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Da vecchie cattedrali del consumismo a nuove piazze del protagonismo civico. Da stereotipati non-luoghi a rinnovati luoghi per la promozione di una altra e più inclusiva socialità. I centri commerciali saranno, nel prossimo futuro, i protagonisti indiscussi dei processi di rigenerazione urbana? Se volgessimo lo sguardo agli Stati Uniti, che da decenni anticipa tendenze poi pronte a manifestarsi anche alle nostre latitudini, sembrerebbe, infatti, che lo stato di salute dei mall center sia in forte peggioramento, tanto da essere stata coniata l’espressione “retail apocalypse”.

Cosa succede, invece, sull’altra frontiera dell’oceano? Nel nostro Paese, per la maturata consapevolezza che non si possa continuare a sprecare nuovo suolo agricolo e naturale in un pianeta attraversato da crisi ecologiche per la finitezza delle risorse, tra imprenditori e amministratori pubblici, istituti bancari e fondazioni, cittadini e associazioni di promozione sociale, non c’è quasi più nessuno che si dica contrario alla rigenerazione urbana sostenibile dello spazio urbano antropizzato.

Pur nella difficoltà burocratica e politica di disporre di una Strategia nazionale che orienti coerentemente la traiettoria della rigenerazione urbana, non sono stati finora pochi gli interventi che nei dettami della sostenibilità ambientale e dell’efficienza energetica hanno consentito, soprattutto attraverso l’istituto della partnership pubblico-privata, di restituire alle comunità locali decine di aree militari o industriali o ferroviarie dismesse e fortemente degradate.

I progetti di trasformazione (e talvolta di sostituzione edilizia) hanno permesso che nascessero non solo originali esempi di social housing per le popolazioni economicamente più fragili, ma anche moderni hub per la creatività e l’imprenditorialità giovanile, musei e teatri, gallerie per le arti e laboratori digitali, nei quali sono nate micro-comunità capaci di plasmare nuove identità per i territori da loro vivacizzati.

Eppure, nonostante la rigenerazione urbana sostenibile dei centri commerciali sia ancora un tema da accademia scientifica, già ci sono alcune prime buone pratiche, sia in Italia sia in Europa. Sono esperienze che nascono anche dall’urgenza di avere polarità commerciali meno energivore e inquinanti poiché, per quanto si evince dal Rapporto Annuale sull’Efficienza Energetica redatto nel 2017 dall’Enea, per i loro consumi impiegano per oltre il 50% energia elettrica e per il 40% gas naturale. Proviamo a conoscerle.

Singapore. In una delle città-stato più attrattive del pianeta, soprattutto per le più giovani generazioni e per la sua capacità di integrare efficacemente le migliori tecnologie infrastrutturali e ambientali con quelle digitali, sin dal 2009 sono stati costruiti mall center sostenibili. Tra le architetture commerciali più note, il City Square nel panorama internazionale ha suscitato interesse, oltre che per i dispositivi ad alta efficienza energetica impiegati per una drastica decurtazione dei consumi come i pannelli solari innestati sul tetto verde, anche per l’installazione di sensori interni per il monitoraggio dell’inquinamento indoor per migliorare la salubrità dell’aria e per i numerosi percorsi didattici sull’ecologia riservati agli studenti.

Belgio. A Liegi, a due passi dalla riva della Mosa, gli architetti degli studi MDW Architecture e H+G Architects, nel desiderio di andare oltre il modello del “decorated shed”, si sono posti l’obiettivo di sottoporre il frammento urbano altamente asfaltato ad una agopuntura architettonica nell’idea che fosse necessaria elevare la qualità della vita e favorire l’accessibilità sia per i city users sia per i residenti. In ragione della sua ubicazione, la struttura esistente è stata demolita, con il nuovo volume – realizzato in legno di cedro, con una scansione ritmica variabile – sotto cui è stato trasferito il grande parcheggio, spostato al limite dell’area e la creazione di un nuovo attraversamento urbano nel verde (visivamente in continuità con quello del green roof del centro commerciale) per risanare le ferite urbanistiche del quartiere e accrescerne la fruibilità e la vivibilità.

Marche. Ad Ascoli-Piceno è stato realizzato, con la collaborazione di Albertani Corporates che ha curato il dettaglio costruttivo della copertura in legno, il shopping center “Città delle Stelle”. L’architettura commerciale, certificata Emas e riconosciuta tra le più green del Paese nel 2017, ha potuto conseguire i più alti livelli di sostenibilità ambientale per la rigorosa attenzione destinata a tutti gli elementi concorrenti del sistema tecnologico e funzionale: dagli impianti di climatizzazione a quelli di sollevamento, dall’ibridazione alla gestione dei rifiuti. La Città delle Stelle è molto più di un “semplice” centro commerciale: è per la cittadinanza un fondamentale luogo di aggregazione.

Emilia-Romagna. A Carpi, su iniziativa della Coop, è stato costruito un ipermercato green e ad alta efficienza energetica che ha consentito alla struttura, seconda in Europa, di raggiungere la prestigiosa certificazione Leed for Retail. I progettisti dello studio di architettura Macro Design Studio, attraverso un approccio integrato che prevedesse un sistema sinergico di soluzioni innovative, hanno previsto, infatti, l’impiego di 85 tubi solari per captare e amplificare la luce naturale di giorno (mentre per la sera previsti punti luce a led), per produrre energia elettrica pulita e generare un risparmio energetico annuo sui consumi totali del 45%; ma anche l’uso di sensori per ottimizzare la qualità dell’aria interna per un ambiente salubre capace di generare il massimo comfort per i fruitori. All’interno della struttura, infine, un giardino verticale di 100 mq per corroborare lo stato di benessere indoor e un bacino sotterraneo capace di accogliere fino a 10mila litri da reimpiegare per l’irrigazione dello stesso.