Da alcuni anni, con la crescente diffusione dei modelli sostenibili e bioclimatici applicati alla filiera delle costruzioni, anche nel nostro Paese – nella necessità di abbandonare la rigidità e la mono-funzionalità degli schemi novecenteschi – iniziano ad essere realizzati eco-hospice o ospedali “green”, ossia flessibili architetture terapeutiche integrate in nature salvifiche.

In particolare, le prime sperimentazioni si sono avute con i presidi pediatrici, nell’idea che non dovessero essere luoghi stressogeni per una utenza fragile e delicata come i bambini affetti da gravi o rare patologie, ma potessero diventare “rifugi” accoglienti e colorati realizzati tra gli alberi e nei giardini. Per valorizzare la vocazione psicologica della natura e corroborare la dimensione terapeutica della cura.

Uno degli esempi italiani più importanti, recentemente celebrato anche dalla nota trasmissione televisiva Presadiretta, è l’Ospedale pediatrico Meyer di Firenze per la conversione ecologica del quale prezioso è stato il lavoro di Albertani Corporates S.p.a. L’azienda, infatti, ha realizzato nella hall il sistema di travature sagomate in legno con curvatura a raggio variabile spingendo l’immaginazione verso le costole della grande balena della fiaba di Pinocchio, di cui troviamo riferimenti nel design di altri oggetti e tecnologie presenti nell’ospedale.

La rinomata struttura medica ha una geometria fortemente influenzata dalla geomorfologia del territorio nel quale precipita con una armonia costante tra costruito e paesaggio inedificato. Dopo la realizzazione di una innovativa serra fotovoltaica preposta alla regolazione della climatizzazione e di moderni dispositivi per la gestione smart della ventilazione e dell’illuminazione naturale, l’implementazione di altri impianti rinnovabili integrati a un sistema di giardini, ha consentito al polo sanitario fiorentino – dotato di una ludoteca, di una libreria, di una scuola e di un orto biologico – di diventare uno dei primi presidi medici bio-sostenibili del Paese.

Se le previsioni saranno rispettate, a partire dal 2020, il Meyer sarà raggiunto nella classifica degli eco-hospital pediatrici dalla struttura che sorgerà a Bologna progettata dall’architetto Renzo Piano per la Fondazione Hospice MT. C. Seràgnoli. Questa nuova “casa della salute”, inserita in un bosco con 400 alberi e 5000 piante, prevedrà dei padiglioni sopraelevati (a 6-8 metri d’altezza), con 14 stanze singole e 8 appartamenti per i familiari dei pazienti, distribuiti su una superficie di 4500 metri quadrati contigui all’Ospedale Bellaria. La nuova struttura sarà ricoperta da pannelli fotovoltaici, avrà facciate in legno e vetrate opache per la regolazione dell’irraggiamento. La scelta di Piano di accogliere i giovanissimi pazienti all’altezza degli alberi – “sospesi tra cielo e terra” – è motivata dalla sensibile convinzione che l’architettura, con la sua bellezza estetica e funzionale possa coadiuvare la terapia dando ai bambini un contatto con la natura e contribuendo a migliorare il loro umore.

Sempre fortemente orientato alla sostenibilità e al più rigoroso approccio bioclimatico è anche l’intervento proposto dall’ex allievo di Renzo Piano, Mario Cucinella, per la realizzazione del nuovo polo chirurgico e delle urgenze dell’Ospedale San Raffaele di Milano. Nei nuovi padiglioni, un ruolo strategico sarà ricoperto dalla luce naturale che verrà accolta attraverso un involucro chiaro, leggero e trasparente, e che dialogherà con una corte che attraverserà tutti i livelli a partire dalla base interrata. Il curatore del padiglione italiano della prossima Biennale d’Architettura di Venezia “Arcipelago Italia”, anche per rispondere alle richieste della committenza, ha previsto due organismi volumetrici complementari: la piastra tecnica che ospita le funzioni ospedaliere più importanti come il blocco chirurgico con le 20 sale operatorie e il pronto soccorso; e la torre nella quale, invece, saranno accolti i reparti di degenza e gli ambulatori medici.

Nel medesimo capoluogo meneghino, infine, sorgerà entro il 2022 il nuovo Policlinico. L’ampliamento da 170mila mq della preesistente struttura è progettato dallo studio di Stefano Boeri. Per l’architetto del Bosco Verticale, il presidio sanitario, oltre a disporre di strutture d’eccellenza, dovrà aprirsi alla città attraverso il grande giardino terapeutico da 6000 metri quadrati che coronerà la piastra centrale di tre piani nel quale saranno allocati i servizi comuni e 21 sale operatorie.

Tale elemento di congiunzione metterà in relazione i due blocchi alti 7 piani: in quello sud ci saranno l’area medica-chirurgica; mentre quella nord sarà destinata all’area materno-infantile con un pronto soccorso ostetrico-ginecologico e un secondo pediatrico.

La grande versatilità delle tecniche costruttive basate sull’utilizzo del legno, consente e rende ottimale il loro impiego non solo per la realizzazione di nuove abitazioni ed edifici, ma anche per gli interventi sul costruito. Il legno e la prefabbricazione possono infatti fornire una risposta ottima anche alle esigenze di ristrutturazione, di recupero, di ampliamento, di parziale sostituzione di elementi.

Sicurezza e leggerezza

Quando si decide di ristrutturare un edificio esistente, solitamente lo si fa per rispondere a specifiche esigenze, come eliminare o risolvere criticità o problematiche presenti, aumentare superfici e volumetrie, ricavare nuovi spazi abitativi o suddividere in maniera diversa quelli esistenti, rinnovare l’architettura. In tutti questi casi il legno offre un’alternativa efficiente, economicamente vantaggiosa e di valore estetico all’utilizzo delle tecnologie tradizionali.

