpretabili. Ne risulta una generalizzata diffusione di conoscenze sbagliate, di “falsi miti” che vengono accolti ed accettati come dati certi.

Semplice e veloce sì, ma c’è un “ma”.

Uno dei convincimenti oggi più diffusi è quello secondo cui progettare e costruire una casa in legno sarebbe più semplice ed economico che realizzarla secondo le tecniche tradizionali. L’affermazione di per sé non è errata, ma va completata. Infatti, costruire una casa in legno è davvero più semplice ed economico rispetto ad una in latero-cemento o in muratura, perché la parziale o totale prefabbricazione consente di abbreviare notevolmente i tempi del cantiere (risparmiando, così, sui costi della manodopera), di semplificare le lavorazioni da svolgere e di evitarne qualcuna particolarmente onerosa, come ad esempio la realizzazione delle strutture armate.

Questo tuttavia non significa, come in molti credono, che scegliere una casa in legno (anche se prefabbricata) consenta di seguire iter e procedure diverse e più veloci, rispetto a quelle necessarie per le abitazioni di tipo tradizionale. Al contrario: la prassi necessaria, le prescrizioni da rispettare ed i titoli abilitativi da ottenere sono esattamente gli stessi. Contano la tipologia e le caratteristiche dell’edificio e dell’area, non la scelta dei materiali.

L’area.

Nel caso in cui l’edificio sia da costruire ex novo, occorre innanzi tutto avere a disposizione l’area adatta per l’insediamento del cantiere prima e dell’abitazione poi: naturalmente ci sono delle regole e delle condizioni da tenere in considerazione e che a volte pongono semplicemente dei limiti o, in altri casi, negano la possibilità di realizzare, in determinati contesti, manufatti di qualsiasi tipologia e materiale.

Ovviamente in questa sede è impossibile fornire un quadro dettagliato e completo dell’intricato apparato urbanistico e normativo vigente, che si sviluppa a diversi livelli e che si articola, si diversifica e si personalizza in ciascuna realtà locale, ma vogliamo comunque provare a fare un po’ di chiarezza sull’argomento, su quali sono le principali variabili in gioco e su come procedere.

Torniamo quindi alla nostra area: che cosa la rende adatta o meno alla costruzione di una casa in legno? In primo luogo, vanno tenuti in considerazione la sua destinazione d’uso ed il suo indice di fabbricabilità, che stabiliscono la quantità di costruito (volume) che è possibile realizzare per unità di superficie nelle diverse zone. A tutela del paesaggio e del territorio e per porre un freno all’eccessiva edificazione, alcune aree hanno indici di fabbricabilità molto bassi e che, di fatto, rendono molto difficoltoso se non impossibile ottenere la volumetria utile alla realizzazione di un’abitazione (a meno che non si possiedano estensioni molto molto grandi). E’ il caso, ad esempio, delle aree agricole, nelle quali la possibilità di costruire edifici residenziali deve sottostare ad indici di fabbricabilità bassissimi (0,03 mc/mq, ex D.M. 1444/68) oltre che all’obbligo per il proprietario di svolgere da almeno tre anni l’attività di imprenditore agricolo.

Un secondo aspetto che può porre forti restrizioni alle possibilità edificatorie di un’area è la presenza di vincoli: ad esempio quando si tratta di contesti paesaggistici protetti o di particolare pregio (tutele ex D. Lgs 42/2004), di zone esposte a rischi di varia natura (idrogeologico, fonti inquinanti, ecc.) o di aree ricadenti all’interno di fasce di rispetto.

Il terzo elemento da considerare nella valutazione dell’area è, infine, quello relativo al rispetto delle distanze dagli edifici preesistenti, dai confini e dalle infrastrutture.

Il proprietario può prendere visione delle caratteristiche urbanistiche e delle condizioni normative di un’area e, quindi, valutarne la capacità edificatoria, o facendone apposita richiesta presso gli uffici comunali o rivolgendosi ad un tecnico che, in sua vece, raccoglierà tutte le informazioni necessarie.

Il titolo abilitativo.

