Tra gli aspetti che maggiormente qualificano la nostra concezione di “casa” vi è quello della sicurezza, che può essere intesa e valutata in funzione di diversi punti di vista, come la salubrità degli ambienti interni, la resistenza a fenomeni di tipo sismico, il comportamento al fuoco: tuttavia ciò che, solitamente, tende a destare la maggiore preoccupazione degli abitanti è la sicurezza contro i furti.

Quotidianamente infatti, per lavoro, commissioni, viaggi o impegni vari, ci troviamo di fronte all’esigenza di lasciare temporaneamente incustodita la nostra casa, rendendola particolarmente appetibile per ladri e malintenzionati ed esponendoci, di conseguenza, al rischio di trovare spiacevoli sorprese al rientro. Quali sono dunque i rimedi e le strategie perseguibili a tutela nostra e della nostra abitazione?

I primi accorgimenti utili a farci stare un po’ più tranquilli sono buone abitudini da non sottovalutare, come assicurarsi di chiudere bene porte e finestre quando si esce anche per tempi brevi, mantenere ben illuminati gli esterni, specialmente gli accessi, evitare di lasciare chiavi nascoste in altri luoghi prevedibili, cercare di familiarizzare con i vicini così che possano avvertirci di eventuali movimenti sospetti.

Oltre a questo è comunque importante tenere ben presente lo stato di salute della nostra abitazione, valutandone criticità e punti deboli dal punto di vista della sicurezza antintrusione ed, eventualmente, intervenendo in maniera migliorativa. A tale riguardo sono numerosi e diffusi i pregiudizi ed i luoghi comuni secondi cui le case in legno sarebbero meno sicure di quelle “tradizionali”: ovviamente non è così, innanzitutto per questioni “statistico-pratiche”. Basta infatti riflettere un attimo per rendersi conto che la stragrande maggioranza dei furti e delle intrusioni avvengono attraverso porte o finestre lasciate aperte o forzate: difficilmente (o forse mai) i ladri entrano dopo aver praticato brecce nelle pareti esterne!

Inoltre quando pensiamo alla nostra eventuale casa in legno non dobbiamo immaginarcela leggera, vulnerabile e costituita da sottili pannelli di legno e cartongesso: al contrario, essa sarà dotata di pareti esterne molto spesse, anche più di quelle tradizionali in muratura, e dalla stratigrafia composita che si aggira mediamente sui 30-35 cm. Pertanto il potenziale ladro che vuole tentare di penetrare in casa nostra attraverso l’apertura di un varco su una delle pareti esterne dovrà, come minimo, avere molto tempo a disposizione oltre che essere fornito degli adeguati strumenti di falegnameria pesante adatti all’opera, il cui impiego, ad ogni modo, sarebbe fonte di notevole rumore e potenziale motivo di sospetto da parte dei vicini. Inoltre presupporrebbe la conoscenza a priori, da parte dei malfattori, della tipologia costruttiva delle abitazioni, dal momento che, una volta finite e consegnate ai proprietari, quelle in legno non risultano affatto distinguibili da quelle tradizionali.

Per tali motivi, il comune ladro che abbia individuato casa nostra come obiettivo, probabilmente tenterà l’ingresso attraverso strade semplici, cioè porte e finestre, notoriamente considerate come i punti più deboli. Pertanto, piuttosto che lasciarsi influenzare da falsi pregiudizi sulla sicurezza delle case in legno, sarebbe forse più opportuno concentrarsi su una oggettiva valutazione della condizione dei nostri infissi e, se necessario, intervenire per migliorarli. I vari sistemi, porte, portoni, finestre o porte-finestre, devono essere innanzitutto omogenei in tutte le loro componenti, certificati e devono rispondere agli standard fissati dalle normative internazionali. In particolare la normativa europea di riferimento (UNI ENV 1627/1630:2000) definisce sei classi di omologazione che ne misurano (attraverso il superamento di vari test), oltre alle prestazioni sotto il profilo dell’isolamento termo-acustico, la capacità di tenuta e resistenza ai tentativi di scasso. Solitamente per abitazioni private si consigliano porte e finestre di classe compresa tra 2 (serramento in grado di resistere a tentativi di scasso con attrezzi semplici come cacciavite, tenaglie, ecc.) e 4 (serramento con capacità di respingere uno scassinatore esperto e di resistere a seghe, martelli, accette, scalpelli e trapani a batteria).

La buona qualità di infissi di sicurezza è data anche dalla tipologia di vetrocamera impiegato. Anch’esso deve rientrare all’interno delle classi di omologazione sopra citate: quello stratificato antisfondamento è costituito da più lastre separate, all’interno, da una pellicola in materiale plastico trasparente.