L’impiego del legno porta infatti con sè i vantaggi determinati dalle caratteristiche del materiale stesso e già più volte approfonditi all’interno di questo blog, come isolamento termico ed acustico, traspirabilità, igroscopicità. Trattandosi inoltre di un materiale dalle prestazioni elevatissime dal punto di vista della resistenza e della sicurezza, ma più leggero rispetto a cemento armato ed acciaio, consente nello stesso tempo anche la realizzazione di strutture di minor peso. Questo costituisce un vantaggio di non poco conto laddove si interviene su sistemi edificati e su strutture già esistenti. Ad esempio la sostituzione di un tetto tradizionale in latero – cemento con uno in legno risulterà decisamente meno gravosa per la struttura sottostante su cui dovrà poggiare, e l’ampliamento del volume di una abitazione attraverso chiusure aggiuntive o soprelevazioni, avrà un impatto minore sull’edificio esistente, se si lavorerà con il legno.

Sostenibilità e contrasto al consumo di suolo

Utilizzare il legno per la realizzazione di interventi sul costruito significa inoltre fare una scelta sostenibile ed etica.

La sostenibilità trova riscontro sia nella natura stessa di questo materiale (che è naturale, ecologico e riciclabile) sia nel risparmio di risorse che il suo impiego rende possibile: la sua maggiore efficienza dal punto di vista termico, si traduce infatti, sul piano pratico, nella riduzione dei consumi per il riscaldamento ed il raffrescamento, nella diminuzione di sprechi e dispersioni di energia e, di conseguenza, in minori costi nelle bollette. ll vantaggio è quindi sia per l’ambiente, che per le nostre tasche!

Inoltre scegliere di intervenire su sistemi edificati esistenti attraverso progetti di ristrutturazione, di recupero o di ampliamento finalizzati a trasformare tali strutture rendendole rispondenti ed adeguate a nuove esigenze funzionali, significa sfruttare e rivalorizzare un patrimonio già a nostra disposizione.

Ma vuol dire anche non intervenire, seppure in maniera sostenibile, con nuove costruzioni su terreni non ancora edificati, non sottrarre ulteriori spazi e superfici al paesaggio naturale o al verde urbano, non contribuire al sempre crescente consumo di suolo.

Prefabbricazione “su misura”

Infine, quando si parla di edilizia e di risparmio non si possono trascurare i vantaggi determinati dal ricorso alla prefabbricazione. Infatti, come avevamo già ben evidenziato in questo post, la scelta di tecnologie e tecniche costruttive che prevedono l’impiego di strutture prefabbricate non implica il doversi adattare ad architetture già definite. Al contrario: in base ad progetti accurati e dettagliati è possibile realizzare la propria abitazione in maniera totalmente personalizzata e personalizzabile.

Questo vale sia per la costruzione di edifici ex novo, sia per gli interventi sull’esistente: ovviamente nel secondo caso occorrerà valutare e scegliere bene il sistema costruttivo (Telaio o X – Lam) meglio rispondente alle specifiche esigenze.

Negli interventi sul patrimonio edilizio esistente, l’impiego di strutture prefabbricate, progettate e realizzate su misura, consente di ridurre drasticamente i tempi costruttivi con notevole vantaggio economico per il committente e diminuzione dei disagi prodotti dalle operazioni di cantiere per gli eventuali residenti.

Nel post di oggi vogliamo fare un po’ di chiarezza su un tema molto attuale, ma sul quale, a volte, si genera un po’ di confusione: case in legno e case passive, che spesso qualcuno tende ad associare. Tra le domande più frequenti che ci vengono rivolte su tale argomento c’è infatti la seguente: una casa in legno è anche passiva? E viceversa: una casa passiva può essere fatta solo di legno?

La risposta è no, vediamo e, soprattutto, cerchiamo di capire perché, partendo innanzitutto dalla definizione di casa passiva.

Cosa vuol dire “casa passiva”?

Per casa passiva (in tedesco passivhaus) si intende uno standard di comfort e di efficienza che caratterizza quegli edifici in grado di coprire il proprio fabbisogno interno di energia in maniera passiva, cioè con il minimo impiego di energia. Questo avviene grazie all’applicazione di determinati accorgimenti in fase di progettazione, come il corretto orientamento, l’adeguato rapporto tra volume e superficie, l’opportuno dimensionamento delle superfici vetrate, e grazie alla qualità delle prestazioni delle soluzioni adottate nei seguenti ambiti:

  • Isolamento termico
  • Tenuta all’aria
  • Eliminazione dei ponti termici
  • Infissi e serramenti
  • Ventilazione meccanica controllata

Il rispetto di questi punti, in base a quanto specificato e quantificato dal Passivhaus Institut, consente il riconoscimento della certificazione di casa passiva e l’inserimento dell’edificio nel Passive House Database, e garantisce, nello stesso tempo, la quasi totale autosufficienza energetica.

L’importanza dell’involucro

In una casa passiva il ruolo principale nel raggiungimento della massima efficienza energetica (per arrivare alla quasi autosufficienza) è svolto dall’involucro. All’efficienza di questo elemento concorrono infatti diversi dei fattori che abbiamo elencato poco fa: il sistema di coibentazione, il rispetto dei requisiti di tenuta all’aria, la qualità degli infissi e l’assenza di ponti termici garantiscono il quasi totale annullamento delle dispersioni. Questo, unito allo sfruttamento di fonti di energia rinnovabile ed al recupero e riciclo del calore interno generato dalle attività domestiche (utilizzo di elettrodomestici, presenza di persone, ecc.) grazie all’impiego di sistemi di ventilazione meccanica controllata, fa sì che le case passive siano in grado di assicurare, rispetto a quelle tradizionali, un risparmio sui consumi che può raggiungere anche il 90%.

In che rapporto stanno casa in legno e casa passiva?