Una volta appurata la possibilità di realizzare un edificio all’interno dell’area che abbiamo scelto, si può passare al secondo step del percorso, che consiste nella verifica dei titoli abilitativi necessari.

Anche in questo caso, come già ribadito in precedenza, la premessa è la stessa: la costruzione di una casa in legno è soggetta agli stessi limiti, vincoli e prescrizioni previsti per gli edifici residenziali realizzati secondo le tecniche tradizionali. Quindi sia che si voglia impiegare il legno, sia che si preferiscano il laterizio, il cemento armato, l’acciaio o qualunque altro materiale e tecnica costruttiva, ciò che stabilisce quale sia il titolo abilitativo necessario (e, di conseguenza, tempistiche, procedure ed eventuali costi e oneri), è la tipologia dell’intervento edilizio.

Gli interventi edilizi sono definiti dal D.P.R. 380/2001, Art. 3 e, quelli che solitamente vengono chiamati in causa quando si vuole costruire o ristrutturare un’abitazione, sono quelli identificati, appunto, come “interventi di ristrutturazione edilizia” e “interventi di nuova costruzione”, per i quali è necessario il permesso di costruire. Quando si decide di procedere all’esecuzione di opere di tale genere (vedi D.P.R. 380/2001 e D. Lgs. 22/2016), occorre quindi rivolgersi ad un tecnico che si occuperà della redazione del progetto e della pratica edilizia da presentare in Comune.

Si ribadisce che i casi sopra elencati vanno considerati in maniera generica: la normativa edilizia ed urbanistica va infatti declinata secondo i regolamenti locali e, in ogni caso, ciascun intervento costituisce un caso a sé stante, con i suoi (eventuali) vincoli e prescrizioni particolari.

Il concetto che con questo post si vuole ben sottolineare è che una casa in legno è, sì, più veloce da costruire rispetto ad una tradizionale, ma la sua realizzazione deve percorrere lo stesso iter e seguire le medesime regole: non sono infatti materiale e tecnica costruttiva a fare la differenza, ma il tipo di intervento e le caratteristiche dell’area in cui si opera.

Elena Ottavi

In occasione di MADE Expo 2017, è stato presentato ufficialmente il progetto della nuova sede del Polo Formativo del Legno Arredo, avviato nel 2012 in Brianza da FederlegnoArredo con l’obiettivo di offrire a giovani competenti e motivati uno spazio di formazione adeguato, dando loro concrete opportunità di inserimento professionale.

La struttura sarà realizzata in legno dall’azienda Albertani Corporates, secondo i più moderni ed elevati standard di sostenibilità.

“Crediamo molto in questo progetto”, ha sottolineato il presidente di FederlegnoArredo Emanuele Orsini. “Le aziende del settore hanno bisogno di personale all’altezza dei nuovi scenari di mercato. Grazie al Polo, possiamo dire di essere sulla strada giusta per creare le condizioni migliori per le imprese per guardare al futuro con più certezza”.

La nuova sede sarà pronta per il mese di luglio e sorgerà nell’area dell’ex parco militare di Lentate sul Seveso ora riqualificato. Sarà in grado di ospitare più di 250 studenti in una struttura monoplanare in legno innovativa e con i più moderni standard di sostenibilità. Con la garanzia di una firma come quella di Albertani Corporates.

Il progetto del Polo Formativo si sta dimostrando una case history di eccellenza in Italia, sia per la sua capacità di creare partnership virtuose tra pubblico e privato, sia per la sua efficacia di inserimento nel mondo del lavoro. Attorno a questi temi l’Assessore all’Istruzione, Formazione e Lavoro di Regione Lombardia Valentina Aprea, intervenuta anch’essa alla presentazione, ha voluto sottolineare il valore strategico del progetto per i giovani e le aziende: “Unire tradizione a innovazione per formare giovani apprendisti che, terminato il percorso in cui hanno lavorato a scuola e studiato in azienda, possano disporre degli strumenti per aggredire i mercati globali: partendo dall’Italia, dalla Lombardia in particolare, vogliamo siano in grado di competere con il mondo”.