Sul livello di sicurezza degli infissi incide inoltre la presenza di ulteriori accorgimenti, quali l’impiego di ferramenta speciale (incontri e nottolini che vincolano le ante al telaio, maniglie con chiavi di bloccaggio, chiavistelli esterni, rostri anti-effrazione, ecc.) o l’installazione di sistemi di protezione esterna come le inferriate.

Non ci sono dunque valide e fondate motivazioni secondo cui sarebbe opportuno rinunciare a tutti i vantaggi (efficienza energetica e risparmio di risorse, contenimento di consumi e costi, sostenibilità, comfort abitativo) che la scelta di una casa in legno porta con sé, in nome di un guadagno in termini di sicurezza contro i furti. Se tuttavia sentiamo l’esigenza di accrescere il livello di protezione della nostra abitazione, sarà sufficiente, sia nel caso di casa in legno sia che si tratti di muratura tradizionale, investire qualche risorsa in più nella scelta di infissi dalle prestazioni più elevate o nell’installazione di sistemi di allarme o videosorveglianza.

 

Elena Ottavi

Accanto alle numerose e variegate meraviglie che contraddistinguono e contribuiscono a rendere unico il territorio italiano, vi è anche la grande criticità rappresentata dal rischio sismico, più o meno elevato a seconda delle zone ma che costituisce una presenza quasi costante. Per questo la progettazione e la realizzazione di edifici è vincolata da una serie di normative che fissano i limiti, i criteri ed i requisiti minimi della casa antisismica: in caso di terremoto, essa deve essere in grado di evitare crolli, perdite di equilibrio e dissesti strutturali gravi. L’edilizia tradizionale ha, da sempre, cercato di fornire risposte al problema attraverso l’impiego di strutture in cemento armato e muratura: oggi invece, studi e speciali prove di laboratorio in cui vengono simulati sismi molto intensi (i cosiddetti Earthquake tests) hanno dimostrato l’efficienza e la sicurezza sotto questo punto di vista anche degli edifici in legno.

Infatti, le caratteristiche intrinseche che questo materiale vanta, lo rendono particolarmente adatto ad essere impiegato anche in zone in cui il rischio sismico è elevato. Innanzitutto perché si tratta di un materiale leggero e, pertanto, soggetto a sollecitazioni minori in caso di terremoto. Queste ultime sono infatti il prodotto degli spostamenti prodotti dal sisma per il peso del corpo interessato, cioè dell’edificio: non potendo intervenire sul primo fattore, possiamo agire in maniera preventiva cercando di ridurre il secondo.

Il comportamento antisismico delle strutture in legno risulta inoltre garantito dal fatto che si tratta di un materiale ad elevata resistenza a compressione ed a trazione, e quindi in grado di fornire risposte migliori alle sollecitazioni complesse che si manifestano in occasione dei terremoti. A queste importanti caratteristiche va inoltre ad aggiungersi quella dellaflessibilità, cioè la capacità di comportarsi in maniera elastica, assecondando le oscillazioni indotte dal sisma sull’edificio, senza che quest’ultimo ne risulti gravemente danneggiato. Il legno è infatti un materiale più deformabile rispetto al calcestruzzo e tale minore rigidezza gli consente di vedere aumentato il proprio periodo di oscillazione e, quindi, di fornire risposte migliori ad azioni di tipo sismico.

Su quest’ultimo aspetto incidono anche quelle caratteristiche derivanti dai sistemi costruttivi impiegati: la realizzazione di strutture ed edifici in legno attraverso l’assemblaggio di elementi o componenti prefabbricati, concede infatti l’ulteriore vantaggio di poter ottimizzare ulteriormente le prestazioni meccaniche di resistenza ed elasticità del materiale. È ad esempio il caso della tecnologia Xilam, pannelli strutturali a più strati, incrociati ed incollati, capaci di assorbire e scaricare sul sistema di fondazione sollecitazioni provenienti da direzioni differenti. Questo li rende particolarmente adatti alla realizzazione di vari tipi di edifici, anche multipiano e collocati in zone ad elevato rischio sismico. La stessa azienda Albertani Corporates ha collaborato alla progettazione e alla costruzione di nuovi complessi abitativi destinati alle persone colpite dal terremoto de L’Aquila dell’Aprile 2009: in tutto sono state edificate sette piastre, dislocate in varie località (siti di Bazzano, Sant’Elia, Paganica) e contenenti, in tutto, 168 unità. Dal punto di vista tecnologico e costruttivo, gli edifici sono stati realizzati impiegando pannelli Xilam in legno di abete per le pareti interne ed esterne portanti, travi in abete lamellare per i solai di calpestio e di copertura, tavole in larice massiccio per i pavimenti di balconi e ballatoi e per i brise-soleil mobili.