Per svolgere al meglio le diverse funzioni a cui è volto, l’involucro deve essere progettato e realizzato a regola d’arte e con materiali di qualità. Questo tuttavia non vincola la costruzione di una casa passiva alla scelta ed all’impiego di materiali specifici o speciali: al contrario, questo tipo di abitazioni può essere realizzata con qualsiasi tecnologia costruttiva, dalla muratura, al cemento armato, all’acciaio, al legno.

Ciascuno di questi materiali porta con sé il valore aggiunto determinato dalle proprie caratteristiche fisico – chimiche e prestazioni, per cui materiali dalle migliori capacità isolanti contribuiscono ad ottimizzare la performance dell’involucro stesso. Da qui la scelta frequente del legno per la realizzazione di case passive: come ben sappiamo si tratta infatti di un materiale dalle prestazioni elevatissime per capacità isolanti, traspirabilità e salubrità, oltre che ecologico, rinnovabile e sostenibile.

Scegliere una casa passiva non significa quindi, necessariamente, costruire con il legno, né viceversa è l’impiego del legno a rendere passivo un edificio. L’utilizzo di questo materiale infatti contribuisce notevolmente al miglioramento delle prestazioni dell’involucro ed all’ottenimento di condizioni interne di massimo comfort e benessere, tuttavia l’uso del legno da solo non basta: ai fini della realizzazione di una casa passiva, esso deve infatti accompagnarsi al rispetto dei già citati requisiti e fattori. Deve pertanto essere coadiuvato in questa funzione da infissi di qualità, da sistemi impiantistici adeguati, da progettazione ed esecuzione eseguite a regola d’arte (assenza di ponti termici, tenuta all’aria, ecc.).

Anche l’azienda Albertani Corporates s.p.a. produce sistemi prefabbricati in legno che ben si prestano alla realizzazione di edifici sia passivi sia tradizionali e a destinazione non solo residenziale.

Per saperne di più visitate il nostro sito.

Spa, centri termali e strutture ricettive dotate di ambienti ed attrezzature per il benessere sono sempre più diffusi e, soprattutto in questa stagione, costituiscono un’allettante attrattiva per chi è alla ricerca della destinazione ideale per una fuga invernale. Si tratta di luoghi in cui ci si può rilassare, eliminare lo stress, ritrovare l’equilibrio ed il benessere fisico e psicologico grazie a percorsi termali, a trattamenti ed attività con acqua, fanghi ed altri elementi naturali.

I materiali naturali e il legno

In queste strutture i materiali e, nello specifico i materiali naturali, sono utilizzati sia in qualità di ingredienti di particolari trattamenti (acque termali, legno, pietre, fieno, fanghi, ecc) sia, e soprattutto, come materia prima per ricreare ambienti artificiali ispirati alla natura, dove il connubio tra, appunto, i materiali stessi, l’architettura e l’impiego sapiente della luce contribuisce a dare vita a luoghi in cui ritrovare il proprio benessere.

Tra questi materiali naturali, il legno riveste un ruolo di primissimo piano: oltre ad essere naturale ed ecologico, presenta caratteristiche fisico – chimiche che lo rendono particolarmente adatto alla realizzazioni di edifici e di ambienti ad elevato comfort interno. È isolante dal punto di vista sia termico che acustico, è traspirante ed igroscopico e quindi in grado di comportarsi come un naturale regolatore dell’umidità, ha capacità antistatiche ed antiallergiche.

A questi aspetti si aggiungono anche le prestazioni sotto il profilo della resistenza e della sicurezza, che rendono il materiale legno particolarmente adatto anche alla realizzazione di strutture dalle dimensioni importanti.

Dalla Nuvola del Benessere ai resort alpini: alcuni esempi di realizzazioni

Gli esempi di edifici in legno destinati al benessere sono numerosissimi ed in costante aumento.

Tra questi spicca la tanto pubblicizzata Nuvola del Benessere, un’installazione temporanea in legno e vetro realizzata nel parco di QC Terme Dolomiti a Pozza di Fassa. La struttura, risultato della collaborazione del creativo Mao Fusina, dell’artigiano alpino Roberto Duclos e di Alessandro Bolis, direttore artistico del complesso termale, consiste in una camera da letto sospesa e trasparente, dotata dei massimi comfort e con vista speciale sul paesaggio circostante.

Proprio come una nuvola passeggera, è stata attiva per soli cinquanta giorni, dal 31 Ottobre al 20 Dicembre scorsi: durante questo periodo alcuni fortunati hanno avuto il privilegio di rilassarsi al suo interno per una sola notte in cui hanno potuto dormire godendo della magia del cielo stellato e della natura intorno a loro.

L’Hotel Gardenazza in Val Badia consiste invece in una struttura alberghiera situata nel cuore delle Dolomiti e costituita da due parti realizzate in tempi differenti: un progetto di ristrutturazione del 2015 ha portato alla sostituzione di quella più vecchia e risalente agli anni Trenta con un nuovo volume di cinque piani ed a basso consumo. La materia prima principale impiegata per questo intervento è il legno di origine locale: fatta eccezione per le fondazioni ed il piano terra in cemento armato, infatti, il resto della struttura è interamente in legno. Le pareti sono state realizzate con pannelli lamellari incrociati lasciati a vista all’interno e rivestiti da doghe in larice all’esterno.

L’hotel è dotato di svariati servizi, cui centro benessere, solarium, giardino e parco giochi esterni.

Anche nel D.V. Boutique Hotel & Spa di Madonna di Campiglio il legno (larice e rovere in particolare), insieme altri materiali naturali, locali e sostenibili, è stato utilizzato per dare vita ad un ambiente semplice ma allo stesso tempo lussuoso in cui potersi rilassare e ritrovare il proprio benessere.

Il Saleghes Mountain Residence di Selva di Val Gardena è stato interessato nel 2013 da un intervento di ampliamento che ha visto, anche in questo caso, l’impiego per ragioni paesaggistiche e di sostenibilità di materiali naturali: legno e pietra ardesia in primis.