 La presentazione della nuova sede è stata l’occasione per lanciare ufficialmente anche il nuovo diploma triennale di Operatore Edile, che va così a rafforzare l’offerta formativa del Polo.

Perché la vera innovazione è quella che favorisce sviluppo e opportunità, in modo sostenibile. In primis per i giovani.

 

 

 

“Con il riscaldamento e l’inquinamento globale apparentemente inarrestabile, i cui effetti sempre più catastrofici su scala planetaria misurano la nostra attuale incapacità di reazione, dobbiamo comprendere che il dramma del cambiamento climatico può essere superato, o almeno mitigato, con una rivoluzione energetica dei materiali”. Il chimico e professore dell’ Università di Rotterdam, Michael Braungart, intervenuto a Klimahouse 2017, assumendo suo malgrado i panni del moderno “oracolo di Delfi”, profetizza quel che, per un numero crescente di operatori della filiera, è già realtà: l’edilizia, uno dei settori industriali più energivori insieme a quello delle infrastrutture, deve, in una visione sinergica e sistemica, essere attraversata radicalmente da una conversione ecologica, al centro della quale ci siano i materiali da costruzione.

Materiali che siano, contemporaneamente, naturali e riciclabili da un lato ed efficaci, più che efficienti, dall’altro, da un punto di vista termico-acustico-igrometrico-statico. Non solo per realizzare nuove costruzioni, ma soprattutto per riqualificare l’immenso patrimonio edilizio italiano, residenziale ed industriale, tanto utilizzato quanto dismesso. Nella consapevolezza che si possa e si debba saldare la dimensione estetica con quella ecologica ed economica. Per il fine, non trascurabile, di garantire a chiunque il massimo comfort domestico possibile. Vediamo, quindi, quali sono oggi i principali materiali isolanti naturali e quali i vantaggi prodotti per l’utente.

Il lino. La più antica fibra tessile conosciuta dall’uomo, il lino, è un materiale naturale che per la sua bassa conducibilità termica e per la sua buona capacità termica massica permette di avere, rispettivamente, un ottimo isolamento in inverno e in estate. Per la sua proprietà igroscopica, inoltre, il lino regola perfettamente il tasso di umidità all’interno dell’ambiente domestico. Il lino, materia prima rinnovabile con un ciclo di rinnovamento molto rapido (3-4 mesi) e non bisognosa di una eccessiva irrigazione per la sua riproduzione, si trova sul mercato nella modalità dei pannelli – con spessore fino a 25 cm – o dei rotoli – in genere di spessore compreso tra i 6 e i 10 cm – molto stabili, elastici e maneggevoli.

Fibra di cellulosa. È un materiale riciclabile ricavato dagli scarti di produzione dell’industria della carta e caratterizzato da buone prestazioni termiche e acustiche. Ha un coefficiente di conducibilità termica molto basso, come bassi sono i consumi di energia per la produzione. I fiocchi di fibra di cellulosa sono, anche per le precise prescrizioni normative dell’unione europea, necessariamente trattati con sali di boro per conferire capacità ignifuga e antiparassitaria. Con l’ausilio della resina di pino o del solfato di alluminio si possono ottenere i pannelli che, successivamente, possono essere inseriti tra montanti di legno e travetti. La sua natura, al contrario di quel che si potrebbe pensare, permette alla fibra di cellulosa di immagazzinare acqua e di migliorare il microclima interno dell’edificio. Abbatte il rischio della creazione di condensa e reagisce bene all’escursione termica tra giorno e notte.

Fibra di legno. Ottenuto dagli scarti di legno e compattato con la resina prodotta dal legno, la lignina, questo è un materiale completamente ecologico. Tra i suoi punti di forza quello di disporre, per un coefficiente di conducibilità pari a 0,050, della capacità di isolare l’ambiente domestico tanto dai rumori quanto dal calore. Con buone prestazioni sia in inverno sia in estate, sia in climi più rigidi sia in quelli più miti.