Infine l’assemblaggio di elementi prefabbricati presuppone la progettazione di nodi, fissaggi e particolari costruttivi di altissima qualità e capaci di garantire le massime prestazioni dal punto di vista della trasmissione degli sforzi prodotti dall’azione sismica alla struttura ed alle fondazioni. Le varie componenti vengono pertanto controllate e verificate prima, in fase di prefabbricazione, e poi montate, assicurando massima aderenza tra progetto e realizzazione. Questo aspetto, unito alla serietà ed alla professionalità delle aziende operanti nel settore ed all’esigenza di affidare il montaggio a personale tecnico specializzato, consente di ridurre al minimo l’incidenza di eventuali carenze o disattenzioni in corso di realizzazione. Al contrario, la qualità di una casa antisismica “tradizionale” in muratura dipende sì dal valore del progetto, ma è strettamente connessa anche all’operato dell’impresa esecutrice.

Elena Ottavi

 

Tra le patologie più comuni e diffuse che colpiscono e danneggiano le nostre abitazioni vi sono sicuramente quelle collegate alla presenza di muffa ed umidità: queste possono manifestarsi in maniera differente, a seconda della gravità del problema, e quindi presentarsi, ad esempio, sotto forma di cattivo odore o di macchie scure su pareti e soffitti. Gli effetti si ripercuotono non solo sulla salute dell’edificio in sé, ma anche sulla salubrità degli ambienti all’interno dei quali trascorriamo la maggior parte delle giornate (vedi anche Inquinamento indoor: quando l’inquinamento è dentro casa ) e, di conseguenza, sul nostro stato fisico, in quanto possono essere all’origine di allergie, patologie del sistema respiratorio, disturbi reumatici, ecc.

Con il termine “muffa” si intendono vari tipi di funghi, cioè microorganismi che proliferano a grandissima velocità specialmente in condizioni di umidità: sotto forma di spore, sono invisibili ad occhio nudo, e volatili. Questo permette loro di essere trasportate dall’aria, anche attraverso distanze molto lunghe, e di penetrare all’interno delle abitazioni, dove si depositano, attecchiscono e crescono laddove trovano, appunto, habitat umidi.

Ma come arrivano l’umidità e, di conseguenza, le muffe all’interno delle abitazioni? Si parla di umidità di risalita, quando questa risale per capillarità dal terreno attraverso le pareti, di umidità da infiltrazioni, quando si tratta acqua meteorica o di tubazioni che perdono, e di umidità da costruzione, quando proviene dagli stessi materiali impiegati nella realizzazione ma non adeguatamente trattati. In questi casi l’origine del problema è perciò riconducibile a difetti costruttivi dovuti ad esecuzioni non a regola d’arte o ad errate scelte progettuali. A queste si aggiunge l’umidità da condensa, prodotta all’interno delle abitazioni dalle attività che vi si svolgono, come l’uso di acqua calda, vapori di cottura e la presenza stessa di persone, ed aggravata da fattori quali la cattiva esposizione, lo scarso arieggiamento (soprattutto nel periodi più freddi) e la presenza di ponti termici. Questi ultimi sono aree circoscritte, non isolate della struttura in cui si registra uno sbalzo termico tra due ambienti, solitamente uno interno ed uno esterno: in tali zone più fredde l’aria umida e più calda presente dentro all’abitazione, condensa, andando così a creare quelle condizioni favorevoli all’attecchimento di muffe.

Per evitare questo è perciò estremamente importante che l’involucro esterno della nostra casa si comporti, a tutti gli effetti, come una vera e propria pelle, in grado di garantire l’isolamento termico e, allo stesso tempo, di far “respirare l’edificio, consentendo la dispersione dell’umidità in eccesso. Sotto tale profilo sono enormi i vantaggi ed i benefici che la progettazione e la realizzazione di case in legno portano con sè. Questo materiale infatti, oltre ad essere naturale e traspirante, è anche igroscopico, cioè in grado di agire come un vero e proprio deumidificatore, assorbendo l’umidità in eccesso nell’ambiente e rilasciandola gradualmente quando questo diventa troppo asciutto. Il suo impiego consente pertanto di risparmiare sulla fornitura, l’installazione e sui consumi di appositi impianti di deumidificazione, pur garantendo salubrità e comfort agli ambienti interni.