In particolare il legno è stato utilizzato come rivestimento sia all’interno che all’esterno e definisce un legame molto forte tra la struttura ed il contesto.

“L’istruzione è l’arma più potente che puoi utilizzare per cambiare il mondo”, ripeteva spesso Nelson Mandela. E mai come in questo periodo storico – all’alba di un nuovo anno, intarsiato in una stagione esasperata dall’intolleranza e dalla violenza – le università e i poli di alta formazione possono rappresentare gli hub strategici per costruire nuovi ponti di pace e di conoscenza. Questi infatti sono capaci di saldare i paradigmi della conversione ecologica e dell’innovazione tecnologica nella dimensione pragmatica di saperi sempre più interdisciplinari e multiscalari.

In molte città asiatiche, come Singapore, o nordamericane, come Vancouver, già da anni, tutte le istituzioni pubbliche o che erogano servizi di pubblica utilità, nella volontà di contribuire al rallentamento dei cambiamenti climatici o alla riduzione delle immissioni in atmosfera di CO2, hanno elaborato e stanno redigendo masterplan fortemente orientati alla sostenibilità socio-ambientale. Qui i campus universitari o le accademie di alta specializzazione e ricerca possono assumere una vocazione anche attrattiva nei confronti delle più giovani generazioni di scienziati e studiosi di tutto il mondo.

Al centro di questa rivoluzione copernicana, non solo nelle città evocate ma anche in quelle che verranno di seguito richiamate per la virtuosità delle esperienze condotte, vi è il legno. Ritenuto da molti operatori della filiera, italiana ed internazionale, “il materiale del XXI secolo”, per la sua versatilità funzionale e la varietà delle sue proprietà, nella tecnologia in X-lam (ossia pannelli di legno lamellare a strati incrociati) offre le migliori performance in campo energetico ed antisismico, ma anche estetico e pratico.

Canada. A Vancouver, nel campus della British Columbia, da alcuni mesi sorge uno degli edifici in legno più alti del mondo. Lo studio Acton Ostry Architects, infatti, avendo ricevuto dalla committenza la richiesta di realizzare la nuova residenza universitaria di Brock Commons per ospitare 400 studenti, ha realizzato una torre di 18 piani per un’altezza complessiva di quasi 55 metri. Ad esclusione della base in cemento e dei due nuclei verticali in calcestruzzo, lo scheletro dell’involucro edilizio, come la facciata (costituita da 22 pannelli), è stato realizzato in legno di abete con tavole a strati incrociati. Il nuovo edificio, verificato a regime il comfort termoigrometrico e lo stato di benessere indoor, dovrebbe conseguire, secondo i progettisti, la classe Gold della certificazione Leed.

Singapore. Nella città-stato asiatica, una delle più giovani e creative smart city del mondo, dalla seconda metà del 2015 è precipitato l’ultimo innovativo progetto di DP Architects e UNStudio. La loro Università, fondata in collaborazione con il MIT, si sviluppa secondo geometrie armoniose e fluide, perché dinamico deve essere il processo di apprendimento dei discenti. Le Facoltà, infatti, non si trovano rigidamente all’interno di singoli edifici, ma sono distribuite e sovrapposte nei diversi volumi, con aule, laboratori e sale riunioni collegate attraverso percorsi studiati attentamente per stimolare la contaminazione tra saperi e l’innovazione. I nuovi edifici, sintesi di una progettazione integrata, sono energeticamente “passivi” ed ecologicamente “attivi”: sono stati studiati, quindi, nel loro orientamento, nel consumo energetico ed idrico, nell’ombreggiatura con l’uso di specie autoctone per evitare le isole di calore prevedendo anche tetti verdi.

Sudamerica. A Cayenne, nella capitale del piccolo stato della Guiana francese, gli architetti francesi dello studio RH+Architecture hanno completato nel 2013 il loro reticolato in legno con cui avvolgono interamente l’edificio della biblioteca universitaria del campus del Rectorat de Guyane. L’originale “eco-gabbia” rimodella l’involucro creando una ariosa e luminosa hall di ingresso, una vera galleria polifunzionale a fruizione di studenti e docenti, che consente alla luce naturale di filtrare e di riverberarsi sulla facciata interna della biblioteca in cemento armato, disseminata di finestre rettangolari e quadrate. Il nuovo spazio aperto, che percorre tutto il perimetro della struttura, favorisce una interazione con quello esterno per un dialogo costante tra architettura, cultura e natura.

Italia. Analoga correlazione è stata ricercata, ed ottenuta, a Lodi dall’archistar giapponese Kengo Kuma, autore della recentissima Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università di Milano. Il nuovo sistema accademico, che ospiterà almeno 2200 studenti, prevede due volumi, di altezze e funzioni diverse, proiettati sul canale naturale che attraversa il sito. Nel primo edificio sono destinati aule e laboratori per la didattica con un’aula magna da 350 posti; mentre nel secondo troveranno ospitalità i dipartimenti e i centri di ricerca. «Il mio lavoro – ha detto Kuma – punta a creare un’unione tra architettura e natura, valorizzando l’acqua e impiegando diffusamente il legno (che quando possibile preferisco reperire a chilometro zero), ma in piccoli tagli, quasi a misura umana. Il suo uso in architettura è come nella musica: prima della melodia è importante lavorare sul ritmo, che nelle progettazioni è dato appunto dal legno in piccoli tagli. Nel nuovo polo universitario – ha proseguito l’architetto giapponese – ho usato il legno di cedro rosso canadese di tre spessori diversi per assicurare questo ritmo e per garantire, data la destinazione d’uso e attraverso grandi vetrate che consentiranno alla natura di entrare nell’edificio, l’illuminazione e la ventilazione naturale».