Lana di pecora. Questo materiale isolante, di origine animale, nasce da un accurato processo di pulitura e filatura: dopo essere state, infatti, opportunamente trattate per garantirne la durabilità e l’affidabilità anche in ragione delle prescrizioni europee, le fibre lunghe vengono separate da quelle corte, con le prime che vengono impiegate nel settore tessile, mentre le seconde sono usate per coibentare gli edifici. L’isolante viene prodotto in rotoli e può essere inserito all’interno di elementi architettonici orizzontali e verticali per migliorare le prestazioni termiche di muri, soffitti e pavimenti. Il prodotto è totalmente naturale, atossico e non permette fenomeni di condensa perché la lanolina, una cera che riveste le fibre, rende la lana idrorepellente, ma nello stesso tempo è un regolatore igrometrico dell’aria e mantiene costante il tasso di umidità degli ambienti. Ha una buona capacità ignifuga ed è privo di VOC (composti organici volatili).

Canapa. Tra i materiali naturali, riciclabili ed eco-compatibili, forse, quello che merita una attenzione particolare è la canapa. Il nostro Paese, diversi decenni fa, era tra i primi produttori mondiali di questa sostanza vegetale, ma, per il rigorismo del proibizionismo in ragione della sua potenziale dannosità per la salute, perse questo primato e la possibilità di far crescere una filiera notevole. La stessa, tuttavia, oggi in rapida ascesa perché la canapa può essere applicata in una pluralità di settori industriali. Nel segmento dell’edilizia e dell’architettura, indubbiamente, presenta numerosi vantaggi. Sia per la sua leggerezza e la sua facilità d’uso, dopo una produzione in tempi molto rapidi, ma anche per le sue proprietà biologiche e fisiche che consentono a questa fibra di garantire termicamente, acusticamente, staticamente (con gli opportuni accorgimenti), prestazioni eccezionali, con una grande durabilità nel tempo. Senza trascurare, infine, la possibilità da parte della canapa di bonificare anche siti industriali contaminati.

Sughero. Le caratteristiche del sughero, che lo rendono un ottimo isolante sono da ricercarsi nelle sue caratteristiche fisico-chimiche e nel processo termico di tostatura, che ne massimizza le già ottime prestazioni termo-acustiche. L’elevata quantità di gas contenuta nella struttura cellulare, unitamente a pareti cellulari composte da una scarsa quantità di materia, minimizzano il passaggio di calore. Tali prestazioni si ritrovano intatte e, addirittura amplificate, dopo la tostatura, per via della espansione delle cellule. Ugualmente importante è il ruolo della suberina, che, una volta raffreddata, riveste il sughero rendendolo impermeabile e insensibile all’umidità, lasciando però il pannello altamente traspirante. L’assenza di collanti aggiunti, unitamente ad un eccellente LCA, rende il sughero tostato un materiale isolante naturale, molto interessante anche per la bioarchitettura, anche come isolante acustico.

Giuseppe Milano

“L’Italia, per la straordinaria bellezza e ricchezza del suo patrimonio storico, architettonico, archeologico e naturalistico, potrebbe vivere solo di turismo”. Negli ultimi anni, in non poche occasioni, sarà forse capitato a molti di ascoltare questo postulato e di aver reagito con un sorriso amaro, nella convinzione che nel nostro Paese non si faccia mai abbastanza per la protezione e valorizzazione ecologica delle risorse paesaggistiche in chiave economica.

Eppure, già da diversi anni, proprio nella volontà di proporre un modello alternativo di turismo, stanno nascendo, da nord a sud, una pluralità di strutture ricettive d’avanguardia e innovative, di nuova realizzazione o sottoposte a ristrutturazione, capaci di saldare sostenibilità ambientale e sostenibilità sociale.

Sono architetture ecocompatibili che hanno in comune, principalmente, il materiale con cui sono realizzate: il legno. Il legno, infatti, come ormai sanno bene i tanti lettori di questo blog, non è solo sostanza naturale e riciclabile, ma anche altamente affidabile per le sue notevoli prestazioni energetiche-igrometriche in ragione delle sue proprietà meccaniche-fisiche-chimiche.