A questo aspetto dovrebbe inoltre accompagnarsi l’impiego di materiali isolanti porosi e traspiranti (come fibra di legno, sughero, lana, ecc.), cioè capaci di assicurare la “respirazione” dell’edificio e la sua ventilazione pur senza disperdere calore. Se infatti l’umidità in eccesso presente negli ambienti interni non riesce a trovare una valvola di sfogo, finirà per depositarsi, sotto forma di condensa, sulle pareti.

Un ulteriore strumento per combattere l’umidità interna alle abitazioni che l’impiego del legno fornisce è quello rappresentato dalla possibilità di realizzare strutture ventilate (pareti, tetti), cioè caratterizzate da stratigrafie che presentano intercarpedini vuote al cui interno può circolare l’aria. In tal caso i benefici si registrano sia dal punto di vista dell’isolamento termico, che della regolazione dell’umidità: la ventilazione consente infatti sia di contenere le dispersioni di calore in inverno e di ridurre quello in entrata durante l’estate, sia di permettere al vapore di uscire prima di condensare all’interno dell’edificio.

Resta ad ogni modo indubbia l’esigenza primaria di garantire che la progettazione e la realizzazione di tali edifici in legno venga effettuata a regola d’arte e da aziende competenti e certificate, onde evitare che eventuali difetti o mancanze in fase esecutiva vadano ad inficiare le qualità del prodotto e dei materiali impiegati.

Elena Ottavi

Quando si parla di inquinamento dell’aria, spesso lo si tende ad associare soltanto alle sostanze nocive che produciamo ed emettiamo nell’atmosfera, o allo smog che opprime le nostre città. In realtà esiste una forma di inquinamento, poco conosciuta e a volte sottovalutata, i cui rischi possono essere ben più gravi: si tratta dell’inquinamento indoor, che riguarda gli ambienti confinati in cui svolgiamo attività di diverso tipo. Abitazioni, scuole, uffici, edifici pubblici, mezzi di trasporto (sono esclusi gli ambienti industriali) sono luoghi in cui trascorriamo gran parte delle nostre giornate (circa l’80-90% secondo le stime) ed in cui, come hanno dimostrato diverse ricerche e pubblicazioni, l’esposizione ad inquinanti di varia natura può essere addirittura superiore rispetto a quella presente all’esterno. Un’ulteriore aggravante è rappresentata dal fatto che le categorie più colpite sono quelle più deboli, come i bambini, gli anziani e i soggetti che presentano patologie che li rendono più suscettibili agli effetti nocivi di alcune sostanze.

I dati raccolti dall’O.M.S. classificano l’inquinamento indoor addirittura come la principale causa di decesso legata all’ambiente e stimano che nel 2010 esso abbia determinato un numero di morti compreso fra 3,5 e 4 milioni. Inoltre circa la metà dei decessi di bambini di età inferiore ai 5 anni sarebbe riconducibile ad infezioni respiratorie acute collegate all’inalazione di aria domestica inquinata (dati OMS 2014).

Le principali patologie a cui l’esposizione ad inquinamento indoor può portare, sono quelle riguardanti gli apparati cardio-circolatorio e respiratorio, a partire da disturbi leggeri come tosse, irritazioni e forme allergiche per arrivare a problemi più gravi, come bronchiti, polmoniti, asma, cardiopatie, cancro. Da qualche anno si è iniziato a parlare anche di Sick Building Syndrome (S.B.S.), tradotto in italiano come sindrome da edificio malato, con cui si indicano i sintomi, manifestati da una o più persone, riconducibili al tempo trascorso all’interno di un edificio ma non identificabili come malattie specifiche.

Ma quali sono le sostanze nocive che sono alla base di questi problemi? E come possiamo difenderci?

Sono diverse e di varia natura: polveri, batteri, spore, muffe, composti organici volatili, gas, ecc. Alcune derivano da nostri comportamenti o cattive abitudini e spesso i loro effetti sono aggravati dalle esigenze di isolamento termo-acustico degli edifici: la mancante o insufficiente ventilazione degli ambienti interni costituisce infatti ostacolo alla possibilità di dispersione all’esterno degli eventuali agenti pericolosi.

Tra le fonti più comuni di inquinamento indoor troviamo il fumo di tabacco, i processi di combustione, la presenza di animali domestici, l’uso di molti prodotti per la pulizia e la manutenzione della casa, gli antiparassitari, l’impiego di colle, adesivi e solventi, l’utilizzo di strumenti come stampanti e fotocopiatrici.