Dal 17 Novembre al 7 Gennaio sarà in esposizione a Chicago il modello in scala di Leosphere, una monumentale sfera di legno alta 45 m ispirata agli studi di Leonardo Da Vinci, a cui deve il nome.

L’opera è stata ideata dall’architetto Florian Boje con l’obiettivo di celebrare il quarantacinquesimo anniversario del gemellaggio tra le città di Milano e Chicago.

Leosphere

Il modello in scala di Leosphere è attualmente esposto al Mart, il palazzo del Merchandising simbolo della città di Chicago, nonché centro commerciale più grande del Mondo all’epoca della sua apertura nel 1930. L’opera è in mostra al piano terra del complesso, nello Spazio Ernesto Meda, e qui resterà fino al 7 Gennaio 2018.

Leosphere è il progetto di una grandiosa sfera di legno ed acciaio alta 45 m e divisa in due parti. È ispirata agli studi leonardeschi sulla figura geometrica del cerchio: si fa riferimento, in particolare, agli appunti, schizzi e disegni che il maestro fiorentino ha raccolto dal 1478 al 1519 (anno della sua morte) nel “Codice Atlantico”. È all’interno di questa raccolta che si colloca infatti il “De Ludo Geometrico”, una sezione in cui varie forme geometriche si intersecano secondo principi e regole matematiche con l’obiettivo di arrivare alla quadratura del cerchio.

Le premesse del progetto affondano quindi le proprie radici nella fusione tra la grande tradizione artistica italiana (con particolare riferimento alla cultura rinascimentale) e la tecnologia. Nella celebrazione per il quarantacinquesimo anniversario del gemellaggio tra Milano e Chicago, Leosphere da forma all’obiettivo di costruire un ponte geografico, storico e culturale tra due città, tra due civiltà, tra passato e futuro: da un lato ci sono Milano, la tradizione ed il genio italiani e dall’altro Chicago, l’innovazione e la tecnologia americane.

Leosphere sarà posizionata al di sopra di una fontana di cento metri di diametro e diventerà un incredibile museo multimediale all’aperto, animato da giochi di luce ed acqua. Secondo i piani il complesso sarà realizzato ed inaugurato nel centro di Chicago entro il Columbus Day 2018, che si celebrerà come ogni anno il secondo Lunedì di Ottobre.

Il Consorzio Orgoglio Brescia e l’Albero della Vita

Orgoglio Brescia è il Consorzio costituito nel 2014 da 18 importanti aziende bresciane d’eccellenza (tra cui Albertani Corporates s.p.a.) e da Associazione Industriale Bresciana (Confindustria) e guidato da Paolo Franceschetti: nasce con l’obiettivo di dare vita non solo ad un progetto imprenditoriale, ma anche e soprattutto come messaggio culturale. Come spiega Giancarlo Turati, vice presidente di Piccola Industria di Confindustria e team leader del progetto Leosphere, Orgoglio Brescia “è molto più di un progetto imprenditoriale. E’ un messaggio culturale e imprenditoriale. Grazie alla creazione e installazione di mega strutture così imponenti e spettacolari vogliamo richiamare l’attenzione su un comprensorio come quello bresciano che da sempre è all’avanguardia.

Il progetto Leosphere arriva infatti dopo quello dell’Albero della Vita che il Consorzio ha progettato e realizzato per Milano Expo 2015 e che ha richiamato oltre 21 milioni di visitatori da tutto il mondo: anche in quel caso lo spunto derivava dall’arte italiana cinquecentesca e, in particolare da Michelangelo.

Se l’Albero della Vita ha rappresentato il trampolino di lancio per il riconoscimento internazionale del Consorzio, Leosphere ne conferma, con successo, le intenzioni. Come sottolinea in una nota il Presidente del Consorzio Franceschetti “oggi noi rappresentiamo un progetto unico al mondo. Abbiamo l’ambizione di arredare il mondo con le nostre megastrutture, installandole nelle più importanti città. Il nostro sogno è avere un circuito mondiale di storia, cultura e tecnologia che veda nella creazioni di Orgoglio Brescia i nuovi puntatori di direzione”.

Scegliere di realizzare abitazioni o edifici in legno significa innanzitutto progettare e costruire in maniera sostenibile per l’ambiente e salutare per i futuri utenti dell’immobile, senza tuttavia rinunciare alle caratteristiche imprescindibili della stabilità, della resistenza e della sicurezza.

Come ben sappiamo, infatti, il legno è un materiale da costruzione in grado di assicurare prestazioni ottime sotto tutti questi punti di vista: è riciclabile, ecologico, isolante, efficace contro umidità e muffe, resistente, elastico, leggero.

Tali aspetti lo rendono quindi particolarmente adatto e performante per l’esecuzione di abitazioni e di qualsiasi altra tipologia di edificio, di qualunque forma e dimensione, e come materiale costruttivo per edifici total – wood. Questo significa che con il legno e, nello specifico con quello di tipo lamellare, si possono realizzare anche le parti strutturali e portanti degli edifici.

Queste ultime assicurano innanzitutto la stabilità e la resistenza proprie del legno, ma, rispetto ai materiali tradizionali, garantiscono anche livelli elevatissimi di sicurezza contro il rischio sismico ed il rischio incendio.

Le strutture portanti in legno possono essere realizzate facendo ricorso ai sistemi ed alle tecniche costruttive propri di questo materiale, quindi sistemi a telaio e X – Lam.

La struttura nei sistemi a telaio

I sistemi a telaio sono sistemi costruttivi in legno di tipo leggero derivanti dagli antichi Platform – frame e Balloon – frame. Sono costituiti appunto da telai di montanti verticali e correnti orizzontali, tamponati ed irrigiditi ai lati da pannelli in legno (tipo o OSB o simili).