Se si scegli poi la tecnologia della prefabbricazione, questi dichiarati sono ancora più evidenti: tale modello industriale, sempre più evoluto, consente infatti non solo progettazioni “personalizzate”, ma anche realizzazioni in tempi brevi (comunque inferiori a quelle impieganti calcestruzzo armato) e a costi certi, meno sottoposti ad oscillazioni durante il cantiere.

Le spese sostenute sarebbero ammortizzate nell’arco di pochi anni dai risparmi sulle diverse bollette indotte dal disporre di complessi alberghieri, anche dal punto di vista impiantistico, energeticamente efficienti. Scelti da un pubblico in costante crescita, non solo per il contesto naturalistico nel quale spesso sono inseriti, ma anche per i servizi garantiti agli ospiti.

Di seguito un breve elenco delle esperienze più virtuose e innovative, con l’intenzione di farle conoscere e nell’auspicio che possano anche rappresentare un esempio da seguire.

Hotel “Il Sereno”. Realizzato in pietra e legno dalla professionista spagnola Patricia Urquiola sul lago di Como, l’albergo presenta un design assai raffinato e particolare cura è stata posta nella scelta dei materiali. Il legno e, in particolare, della pregiata essenza noce, è il protagonista sia dell’architettura sia degli interni. Il medesimo materiale è utilizzato generosamente nelle parti comuni – a cominciare dalla grande scala al centro della hall – sia negli arredi delle singole camere.

Hotel “Eden Selva”. La struttura ricettiva, situata nella Val Gardena, per essersi distinta come architettura in legno a basso impatto ambientale e ad alta efficienza energetica – edificata con materiali naturali che non si allontanano dalla tradizione dell’architettura alpina – ha conseguito la prestigiosa certificazione Climahotel rilasciata dall’Agenzia Casaclima. Con un fabbisogno energetico dell’involucro di 28 kwh/mq/anno e una efficienza complessiva di 37 kg di Co2/mq/anno, infatti, l’edificio rientra nella classe energetica A-Gold. L’edificio, nello specifico, già scavato in corrispondenza degli angoli da una serie di logge e irrobustito dall’avere frangisole in legno micro-lamellare di abete disposti ad interassi variabili in funzione della luce, è caratterizzato da un doppio sistema costruttivo in cemento armato e legno. Il basamento in cemento armato (piano terra e interrato) protegge dall’umidità e rende più solida la struttura, mentre i piani superiori adibiti alle camere sono realizzati con un sistema misto di costruzione in legno massiccio x-Lam (solai e copertura) e telaio a lastre di fibrogesso (pareti).

“Hotel Aqualux”. Anche questo edificio, che si trova nel territorio del lago di Garda, è stato premiato, per l’eccellenza della sua prestazioni energetiche, ma anche per la gestione virtuosa di tutto il processo esecutivo, con la certificazione Climahotel rilasciata dall’Agenzia Casaclima. La struttura, con una efficienza complessiva inferiore a 20 kwh/mq/anno, è realizzata in legno con pannelli portanti xlam e coibentazione in fibra di legno. Il modello impiantistico è stato studiato per utilizzare la geotermia, con sfruttamento dell’acqua di falda. Ed è stato poi corroborato da una caldaia a condensazione ad alta efficienza, dall’installazione di un impianto solare termico per la produzione di acqua calda sanitaria e da un impianto fotovoltaico per soddisfare una parte dei fabbisogni di energia elettrica. Un efficiente sistema di gestione centralizzata delle funzioni di controllo e regolazione dell’edificio, inoltre, permette di limitare i carichi elettrici e termici, ottimizzando l’utilizzo delle fonti energetiche.

 

Giuseppe Milano

Costruire o acquistare una casa in legno significa innanzitutto effettuare una scelta i cui riscontri positivi si registreranno, in primo luogo, sul piano dell’efficienza energetica e del risparmio di risorse e di denaro. Ma i vantaggi che l’impiego del legno per la realizzazione di edifici destinati all’uso abitativo porta con sé, non sono solo questi di carattere prettamente quantitativo ed economico.

Comfort abitativo e benessere interno

Al contrario: vi sono infatti anche (e soprattutto) i numerosi aspetti legati al miglioramento del comfort abitativo e del benessere interno che l’utilizzo del legno consente di ottenere.