Un capitolo importante è quello relativo alle emissioni prodotte dai materiali impiegati nella costruzione degli edifici. Da questo punto di vista, il più (tristemente) famoso è il rischio amianto, ampiamente sfruttato in ambito edilizio negli anni Sessanta e Settanta per le sue notevoli prestazioni come isolante termo – acustico e per la resistenza al fuoco. Per questo capita spesso anche oggi, nel corso di interventi di ristrutturazione, di imbattersi in questo materiale (coperture, serbatoi, canne fumarie, ecc.), la cui pericolosità consiste nello sfaldamento delle fibre che si disperdono, penetrano nel sistema respiratorio e provocano gravi patologie. Oggi, nonostante siano stati vietati l’uso, l’estrazione e la trasformazione dell’amianto, non siamo comunque del tutto lontani dai fattori di rischio. Da un lato occorre prestare attenzione al pericolo legato all’utilizzo di malte che impiegano cemento (falsamente sostenibile) proveniente da materiali di riciclo: potrebbero infatti contenere residui di amianto o altri metalli pesanti. Dall’altro il mercato dei materiali da costruzione abbonda di composti sintetici, come polistirolo e polistirene, impiegati nell’isolamento degli edifici, i quali, oltre ad ostacolare la necessaria traspirazione delle pareti, emettono nell’ambiente interno sostanze volatili pericolose e residui di elementi chimici assorbiti durante i processi di trasformazione. In questi casi un accorgimento non risolutivo ma comunque utile, è quello di assicurare la ventilazione durante e dopo la posa in opera di questi materiali.

Tra i fattori di rischio più diffusi legati ai materiali da costruzione più direttamente a contatto con chi abita o vive l’ambiente indoor vi sono anche quelli derivanti dall’utilizzo di colle e vernici ed elementi in PVC. Anche questi materiali sono di origine chimico-sintetica e, nel corso del loro ciclo di vita, emettono nell’aria sostante nocive per la salute dell’uomo denominate composti organici volatili (C.O.V.), tra cui ci sono, ad esempio, benzene e formaldeide La presenza di quest’ultima, in particolare, all’interno delle abitazioni, è dovuta ad una moltitudine di cause: la si trova in vernici e pitture, negli oggetti d’arredamento, in colle e resine, nei rivestimenti, nei processi di combustione. Anche in questo caso si consiglia di ventilare abbondantemente i locali dopo che vi sono stati introdotti prodotti (ad esempio mobili) a rischio e, comunque, di cercare di preferire, al momento dell’acquisto, quelli naturali o che garantiscono e certificano un basso contenuto di composti organici volatili.

La qualità dei materiali impiegati nella costruzione delle abitazioni consente di prevenire anche l’insorgere di problemi come condense, muffe e formazioni di umidità ed il conseguente proliferare di funghi e batteri: infatti se da un lato vi sono materiali plastici o di origine sintetica, non traspiranti, che favoriscono la comparsa di questi fenomeni, dall’altro vi sono anche quelli capaci di contribuire al comfort abitativo e di filtrare e depurare l’aria interna dell’abitazione. Fra questi troviamo il legno, che, per sua natura risulta anallergico, traspirante ed in grado di schermare anche altri fenomeni nocivi quali i campi elettromagnetici.

Infine vi sono i rischi legati agli aspetti impiantistici delle abitazioni, in particolare ai sistemi di ventilazione, climatizzazione e deumidificazione: la loro eventuale cattiva manutenzione o errata collocazione (ad esempio se ci sono prese d’aria su strade molto trafficate) può favorire l’ingresso in casa di sostanze e polveri nocive dall’esterno ed il proliferare, all’interno di filtri non adeguatamente puliti, di acari, muffe, batteri ed altri contaminanti biologici che potrebbero causare asma e reazioni allergiche.

Questi sono solo alcuni dei fattori in gioco nell’ambito del rischio espositivo all’inquinamento indoor, del quale risulta tuttavia difficoltoso costruire una stima quantitativa univoca e definire un quadro omogeneo. Oltre alla presenza o meno degli agenti inquinanti, risultano infatti determinanti anche altri elementi legati ai singoli contesti, alla tipologia di individui (età, suscettibilità alle malattie, presenza di altre patologie croniche, ecc.), ai tempi di esposizione. Come buona prassi, rimane comunque consigliabile accertarsi bene, in fase di progettazione ed acquisto, della qualità e della tipologia dei materiali da impiegare all’interno delle abitazioni e, durante e dopo la loro posa in opera, garantire la ventilazione e il ricambio d’aria negli ambienti indoor.

Elena Ottavi