La stabilità e la resistenza delle strutture di questo tipo sono determinate dalla collaborazione fra tutti i singoli elementi e dal loro elevato numero: questo assicura che, in caso di cedimento o crisi di uno di essi, vi sia la risposta compensativa di quelli vicini. Sono caratterizzati da sezioni ridotte e da interassi ravvicinati che, solitamente, oscillano tra il 40 ed i 60 cm.

Dal punto di vista architettonico e del design, la scelta di edifici realizzati con sistemi a telaio non pone assolutamente limiti di alcun tipo per quanto riguarda forma, geometria, volume e materiali di finitura.

La struttura nei sistemi X – Lam

I sistemi di tipo X – Lam sono attualmente quelli più diffusi in Italia nel mercato delle costruzioni in legno. Consistono nell’assemblaggio di elementi portanti di superficie, cioè pannelli massicci ottenuti per sovrapposizione di strati incrociati ed incollati di legno. Il numero di questi strati deve essere sempre dispari (con un minimo di tre) e direttamente proporzionale ai requisiti staticità, stabilità e rigidezza che si richiedono al pannello.

I pannelli X – Lam possono essere impiegati per realizzare indistintamente pareti (sia interne che esterne), solai e coperture. Vengono assemblati in cantiere e collegati tra loro grazie a giunti sagomati e ad elementi di connessione metallici: in questo modo si ottengono strutture rigide dal comportamento scatolare in grado di garantire una stabilità ed una resistenza elevatissime.

Le grandi strutture

Quando si parla di legno lamellare, non si possono tuttavia tralasciare le grandiose possibilità che questo materiale offre dal punto di vista della realizzazione delle grandi strutture. Si tratta di una categoria super – partes nell’ambito dei sistemi costruttivi in legno, perchè ciascun progetto o realizzazione costituisce un esempio a seè. E’ il caso degli edifici destinati ad ospitare attività che richiedono l’impiego di spazi molto ampi o ad accogliere un elevato numero di utenti: come scuole, edifici sportivi, spazi espositivi, strutture per attività produttive.

L’impiego del legno lamellare e delle tecniche di prefabbricazione consente infatti di realizzare elementi tridimensionali autoportanti di qualsiasi forma, geometria e dimensione e che andranno a costituire l’ossatura principale dei grandi volumi finali.

Per averne un’idea basti pensare alla nuova sede Cotonella a Sonico che la ditta Albertani Corporates s.p.a. sta realizzando o alla nuova scuola di Guastalla, progettata da Cucinella.

 

Questa casetta è il risultato di un lungo viaggio, determinato in parte da desideri e sogni, ma in parte anche dalla tecnologia e un approccio scientifico

(Renzo Piano)

Le Micro house (o Micro-case) in legno sono piccole abitazioni ridotte all’essenziale, le dimensioni delle quali accolgono tutto il comfort necessario e sfruttano l’identità del paesaggio per esigenze differenti, dal rifugio alla contemplazione, dalla bellezza al relax.

Si tratta di case modulari di facile installazione e costi ridotti. Ormai non ci sono più dubbi, la casa del futuro è piccola ed ecologica. Magari non per tutti, ma certamente per gli amanti della natura, degli spazi minimi e dello stile di vita senza sprechi e silenzioso. Oppure per chi utilizza un micro loft o di una eco-cabin per il week-end o per le vacanze.

La selezione che segue riunisce alcuni esempi di rifugi e micro-case in legno immersi nella natura, che coniugano design, comodità, sostenibilità, estetica e funzionalità.

Tra i pionieri a testare le potenzialità della dimora minima l’archistar Renzo Piano con il suo Diogene, una unità abitativa minima nel Vitra Campus di Weil am Rhein, costruita nel 2013 in collaborazione con l’ufficio tecnico di Albertani Corporates e una delle unità produttive della stessa Azienda.

Renzo Piano sviluppa uno spazio abitativo di poco più di due metri per due sufficienti per dare una casa ad uno studente. Un letto, una sedia e un tavolino in una casa in legno del peso di 1,2 tonnellate posizionata in via sperimentale nel Vitra Campus, che funziona con un suo sistema autonomo per la raccolta e il filtraggio dell’acqua e produzione di corrente con celle fotovoltaiche e pannelli solari.

Circa dieci prima, Renzo Piano cominciò di propria iniziativa e senza committenti a sviluppare una piccola casa di questo tipo. A Genova vennero costruiti vari prototipi: in compensato, in cemento e, infine, in legno.

“Diogene” non è un riparo di emergenza, ma un rifugio scelto volontariamente. Funziona in diverse condizioni climatiche e indipendentemente dalle infrastrutture esistenti, come sistema autonomo. L’acqua necessaria viene raccolta dalla casa stessa e pulita dopo l’uso, la corrente viene generata autonomamente e l’ingombro è ridotto al minimo.

La struttura è di legno e il suo carattere caldo e accogliente si irradia anche all’interno. Per proteggerla dalle intemperie, l’esterno è provvisto di un rivestimento in alluminio. Con il suo tetto a doppio spiovente, la forma della casa richiama l’archetipo dell’abitazione umana, pur essendo un prodotto contemporaneo.  Non è una banale capanna, ma un rifugio tecnicamente perfetto ed esteticamente attraente. La grande sfida era progettare un prodotto complesso che fosse adatto alla produzione industriale in serie.

Questa casetta è il risultato di un lungo viaggio, determinato in parte da desideri e sogni, ma in parte anche dalla tecnologia e un approccio scientifico”, spiega Renzo Piano.

Il progetto dello studio DRAA Architects, in Cile, è pensato come luogo di contemplazione del paesaggio di montagna, con la piccola cabina in legno di pino carbonizzato sospeso su due file di pilastri lignei.

L’interno, nonostante i 15 mq, offre una chiara gerarchia degli spazi: l’ingresso in prossimità di un piccolo corridoio attrezzato con un piano da cucina che conduce al soggiorno con il soffitto ad una quota maggiore rispetto gli altri ambienti.

