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Il micro-cosmo delle cabine in legno tra materia, natura e minimalismo

 

Questa casetta è il risultato di un lungo viaggio, determinato in parte da desideri e sogni, ma in parte anche dalla tecnologia e un approccio scientifico

(Renzo Piano)

Le Micro house (o Micro-case) in legno sono piccole abitazioni ridotte all’essenziale, le dimensioni delle quali accolgono tutto il comfort necessario e sfruttano l’identità del paesaggio per esigenze differenti, dal rifugio alla contemplazione, dalla bellezza al relax.

Si tratta di case modulari di facile installazione e costi ridotti. Ormai non ci sono più dubbi, la casa del futuro è piccola ed ecologica. Magari non per tutti, ma certamente per gli amanti della natura, degli spazi minimi e dello stile di vita senza sprechi e silenzioso. Oppure per chi utilizza un micro loft o di una eco-cabin per il week-end o per le vacanze.

La selezione che segue riunisce alcuni esempi di rifugi e micro-case in legno immersi nella natura, che coniugano design, comodità, sostenibilità, estetica e funzionalità.

Tra i pionieri a testare le potenzialità della dimora minima l’archistar Renzo Piano con il suo Diogene, una unità abitativa minima nel Vitra Campus di Weil am Rhein, costruita nel 2013 in collaborazione con l’ufficio tecnico di Albertani Corporates e una delle unità produttive della stessa Azienda.

Renzo Piano sviluppa uno spazio abitativo di poco più di due metri per due sufficienti per dare una casa ad uno studente. Un letto, una sedia e un tavolino in una casa in legno del peso di 1,2 tonnellate posizionata in via sperimentale nel Vitra Campus, che funziona con un suo sistema autonomo per la raccolta e il filtraggio dell’acqua e produzione di corrente con celle fotovoltaiche e pannelli solari.

Circa dieci prima, Renzo Piano cominciò di propria iniziativa e senza committenti a sviluppare una piccola casa di questo tipo. A Genova vennero costruiti vari prototipi: in compensato, in cemento e, infine, in legno.

“Diogene” non è un riparo di emergenza, ma un rifugio scelto volontariamente. Funziona in diverse condizioni climatiche e indipendentemente dalle infrastrutture esistenti, come sistema autonomo. L’acqua necessaria viene raccolta dalla casa stessa e pulita dopo l’uso, la corrente viene generata autonomamente e l’ingombro è ridotto al minimo.

La struttura è di legno e il suo carattere caldo e accogliente si irradia anche all’interno. Per proteggerla dalle intemperie, l’esterno è provvisto di un rivestimento in alluminio. Con il suo tetto a doppio spiovente, la forma della casa richiama l’archetipo dell’abitazione umana, pur essendo un prodotto contemporaneo.  Non è una banale capanna, ma un rifugio tecnicamente perfetto ed esteticamente attraente. La grande sfida era progettare un prodotto complesso che fosse adatto alla produzione industriale in serie.

Questa casetta è il risultato di un lungo viaggio, determinato in parte da desideri e sogni, ma in parte anche dalla tecnologia e un approccio scientifico”, spiega Renzo Piano.

Il progetto dello studio DRAA Architects, in Cile, è pensato come luogo di contemplazione del paesaggio di montagna, con la piccola cabina in legno di pino carbonizzato sospeso su due file di pilastri lignei.

L’interno, nonostante i 15 mq, offre una chiara gerarchia degli spazi: l’ingresso in prossimità di un piccolo corridoio attrezzato con un piano da cucina che conduce al soggiorno con il soffitto ad una quota maggiore rispetto gli altri ambienti.

Piccole finestre e lucernari illuminano lo spazio, reso accogliente attraverso piccoli dettagli e arredi.

Rimbalzando in Italia, la ‘Casetta nell’oliveto’ a Serravalle Pistoiese, a cura dello studio Hypnos, riproduce un’architettura mimetica a km zero.

La preesistenza è stata ammantata di una veste lignea, per diventare camaleontica e parte integrante del paesaggio, della terra, dei tronchi nodosi degli ulivi e dei cipressi circostanti.

Nel sud della Norvegia, il progetto dello studio Reiulf Ramstad Arkitekter disegna un rifugio in legno di pino e vetro. Il risultato è una casa per famiglia ecologica e dall’estetica pulita, con spazi privati per ciascuno dei componenti e una zona comune centrale all’insegna dell’interazione.

PLUS ultra studio ha trasformato una vecchia torretta di appostamento per la caccia con basamento in calcestruzzo, in osservatorio in legno per avvistare i caprioli ed altri animali selvatici nel bosco, ma anche un luogo per leggere e meditare. Qui il rivestimento ha un ruolo importante perché definisce la continuità con la verticalità degli alberi e con i colori del bosco.