Ma procediamo con ordine e concentriamo per un attimo l’attenzione sul concetto di comfort abitativo: con questa espressione infatti non si intende, in maniera approssimativa, una generica sensazione soggettiva di benessere, bensì il sistema delle condizioni di temperatura, qualità dell’aria, illuminazione ed acustica, qualitativamente e quantitativamente definite, che si instaura all’interno di un ambiente e che incidono fortemente sullo stato psico-fisico di chi ci trascorre molte ore.

Ma come e in che misura l’impiego del legno può influire su di esse? Fatta eccezione per l’illuminazione, il cui corretto apporto dipende direttamente dall’adeguata progettazione e distribuzione delle aperture, nonchè dalla qualità degli infissi che si decide di installare, le altre tre caratteristiche sopra citate, temperatura, qualità dell’aria ed acustica, sono strettamente collegate alla scelta dei materiali ed i risultati sono tanto più positivi laddove si è utilizzato il legno.

Isolamento termico, traspirabilità e igroscopicità

Si tratta innanzitutto di un materiale con elevata capacità isolante. La bassa conducibilità termica che lo contraddistingue, garantisce agli ambienti interni ottime condizioni termiche in tutte le stagioni: in particolare nei mesi freddi permette di minimizzare la dispersione di energia verso l’esterno (con conseguente accumulo di calore), mentre nel periodo estivo il legno costituisce un’efficace barriera contro la penetrazione del caldo.

Le caratteristiche della traspirabilità e dell’igroscopicità agiscono invece sulla capacità del materiale di comportarsi come un vero e proprio regolatore naturale dell’umidità: grazie alla sua porosità infatti, l’umidità in eccesso presente all’interno dell’abitazione viene assorbita e condotta fuori per capillarità, fino al raggiungimento di un punto di equilibrio che, nello stesso tempo, impedisce all’aria di essiccarsi eccessivamente.

Queste caratteristiche consentono quindi di assicurare alla nostra abitazione condizioni di temperatura costante (all’interno di un ambiente confortevole essa dovrebbe attestarsi intorno ad un minimo di 20° C in inverno e ad un massimo di 26° C in estate) e livelli bassi di umidità interna.

Contro l’inquinamento indoor ed acustico

Temperatura costante e livelli bassi di umidità assicurano all’abitazione anche la buona qualità dell’aria: nelle case realizzate in legno, essa non risulta infatti danneggiata dalle problematiche derivanti, ad esempio, dall’eccessiva umidità. Infatti, come già più volte sottolineato all’interno del blog, la presenza (e la persistenza) di quest’ultima può essere causa, sul medio e lungo periodo dell’attecchimento di funghi e muffe che potrebbero provocare patologie del sistema respiratorio o forme reumatiche o allergiche. L’impiego del legno, proprio per le sue caratteristiche, costituisce un ottimo strumento per cercare di mantenere, all’interno della nostra casa, quelle condizioni di salubrità in grado di contrastare l’insorgere di questi fenomeni.

Il legno può inoltre vantare anche capacità antistatiche ed antiallergiche ed è in grado di fornire una parziale schermatura contro l’inquinamento elettromagnetico, sempre più diffuso e dannoso.

Infine, trattandosi di un materiale naturale, sostenibile ed ecocompatibile, è (almeno quando la sua produzione e la sua messa in commercio sono frutto dell’operato di aziende certificate e garantite) anche meno esposto alle contaminazioni dovute a tutte quelle sostanze chimiche impiegate in ambito industriale ed edilizio e pericolose per la salute, quali i metalli pesanti, l’amianto, la formaldeide, ecc.

A chiudere il quadro vi sono le ottime prestazioni del legno dal punto di vista dell’isolamento acustico: la natura porosa di questo materiale, lo rende infatti particolarmente assorbente, cioè in grado di ostacolare la propagazione del rumore all’interno, intrappolando l’energia sonora. Risulta efficace soprattutto contro i rumori aerei e contro quelli derivanti dal calpestio. E’ molto performante anche per contrastare la diffusione di fenomeni di vibrazione.

 

Elena Ottavi