Piccole finestre e lucernari illuminano lo spazio, reso accogliente attraverso piccoli dettagli e arredi.

Rimbalzando in Italia, la ‘Casetta nell’oliveto’ a Serravalle Pistoiese, a cura dello studio Hypnos, riproduce un’architettura mimetica a km zero.

La preesistenza è stata ammantata di una veste lignea, per diventare camaleontica e parte integrante del paesaggio, della terra, dei tronchi nodosi degli ulivi e dei cipressi circostanti.

Nel sud della Norvegia, il progetto dello studio Reiulf Ramstad Arkitekter disegna un rifugio in legno di pino e vetro. Il risultato è una casa per famiglia ecologica e dall’estetica pulita, con spazi privati per ciascuno dei componenti e una zona comune centrale all’insegna dell’interazione.

PLUS ultra studio ha trasformato una vecchia torretta di appostamento per la caccia con basamento in calcestruzzo, in osservatorio in legno per avvistare i caprioli ed altri animali selvatici nel bosco, ma anche un luogo per leggere e meditare. Qui il rivestimento ha un ruolo importante perché definisce la continuità con la verticalità degli alberi e con i colori del bosco.

Quando si parla di case prefabbricate, spesso tendiamo ad associarle all’idea di architetture temporanee, impersonali, estremamente rigide e tutte uguali: ma la realtà è ben diversa. La prefabbricazione riguarda infatti i sistemi e gli elementi costruttivi che, una volta assemblati, daranno vita alla nostra abitazione, ma non esclude tuttavia la possibilità di una progettazione esclusiva e riservata. Anzi: la necessità di definire a priori tutti gli aspetti e le caratteristiche del futuro edificio presuppone l’elaborazione completa del progetto.

Il vantaggio principale che la scelta di un’abitazione prefabbricata porta con sé è il guadagno dal punto di vista dei tempi di realizzazione e, di conseguenza, il risparmio sui costi: infatti, dal momento che la maggior parte delle componenti viene realizzata in stabilimento ed arriva in cantiere pronta per l’assemblaggio, la durata e la quantità delle lavorazioni da effettuare ne risentono in maniera positiva.

Ma vediamo un po’ più da vicino quali sono le tipologie, o meglio, i materiali tra cui possiamo scegliere per realizzare la nostra casa prefabbricata.

Muratura

Cominciamo con il materiale più rappresentativo della nostra tradizione edilizia, quello con cui, senza dubbio, è stata realizzata la percentuale maggiore del patrimonio costruito esistente: il laterizio.

Scegliere una casa prefabbricata in muratura significa quindi impiegare il mattone, materiale classico della nostra tradizione, ma adottando nello stesso tempo sistemi e tecniche costruttive di più recente diffusione.

Questo tipo di abitazioni risulta solido e con buone prestazioni dal punto di vista dell’isolamento termico ed acustico, tuttavia, dal momento che la muratura presuppone l’integrazione di componenti in cemento armato o acciaio con funzione strutturale, in caso di coibentazioni (soprattutto nei giunti e nodi) non progettate o non eseguite a regola d’arte, vi è il costante rischio del manifestarsi dei problemi legati alla presenza di ponti termici.

Cemento

Insieme al laterizio, anche il cemento ha da sempre rivestito un ruolo fondamentale nella nostra tradizione edilizia: si tratta infatti di un materiale in grado di assicurare grande stabilità all’edificio e di garantire ottime prestazioni sotto il profilo della resistenza alle sollecitazioni di tipo sismico.

Tuttavia, se da un lato troviamo la sicurezza, dall’altro ci sono invece performances un po’ meno convincenti dal punto di vista dell’isolamento termico e, di conseguenza, dell’efficienza energetica: alla già bassa capacità isolante del materiale in sè, va infatti ad aggiungersi anche lo spessore ridotto delle componenti che non contribuiscono, quindi, a trattenere il calore all’interno dell’abitazione. Questo aspetto ovviamente si riflette sui consumi e sui costi da sostenere per il riscaldamento invernale ed il raffrescamento estivo e rende necessaria la realizzazione di strati importanti di coibentazione.

Acciaio

Le componenti prefabbricate in acciaio possono essere impiegate per la realizzazione di strutture dalle elevate prestazioni dal punto di vista della sicurezza in caso di eventi di natura sismica. Nonostante questo, si tratta di sistemi costruttivi ancora poco diffusi, soprattutto nell’ambito dell’edilizia residenziale.

Inoltre, una volta realizzata la struttura a secco in acciaio, essa dovrà essere tamponata e rivestita con altri materiali (possibilmente anch’essi posati con sistemi a secco), dalle cui caratteristiche dipenderanno le prestazioni dell’edificio dal punto di vista dell’isolamento e del rendimento energetico. La combinazione più diffusa è quella con il legno, in grado di assicurare l’ottimo comportamento dell’edificio dal punto di vista della resistenza, dell’isolamento termico ed acustico e della salubrità degli ambienti interni.

Ma il legno non è solo tamponamento: le sue caratteristiche intrinseche lo rendono infatti particolarmente adatto e performante per la realizzazione di case total – wood. Vediamone gli aspetti principali.

Legno

Il legno risulta essere il materiale attualmente più diffuso e dalle prestazioni migliori per la realizzazione di case prefabbricate. Oltre ai vantaggi della prefabbricazione in sè (semplificazione delle lavorazioni da eseguire in cantiere, minori tempi di realizzazione, risparmio sui costi) la scelta di una casa prefabbricata di questo tipo porta infatti con sè molti altri vantaggi.

Garantisce innanzi tutto standard molto elevati dal punto di vista della sicurezza, intesa come stabilità, solidità, resistenza alle sollecitazioni di tipo sismico ed al rischio incendio.

A questi vanno ad aggiungersi tutti quegli aspetti legati alle eccezionali prestazioni del legno sotto il profilo termico: ottime capacità di isolamento, sia termico che acustico,ed elevata efficienza energetica. Questo rende le case prefabbricate in legno adatte a qualsiasi condizione climatica, non solo a quelle più fredde, ma anche alle più calde (sull’argomento vedi anche il nostro post Una casa in legno per proteggerci dal caldo estivo).

Infine vi sono il comfort ed il benessere interno che il legno è in grado di assicurare: infatti se da un lato le capacità isolanti garantiscono il mantenimento di una temperatura interna costante ed ottimale, dall’altro ci sono anche la traspirabilità e l’igroscopicità, che permettono la naturale regolazione dell’umidità interna.

Con l’arrivo della stagione invernale e dei primi freddi, nelle nostre case torna a rendersi necessario l’utilizzo dei sistemi di riscaldamento, che incidono in misura consistente sui consumi energetici globali degli edifici e, di conseguenza, sul costo delle bollette. Per questo quando si progettano interventi di ristrutturazione, di ampliamento o di nuova costruzione, è fondamentale considerare e valutare bene tutti i fattori e le caratteristiche in grado di ridurre al minimo l’energia necessaria al riscaldamento dell’ambiente domestico e di assicurare, nello stesso tempo, il massimo del comfort interno.

Ma quali sono questi aspetti e soluzioni in grado di tenere al caldo sia le nostre case sia il nostro portafogli?

L’isolamento termico per evitare le dispersioni

Il primo e fondamentale fattore da considerare è quello dell’isolamento termico, che consente di ridurre al minimo le dispersioni di calore da pareti, copertura ed infissi e che generano, a loro volta, consumi eccessivi e sprechi di energia.

Le prestazioni dell’isolamento di un edificio dipendono sia dalla tipologia dei materiali impiegati, sia dalla qualità della loro posa in opera. Per proteggere le nostre abitazioni dalle basse temperature esterne si può ricorrere alla fibra di legno, alla lana di roccia, alla lana di pecora, al sughero e a tanti altri materiali, possibilmente naturali, che possono essere inseriti in sistemi involucro massicci che lavorano per massa, come nel caso delle tecnologie X-Lam, oppure altamente performanti grazie a densità elevate.

L’isolamento termico di un edificio, inoltre, è efficiente quando è continuo, cioè quando avvolge uniformemente e senza interruzioni il volume riscaldato su tutti i lati a contatto con l’ambiente esterno. Da questo punto di vista l’impiego dei sistemi costruttivi in legno offre il vantaggio di poter realizzare strutture caratterizzate dalla totale assenza di ponti termici, nemici numero uno del comfort interno e causa frequente dei problemi legati alla formazione di umidità e condensa.

Un ruolo importante dal punto di vista dell’isolamento termico è anche quello giocato dagli infissi, in corrispondenza dei quali si registrano i maggiori scambi termici tra interno ed esterno. Gli infissi e il vetrocamera devono essere certificati e devono garantire prestazioni conformi a quelle del resto dell’involucro, ma devono anche essere installati a regola d’arte, evitando cioè quei difetti e quelle imperfezioni (come piccoli spiragli che consentono il passaggio di aria ed acqua) che possono essere causa di ponti termici e di ciò che questi comportano.

Un buon isolamento costituisce quindi il primo aspetto in grado di consentire di ridurre al minimo il fabbisogno di energia della nostra abitazione.

Energia solare e impianti più efficienti per consumare meno

Il secondo fattore da tenere in considerazione per ridurre ed ottimizzare i costi dovuti al riscaldamento invernale della nostra abitazione, è lo sfruttamento dell’energia solare. Infatti l’impiego domestico di sistemi fotovoltaici e di solare termico, seppure incapaci di consentire il raggiungimento della totale autosufficienza energetica, permettono comunque una drastica riduzione del consumo di risorse provenienti dall’esterno, come il metano o il gasolio comunemente impiegati per il riscaldamento, oltre a rispondere positivamente ai criteri della sostenibilità.

Dal punto di vista impiantistico hanno riscontri molto positivi dal punto di vista dell’efficienza energetica e del comfort interno, anche quelle scelte progettuali che prevedono l’installazione di sistemi di riscaldamento a pavimento e di ventilazione meccanica controllata.

Il riscaldamento a pavimento assicura infatti, anche al minimo regime, una temperatura costante ed uniforme in tutti gli ambienti della casa, con notevoli vantaggi dal punto di vista del benessere.

I sistemi di ventilazione meccanica controllata consentono invece l’eliminazione dell’umidità interna ed il ricambio dell’aria senza disperdere calore ed energia: si tratta infatti di impianti in grado di regolare la temperatura dell’aria nuova in entrata attraverso il calore recuperato da quella viziata in uscita.

Il legno per un risparmio fino all’80%

Infine c’è il legno, materiale da costruzione naturale, rinnovabile, riciclabile e, soprattutto dalle prestazioni eccellenti dal punto di vista dell’isolamento termico sia invernale che estivo, dell’isolamento acustico e della regolazione dell’umidità. Tutte queste caratteristiche lo rendono particolarmente adatto per la realizzazione di case prefabbricate, capaci di rispondere ottimamente a qualsiasi tipo di condizione climatica, sia più calde sia più fredde (vedi anche il nostro post Una casa in legno per proteggerci dal caldo estivo).

Inoltre le tecnologie costruttive che impiegano il legno (X-Lam e sistemi a telaio) dipendono strettamente, per loro natura, da una progettazione dettagliata ed accurata di tutti i nodi ed i particolari: questo consente la previsione del comportamento termico generale dell’edificio ed esclude la presenza di ponti termici.

Si stima che il risparmio energetico che una casa prefabbricata in legno a basso consumo rispetto ad una costruita secondo tecnologie tradizionali, possa raggiungere, in termini di spesa, punte fino all’80%.